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Cronache

Caso Giulia Schiff, assolti gli otto ex allievi dell’Aeronautica: “Il fatto non sussiste”

Il Tribunale di Latina ha assolto gli otto ex commilitoni di Giulia Schiff: “Il fatto non sussiste”. Per il giudice, il “battesimo del volo” non costituisce reato. Amareggiata la pilota veneziana.

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Dopo tre anni di processo, il giudice monocratico di Latina, Mario La Rosa, ha assolto con formula piena – “perché il fatto non sussiste” – gli otto ex commilitoni di Giulia Schiff, accusati di lesioni e violenza privata per il cosiddetto “battesimo del volo” avvenuto il 4 aprile 2018 all’aeroporto militare “Comani”.
L’ex allieva pilota, oggi 26enne, era presente in aula il 12 settembre scorso, insieme al marito Victor, conosciuto sul fronte ucraino, e al figlio di cinque mesi.


Il rito contestato e la sentenza

Il “rito”, tradizione dell’Aeronautica Militare poi rivista in forma più attenuata, prevedeva che la giovane venisse colpita con fuscelli, spinta contro l’ala di un aereo e gettata in piscina.
Un video della scena aveva suscitato indignazione pubblica e aperto un lungo dibattito sul limite tra goliardia e violenza.

Secondo il pm Antonio Sgarrella, si trattava di un atto imposto con la forza:

“Giulia Schiff è stata costretta a subire contro la sua volontà quella pratica. La sua volontà è stata azzerata e spezzata.”

La Procura aveva chiesto un anno di reclusione per tutti gli imputati. Ma per il giudice, non c’è stata costrizione: il rito non costituisce reato e la volontà della giovane non sarebbe stata annullata.


Le reazioni: amarezza e soddisfazione

All’uscita dall’aula, Giulia Schiff è rimasta in silenzio, visibilmente scossa. Il suo avvocato, Massimiliano Strampelli, ha espresso amarezza:

“È molto delusa. Il rischio è che questa pronuncia, se mal interpretata, possa perpetuare tradizioni che nulla hanno a che fare con la formazione militare.”

Dalla parte opposta, soddisfazione tra i legali della difesa. L’avvocata Michela Scafetta ha commentato:

“Ci speravamo. Il giudice è stato equilibrato, ha valutato con attenzione le prove. I nostri assistiti sono sempre stati sereni.”

Anche l’Avvocatura dello Stato, che rappresentava il Ministero della Difesa, ha salutato la sentenza come

“un’assoluzione nel nome dell’Aeronautica Militare.”


Un caso simbolo che divide

Il processo, iniziato nel 2021, ha riacceso il dibattito sulle pratiche goliardiche nelle Forze Armate e sulla condizione delle donne nell’Aeronautica.
Per la parte civile, l’esito rischia di rappresentare un precedente controverso; per la difesa, invece, segna la fine di una vicenda che – a loro dire – era stata mal interpretata e travolta dal clamore mediatico.

Ora si attendono le motivazioni della sentenza, che dovranno chiarire i confini tra tradizione, consenso e violenza in un ambiente, quello militare, dove disciplina e spirito di corpo restano principi fondanti.

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Cronache

Tensioni a Torino e Bologna, manifestazioni pro-Palestina nonostante i divieti: cori e scontri nel giorno del 7 ottobre

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Lo avevano annunciato e lo hanno fatto. Nonostante i divieti, centinaia di manifestanti pro-Palestina sono scesi in piazza a Torino e Bologna per celebrare il 7 ottobre, data dell’attacco di Hamas contro Israele.
L’iniziativa, lanciata dai Giovani Palestinesi, si è trasformata in due manifestazioni ad alta tensione, sorvegliate da un imponente dispositivo di sicurezza predisposto dal Viminale.

A Torino la protesta si è svolta in piazza Castello, mentre a Bologna ha preso forma in piazza del Nettuno. Le due aree sono state cinturate dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa, che hanno impedito ulteriori ingressi nel momento di massimo afflusso.

Tra i cori e gli slogan si sono levate frasi come “Palestina libera dal fiume fino al mare” e “Viva il sette di ottobre, viva la resistenza palestinese”, accompagnate da bandiere, kefiah e megafoni.


