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Economia

Sciopero generale per la Palestina: trasporti, scuole e sanità a rischio in tutta Italia

Sciopero generale lunedì 23 settembre: trasporti, scuole, porti e sanità a rischio in tutta Italia. Manifestazioni in 75 città da Roma a Milano e Napoli per la Palestina.

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Dai treni ai porti, dalle scuole alla sanità: lo sciopero generale indetto dalle sigle sindacali di base per lunedì rischia di paralizzare l’Italia. La protesta è stata organizzata in solidarietà con la popolazione palestinese della Striscia di Gaza e a sostegno della Global Sumud Flotilla, con cortei e sit-in previsti in almeno 75 città italiane, da Roma a Milano fino a Napoli.

Lo slogan scelto dai sindacati Usb e dalle altre sigle aderenti è chiaro: «Blocchiamo tutto con la Palestina nel cuore».

I settori coinvolti: dai treni ai taxi

Il comparto ferroviario sarà tra i più colpiti: personale di Trenitalia (esclusa la Calabria), Italo e Trenord incroceranno le braccia dalla mezzanotte fino alle 23 di lunedì. Previsti disagi per Frecce, Intercity e treni regionali, con fasce di garanzia dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21.

Problemi anche su bus, metro e tram: a Roma i primi disagi potrebbero verificarsi già domenica sera sulle linee notturne, mentre lunedì il servizio sarà ridotto fuori dalle fasce di garanzia. A Milano Atm segnala possibili stop tra le 8:45 e le 15 e poi dalle 18 a fine servizio.

Disagi anche nei porti, soprattutto a Genova, Trieste, Ancona e Civitavecchia, e nel trasporto merci su rotaia, mentre i taxi aderiranno allo sciopero dalla mezzanotte.

Sanità e scuola

Nel comparto sanità, i lavoratori si asterranno dal primo turno della mattina. Scuole e università saranno coinvolte con scioperi di docenti e personale Ata, mentre le associazioni studentesche hanno annunciato la loro presenza in piazza. Possibili sospensioni anche di lezioni e laboratori.

Le manifestazioni nelle città

A Roma sono attese circa ottomila persone: il corteo partirà alle 11 da piazza dei Cinquecento, vicino alla stazione Termini, con la partecipazione degli studenti della Sapienza. A Milano il corteo è fissato alle 10 da Cadorna, mentre a Napoli sono previsti due appuntamenti: in mattinata da piazza Garibaldi e nel pomeriggio dall’ex base Nato di Bagnoli.

Eventi e sit-in sono programmati anche a Torino, Firenze, Bologna, Bari, Palermo e in decine di altre città. A Bologna, la Questura ha predisposto un piano di sicurezza con circa 200 agenti in campo e controlli rafforzati.

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Economia

Disoccupazione di lunga durata: Campania, Calabria e Sicilia tra le peggiori d’Europa secondo Eurostat

Secondo Eurostat, Campania, Calabria e Sicilia registrano tassi di disoccupazione di lunga durata tra i più alti d’Europa. Nel 2024, un disoccupato su tre nell’Ue è senza lavoro da oltre un anno.

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Le regioni del Sud Italia continuano a guidare la triste classifica europea della disoccupazione di lunga durata. Secondo i dati diffusi da Eurostat, nel 2024 Campania (9,9%), Calabria (8,3%) e Sicilia (8,0%) rientrano tra le aree dell’Unione europea con le quote più alte di cittadini senza lavoro da oltre un anno.


Un disoccupato su tre in Europa è senza lavoro da oltre dodici mesi

In tutta l’Unione europea, almeno 4,2 milioni di persone tra i 15 e i 74 anni risultavano disoccupate da più di dodici mesi, pari all’1,9% della popolazione complessiva.
Il dato evidenzia che circa un disoccupato su tre nell’Ue si trova in condizioni di inattività prolungata, con forti disparità tra Nord e Sud del continente.


