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Tumori a esordio precoce, lo studio di Harvard: l’aumento dei casi potrebbe essere un eccesso diagnostico

Secondo uno studio della Harvard Medical School, l’aumento dei tumori a esordio precoce potrebbe dipendere soprattutto dall’eccesso diagnostico e non da un reale incremento della malattia. Mortalità stabile per la maggior parte dei casi.

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Un apparente aumento dei casi di tumori a esordio precoce, segnalato negli ultimi trent’anni, potrebbe non riflettere un reale incremento della malattia. È la conclusione di uno studio condotto alla Harvard Medical School e pubblicato su Jama Internal Medicine. L’analisi si è concentrata sulla mortalità di otto tumori che negli under-50 hanno registrato un forte aumento di incidenza dal 1992: tiroide, ano, rene, intestino tenue, colon-retto, endometrio, pancreas e mieloma.

Il ruolo della mortalità

Secondo gli autori, la mortalità rappresenta l’unico indicatore reale del peso clinico della malattia. Dai dati emerge che, per la maggior parte di questi tumori, la mortalità è rimasta stabile o in calo, con un leggero aumento solo per colon-retto ed endometrio.

Eccesso diagnostico e diagnosi accidentali

L’incremento delle diagnosi, spiegano i ricercatori, sembra legato a un fenomeno di eccesso diagnostico: l’uso sempre più diffuso di esami di imaging ed endoscopie permette di individuare piccole alterazioni che, in passato, sarebbero rimaste inosservate. Nuove soglie diagnostiche più basse contribuiscono a etichettare come tumori anomalie di scarsa rilevanza clinica.

Un trend da interpretare con cautela

Sebbene una parte dell’aumento dei tumori a esordio precoce sia clinicamente significativa, gli studiosi sottolineano come il fenomeno resti limitato e circoscritto a poche sedi tumorali. L’attenzione mediatica e i casi di giovani personaggi famosi colpiti dalla malattia hanno amplificato la percezione di un’“epidemia emergente”, che però non trova riscontro nei dati di mortalità complessiva.

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Economia

Mutui, tassi ancora in rialzo: Taeg al 3,71% e famiglie sempre più orientate al fisso

Nuovo aumento dei tassi sui mutui: a settembre il Taeg sale al 3,71%. Le famiglie scelgono il tasso fisso nonostante condizioni più alte. Cresce la domanda di finanziamenti per casa e imprese.

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Il costo dei nuovi mutui torna a salire. Secondo i dati della Banca d’Italia, il Taeg sui finanziamenti immobiliari è aumentato al 3,71% a settembre, rispetto al 3,67% di agosto e al 3,61% di luglio.

Il rialzo è legato sia alla crescita dell’Irs, l’indice che regola i mutui a tasso fisso, sia alla scelta delle famiglie italiane di orientarsi in oltre il 90% dei casi verso formule a tasso fisso, nonostante sul mercato i finanziamenti a tasso variabile offrano condizioni più basse, tra il 2,6 e il 2,8%.


Il peso degli Irs e la prudenza della Bce

I tassi fissi restano comunque inferiori ai picchi del 2023, quando si era superata la soglia del 4,5%. Tuttavia, la discesa attesa nei mesi scorsi non si è concretizzata a causa della prudenza della Bce e delle tensioni internazionali, che hanno spinto al rialzo gli indici a lungo termine.

Secondo il Codacons, dall’inizio dell’anno i tassi sui mutui sono aumentati dello 0,21%, pari a un aggravio annuo di circa 216 euro su un mutuo da 150.000 euro a 30 anni.


Domanda di mutui ancora in crescita

Nonostante il contesto sfavorevole, la domanda resta sostenuta. Bankitalia rileva che i finanziamenti alle famiglie per l’acquisto della casa sono cresciuti del 2,2% a settembre, confermando la tenuta del mercato immobiliare.

Dopo mesi in cui i mutui hanno rappresentato il principale motore del credito, durante l’estate è tornata a crescere anche la domanda delle imprese. I finanziamenti aziendali sono saliti dell’1,2%, lo stesso incremento già registrato ad agosto.


Crif: domanda in ripresa e rischiosità stabile

Il Crif conferma che, dopo il rallentamento tra il 2023 e il 2024, la domanda di credito ha ripreso a crescere mentre la rischiosità del sistema produttivo resta stabile: a giugno il tasso medio di default è al 3%, in linea con la fine del 2024.

Allo stesso tempo, l’incertezza continua a spingere verso il risparmio: i depositi del settore privato sono aumentati del 3%, in crescita rispetto al 2,7% di agosto.


La dinamica dei mutui conferma quindi un quadro in cui la domanda resta solida, ma la traiettoria dei tassi continua a essere influenzata dalle tensioni internazionali e dalla cautela della politica monetaria europea.

