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Mattarella apre il vertice Italia-Africa, insieme lontano

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Sergio Mattarella ha citato un proverbio africano “di grande saggezza” per chiudere il suo brindisi davanti a capi di stato e di governo e alle altre personalità ospiti del vertice Italia-Africa, occasione voluta da Giorgia Meloni per lanciare il Piano Mattei. “Se vuoi andare veloce corri da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme a qualcuno”, ha detto, auspicando un “cammino comune” verso “benessere e pace in Africa, in Europa e nel mondo”. “È la cooperazione a muovere il progresso”, ha sottolineato, e davanti alle crisi in corso, il “compito” comune è “esplorare lo straordinario potenziale di sviluppo delle relazioni” tra i due continenti, “sul terreno politico, per spegnere i focolai di tensione e di conflitto, sul terreno economico, per realizzare una produzione sostenibile e un’equa distribuzione delle risorse, per accrescere il patrimonio delle nostre rispettive culture”.

Dopo la serata al Quirinale, sarà l’aula del Senato la vetrina della strategia su cui lavora la premier dal suo insediamento. Una “cornice politica” per potenziare la collaborazione con l’Africa in modo “non predatorio”, che da qualche settimana ha anche una governance, con una cabina di regia che si riunirà per la prima volta a febbraio per lavorare sui primi progetti. Per le opposizioni è solo “una scatola vuota”, ma Palazzo Chigi e Farnesina sono certi che l’approccio genererà risultati positivi, dal punto di vista geopolitico ed energetico.

“I vantaggi per l’Italia sono innumerevoli”, è sicura Meloni: “Tutto quello che accade in Africa ci coinvolge, dalla migrazione alla sicurezza passando per le catene di approvvigionamento”. Come in Tunisia, a Lampedusa, e volte sui luoghi dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna, anche in questo appuntamento dal forte valore politico e simbolico accanto alla premier ci sarà Ursula von der Leyen (che annuncia “una nuova era di cooperazione” con la Banca africana di sviluppo). È il segno di un asse sempre più solido fra la presidente della Commissione europea e Meloni, che hanno sviluppato un certo feeling soprattutto sui dossier legati all’immigrazione e alla cooperazione con i Paesi africani. Ci saranno anche i vertici della altre istituzioni Ue. E questo “mostra quanto sia importante inserire il Piano Mattei in una strategia europea”, ha sottolineato il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Poco dopo è arrivato un chiaro endorsement da Bruxelles. La Commissione, ha spiegato un portavoce, accoglie “con favore” il Piano Mattei, ritenendo che “si adatti bene alla visione congiunta per il 2030 sulla quale i leader dell’Ue e dell’Unione africana si sono impegnati” e “al piano di investimenti Global Gateway in Africa”, circa metà dello stanziamento complessivo da 300 miliardi di euro. “Abbiamo stabilito delle materie prioritarie e dei paesi pilota nei quali avviare i primi progetti”, ha spiegato Meloni. Roma guarda soprattutto ai Paesi più grandi e popolosi del continente, inevitabilmente anche i più influenti. Nel vertice potrebbero emergere i primi. Si parla già di Algeria, Egitto (con cui anche l’Ue sta cercando di dare vita a un memorandum) e Marocco.

“Quello che abbiamo fatto in Tunisia va replicato con altre nazioni e ci stiamo lavorando”, ha spiegato Meloni, pronta a rivedere c’è il presidente Kais Saied. Dalla Libia è atteso Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh, primo ministro del governo di Unità nazionale, e non è escluso che con Meloni si discuta di intese per frenare i flussi migratori, tema su cui una settimana fa la premier ha avuto una preziosa sponda da Recep Tayyip Erdogan, il presidente della Turchia, che ha una ruolo particolarmente attivo nel Paese nordafricano. Tra gli oltre 40 partecipanti non c’è però la Nigeria, lo Stato più grande d’Africa, attore fondamentale soprattutto nell’area occidentale, tormentata dal caos in Niger, dove “la sostituzione dell’alleanza con la Francia con altre” crea “preoccupazioni” dal un punto di vista della “tenuta geopolitica”, come ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Un altro fronte caldo è il Mar Rosso. “Rischiano di esserci conseguenze” per l’economia “se noi non difendiamo la libertà di navigazione – chiarisce Meloni -: dal Canale di Suez passa il 15% del commercio mondiale, nella migliore delle ipotesi bloccare quei mercantili vuol dire aumentare il costo dei prodotti che arrivano sul nostro mercato, non possiamo permetterlo. Quello che stiamo facendo è promuovere insieme all’Ue una missione difensiva per garantire la libertà di navigazione”.

