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Esteri

Sharm el Sheik, primo contatto per il piano di pace di Trump: colloqui indiretti tra Israele e Hamas

A Sharm el Sheik iniziano i primi colloqui indiretti tra Israele e Hamas sul piano di pace promosso da Donald Trump. La priorità è il rilascio degli ostaggi. Washington e Gerusalemme sperano in un accordo entro domenica.

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È iniziato a Sharm el Sheik il primo contatto ufficiale per discutere il piano di pace promosso da Donald Trump per la Striscia di Gaza. I colloqui indiretti tra Israele e Hamas sono condotti dai mediatori egiziani e qatarini e si svolgono nel massimo riserbo, segno della delicatezza del momento.

Da Washington è arrivato un messaggio chiaro: “Bisogna fare in fretta”, ha fatto sapere il presidente americano, che considera il tempo un fattore cruciale per evitare ulteriori escalation.


Israele invia una squadra di medio livello, Hamas resta nel silenzio

A rappresentare Israele c’è un team di medio livello, guidato dal vicedirettore del Mossad e composto dal vice dello Shin Bet, dal coordinatore per gli ostaggi Gal Hirsch, dal generale Nitzan Alon, dal consigliere del premier Ophir Falk, e dal capo del Cogat, Rassan Alian.

Per la parte di Hamas, non è chiaro se il capo negoziatore Khalil al-Hayya — che si trovava lunedì al Cairo — abbia già raggiunto Sharm el Sheik.

Nei prossimi giorni sono attesi i principali protagonisti del negoziato: Steve Witkoff, inviato speciale Usa, Jared Kushner, genero e consigliere di Trump, Ron Dermer, capo della delegazione israeliana, e il direttore del Mossad David Barnea.

Il capo dell’intelligence egiziana supervisionerà i colloqui, che dovrebbero concludersi con un incontro finale entro la fine della settimana.


La priorità: il rilascio degli ostaggi

Secondo fonti di Sky News Arabia, la priorità assoluta è il rilascio degli ostaggi israeliani. “Ci sono molti dettagli da definire – ha spiegato un funzionario statunitense – ma liberare i rapiti darebbe un impulso decisivo agli altri punti del piano”.

Secondo il progetto elaborato da Trump, Israele rilascerebbe circa 250 ergastolani sui 280 detenuti attualmente, oltre a 1.700 prigionieri di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre 2023.


Hamas chiede il rilascio dei “big seven”

Dai quotidiani arabi emergono le richieste avanzate da Hamas, che punterebbe al rilascio dei sette detenuti storici del movimento, i cosiddetti “big seven”:
Marwan Barghouti, Ahmed Saadat, Hassan Salameh Abdullah, Ibrahim Hamed, Abdullah Barghouti, Abbas al-Sayed e Nayef Barghouti.

Una proposta subito respinta da Benjamin Netanyahu, che ha chiarito al ministro ultranazionalista Itamar Ben Gvir che “i simboli del terrore non saranno inclusi in nessuna fase dell’accordo”.


Hamas valuta di prendere le distanze da Gaza

Un funzionario del movimento islamista, citato da Al Araby Al Jadeed, avrebbe dichiarato che Hamas è pronta a prendere le distanze dal gruppo operativo di Gaza, ma al momento non ci sono conferme ufficiali.

Le fonti indicano che Hamas, come nei precedenti round negoziali, pretenderà garanzie per un cessate il fuoco, modifiche sulle modalità di ritiro dell’Idf e solo successivamente discuterà di disarmo ed eventuale esilio dei miliziani.


Washington e Gerusalemme ottimiste: “Accordo possibile entro domenica”

Nonostante le difficoltà, Israele e Stati Uniti mostrano cauto ottimismo. L’emittente israeliana Kan riferisce che le due parti puntano a raggiungere un accordo entro domenica.

Sul terreno, intanto, la guerra non si ferma: l’Idf ha annunciato nuovi raid contro “cellule di terroristi pronte ad attaccare le truppe israeliane”, mentre a Gaza continuano a cadere bombe.

La diplomazia, però, prova a riaprire un varco. Per la prima volta da mesi, l’ipotesi di una tregua duratura e di un accordo complessivo per la pace non appare più un miraggio.

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Esteri

Tensioni Cina-Giappone, crollano i voli: 500mila biglietti cancellati dopo l’allerta di Pechino

Quasi mezzo milione di voli cancellati dalla Cina verso il Giappone dopo l’allerta di Pechino. Le parole della premier giapponese su Taiwan infiammano la crisi diplomatica e affossano il turismo.

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Le relazioni tra Cina e Giappone vivono una nuova fase di tensione, con conseguenze immediate sui flussi turistici. Dopo l’avviso diffuso da Pechino che sconsiglia ai cittadini di recarsi in Giappone, le prenotazioni aeree sono crollate: quasi 500mila biglietti sono stati cancellati in poche ore, secondo le stime degli analisti del settore aeronautico.

Il caso Taiwan e la reazione cinese

Alla base della crisi ci sono le dichiarazioni della premier giapponese Sanae Takaichi, che ha ipotizzato un possibile intervento militare di Tokyo in caso di attacco a Taiwan. Pechino ha reagito con durezza, ricordando che l’isola resta per la Repubblica Popolare una parte “sacra e inalienabile” del proprio territorio. Da qui l’avviso che invita i cittadini cinesi a evitare il Giappone, allerta che ha immediatamente generato un’ondata di cancellazioni.

