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Salute

Covid: AstraZeneca ritira il suo vaccino in tutto il mondo

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AstraZeneca ha dichiarato oggi di aver avviato il ritiro mondiale del suo vaccino contro il Covid-19. Lo riportano i media internazionali. L’azienda farmaceutica ha aggiunto che procederà al ritiro delle autorizzazioni all’immissione in commercio del Vaxzevria in Europa.

AstraZeneca giustifica la sua decisione parlando di un “eccedenza di vaccini aggiornati disponibili”. L’azienda anglo-svedese a fine aprile ha ammesso per la prima volta in documenti giudiziari nel corso di un procedimento legale a Londra che il suo vaccino anti Covid può causare trombosi come raro effetto collaterale. L’ammissione potrebbe aprire la strada a risarcimenti multimilionari, secondo i media britannici.

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Malattie ‘senza un nome’, 100mila italiani sognano una diagnosi

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Supporto clinico e nel quotidiano, il riconoscimento da parte delle istituzioni, avere accesso a esami genetici completi (con il sequenziamento dell’intero genoma), avere una diagnosi e uscire dal vuoto totale che pesa come un macigno e crea solitudine: è il grande sogno per chi ha una malattia senza nome (oltre 100mila), una sindrome non diagnosticata, o perché senza una causa nota, o perché manca, appunto, la diagnosi genetica e quindi la possibilità di associare a un quadro patologico una determinata anomalia del genoma già nota. A raccontare i bisogni di un mondo senza nome, che è, però, poi fatto di tanti nomi di bambini e ragazzi coinvolti nel dramma di non avere una diagnosi, è Federico Maspes che ha fondato Hopen, per aiutare le famiglie che, come lui, vivono il dramma dei ‘senza nome’. Nel mondo ci sono circa 350 milioni di persone colpite da malattie genetiche rare e sono circa 7.000 le sindromi conosciute, queste coprono, però, meno del 50% di tutti i casi di malattie genetiche rare.

Secondo i National Institutes of Health (NIH) statunitensi, la percentuale di pazienti senza diagnosi sulla popolazione generale dei malati rari è pari al 6%. In Italia, quindi, su circa 2 milioni di persone con malattie rare, i rari senza diagnosi sarebbero oltre 100.000. La percentuale di pazienti ‘orfani di diagnosi’ sale al 40-50% se si considerano solamente i malati rari pediatrici con disabilità mentale e quadri sindromici. Si ritiene, inoltre, che la metà dei bambini con disabilità nell’apprendimento e circa il 60% dei bambini con problemi congeniti multipli non abbiano una diagnosi precisa e definitiva.

E se già l’iter diagnostico dei malati rari è di per sé un’odissea fatta di ripetuti esami, ricoveri e visite specialistiche in diversi centri, con un ritardo medio nella diagnosi di circa 5 anni e una diagnosi sbagliata in un caso su tre, per un ‘senza nome’ si trasforma in un calvario. “Nel caso di nostra figlia Clementina – racconta Maspes – ci sono voluti 28 anni e visite in Italia e all’estero prima di approdare alla diagnosi, una delezione sul cromosoma 4”. Una risposta importante viene dai nuovi strumenti di analisi genetica e genomica (NGS, Next Generation Sequencing), che grazie alla rivoluzione tecnologica degli ultimi 20 anni consentono oggi di ottenere un’enorme quantità di informazioni sul patrimonio genetico individuale e familiare.

Gestire un malato senza diagnosi resta comunque complicatissimo, sottolinea Maspes; e non è solo un problema diagnostico. Nel dramma della malattia di un figlio ci si ritrova soli, perché non esistono, ben distribuiti sul territorio, sistemi di supporto alle famiglie. Anche le associazioni di genitori di pazienti sono frammentarie e isolate tra loro. “È difficile fare rete – spiega – cosa che sarebbe cruciale per aumentare la nostra forza di penetrazione, per farci ascoltare dalle istituzioni e smuovere il mondo della ricerca”.

Da soli si è “niente”, anche conquiste che dovrebbero essere scontate, come ottenere l’invalidità, diventano difficili. C’è poi la difficoltà di disporre di spazi adeguati, luoghi di incontro e di attività con valore anche terapeutico; invece vediamo che questi ragazzi dopo il liceo non hanno nulla su cui poggiarsi”.

Casa Hopen, racconta, attualmente offre attività a quasi 30 ragazzi, dal karate, che ha un potere quasi catartico per loro, alla pet therapy. “Ma vorremmo migliorare questi progetti aggiungendo sempre nuove attività da offrire, ed espandere la nostra esperienza anche in altre città”. “Stiamo provando anche a muoverci in campo istituzionale – spiega – per farci riconoscere e quindi veder riconosciuti i nostri diritti, anche per questo il volto di associazione si deve delineare in una rete, in una federazione di associazioni, con più forza. Bisognerebbe spingere, ad esempio, per ottenere che il sequenziamento dell’intero genoma sia prescrivibile con impegnativa in certi casi; offrire servizi su tutto il territorio nazionale.

“Il nostro sogno più grande – conclude – sarebbe creare un servizio residenziale dedicato, una struttura che non ti abbandona e che sia come una famiglia quando i tuoi genitori non ci saranno più a sostenerti”.

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Salute

Ecco i nuovi farmaci autorizzati per curare i tumori

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E’ sempre più attiva e produttiva la ricerca farmacologica contr i tumori e oltre una nuova molecola su tre autorizzata e’ proprio dedicata a queste patologie.