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Razzismo nel calcio, in Spagna l’allarme torna a crescere: Lamine Yamal il più insultato sui social

Il razzismo torna a scuotere il calcio spagnolo. Secondo un report dell’Osservatorio iberico sulla xenofobia, Lamine Yamal è il giocatore più insultato online. Dati allarmanti che riportano alla memoria i casi Eto’o, Dani Alves e Vinícius.

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In Spagna, il problema del razzismo nel calcio torna prepotentemente d’attualità. Dopo Samuel Eto’o, Dani Alves e Vinícius, ora è il turno di Rodrigo e soprattutto di Lamine Yamal, giovanissimo talento del Barcellona e stella della nazionale spagnola.

Secondo un report dell’Osservatorio iberico sulla xenofobia, diffuso da El País, Yamal è oggi il giocatore più bersagliato da insulti razzisti sul web, con il 60% dei messaggi d’odio rilevati sui social.


Lamine Yamal, talento precoce e bersaglio dell’odio

Ancora minorenne, Yamal è diventato l’idolo della Spagna dopo l’Europeo vinto a suon di gol e giocate spettacolari. Ma la popolarità lo ha reso anche vittima di odio razziale: sui social abbondano insulti come “puto negro morito” e “moro inmundo”.
Una violenza verbale che supera di gran lunga quella rivolta a colleghi come Rodrigo, Mbappé, Balde, Brahim Díaz o Iñaki Williams.


Una lunga storia di razzismo negli stadi spagnoli

Il razzismo nel calcio spagnolo non è un fenomeno nuovo.
Nel 2006, Samuel Eto’o fu sommerso da versi da scimmia durante un Barcellona–Real Saragozza: il campione camerunense minacciò di abbandonare il campo, ma fu convinto a restare.
Nel 2014, Dani Alves reagì con ironia a un gesto ignobile — un tifoso del Villarreal gli lanciò una banana — mangiandola davanti a tutti, trasformando l’offesa in un simbolo di forza.
Più di recente, Vinícius Jr. è riuscito a far sospendere la gara Valladolid–Real Madrid a causa dei cori razzisti e ha portato in tribunale alcuni tifosi, condannati per reati d’odio: un precedente storico in Spagna.


Anche in Italia episodi ancora frequenti

Il fenomeno non risparmia l’Italia.
Nel 2005, Marc André Zoro del Messina fu tra i primi a ribellarsi agli insulti razzisti del pubblico, minacciando di lasciare il campo durante una partita contro l’Inter.
Negli anni, la lista si è allungata: Romelu Lukaku, bersagliato più volte a Cagliari e Torino; Kalidou Koulibaly, insultato nel 2018; e Mike Maignan, vittima di cori discriminatori.


Un fenomeno che chiede risposte concrete

Dai campi di calcio ai social network, il razzismo nello sport continua a manifestarsi in forme diverse ma sempre più visibili.
Le campagne di sensibilizzazione non bastano: servono regole, controlli e sanzioni efficaci, ma soprattutto un cambiamento culturale che riporti al centro il rispetto e l’educazione, dentro e fuori dagli stadi.

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Ambiente

Scoperta in Australia una nuova specie di ape con le corna: si chiama “Lucifero”

Gli scienziati australiani hanno scoperto una nuova specie di ape con minuscole corna, chiamata “Lucifero”. Si trova solo nell’Australia Occidentale e rappresenta la prima scoperta del genere in 20 anni.

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Scoperta in Australia una nuova specie di ape con le corna: si chiama “Lucifero”

Una nuova specie di ape autoctona è stata scoperta in Australia e, per le sue caratteristiche uniche, gli scienziati le hanno dato un nome singolare: “Lucifero”.
Il nuovo insetto, denominato Megachile Lucifer, è stato individuato durante uno studio su un raro fiore selvatico dei Bremer Ranges, nella regione dei Goldfields, nell’Australia Occidentale, circa 470 chilometri a est di Perth.


L’ape con le corna

La particolarità di questa specie risiede nelle piccole corna prominenti, presenti solo nelle femmine.
Secondo i ricercatori, queste strutture potrebbero servire come meccanismo di difesa o come strumento per raccogliere polline, nettare o resine utilizzate nella costruzione dei nidi.


Il nome ispirato a una serie Netflix

La scienziata responsabile della scoperta ha spiegato che il nome Lucifer è stato scelto in modo ironico e ispirato dalla serie televisiva “Lucifer” di Netflix, che stava guardando durante il periodo della ricerca.
Il nome, però, risulta quanto mai appropriato per un insetto dalle caratteristiche tanto singolari e misteriose.


Una scoperta importante dopo 20 anni

Il Megachile Lucifer rappresenta il primo nuovo membro del suo gruppo tassonomico in 20 anni, un evento che sottolinea la ricchezza e la varietà della fauna australiana.
Gli studiosi sperano che questa scoperta contribuisca a sensibilizzare sulla tutela della biodiversità e sulla necessità di proteggere gli ecosistemi unici dell’Australia Occidentale.

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