L’appello di Piantedosi: “Non macchiate la memoria di una tragedia”

In mattinata il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva lanciato un appello alla responsabilità: “Non macchiate la ricorrenza di una grande tragedia”, ha detto riferendosi al massacro del 2023 compiuto da Hamas.

Il Viminale aveva già predisposto un rafforzamento dei controlli su tutto il territorio nazionale, con un innalzamento delle misure di sicurezza su circa 200 obiettivi sensibili israeliani, tra sinagoghe, quartieri ebraici, sedi diplomatiche e attività economiche.

Il 7 ottobre è una giornata che preoccupa – ha spiegato Piantedosi – ma confido sempre nel buonsenso e nell’attività preventiva delle forze dell’ordine”.


Monitoraggio degli ambienti antagonisti e anarchici

Secondo fonti investigative, è in corso un monitoraggio serrato degli ambienti antagonisti, anarchici e dei gruppi pro-Pal più radicali, da cui nelle ultime settimane sarebbero partiti atti di guerriglia urbana in diversi centri del Paese.

Le forze di polizia, su indicazione del ministero, avevano ricevuto ordine di contenere ogni eccesso, limitando gli scontri ma garantendo l’ordine pubblico. Nonostante ciò, durante i presidi si sono registrati momenti di tensione, con spintoni, urla e strattonamenti tra manifestanti e agenti.


Le comunità ebraiche rinviano la commemorazione ufficiale

La commemorazione ufficiale del 7 ottobre da parte delle comunità ebraiche italiane si terrà domenica 12 ottobre a Roma, per rispetto della festività di Sukkot. All’evento parteciperanno rappresentanti delle istituzioni e autorità politiche.

Intanto a Milano, in piazza San Carlo, si è svolto un flash mob in ricordo delle vittime del massacro, organizzato dall’associazione Setteottobre, che ha lanciato una campagna di comunicazione online “per non dimenticare l’orrore del massacro perpetrato dai terroristi islamici” e per contrastare “l’odio che permea le piazze e il dibattito pubblico”.

Una giornata segnata da due volti contrapposti: da un lato la memoria delle vittime israeliane, dall’altro la sfida aperta di chi continua a esaltare quella data come simbolo di una “resistenza” che divide e accende nuove tensioni in tutta Italia.

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Csm, sfida a due per la Procura di Firenze: in corsa Rosa Volpe e Alberto Liguori

Il Csm si prepara a scegliere il nuovo procuratore di Firenze. In corsa Rosa Volpe e Alberto Liguori. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato la nomina di Spiezia, il plenum è chiamato a una decisione delicata.

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Domani il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura si riunirà per scegliere il nuovo procuratore di Firenze, incarico rimasto vacante dopo la partenza di Filippo Spiezia, rientrato lo scorso 15 settembre a Eurojust, l’Agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione giudiziaria penale.

Due i nomi in corsa: Rosa Volpe, attuale procuratrice generale di Salerno, e Alberto Liguori, procuratore di Civitavecchia. Entrambi hanno ottenuto il via libera del ministro della Giustizia Carlo Nordio.


Una scelta complessa: la Commissione spaccata

La Quinta Commissione del Csm, lo scorso luglio, si era spaccata in perfetta parità: tre voti per Volpe e tre per Liguori.
A sostenere Rosa Volpe erano stati Michele Forziati (Unicost), Maurizio Carbone (Area) e Mimma Miele(Magistratura Democratica).
Per Alberto Liguori, invece, si erano espressi Eligio Paolini (Magistratura Indipendente), Ernesto Carbone (Italia Viva) e Claudia Eccher (Lega).


Il precedente Spiezia e la sentenza del Consiglio di Stato

Il voto arriva dopo la decisione del Consiglio di Stato, che nel dicembre 2024 ha annullato la nomina di Filippo Spiezia, sancita nel luglio 2023 grazie al voto decisivo del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli (quota Lega).

Spiezia aveva prevalso per 15 voti a 15, proprio grazie al voto doppio di Pinelli in caso di parità. La sentenza del Consiglio di Stato ha però ribaltato il verdetto del Tar del Lazio, che aveva confermato la nomina, aprendo così la strada a una nuova selezione.