Il divario italiano: il Sud in sofferenza

Oltre a Campania, Calabria e Sicilia, Eurostat segnala anche Puglia e Molise (5,2%), Sardegna (4,3%), Abruzzo (3,7%) e Basilicata (3,6%) tra le regioni italiane più colpite dal fenomeno.
Decisamente migliori le performance del Centro-Nord: Lazio (3,1%), Piemonte (2,4%), Liguria (2,2%), Emilia-Romagna (1,4%), Toscana e Lombardia (1,3%), fino al Veneto (0,9%) e alla provincia autonoma di Trento (0,7%), che si attestano tra i territori più virtuosi.


Peggio solo alcune regioni extraeuropee

A superare i livelli italiani di disoccupazione di lunga durata sono soltanto le enclave spagnole di Ceuta (15,8%) e Melilla (16,3%), oltre ai territori d’oltremare francesi di Guadalupa (11,4%) e La Réunion (8,2%).
Questi numeri collocano ancora una volta il Mezzogiorno tra le aree più fragili del mercato del lavoro europeo, dove la difficoltà nel reinserimento occupazionale resta una delle emergenze economiche e sociali più gravi.

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Economia

Unicredit ricorre al Consiglio di Stato sul golden power: “Chiarezza giuridica, non un atto di ostilità verso il governo”

Unicredit si rivolge al Consiglio di Stato per chiarire la sentenza del Tar sul golden power esercitato dal governo nell’ops su Banco Bpm. Il gruppo ribadisce: “Non siamo un rischio per la sicurezza nazionale”.

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Unicredit ha presentato ricorso al Consiglio di Stato per ottenere chiarezza definitiva sul golden power esercitato dal governo in occasione dell’operazione pubblica di scambio (ops) su Banco Bpm.
L’iniziativa arriva dopo che, lo scorso luglio, il Tar del Lazio aveva accolto solo in parte il ricorso dell’istituto di Piazza Gae Aulenti contro il decreto che limitava alcune attività strategiche della banca.

Secondo fonti vicine al dossier, il ricorso depositato lunedì mira a garantire “piena chiarezza giuridica su tutti gli elementi della sentenza” e a valutare con trasparenza i passi successivi.


“Non un gesto di ostilità verso il governo”

Da Unicredit non arrivano commenti ufficiali, ma l’iniziativa — spiegano le stesse fonti — non è un atto di sfida nei confronti dell’esecutivo.
L’obiettivo del board guidato da Andrea Orcel è ribadire che la banca non rappresenta alcun rischio per la sicurezza nazionale, in particolare in relazione ai dossier legati alla Russia.
Il ricorso, che dovrebbe essere deciso nel merito con una sentenza definitiva, serve anche a tutelare gli stakeholder e gli investitori da potenziali contenziosi futuri.


I punti contestati e la sentenza del Tar

Dei quattro punti contestati da Unicredit, il Tar ne ha annullati due:

  • Il primo riguardava la durata del divieto di ridurre il rapporto tra finanziamenti e depositi tra Banco Bpm e Unicredit in Italia.

  • Il secondo annullava l’obbligo di mantenere invariato il portafoglio di project finance.

Sono invece rimasti in vigore:

  • L’obbligo di uscita dalla Russia, previsto dal Dpcm.

  • La necessità di mantenere gli investimenti italiani in Anima Holding, società di risparmio gestito del Banco Bpm.


Orcel: “L’uscita dalla Russia resta chiara, ma i tempi si allungano”

Sul fronte russo, Andrea Orcel ha confermato al Financial Times che il processo di uscita dal Paese prosegue, pur con lentezze dovute ai vincoli imposti da Mosca.
“La volontà di lasciare la Russia è assolutamente chiara”, ha dichiarato il ceo, sottolineando che gli ostacoli legali e regolamentari introdotti dal Cremlino stanno rallentando il percorso.
Secondo Orcel, la filiale russa sarà eliminata dal perimetro del gruppo entro il prossimo anno.


Il dibattito sul golden power a Bruxelles

Il tema dei poteri speciali statali è tornato anche nel dibattito europeo.
“A livello teorico — ha spiegato un alto funzionario dell’Ue — le fusioni transfrontaliere sono considerate positive, ma nella pratica le questioni politiche interferiscono”, in vista dell’Eurogruppo di mercoledì.
La presenza di vincoli nazionali, ha aggiunto, “non è in linea con l’obiettivo di un settore bancario europeo unificato e consolidato”.


