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Cronache

Con la radiazione di Palamara l’ordine giudiziario evita di morire come quello politico

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Con la radiazione del giudice Luca Palamara la Magistratura si riprende la sua dignità, se non tutta sicuramente una buona fetta, e così evita di finire nella palude del disonore dove, da Tangentopoli in poi, è finita la politica italiana, mai più capace di autoregolamentarsi e superare la morte della sua onorabilità. Invece, attraverso la condanna di Palamara, inflitta dalla Sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura accogliendo la richiesta della Procura generale della Cassazione, il Giudice al centro dell’ultimo scandalo, che nei social media ha trovato l’arena più accesa, è il primo ex consigliere del CSM ed ex presidente dell’Associazione Magistrati ad essere cacciato dall’Ordine Giudiziario.

Il Csm. La sezione disciplinare ha radiato Palamara  

Il radiato annuncia immediatamente ricorso in Cassazione ma ormai il dato è tratto, la Magistratura poteva tentennare, buttare la faccenda in vanti e quindi indietro nel dimenticatoio, invece ha deciso di decidere, di autogestirsi sul serio, e così riprendersi la sua autorevolezza. Ovvio che non tutte le luci ed ombre saranno superate, come è altrettanto ovvio comprendere che Luca Palamara non è stato l’unico a buttare scredito sul CSM, dal suo interno, ma una volta venuta alla ribalta la questione è innegabile che qualcosa si sia subito mosso e delle scelte importanti siano state prese.

Corte di Cassazione. Palamara farà ricorso in Cassazione 

Parallelamente, negli anni Novanta, quando tangentopoli travolse i maggiori Partiti politici, ci fu solo fretta di dimenticare e correre in avanti, senza scelte, lasciando che i capri espiatori del momento pagassero per tutti. Ma la Politica di quegli anni non fece altro che far avanzare le seconde e terze linee, uomini e donne senza spessore e senza competenze, faccendieri incapaci anche di farsi rispettare in casa propria e cresciuti nei partiti solo leccando i piedi ai potenti. Quelle mezze calzette ci hanno fatto così entrare in Europa senza onore né decoro, e tutta la mancanza di attenzione e di rispetto che fino ad oggi abbiamo subito, lo dobbiamo solo a loro, ed ovviamente a noi stessi che in trenta anni li abbiamo votati senza avere la decenza di scendere in piazza e scaraventarli fuori dal Parlamento a calci nel sedere. Per questo siamo stati complici e colpevoli dello sfacelo dei giorni nostri, umiliati in Europa e nel Mondo poiché incapaci di amministrarci e di rinnovarci, per poi ritrovarci con le nuove forze politiche che vanno avanti a colpi di spargimento di bugie e odio, oppure attraverso l’elargizione del nuovo regalino economico,  senza controlli e senza prospettiva, che alimenta soprattutto le finanze dei delinquenti e non costruisce nessun futuro per i più deboli, condannati all’assistenzialismo che ormai li stordisce e forse anche li ricatta.

Luca Palamara. Ai tempi d’oro in un momento conviviale assieme ad Elena Boschi e all’ex vicepresidente del Csm Legnini

La Magistratura non è perfetta e non lo sarà mai integralmente perché fatta da uomini, che in quanto tali sono mortali e fallaci, ma i Giudici di oggi, per qualsiasi motivo personale ed istituzionale lo abbiano fatto, con la radiazione di Palamara hanno confermato la capacità di autodisciplinarsi, quindi di essere davvero liberi ed autonomi.

Luca Palamara. L’ex magistrato è imputato a Perugia in un processo molto delicato

In questo atto di forza istituzionale, il Potere Giudiziario, malgrado tutto e malgrado alcuni indegni componenti, si ribadisce come unica forza autorevole capace di gestire il proprio ruolo Istituzionale. Ecco perché le ultime battaglie sui Diritti Civili in Italia non sono state combattute e vinte dalla classe politica, bensì dalla Cassazione o dalla Corte Costituzionale che hanno segnato le svolte epocali del nostro tempo, pur ribandendo la necessità di interventi politici che tuttavia non arrivano, perché la nostra politica si è venduta a se stessa, ed in questo ignobile gioco al ribasso ha definitivamente annientato i Partiti e continua ad allontanarsi dal Popolo, che all’ultimo e recente referendum costituzionale ha votato “SI” al dimezzamento dei Parlamentari per gridare ancora una volta di non sentirsi rappresentato da nessuno, ma proprio nessuno. Anzi, se qualcuno avesse potuto proporlo, gli italiani avrebbe votato “SI” anche al totale azzeramento di deputati e senatori, altro che dimezzarli. Perché a differenza della Magistratura il Parlamento fa orecchie da mercante, o non riesce davvero più a comprendere il mondo reale, sempre più logorato da divisioni, rabbia e risentimento.
Almeno ci resta la Magistratura. Poi nulla più.