Tra i candidati di allora figurava anche Ettore Squillace Greco, oggi procuratore generale presso la Corte d’appello di Firenze, che fu sconfitto di misura e scelse di non impugnare la decisione.


I profili dei candidati

Rosa Volpe, in magistratura dal 1987, ha iniziato la carriera come sostituto procuratore a Sant’Angelo dei Lombardi, per poi passare alla Procura di Salerno nel 1994. Dal 2015 al 2023 ha ricoperto l’incarico di procuratore aggiunto a Napoli, anche con funzioni di vicaria.

Alberto Liguori, entrato in magistratura nel 1992, ha lavorato alla pretura di Enna, poi alla Procura di Cosenza. Nel 2008 è stato nominato presidente del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro. Dopo un’esperienza di quattro anni al Csm come consigliere, nel 2014 è tornato in servizio alla Procura di Roma, prima di assumere, nel 2016, la guida della Procura di Terni.


L’attesa decisione del plenum

La votazione di domani segnerà la conclusione di un lungo iter iniziato oltre un anno fa e reso complesso dal ricorso giudiziario e dalle divisioni interne al Csm.
Il nuovo procuratore sarà chiamato a guidare uno degli uffici requirenti più importanti del Paese, con competenze su inchieste delicate di rilevanza nazionale e con una forte attenzione anche al contesto toscano, dove la procura di Firenze ha da sempre un ruolo centrale nei grandi processi giudiziari italiani.

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Castellammare, finto cieco per 20 anni: truffa da oltre 150mila euro ai danni dell’Inps

Una coppia di coniugi di Castellammare di Stabia è finita ai domiciliari per una truffa da oltre 150mila euro ai danni dell’Inps: l’uomo si fingeva cieco assoluto da più di vent’anni.

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La Guardia di Finanza di Castellammare di Stabia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di una coppia di coniugi stabiesi, indagati per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e falso ideologico in atti pubblici.
L’uomo, riconosciuto per oltre vent’anni come cieco assoluto, avrebbe in realtà goduto di una condizione di parziale ipovisione, continuando però a percepire pensione di invalidità e indennità di accompagnamento per un ammontare complessivo superiore a 150mila euro.


La truffa scoperta dopo vent’anni

Le indagini, coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, hanno accertato che l’indagato, pur dichiarandosi privo della vista, conduceva una vita completamente autonoma, senza l’ausilio di accompagnatori o strumenti di supporto.
I finanzieri hanno documentato la sua capacità di muoversi in luoghi pubblici affollati, interagire con sportelli bancomat, contare denaro e svolgere operazioni quotidiane incompatibili con una condizione di cecità assoluta.


Le visite mediche falsificate

L’uomo, con l’aiuto della moglie, avrebbe indotto in errore le commissioni mediche dell’Inps, presentando documenti falsi e referti non aggiornati.
Durante una visita di revisione disposta a seguito della segnalazione della Guardia di Finanza, la coppia avrebbe insistito nel far ritenere l’uomo totalmente non vedente, presentando una relazione oculistica basata su un esame risalente al 2010, ritenuto falso e redatto da un medico diverso da quello dell’Inps.

Nonostante l’esistenza di un’indagine in corso, la commissione medica, senza ulteriori approfondimenti, aveva confermato la condizione di cecità assoluta.


Le prove video e il sequestro dei beni

Le riprese video acquisite dagli inquirenti mostrano il falso cieco mentre compie azioni “assolutamente incompatibili con la cecità totale”, come confermato da un dirigente medico dell’Asl Napoli 3 Sud e da un consulente tecnico della Procura.

Già nel novembre 2024, la Guardia di Finanza aveva eseguito un sequestro preventivo per equivalente di 124.794 euro, somma corrispondente ai proventi indebitamente percepiti dall’Inps.


Il danno economico e le responsabilità

L’inchiesta, ancora in corso, punta ora a chiarire le responsabilità dei medici coinvolti e le omissioni nei controlli che hanno permesso alla coppia di percepire per oltre vent’anni prestazioni riservate ai non vedenti assoluti.
Un caso emblematico di truffa ai danni dello Stato che conferma l’impegno della Guardia di Finanza e della Procura oplontina nel contrastare le frodi nel settore delle prestazioni assistenziali.

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