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Cronache

Weekend di fuoco tra sciopero generale e corteo per Gaza: alta tensione in tutta Italia

Sale la tensione in Italia con lo sciopero generale e il corteo nazionale per Gaza. Occupazioni, blocchi ferroviari e scontri nelle città. Piantedosi e Crosetto mettono in guardia dai rischi di infiltrazioni violente.

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Un weekend ad alta tensione si apre in Italia sotto lo slogan “Blocchiamo tutto”. Lo sciopero generale di venerdì e il corteo nazionale per Gaza a Roma di sabato sono al centro di una mobilitazione che già da giorni infiamma piazze, scuole, università e nodi di trasporto.

Università e scuole al centro delle proteste

Le agitazioni hanno coinvolto numerosi atenei: occupata la Statale di Milano e l’Università del Salento a Lecce, bloccati i rettorati a Bologna e Pisa, interrotte lezioni a Padova e Venezia. A Roma un corteo studentesco è partito dalla Sapienza fino al Colosseo. Tensione anche al liceo artistico Caravillani, vicino a un tempio ebraico: slogan pro-Palestina hanno portato a scontri verbali e spintoni con membri della comunità ebraica.

Scontri e blocchi nei trasporti

I disagi maggiori si sono registrati nei trasporti: binari occupati a Firenze e Bologna, blocchi sulla linea Genova-Roma a Livorno e Viareggio, stop momentanei ai voli a Torino dopo l’irruzione di un gruppo di manifestanti nell’area aeroportuale. A Napoli pro-Pal hanno tentato di forzare il blocco al porto, a Trieste scontri in stazione con un poliziotto ferito da frammenti di vetro.

L’assalto alle Officine di Torino

Grave episodio a Torino, dove circa 200 manifestanti a volto coperto hanno fatto irruzione nelle Officine Grandi Riparazioni, devastando porte, sedie e tavoli prima dell’intervento delle forze dell’ordine. La struttura ospiterà nelle prossime ore Ursula von der Leyen e Jeff Bezos.

La risposta del governo

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha ammonito: “Bloccare stazioni, aeroporti o distruggere negozi non porterà sollievo al popolo palestinese, farà solo male agli italiani”. Dal Viminale, il ministro Matteo Piantedosi ha spiegato che la strategia di sicurezza prevede “presenza massiccia delle forze dell’ordine” e ha avvertito del rischio di infiltrazioni violente nelle piazze.

Verso Roma, corteo ad alto rischio

Massima attenzione a Roma, dove sabato sfilerà un grande corteo nazionale da Porta San Paolo a Piazza San Giovanni. Gli organizzatori parlano di 20mila presenze, ma la stima reale potrebbe essere più alta. Il Viminale teme possibili scontri, soprattutto per l’eterogeneità delle sigle e la presenza di frange radicali.

Tra protesta e sicurezza

La ministra dell’Università Anna Maria Bernini ha difeso il diritto a manifestare, condannando però ogni forma di violenza: “Lo slogan ‘Blocchiamo tutto’ è fatto di parole forti, ma vuote”. Ma i segnali delle ultime ore indicano un fine settimana che metterà a dura prova il sistema di sicurezza italiano.

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Cronache

Falsi miracoli di Trevignano, rinviata a giudizio la “veggente” Gisella Cardia: in scena apparizioni e donazioni per oltre 300mila euro

Gisella Cardia e il marito Giovanni rinviati a giudizio per truffa: avrebbero inscenato apparizioni e miracoli della Madonna di Trevignano per ottenere donazioni dai fedeli, per un totale di oltre 300mila euro.

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La cosiddetta “veggente” di Trevignano, Gisella Cardia, e suo marito Giovanni andranno a processo con l’accusa di concorso in truffa.
Secondo la Procura di Civitavecchia, avrebbero inscenato apparizioni e miracoli falsi per convincere i fedeli a donare somme di denaro destinate al presunto culto della Madonna di Trevignano, nella zona del lago di Bracciano.


Apparizioni e “miracoli” messi in scena per soldi

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la coppia avrebbe messo in scena trasudazioni da una statuetta della Madonna e da un quadro del Cristo, oltre ad annunciare cataclismi e sciagure come presunti segni divini.
Le manifestazioni attiravano centinaia di fedeli e avevano trasformato la loro abitazione e un terreno in un’area di pellegrinaggio mariano.

Dal 2018 al 2023, i due avrebbero raccolto oltre 300mila euro in donazioni, in parte versate all’Associazione Madonna di Trevignano e in parte direttamente ai coniugi. Le somme, secondo l’accusa, sarebbero state impiegate per l’acquisto di terreni, un box auto, una recinzione, un’auto da 40mila euro e lavori di abbellimento del sito di culto denominato Campo le Rose.


Le accuse della Procura e la difesa della “veggente”

Nel decreto di citazione a giudizio, il pm contesta alla coppia di aver indotto i fedeli a donare denaro “inscenando fenomeni soprannaturali” per ottenere un ingiusto profitto.

La difesa di Cardia, affidata all’avvocato Solange Marchignoli, ha definito il rinvio a giudizio “un passaggio necessario per chiarire ogni aspetto della vicenda”. La “veggente” si è detta sollevata, convinta che il processo sarà “l’occasione per far emergere la verità e chiudere definitivamente le speculazioni” che l’hanno coinvolta.