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Ambiente

Procida, liberate zanzare sterili per ridurre la riproduzione

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Troppe zanzare a Procida e così il Comune ha varato un progetto particolare: liberare zanzare sterili in modo che non possano riprodursi, a spiegarlo è lo stesso sindaco dell’isola Dino Ambrosino sul suo profilo Facebook: “Ieri pomeriggio c’è stata una tappa fondamentale del progetto Stop Zanzara Tigre. Sono stati liberati -scrive il sindaco di Procida- nei giardini della Chiaiolella migliaia di esemplari di zanzara maschio sterilizzati. Ogni settimana ne saranno rilasciati nell’ambiente 100.000, si accoppieranno con le femmine, ma non produrranno altri esemplari, in quanto sterili. Il progetto punta a dimostrare in questo modo che nel corso delle successive settimane ci potrà essere una riduzione del numero totale delle zanzare, che non riusciranno a riprodursi. Di conseguenza diminuiranno le zanzare femmine, che sono particolarmente moleste con le loro punture”.

“Il percorso è stato lungo, complesso ma esaltante. Basti pensare -scrive ancora Ambrosino – che la sterilizzazione di ogni singolo maschio è costata 3 centesimi. Il coinvolgimento della comunità della Chiaiolella, gratuito e generoso, ha invece dimostrato che si possono ridurre le condizioni in cui proliferano le zanzare, eliminando tutti i ristagni d’acqua. Un esperimento ben riuscito di Scienza Partecipata.Un grazie al prof. Marco Salvemini, a tutto lo staff di professori e ai giovani studenti delle Università e dell’Accademia di belle arti”.

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Cronache

L’Ue boccia assegno di inclusione: aumenta la povertà

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Il nuovo assegno di inclusione non supera l’esame di Bruxelles. Fortemente voluto dal governo di Giorgia Meloni per soppiantare il reddito di cittadinanza, lo strumento di sostegno dedicato alle famiglie più fragili lanciato a gennaio finisce tra le insufficienze assegnate all’Italia dalla Commissione europea nel suo report sulla convergenza sociale. Aprendo un fronte di scontro: rispetto all’antesignano reddito, l’Adi nelle previsioni Ue “determinerà una maggiore incidenza della povertà assoluta e infantile”. Un giudizio che non riguarda altre misure su lavoro e welfare che vengono guardate positivamente ma che, sul reddito di inclusione, viene rispedito al mittente dal ministero del Lavoro, da dove si sono affrettati a ribattere: lo studio Ue è “parziale” e “non tiene conto delle dinamiche di attivazione generate dalle nuove misure e dalla crescita dell’occupazione in Italia”.

Davanti a povertà ed esclusione sociale che restano una criticità per il Belpaese, Bruxelles riprende le stime della Banca d’Italia e – nell’analisi che complessivamente si sofferma in 77 pagine sulla situazione di Italia, Lituania, Bulgaria, Spagna, Romania ed Estonia – mette nel mirino l’assegno di inclusione. “Nonostante alcune misure di accompagnamento positive”, è la valutazione, le maglie più strette per poterne beneficiare renderanno meno incisiva la lotta alla povertà. Determinando, in media, “un aumento di quella assoluta e infantile rispettivamente di 0,8 punti percentuali e 0,5 punti percentuali rispetto al reddito di cittadinanza”.