“L’avanzamento delle tecniche di manipolazione genetica e cellulare ha aperto nuove frontiere nella ricerca farmacologica, soprattutto in quella oncologica che è la più attiva e produttiva. Sono oggi disponibili terapie contro il cancro, che hanno target molecolari specifici. La migliore comprensione della farmacocinetica e la farmacodinamica permette. I farmacologi sono ora in grado di personalizzare e studiare in modo più preciso i trattamenti per sfruttare le vulnerabilità specifiche delle cellule tumorali riducendo al minimo i danni ai tessuti sani. Inoltre, la farmacologia facilita lo sviluppo di terapie combinate che, oltre a migliorare l’efficacia della terapia, permettonomeccanismi d’azione dei farmaci, utilizzando modelli sperimentali sempre più di superare la resistenza garantendo che le nuove terapie mirate siano efficaci e sicure.sofisticati. In futuro sarà importante effettuare analisi genomiche complete del tumore al fine di individuare specifici bersagli molecolari nel singolo paziente, che consentano una migliore personalizzazione della terapia, indipendentemente dalla sede di sviluppo e crescita del tumore”. Così Giuseppe Cirino, presidente della Società Italiana di Farmacologia SIF – in occasione della XIX Giornata nazionale del Malato Oncologico che si celebra domani,domenica 19 maggio.

“Sarà sempre più importante che i Molecular Tumor Board, formati da farmacologi, oncologi, anatomopatologi e biologi lavorino a stretto contatto per interpretare l’esito delle analisi genomiche e scegliere la terapia migliore nel singolo paziente. E’ fondamentale – continua Cirino – che soprattutto il paziente oncologico sia un ‘paziente esperto’, con l’obiettivo di coinvolgerlo attivamente nel processo di ricerca, sperimentazione e sviluppo di nuovi farmaci”. In Europa nel corso del 2022, secondo i dati del Rapporto Horizon Scanning di Aifa, sono stati autorizzati 89 nuovi medicinali, di cui 48 contenenti nuove sostanze attive, 8 biosimilari, 23 equivalenti e 10 tra medicinali ibridi, sostanze attive note e farmaci autorizzati con la procedura del consenso informato. Gli antineoplastici e immunomodulatori – destinati al trattamento di alcuni tipi di tumori solidi (quali il tumore del polmone, della prostata e del fegato), del sangue (quali mieloma, linfoma e leucemia) e delle malattie autoimmuni – si confermano le categorie più rappresentate (complessivamente il 37,5%) tra i medicinali contenenti nuovi principi attivi autorizzati dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA).

“Sarà sempre più importante che i Molecular Tumor Board, formati da farmacologi, oncologi, anatomopatologi e biologi lavorino a stretto contatto per interpretare l’esito delle analisi genomiche e scegliere la terapia migliore nel singolo paziente. E’ fondamentale – continua Cirino – che soprattutto il paziente oncologico sia un ‘paziente più esperto’, con l’obiettivo di coinvolgerlo attivamente nel processo di ricerca, sperimentazione e sviluppo di nuovi farmaci. A questo processo, la SIF contribuisce attraverso le attività del”Il gruppo di lavoro di Farmacologia Oncologica della SIF – conclude Cirino – che- comprende tra i suoi membri molti esperti le cui ricerche hanno contribuito all’avanzamento e alla diffusione delle conoscenze nei vari settori della farmacologia e chemioterapia oncologica: farmacologia preclinica, farmacologia clinica, farmacogenetica e farmacogenomica, biomarcatori predittivi, immunofarmacologia, studi clinici e farmacovigilanza dei farmaci antitumorali”.

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Hiv, candidato vaccino induce anticorpi neutralizzanti

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Sviluppato un candidato vaccino contro l’HIV che ha indotto la produzione di un tipo di anticorpi neutralizzanti altrimenti elusivi in un piccolo gruppo di persone. Il vaccino è stato sviluppato presso il Duke Human Vaccine Institute e reso noto sulla rivista Cell. Il risultato non solo dimostra che un vaccino può suscitare la produzione di questi anticorpi altrimenti difficili da produrre per combattere diverse varianti dell’HIV, ma anche che può avviare il processo in poche settimane, mettendo in moto una risposta immunitaria essenziale. Il candidato vaccino prende di mira un’area sull’involucro esterno dell’HIV-1 chiamata regione esterna prossimale alla membrana (MPER), che rimane stabile nei diversi ceppi di HIV. Gli anticorpi contro questa regione stabile dell’involucro esterno dell’HIV possono bloccare l’infezione da molte diverse varianti circolanti del virus.

“Questo lavoro rappresenta un grande passo avanti poiché dimostra la fattibilità di indurre anticorpi con vaccinazioni che neutralizzano le varianti più difficili dell’HIV,” spiega l’autore senior Barton Haynes. “I nostri prossimi passi sono di indurre anticorpi neutralizzanti più potenti contro altri siti dell’HIV”. Il team di ricerca ha analizzato i dati di un trial clinico di fase 1 del candidato vaccino. Venti persone sane e HIV-negative sono state arruolate nel trial. Quindici partecipanti hanno ricevuto due delle quattro dosi pianificate del vaccino sperimentale, e cinque hanno ricevuto tre dosi. Dopo solo due dosi, il vaccino ha avuto un tasso di risposta sierologica del 95% e un tasso di risposta delle cellule T CD4+ nel sangue del 100% — due misurazioni chiave che hanno dimostrato una forte attivazione immunitaria. Gli anticorpi neutralizzanti, difficili da ottenere, sono stati indotti ampiamente dopo solo due dosi. “Per ottenere un anticorpo neutralizzante, tipicamente ci vogliono diversi anni post-infezione” – spiega l’autore principale Wilton Williams -; “noi siamo riusciti effettivamente a far emergere anticorpi neutralizzanti nel giro di poche settimane”.

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