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‘I Wagner mandati a morire per indebolire Prigozhin’

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Yevgeny Prigozhin appare sempre più in disgrazia nella guerra di potere che si combatte nella cerchia del Cremlino, sullo sfondo del conflitto in Ucraina. Secondo gli analisti americani dell’Institute for Study of War, il ministero della Difesa russo sta mandando a morire i mercenari della Wagner nella battaglia senza fine di Bakhmut, con un obiettivo preciso: affossare le manie di protagonismo del suo fondatore, ormai indigeste a Vladimir Putin. I violenti combattimenti per conquistare la cittadina del Donbass, da mesi epicentro delle ostilità, sono arrivati fino in centro, ma le forze di difesa hanno rivendicato di aver inflitto “pesanti perdite” al nemico. Nella prima linea russa ci sono proprio i paramilitari Wagner e lo stesso Prigozhin ha ammesso più volte che una vittoria non sarebbe stata né facile, né rapida.

Su Bakhmut le valutazioni degli alleati occidentali di Kiev, almeno per ora, concordano. Anzi si sottolinea che ‘lo chef di Putin’, oltre alla tenacia degli ucraini, debba fronteggiare anche un avversario interno. Gli 007 britannici ad esempio hanno rilevato che circa la metà dei detenuti reclutati dalla milizia sono morti o sono stati feriti e non saranno rimpiazzati, perché Mosca ha bloccato l’accesso al reclutamento nelle carceri: Prigozhin ha pagato le ripetute critiche al ministro della Difesa Serghiei Shoigu, che non fornirebbe equipaggiamenti e munizioni a sufficienza ai mercenari di supporto alle truppe regolari. Il think tank americano Isw poi ha evocato uno scenario ancora più fosco per l’ex oligarca. Putin, alla ricerca di capri espiatori per i fallimenti sul terreno, ha deciso di sacrificare il bizzoso Prigozhin scegliendo di concedere ancora fiducia ai vertici militari ufficiali, rappresentati da Shoigu e dal capo di stato maggiore Gerasimov, che guida le operazioni in Ucraina.

In questa chiave la linea di Mosca è quella di mandare di fatto allo sbaraglio la brigata Wagner: le pesanti perdite dei miliziani consentono così a Shoigu di nascondere o minimizzare quelle dell’esercito. Putin, è l’analisi di Isw, vuole stroncare le rivalità interne perché sarebbero controproducenti rispetto alla vittoria nella guerra. E poco gradisce quindi le continue critiche che arrivano dagli oltranzisti nazionalisti per la gestione delle operazioni. Prigozhin è uno dei più esposti, e non a caso di recente i suoi malumori sono stati oscurati sui media ufficiali di Stato. Ma il gruppo di irriducibili scontenti è nutrito: gli ultimi strali in ordine di tempo sono stati lanciati dall’ex ministro della Difesa dell’autoproclamata Repubblica del Donetsk, Igor Girkin, soprannominato ‘Strelkov-il fuciliere o sparatutto’, che ha accusato l’esercito russo di aver “fallito la campagna invernale” in Ucraina.

Altre crepe, per la verità, si sono aperte anche sul fronte opposto, in particolare tra Kiev e il suo principale sponsor. Secondo il sito americano Politico, c’è preoccupazione all’interno dell’amministrazione Biden sull’eccessivo uso di munizioni a Bakhmut da parte dell’Ucraina, perché potrebbe mettere a rischio la capacità di fronteggiare un’offensiva russa di primavera. Più in generale, Politico ricorda che a Washington da un po’ di tempo aumentano le perplessità per la linea rigida di Volodymyr Zelensky, che continua a rifiutare ogni ipotesi di compromessi territoriali. Il timore è che in questo modo la guerra potrebbe protrarsi in modo indefinito. Così come l’impegno economico e militare dell’Occidente.

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Veto russo a bozza Usa contro armi nucleari nello spazio

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La Russia ha bloccato con il veto la risoluzione elaborata da Usa e Giappone sulla prevenzione delle armi nucleari nello spazio. La bozza intendeva “rafforzare e sostenere il regime globale di non proliferazione, anche nello spazio extra-atmosferico, e riaffermare l’obiettivo condiviso del suo mantenimento per scopi pacifici”. Il testo ha ottenuto 13 voti a favore, il veto della Russia e l’astensione della Cina.

Oltre a ribadire gli obblighi ai 115 Stati parte del Trattato sullo spazio extra-atmosferico – compresi tutti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza – “di non posizionare in orbita attorno alla Terra alcun oggetto che trasporti armi nucleari o altre armi di distruzione di massa”. Mosca e Pechino volevano un emendamento che riecheggiava una proposta del 2008 delle due potenze, e aggiungeva un paragrafo che vietava “qualsiasi arma nello spazio”, ma e’ stato bocciato avendo ottenuto solo 7 voti a favore.

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Indagini sulla moglie, Sanchez valuta le dimissioni

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E’ un leader abituato alla resilienza, rimasto al timone nelle condizioni più avverse. Ma per Pedro Sanchez ha avuto l’effetto di una bomba di profondità la notizia, anticipata da El Confidencial, di un’indagine aperta dal Tribunale di Madrid nei confronti di sua moglie, Begona Gomez, sulla base di un esposto presentato dal sindacato di estrema destra Manos Limpias, che ipotizza presunti reati di abuso di informazione privilegiata e corruzione. Tanto che il premier, pur confidando nella giustizia, sta valutando l’ipotesi di dimettersi: una decisione sarà presa lunedì.