La previsione è subito stata letta come una “conferma” da parte della Cgil che, per bocca della segretaria confederale Daniela Barbaresi, ha invitato “caldamente” la ministra Elvira Calderone a valutare “con attenzione” le obiezioni e a “ripensare completamente” le norme poiché “sono destinate ad aggravare la già pesante condizione di disagio e povertà di tante famiglie prive di sostegni”. Una linea condivisa anche dal candidato del M5s ed ex presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, secondo cui “il governo Meloni ha aumentato la povertà in Italia e ha fatto cassa sui poveri” e “persino per l’austera Bruxelles è troppo”. Nella visione del dicastero di via Veneto però lo studio resta parziale. E “una valutazione complessiva porterebbe probabilmente a un’analisi più positiva”, è stata la replica, nella quale si ricorda che il Reddito di cittadinanza è stato sostituito dall’Assegno di inclusione e anche dal Supporto per la formazione e il lavoro.

Nelle conclusioni tuttavia l’esecutivo Ue sottolinea anche note di merito rispetto a quanto fatto dal governo su altri fronti del welfare e del lavoro. “Le misure intraprese finora, come le riforme e gli investimenti nelle politiche attive del mercato del lavoro, la tassazione del lavoro e le politiche familiari, nonché le azioni intraprese per quanto riguarda il sistema di istruzione e di formazione degli adulti, dovrebbero aiutare l’Italia a muoversi nella giusta direzione in relazione alle potenziali sfide legate ai risultati del mercato del lavoro e alle competenze, ma ciò dipende in modo cruciale dalla loro sostenibilità nel tempo, nonché da un un migliore coordinamento tra le amministrazioni nazionali e regionali”. Da Palazzo Berlaymont, tuttavia, resta l’invito a fare di più. “”Nonostante i progressi compiuti, in particolare per quanto riguarda l’occupazione, ulteriori sforzi potrebbero portare l’Italia ad affrontare pienamente le sfide che si trova ad affrontare in relazione al mercato del lavoro”, si legge nel testo.

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Sgrida alunno, maestra picchiata da madre del clan Spada

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“Non devi sgridare mio figlio” e poi sono partiti gli schiaffi. Una insegnante di un istituto comprensivo di Ostia è stata aggredita ieri all’uscita di scuola dalla madre di un suo alunno, moglie di un componente della famiglia Spada. Su quanto è accaduto il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha fatto sapere in serata che a breve si recherà all’istituto Amendola Guttuso di Ostia a portare la sua solidarietà “alla maestra aggredita da una esponente del clan Spada. Nessuno si deve permettere di toccare un insegnante.

Lo Stato farà sentire la sua forza contro chi non rispetta i suoi docenti”. L’Un’aggressione è avvenuta nel cortile della scuola davanti agli occhi di qualche collega e genitore in attesa di prendere i propri figli. La donna ha iniziato a inveire contro la docente che aveva finito il suo turno e si apprestava ad andare via dall’istituto scolastico. L’ha redarguita per aver rimproverato il figlio, ha inveito contro di lei e poi l’ha percossa. La madre dello studente l’avrebbe colpita anche con schiaffi al volto prima di allontanarsi. A quel punto sono stati chiamati i soccorsi. Sul posto è arrivata un’ambulanza del 118, ma l’insegnante ha rifiutato le cure mediche.

I carabinieri, che si occupano della vicenda, hanno raccolto testimonianze e identificato la responsabile dell’aggressione. La donna è stata denunciata a piede libero per violenza a pubblico ufficiale. L’insegnante, al momento, non avrebbe sporto denuncia. Ricostruito anche il movente della ‘spedizione punitiva’. A mandare la donna su tutte le furie un rimprovero ricevuto dal figlio per un suo comportamento in classe.

Così ha deciso di recarsi a scuola ieri per affrontare personalmente quell’insegnante. E risolvere le cose a modo suo. E non è la prima volta che componenti del clan Spada finiscono sotto i riflettori per aggressioni compiute nel territorio di Ostia. La più eclatante fu la testata ricevuta dal giornalista della trasmissione Rai ‘Nemo’ Daniele Piervincenzi, aggredito assieme all’operatore il 7 novembre 2017 mentre lavoravano a un servizio televisivo. Piervincenzi fu colpito da Roberto Spada con una testata, immortalata dalla telecamera, durante un’intervista sulla campagna elettorale nel X Municipio. Avvicinato per alcune domande su presunti rapporti con CasaPound a Ostia, Roberto Spada lo colpì in pieno volto. Un episodio per cui è stato condannato a sei anni.

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