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Dl aiuti: si cerca mediazione. Meloni ferma campagna

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La priorita’ e’ sbloccare l’impasse sul decreto aiuti bis. Il provvedimento e’ incagliato al Senato sul nodo del superbonus. Ma il tempo stringe e questa settimana sara’ cruciale per evitare il rischio di mandare in fumo 17 miliardi di aiuti a famiglie e imprese. Una partita che si gioca in un Parlamento su cui incombe la campagna elettorale e che si lega anche al varo del nuovo decreto aiuti ‘ter’. E a confermare l’urgenza del momento, arriva la mossa di Giorgia Meloni: giovedi’ stop alla campagna per essere in Aula, annuncia, auspicando che gli altri partiti facciano lo stesso. L’iter di conversione del dl aiuti bis si e’ complicato a meta’ settimana, quando in Senato sui nodi del superbonus e del ‘docente esperto’ la tensione tra i partiti e’ salita alle stelle, facendo slittare tutto a martedi’. Governo e partiti sono al lavoro da giorni per cercare di tentare una mediazione in extremis, ma sul bonus 110% il M5s non arretra. Sollevando l’ira di tutti gli altri partiti, che parlano di ricatto e ostruzionismo. Giuseppe Conte assicura “noi lo approviamo martedi’, non abbiamo mai posto un veto su questo decreto”. Ma sull’emendamento tira dritto: non lo vogliamo ritirare, le forze politiche lo “sottoscrivano con noi”. Al Tesoro pero’, dove si continua a cercare una soluzione, dicono no a modifiche che prefigurerebbero un ‘condono tombale’. Il lavoro di mediazione prosegue senza sosta con l’obiettivo di trovare una quadra ad inizio settimana. Al momento, spiegano fonti parlamentari, la partita sugli emendamenti sarebbe chiusa: restano aperte solo le questioni superbonus e docente esperto, ma c’e’ l’impegno serio del governo a concordare riformulazioni che raccolgano il consenso di tutti. Le commissioni Bilancio e Finanze del Senato sono gia’ convocate per lunedi’ pomeriggio per proseguire l’esame del decreto, che e’ atteso in Aula martedi’ alle 12. Mentre giovedi’ sara’ la volta di Montecitorio. Tempi necessariamente strettissimi perche’ il decreto va convertito entro il 4 ottobre e la campagna elettorale riduce i margini di manovra. Martedi’ e giovedi’ Senato e Camera si pronunceranno anche sulla richiesta di nuovo “aggiustamento”, ovvero gli oltre 6 miliardi di extragettito che costituiranno la base delle risorse per il nuovo decreto aiuti ter. Ma in questo caso la presenza dei parlamentari dovra’ essere massiccia, visto che il voto sara’ a maggioranza assoluta. Proprio in questo clima nasce la decisione della leader di FdI di fermare giovedi’ la propria campagna elettorale: “Saro’ al mio posto in Parlamento per discutere del ‘decreto aiuti'”, dice, auspicando che “tutte le forze politiche abbiano lo stesso senso di responsabilita’”. Nel frattempo si lavora a mettere a punto le misure del nuovo decreto per il quale, a partire dai 6,2 miliardi di entrate superiori al previsto (ma che avrebbero potuto essere anche di piu’ – si legge nella relazione – se non si fosse “registrato un andamento della spesa superiore alle previsioni per talune misure come accaduto in modo significativo per quelle relative ai bonus edilizi”), il governo punta a mettere sul piatto complessivamente 12-13 miliardi. Il grosso delle misure sara’ destinato alle imprese, soffocate dagli aumenti alle stelle dei costi energetici (Confcommercio stima 120mila aziende del terziario a rischio chiusura). Si lavora dunque alla proroga dei crediti di imposta, mentre tramonta l’ipotesi della cig scontata. Per le famiglie, poi, si studia di reintrodurre la rateizzazione delle bollette per l’ultimo trimestre oltre al rafforzamento del bonus sociale. Misure che consentiranno altro ossigeno a consumatori e imprese che, con gli aiuti finora erogati dal Governo – calcola la Cgia -, hanno evitato 82,6 miliardi di euro di rincari di luce e gas.