L’attività professionale della primera dama all’African Center dell’Istituto di Impresa privato IE University e all’Università Complutense, e sui presunti rapporti con alcune imprese destinatarie di appalti e fondi pubblici, da settimane era al centro di una campagna mediatica, cavalcata dal Partito Popolare e dall’ultradestra Vox, che hanno minacciato di citare Begogna Gomez anche nella commissione parlamentare d’inchiesta sulle presunte tangenti sulle forniture di materiale sanitario durante la pandemia, che scuote l’esecutivo socialista.

“In un giorno come oggi, e dopo le notizie che ho conosciuto, nonostante tutto, continuo a credere nella giustizia del mio paese”, aveva affermato, scuro in volto e in tono grave Pedro Sanchez stamattina durante il question time alla Camera, senza fare riferimento diretto all’inchiesta. Poi, in serata, ha rotto il silenzio, in una lettera di 4 pagine alla cittadinanza su X, in cui ha annunciato di aver “cancellato l’agenda” per un “periodo di riflessione” in cui rifletterà “se valga la pena” restare alla guida del governo, davanti “alla campagna di intimidazione e demolizione” mossa dal Partito Popolare e dall’ultradestra Vox nei confronti della moglie, che sta soffrendo assieme alla sua famiglia. Si tratta, scrive il premier, che cita di nuovo “la macchina del fango”, “di attacchi senza precedenti” per “tentare di abbattermi politicamente e personalmente attaccando mia moglie”.

“Arrivati a questo punto, la domanda che mi pongo legittimamente è: vale la pena tutto questo?”, si chiede il capo dell’esecutivo. L’esposto di Manos Limpias – che si autodefinisce un sindacato, fondato nel 1995 da Miguel Bernard, ex responsabile del gruppo di estrema destra Forza Nuova – è l’ultimo di una lunga serie di denunce presentate contro il governo e la sinistra e spesso finite nel nulla. L’ultima si basa su una serie di articoli pubblicati da quella che Sanchez chiama “una costellazione di testate dell’ultradestra” ed è relativo a presunte riunioni avute nel 2020 da Begona Gomez con i responsabili di Globalia, proprietaria della compagnia aerea Air Europa.

Poi destinataria di un finanziamento 475 milioni da parte dell’esecutivo spagnolo mediante il fondo creato durante la pandemia per il salvataggio di imprese strategiche. Gli inquirenti stanno anche esaminando due lettere di raccomandazioni che Gomez avrebbe fornito per una joint venture per un appalto pubblico, secondo El Confidencial. Il principale azionista della joint venture era il consulente Carlos Barrabes, che ha legami con il dipartimento gestito da Gomez all’Università Complutense di Madrid ed ha vinto il contatto, battendo altri 20 rivali, per 10,2 milioni di euro. L’indagine preliminare, aperta il 16 aprile dal tribunale madrileno, è stata secretata dal giudice che ha citato a dichiarare vari testimoni, fra i quali due giornalisti. Non è stata citata per ora la moglie del premier, ma lo sarà.

“Abbiamo smentito queste falsità mentre Begogna ha intrapreso azioni legali”, spiega il premier nella missiva. “Begogna collaborerà con la giustizia e difenderà la sua onorabilità”, assicura. Ma “sono state superate tutte le linee rosse” ed è necessaria “una riflessione”. Il partito popolare per bocca della vicesegretaria nazionale Ester Munuz, ha chiesto a Sanchez di dare spiegazioni. E la segretaria del partito ha accusato il premier di “vittimismo e di sparire per 5 giorni invece di dare conto”. In difesa del premier e della moglie è invece intervenuta la sua vice, Maria Jesus Montero: “Non permetteremo che queste pratiche trumpiane per coprire la corruzione nel Pp minino la democrazia spagnola”. I quotidiani della costellazione dell’estrema destra da settimane danno Pedro Sanchez in partenza per Bruxelles in vista di un ruolo di primo piano nelle nuove istituzioni comunitarie dopo il voto di giugno.

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Blinken: Usa-Cina gestiscano relazioni responsabilmente

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Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha invitato gli Stati Uniti e la Cina a gestire le loro differenze “responsabilmente”, iniziando oggi la sua visita nel Paese asiatico. “Abbiamo l’obbligo nei confronti del nostro popolo, e anzi nei confronti del mondo, di gestire le relazioni tra i nostri due paesi in modo responsabile”, ha detto Blinken a Shanghai incontrando il leader del Partito comunista locale.

Il segretario di Stato americano ha affermato che il presidente Joe Biden è impegnato nel dialogo “diretto e duraturo” tra le due maggiori economie del mondo, dopo anni di crescente tensione. “Penso che sia importante sottolineare il valore e anzi la necessità dell’impegno diretto, del parlarsi l’un l’altro; mettere in evidenza le nostre differenze, che sono reali, cercando di superarle”, ha detto Blinken. Il segretario del Partito comunista cinese per Shanghai, Chen Jining, ha dato il benvenuto a Blinken e ha parlato dell’importanza delle imprese americane per la città. “Sia che scegliamo la cooperazione o il confronto, influisce sul benessere di entrambi i popoli, di entrambi i paesi e sul futuro dell’umanità”, ha detto Chen.

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