Verso una nuova fase di chiarezza normativa

Con il ricorso a Palazzo Spada, Unicredit intende chiudere definitivamente la fase di incertezza giuridica e riaffermare la propria solidità istituzionale.
L’esito della decisione del Consiglio di Stato sarà determinante per il futuro assetto delle relazioni tra banche e poteri governativi, in un quadro europeo che punta sempre più alla integrazione e trasparenza del settore bancario.

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Economia

Eni festeggia 30 anni a Wall Street: Descalzi suona la campanella al New York Stock Exchange

Eni celebra i 30 anni di quotazione a Wall Street: l’ad Claudio Descalzi suona la campanella al New York Stock Exchange e annuncia nuovi progetti, tra cui la bioraffineria in Malesia e le future quotazioni di Plenitude ed Enilive.

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Eni ha celebrato i suoi 30 anni di quotazione a Wall Street con un momento simbolico: l’amministratore delegato Claudio Descalzi ha suonato la campanella di apertura delle contrattazioni al New York Stock Exchange (Nyse).

“È un’emozione”, ha dichiarato Descalzi incontrando la stampa dopo la cerimonia sul floor della Borsa di New York. Dall’ottavo piano del palazzo che ospita il Nyse, il manager ha tracciato un bilancio dei risultati raggiunti e degli obiettivi futuri del gruppo energetico italiano.

Plenitude ed Enilive, ipotesi di quotazione ancora aperta

Tra i progetti futuri, Descalzi ha lasciato intendere che la quotazione di Plenitude ed Enilive rimane una possibilità concreta, sebbene non imminente. “È un’ipotesi che rimane sempre sul tappeto – ha spiegato – anche se non sarà a breve”.

L’ad ha ribadito che Eni continua a lavorare alla transizione energetica con una strategia basata su innovazione, sostenibilità e diversificazione delle fonti.

Nuova bioraffineria in Malesia con Petronas ed Euglena

Descalzi ha poi annunciato che entra nel vivo il progetto della nuova bioraffineria di Pengerang, Johor (Malesia), frutto della collaborazione tra Petronas, Enilive ed Euglena.

L’impianto avrà una capacità produttiva di 650.000 tonnellate l’anno di materie prime rinnovabili per la produzione di SAF-biojet (carburante sostenibile per aviazione), HVO diesel e bio-nafta. Le materie prime saranno costituite da oli esausti, grassi animali e residui della lavorazione di oli vegetali, in linea con la strategia di economia circolare di Eni.

“Transizione importante e complessa, ma risultati straordinari”

“Stiamo realizzando una transizione importante e complessa per Eni, in un contesto geopolitico, industriale e di mercato volatile e incerto”, ha affermato Descalzi. “Grazie alla nostra strategia e alla capacità delle nostre persone, stiamo ottenendo risultati davvero importanti”.

Il Ceo ha sottolineato come l’azienda abbia centrato risultati superiori alle aspettative nel terzo trimestre, nonostante un rapporto euro-dollaro sfavorevole: “Per noi il cambio euro-dollaro è terribile, perdiamo centinaia di milioni, ma i numeri restano eccezionali”.

Rapporti internazionali e sicurezza energetica

Descalzi ha affrontato anche le questioni geopolitiche che incidono sulle attività del gruppo. Le nuove sanzioni americane sul petrolio russo – ha spiegato – non hanno un impatto diretto sull’Eni, ma influiscono sui prezzi del greggio.

Sul Venezuela, invece, il Ceo ha ammesso le difficoltà: “Abbiamo scoperto tantissimo gas che serve al mercato domestico e non possiamo fermarlo. Stiamo dialogando con l’amministrazione americana per trovare una soluzione”.

Quanto alla Libia, Descalzi ha assicurato che “Eni si trova in una situazione abbastanza sicura”, confermando la volontà del gruppo di continuare a operare nel Paese nordafricano come attore strategico per la sicurezza energetica del Mediterraneo.

Con 30 anni di presenza a Wall Street e un portafoglio di progetti in continua espansione, Eni si conferma uno dei principali protagonisti mondiali della transizione energetica.

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