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Rai: giornalisti precari, siamo maggioranza informazione reti

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”L’Assemblea dei giornalisti precari e programmisti multimediali delle Reti Rai all’indomani dello sciopero del 6 maggio indetto da Usigrai dichiara – in una nota – quanto segue:

1) Lo sciopero è una delle prerogative più importanti in mano ai lavoratori in un sistema democratico. Nelle reti Rai esistono circa 250 giornalisti a cui questo strumento è negato: siamo infatti giornalisti partite Iva, dunque senza diritto di sciopero, o giornalisti inquadrati come “programmisti multimediali” dunque non rappresentati dalle sigle sindacali dei giornalisti

2) La giornata di sciopero proclamata da Usigrai ha aiutato a evidenziare che nei programmi di informazione delle Reti Rai una buona parte dei giornalisti non ha un contratto giornalistico. Anzi, nella maggior parte dei programmi, soprattutto quelli quotidiani, noi siamo la maggioranza. Non si può andare avanti così, è necessario trovare una soluzione

3) Abbiamo apprezzato che durante la conferenza stampa indetta in occasione dello sciopero il segretario della Fnsi, Vittorio Di Trapani e il segretario di Usigrai, Daniele Macheda, abbiano dichiarato con nettezza che si tratta di una situazione da sanare al più presto. Abbiamo altresì apprezzato che il segretario di Unirai, Francesco Palese abbia dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera di avere un punto in comune con la piattaforma di Usigrai: il giusto contratto per chi lavora nei programmi come giornalista. È lo spirito giusto: nessuno che abbia legittimità sindacale all’interno dell’azienda può esimersi dal farsi carico della nostra condizione. Lavoriamo da anni nel servizio pubblico contribuendo a realizzare con il nostro lavoro e le nostre competenze l’informazione delle tre Reti Rai, chiediamo di avere un contratto giornalistico che ci tuteli dal punto di vista previdenziale, salariale e sindacale

4) In conclusione: non ci interessa essere “tirati per la giacchetta”. Se ne avessimo avuto la possibilità qualcuno di noi avrebbe aderito allo sciopero, altri no, altri hanno comunque voluto partecipare prendendo giorni liberi e permessi che, però, non hanno nulla della dignità dell’astensione dal lavoro organizzata. Quindi chiediamo: quanto dobbiamo aspettare ancora? Ci saranno nuove priorità? Davvero il più grande editore italiano non può applicare il contratto previsto per legge a chi informa il pubblico per “questioni economiche”? Attendiamo da cinque anni un tavolo sindacale che affronti seriamente la questione. Ci aspettiamo che, subito dopo l’insediamento del nuovo cda, tutti lavorino per giungere a un accordo e che questo sia uno dei primi punti posti all’attenzione della nuova governance”.

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Tajani, su Toti si poteva intervenire in un altro momento

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“Il ministro Nordio ha un ruolo e può dire ciò che pensa. Fa bene e condivido le sue parole”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine dell’assemblea nazionale di Confcooperative, a Roma. Per Tajani si tratta di una “vicenda giudiziaria che risale a vicende di parecchi anni fa, forse si poteva intervenire due mesi fa, il giorno dopo le elezioni… Però questo non ci turba, non ci preoccupa nulla”. Alla domanda sulle dimissioni per Michele Emiliano chieste dal centrodestra, Tajani ha affermato che “le vicende giudiziarie sono diverse. Emiliano ha detto due volte di essere andato dalla sorella del boss”.

“Io sono garantista – ha ribadito Tajani – anche per le vicende di Bari, per quella di Genova e anche per persone che non sono di Forza Italia”. In merito all’opportunità della richiesta di dimissioni, Tajani ha chiesto di “non strumentalizzare le vicende giudiziarie” .

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Meloni a Stoltenberg: la Nato affronti le sfide sul fianco Sud

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“Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto a Palazzo Chigi il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg. Al centro del colloquio i temi di attualità dell’agenda atlantica nel contesto della preparazione del Vertice NATO di Washington in luglio”. Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi, spiegando che la premier “in particolare ha ribadito l’aspettativa italiana che a Washington possano essere adottate decisioni concrete in risposta alle sfide caratterizzanti il fianco Sud, in coerenza con l’approccio a 360 gradi alla sicurezza euroatlantica previsto dal Concetto Strategico della Nato”.

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