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Cronache

La moglie fa la fecondazione assistita, il giudice annulla il trasferimento del marito lontano da casa

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Il lavoratore che ha intrapreso con la moglie un percorso terapeutico per l’accesso alla fecondazione assistita non puo’ essere trasferito di sede perche’ deve poter stare accanto alla coniuge in tutte le fasi del delicato percorso terapeutico. E’ quanto stabilito dal giudice del lavoro di Pistoia che ha dichiarato illegittimo il trasferimento di un 55enne, che l’azienda voleva assegnare a una sede fuori dalla Toscana. Il tribunale ha accolto il ricorso del lavoratore ritenendo che il trasferimento, oltre a non essere motivato da reali ragioni organizzative, avrebbe provocato un grave danno alla sfera personale del 55enne e della moglie, che avevano da poco intrapreso il percorso di fecondazione assistita. “Il cominciamento del percorso di accesso alla fecondazione assistita – si legge nel provvedimento firmato dal giudice Francesco Barracca – impone percio’ solo che il ricorrente sia vicino al proprio coniuge, non solo al momento dei singoli esami clinici, ma anche in tutto il percorso medico di preparazione”. “Il trasferimento – prosegue il giudice – non comporta soltanto un mero disagio” poiche’ in questa circostanza “il mutamento delle sede lavorativa si ripercuote inevitabilmente nella sfera personale” della coppia. L’azienda per cui lavora il 55enne, nell’opporsi al ricorso, aveva sostenuto tra l’altro che l’uomo sarebbe potuto restare accanto alla moglie, impossibilitata a trasferirsi poiche’ ha da poco avviato un’attivita’ in proprio, usufruendo di ferie e permessi per essere presente nella fasi piu’ importanti del percorso. “Il percorso di fecondazione assistita – spiega il legale del 55enne, avvocato Luca Magni – era stato considerato alla stregua di esami del sangue, ma non e’ cosi’, perche’ si tratta di un percorso complesso”.

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Ucraina: Polonia, favoriremo rimpatrio uomini in età militare

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Varsavia aiuterà Kiev a riportare in Ucraina i suoi uomini in età militare, in seguito alle nuove modifiche alle leggi sui passaporti e sul servizio consolare per gli uomini ucraini che vivono all’estero: lo ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. “Penso che molti polacchi siano indignati vedendo giovani ucraini negli alberghi e nei caffè, sentendo quanti sforzi dobbiamo fare per aiutare” Kiev, ha detto ieri Kosiniak-Kamysz ai media di polacchi. Il ministro ha sottolineato anche che Varsavia si era già offerta di aiutare l’Ucraina a identificare i rifugiati che vivono in Polonia e che sono sotto obbligo militare. La Polonia ospita circa un milione di ucraini fuggiti dalla guerra totale della Russia. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che le nuove misure di Kiev intendono “ripristinare atteggiamenti equi nei confronti degli uomini in età di leva in Ucraina e all’estero”.

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Cronache

Ticket Venezia: 80mila prenotati oggi, uno su 10 non paga

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Nel primo giorno di sperimentazione del ticket d’ingresso a Venezia sono oltre 80mila le persone che hanno registrato la loro presenza in città oggi, 25 aprile. Solo 7mila però, uno su dieci, secondo i dati aggiornati a ieri pomeriggio’, hanno pagato il voucher di 5 euro per accedere al centro storico. Tutti gli altri accessi sono di persone esenti alla tassa (cittadini veneti, i lavoratori, gli studenti e altre categorie), tenuti a registrarsi sulla piattaforma on line ma non a pagare. Tra questi, 30.300 sono gli ospiti delle strutture ricettive, 9.450 sono i veneti, potenziali vacanzieri ‘di giornata’.

 

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Cronache

Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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