Dalla diocesi di Civita Castellana al Vaticano: fenomeni “non soprannaturali”

Già nel 2024, dopo le denunce di un ex sostenitore, Luigi Avella, era stata istituita una commissione ecclesiastica dalla diocesi di Civita Castellana per verificare la natura dei fenomeni.
La commissione aveva definito le presunte apparizioni “non soprannaturali”, invitando i fedeli a non partecipare ai raduni di preghiera.

Il caso aveva anche spinto il Vaticano a intervenire con una stretta contro le false apparizioni religiose usate per fini economici.


Il processo nel 2026

Il processo inizierà il 7 aprile 2026 davanti ai giudici del tribunale di Civitavecchia.
Nel frattempo, Gisella Cardia – sconfessata dalla sua diocesi – ha dichiarato di voler affrontare l’udienza “serenamente, in segno della verità”, mentre la giustizia si prepara a far luce sui presunti “miracoli” di Trevignano.

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Caivano, confermate in appello le condanne per gli abusi su due cuginette: 13 anni a Mosca, 8 anni e 8 mesi a Varriale

La Corte d’appello di Napoli ha confermato la condanna a 13 anni e 4 mesi per Pasquale Mosca e ridotto a 8 anni e 8 mesi quella di Giuseppe Varriale per le violenze sessuali su due cuginette di 10 e 12 anni a Caivano nel 2023.

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La Corte d’appello di Napoli ha confermato la condanna a 13 anni e 4 mesi per Pasquale Mosca e ridotto a 8 anni e 8 mesi quella di Giuseppe Varriale per le violenze sessuali compiute su due cuginette di 10 e 12 anni a Caivano, in provincia di Napoli, nel 2023.

In primo grado, i due – oggi rispettivamente di 20 e 21 anni – erano stati condannati a 13 anni e 4 mesi e 12 anni e 5 mesi al termine di un processo con rito abbreviato davanti al gup Mariangela Guida del tribunale di Napoli Nord.


Le decisioni della Corte e le richieste della Procura

Nel giudizio di secondo grado, il sostituto procuratore generale di Napoli aveva chiesto la conferma della condanna per Mosca, difeso dall’avvocato Giovanni Cantelli, mentre per Varriale aveva proposto un concordato, non accettato dal suo legale, Dario Carmine Procentese.

Durante la sua arringa, l’avvocato Cantelli ha sostenuto la parziale incapacità di intendere e volere del suo assistito, sottolineando l’inadeguatezza di Mosca nel comprendere la gravità dei reati commessi.

La Corte d’appello, riunitasi in camera di consiglio per quasi tre ore, ha poi confermato integralmente la pena per Mosca e ridotto quella per Varriale, ritenendo la sua partecipazione agli abusi di minore gravità.


Le reazioni delle famiglie delle vittime

Alla lettura della sentenza erano presenti gli avvocati delle famiglie delle vittime, Clara Niola e Giovanna Limpido, che rappresentano rispettivamente la madre e il padre della bambina più piccola.

I genitori, dopo la sentenza, hanno espresso sollievo e fiducia nella giustizia:
“Siamo soddisfatti per il verdetto: la nostra bambina e noi come famiglia possiamo tirare un altro sospiro di sollievo. Ringraziamo la magistratura penale per il lavoro svolto. È importante che i giovani comprendano le conseguenze delle proprie azioni e la certezza della pena di cui tanto si parla”, hanno dichiarato.


La vicenda di Caivano, che aveva profondamente scosso l’opinione pubblica per la brutalità dei fatti e la giovane età delle vittime, trova ora un primo punto fermo anche in appello, con la conferma delle responsabilità e delle pene a carico dei due imputati.

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Pubblico impiego, il 76% dei dipendenti ha più di 40 anni: le donne sono il 61%, ma guadagnano meno degli uomini

Secondo l’Osservatorio Inps, oltre il 76% dei lavoratori pubblici ha più di 40 anni. Le donne sono il 61%, ma il divario retributivo resta alto: 41.117 euro per gli uomini contro 31.679 per le donne.

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Il pubblico impiego italiano invecchia e resta segnato dal divario retributivo di genere. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Inps sui lavoratori pubblici, il 76,6% dei dipendenti ha un’età pari o superiore ai 40 anni, mentre solo una minoranza è sotto questa soglia.


Più donne negli uffici pubblici, ma meno giovani

Le donne rappresentano il 61% del totale dei lavoratori del settore pubblico, superando nettamente gli uomini in quasi tutte le fasce d’età.
Le eccezioni si trovano tra i giovanissimi: nella fascia fino a 19 anni i maschi sono il 67% e le femmine il 33%, mentre tra i 20 e i 24 anni la quota maschile scende al 58% e quella femminile sale al 42%.


Retribuzioni medie e divario di genere

Nel 2024 la retribuzione media annua nel pubblico impiego è stata pari a 35.350 euro, ma con forti differenze legate all’età e al genere.
Gli stipendi aumentano progressivamente fino ai 50 anni, quando tendono a stabilizzarsi.
Il divario retributivo di genere resta marcato: gli uomini percepiscono in media 41.117 euro l’anno, contro i 31.679 euro delle donne.


Un settore anziano e con forti disparità

Il quadro delineato dall’Inps conferma un settore pubblico caratterizzato da un’età media elevata, una scarsa presenza di giovani e una persistente disuguaglianza salariale.
Dati che rilanciano la necessità di favorire il ricambio generazionale nella pubblica amministrazione e di intervenire sul gender pay gap, ancora lontano dall’essere colmato.

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