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Rai: giornalisti precari, siamo maggioranza informazione reti

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”L’Assemblea dei giornalisti precari e programmisti multimediali delle Reti Rai all’indomani dello sciopero del 6 maggio indetto da Usigrai dichiara – in una nota – quanto segue:

1) Lo sciopero è una delle prerogative più importanti in mano ai lavoratori in un sistema democratico. Nelle reti Rai esistono circa 250 giornalisti a cui questo strumento è negato: siamo infatti giornalisti partite Iva, dunque senza diritto di sciopero, o giornalisti inquadrati come “programmisti multimediali” dunque non rappresentati dalle sigle sindacali dei giornalisti

2) La giornata di sciopero proclamata da Usigrai ha aiutato a evidenziare che nei programmi di informazione delle Reti Rai una buona parte dei giornalisti non ha un contratto giornalistico. Anzi, nella maggior parte dei programmi, soprattutto quelli quotidiani, noi siamo la maggioranza. Non si può andare avanti così, è necessario trovare una soluzione

3) Abbiamo apprezzato che durante la conferenza stampa indetta in occasione dello sciopero il segretario della Fnsi, Vittorio Di Trapani e il segretario di Usigrai, Daniele Macheda, abbiano dichiarato con nettezza che si tratta di una situazione da sanare al più presto. Abbiamo altresì apprezzato che il segretario di Unirai, Francesco Palese abbia dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera di avere un punto in comune con la piattaforma di Usigrai: il giusto contratto per chi lavora nei programmi come giornalista. È lo spirito giusto: nessuno che abbia legittimità sindacale all’interno dell’azienda può esimersi dal farsi carico della nostra condizione. Lavoriamo da anni nel servizio pubblico contribuendo a realizzare con il nostro lavoro e le nostre competenze l’informazione delle tre Reti Rai, chiediamo di avere un contratto giornalistico che ci tuteli dal punto di vista previdenziale, salariale e sindacale

4) In conclusione: non ci interessa essere “tirati per la giacchetta”. Se ne avessimo avuto la possibilità qualcuno di noi avrebbe aderito allo sciopero, altri no, altri hanno comunque voluto partecipare prendendo giorni liberi e permessi che, però, non hanno nulla della dignità dell’astensione dal lavoro organizzata. Quindi chiediamo: quanto dobbiamo aspettare ancora? Ci saranno nuove priorità? Davvero il più grande editore italiano non può applicare il contratto previsto per legge a chi informa il pubblico per “questioni economiche”? Attendiamo da cinque anni un tavolo sindacale che affronti seriamente la questione. Ci aspettiamo che, subito dopo l’insediamento del nuovo cda, tutti lavorino per giungere a un accordo e che questo sia uno dei primi punti posti all’attenzione della nuova governance”.

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Tajani, su Toti si poteva intervenire in un altro momento

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“Il ministro Nordio ha un ruolo e può dire ciò che pensa. Fa bene e condivido le sue parole”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine dell’assemblea nazionale di Confcooperative, a Roma. Per Tajani si tratta di una “vicenda giudiziaria che risale a vicende di parecchi anni fa, forse si poteva intervenire due mesi fa, il giorno dopo le elezioni… Però questo non ci turba, non ci preoccupa nulla”. Alla domanda sulle dimissioni per Michele Emiliano chieste dal centrodestra, Tajani ha affermato che “le vicende giudiziarie sono diverse. Emiliano ha detto due volte di essere andato dalla sorella del boss”.

“Io sono garantista – ha ribadito Tajani – anche per le vicende di Bari, per quella di Genova e anche per persone che non sono di Forza Italia”. In merito all’opportunità della richiesta di dimissioni, Tajani ha chiesto di “non strumentalizzare le vicende giudiziarie” .

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Meloni a Stoltenberg: la Nato affronti le sfide sul fianco Sud

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“Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto a Palazzo Chigi il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg. Al centro del colloquio i temi di attualità dell’agenda atlantica nel contesto della preparazione del Vertice NATO di Washington in luglio”. Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi, spiegando che la premier “in particolare ha ribadito l’aspettativa italiana che a Washington possano essere adottate decisioni concrete in risposta alle sfide caratterizzanti il fianco Sud, in coerenza con l’approccio a 360 gradi alla sicurezza euroatlantica previsto dal Concetto Strategico della Nato”.

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