Crollo delle prenotazioni e impatto economico

Le prenotazioni attive dalla Cina verso il Giappone sono passate da 1,5 milioni a un milione nell’arco di 48 ore, un calo del 33% contro il fisiologico 5% giornaliero registrato negli ultimi anni. Le principali compagnie aeree cinesi hanno annunciato rimborsi integrali per tutti i voli verso il Giappone fino al 31 dicembre.

Il contraccolpo economico è già evidente: nel solo terzo trimestre dell’anno i turisti cinesi hanno speso oltre un miliardo di dollari al mese in Giappone, coprendo quasi il 30% della spesa turistica complessiva. Un calo prolungato per un anno potrebbe costare almeno 11,5 miliardi di dollari all’economia giapponese.

Turismo e mercati finanziari sotto pressione

L’avviso cinese ha avuto una ricaduta immediata sui mercati: nei primi giorni della crisi, i titoli legati al turismo e al retail hanno registrato forti ribassi alla Borsa di Tokyo. Anche diverse aziende statali cinesi hanno raccomandato ai dipendenti di evitare il Giappone, mentre tour operator pubblici hanno cancellato i viaggi di gruppo.

Dialogo difficile e segnali di gelo

Il tentativo di distensione nei colloqui tra i due Paesi non ha prodotto risultati. Secondo fonti cinesi, Pechino si è detta “insoddisfatta” dell’incontro con la delegazione giapponese guidata da Masaaki Kanai. Un video diffuso sui social cinesi — nel quale il diplomatico Liu Jinsong rivolge un’occhiata glaciale al suo omologo giapponese — è diventato virale, alimentando la percezione di un gelo sempre più evidente.

La disputa destinata a continuare

Il governo cinese continua a chiedere una ritrattazione pubblica delle parole di Takaichi. I media di Pechino, intanto, evocano i “demoni militaristi” del passato giapponese. Con le tensioni in crescita e il turismo in caduta libera, le relazioni tra le due principali economie asiatiche entrano in una fase di incertezza che rischia di durare a lungo.

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Trump tratta in segreto con la Russia: emerge un piano USA-Mosca per fermare la guerra in Ucraina

Secondo Axios, l’amministrazione Trump avrebbe collaborato in segreto con la Russia per elaborare un piano in 28 punti per fermare la guerra in Ucraina, ispirato all’accordo Israele-Hamas. Fonti statunitensi e russe confermano incontri riservati.

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Secondo quanto riportato dal sito americano Axios, l’amministrazione di Donald Trump avrebbe avviato una collaborazione riservata con rappresentanti russi per definire un nuovo piano di cessate il fuoco in Ucraina. Le fonti citate dal media statunitense, rimaste anonime, parlano di un contatto diretto tra emissari americani e funzionari russi per arrivare a una proposta condivisa.

Un documento di 28 punti modellato sul precedente accordo per Gaza

Il piano sarebbe composto da 28 punti e si ispira strutturalmente al documento in 20 punti che ha portato al cessate il fuoco temporaneo tra Israele e Hamas. L’impianto riprenderebbe la logica degli step progressivi: riduzione dei combattimenti, scambi umanitari, verifiche sul campo e definizione di aree di sicurezza, fino a un eventuale congelamento della linea del fronte.

Obiettivo: avviare un meccanismo di de-escalation negoziato

Le indiscrezioni indicano che l’obiettivo della Casa Bianca sarebbe creare un percorso diplomatico parallelo alle iniziative ufficiali, con la convinzione che un canale bilaterale USA-Russia possa favorire una riduzione delle ostilità. Le fonti citate da Axios sostengono che il piano non sia ancora stato completato, ma rappresenti la bozza più avanzata dall’inizio del conflitto.

La posizione delle parti e le implicazioni internazionali

Da Mosca sarebbero giunti segnali di disponibilità a valutare un negoziato se ancorato alla situazione attuale sul terreno. Non emergono invece conferme ufficiali da parte dell’amministrazione statunitense, che non ha rilasciato commenti. La notizia, se verificata, aprirebbe un fronte diplomatico con potenziali ricadute sugli alleati europei e sulla stessa Kiev, che ha sempre chiesto garanzie sulla tutela della propria sovranità territoriale.


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Cena di gala alla Casa Bianca: Musk e Ronaldo tra gli ospiti di Trump e del principe saudita Mohammed bin Salman

Elon Musk e Cristiano Ronaldo tra i cento ospiti della cena di gala organizzata da Donald Trump alla Casa Bianca in onore del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Presenti anche Infantino, Tim Cook e David Ellison.

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Elon Musk e Cristiano Ronaldo figurano nella lista dei cento ospiti selezionati per la cena di gala organizzata alla Casa Bianca dal presidente statunitense Donald Trump in onore del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Un evento di grande visibilità politica e mediatica che ha riunito alcune delle figure più influenti del mondo dello sport, della tecnologia e dell’economia globale.

La presenza dei big della tecnologia e dell’economia

Tra gli invitati anche David Ellison, nuovo presidente della Paramount, e Tim Cook, amministratore delegato di Apple. La loro partecipazione testimonia l’interesse delle grandi corporation statunitensi nei rapporti tra Washington e Riyad, soprattutto sul fronte tecnologico e delle produzioni industriali.

Sport e diplomazia nella stessa sala

Accanto ai magnati della Silicon Valley e ai vertici dell’industria americana erano presenti anche personalità di primo piano dello sport mondiale. Oltre a Cristiano Ronaldo, ha preso parte alla cena Gianni Infantino, presidente della FIFA, in un momento di intensi rapporti tra Arabia Saudita e mondo del calcio internazionale.

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