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Verso Sanremo: dalla Bertè a Turci, Nek, Cristicchi, i Volo. Ecco tutti i Big del prossimo Festival della canzone

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Il tradizionale totonomi stavolta non è andato troppo lontano dalla realtà. Pippo Baudo e Fabio Rovazzi, durante Sanremo Giovani, hanno dispensato a piccole dosi, da bravi padroni di casa, i primi 11 big che parteciperanno al prossimo festival di Sanremo dal 5 al 9 febbraio (gli altri 11 saranno svelati domani sera). E molti erano i nomi fuoriusciti dalle maglie dei controlli nei giorni scorsi. Vecchie conoscenze come Loredana Berte’, che ha fortemente e caparbiamente voluto il ritorno sul palco dell’Ariston e porta un brano con la firma di Gaetano Curreri; vincitori di edizioni passate come Simone Cristicchi (indimenticabile la sua delicata Ti regalero’ una rosa del 2007), che da qualche anno preferisce il teatro alla musica, e i tre ragazzi de Il Volo che hanno sbancato nel 2015; vincitori tra le Nuove Proposte come Anna Tatangelo (aveva 15 anni quando fu catapultata nel “giro che conta”) e Ultimo (incoronato solo un anno fa, ma con 12 mesi alle spalle da incorniciare che si sono concretizzati anche nell’annuncio di una data allo Stadio Olimpico il prossimo 4 luglio). C’e’ chi alle ultime partecipazioni aveva lasciato il segno come Paola Turci e Nek; ma c’e’ spazio anche per le nuove realta’ come Irama (adorato dalle ragazzine) e Ghemon, il rapper che lo scorso anno assaporo’ l’aria e l’atmosfera della Riviera ospite di Diodato e Roy Paci nella serata dei duetti). E poi due novita’ per il festival, ma che novita’ non sono affatto, come Zen Circus e Motta, che si sono guadagnati sul campo il loro posto d’onore al festival (in quota “post” indie). Agli 11 artisti di stasera, e agli altri 11 che saranno annunciati domani, si aggiungono poi i due ragazzi vincitori di Sanremo Giovani (del direttore artistico Claudio Baglioni l’idea di separare la gara dei giovani da quella dei campioni). Il primo pass utile lo ha staccato stasera il giovane Einar, gia’ conosciuto al grande pubblico per la sua partecipazione ad Amici. Federica Abbate, autrice di punta degli ultimi anni con testi firmati per Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Francesca Michielin, ha conquistato invece il Premio della Critica, assegnato dai giornalisti della sala Stampa presenti al Casino’ di Sanremo. Nella serata, che Pippo Baudo (accolto in studio da una standing ovation) e Fabio Rovazzi hanno condotto, il primo supportando l’altro alla sua prima esperienza da conduttore tv, il secondo cercando il giusto spazio (dopo una partenza un po’ legata) accanto a un gigante del piccolo schermo, ha fatto irruzione anche Rocco Papaleo che a sorpresa ha annunciato che sara’ lui a condurre il Dopofestival, “che emozione tornare dopo sette anni”, ha detto l’attore. In attesa di scoprire a chi sara’ assegnato l’ultimo posto rimasto disponibile per il festival, da domani si aprono anche le iscrizioni a Sanremo Young.

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Alessandra Amoroso torna a Napoli col pancione e il cuore pieno: “Tutto è per Penelope Maria”

Alessandra Amoroso torna a Napoli con il pancione per il firmacopie del nuovo album “Io non sarei”, dedicato alla figlia Penelope Maria.

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Napoli la ritrova così, radiosa, potente, incinta. Alessandra Amoroso arriva oggi alla Feltrinelli della stazione centrale, alle ore 18, per firmare le copie del suo nuovo disco “Io non sarei”, ma anche per partecipare al Villaggio della prevenzione al Porto. È un ritorno carico di emozione, dopo i live che l’hanno vista protagonista prima sul palco di Radio Kiss Kiss in piazza del Plebiscito, poi come ospite del maxi show di Gigi D’Alessio allo stadio Maradona e infine nel suo concertone a Caracalla, accompagnata da amici come Fiorella Mannoia, Annalisa, BigMama, Giorgio Panariello, Serena Brancale. Un evento che diventerà anche uno speciale televisivo su Canale 5.

Penelope Maria, figlia già presente

Tutto ruota attorno a Penelope Maria, la bambina che nascerà il prossimo 9 settembre, ma che Alessandra sente già parte di sé: «Sentirmela dentro mi dà un senso di grande benessere. Mi ha fatto capire chi sono davvero». E intanto, col pancione bene in vista, la cantante sgambetta sui tacchi 12, canta e balla: «Come una pazza!».

Gravidanza, palco e battaglie sociali

Ma Amoroso non dimentica l’altra faccia della maternità in Italia: «Le donne che decidono di diventare madri sono tutelate fino a un certo punto. Io ho una situazione privilegiata, ma non per tutte è così». Quando le si chiede se si aspetta qualcosa da Giorgia Meloni, risponde: «Non ho il suo numero, ma uso il mio palco per dare voce a chi non ne ha».

“Io non sarei”: un disco e un’identità

Nel suo nuovo album, prodotto da Zef, Alessandra racconta il suo percorso umano prima ancora che musicale: «Agli inizi mi sentivo inadeguata. Mi giudicavo e mi boicottavo. Poi ho imparato ad abbracciarmi. Mi sono detta: Sandrina, datti una pacca sulle spalle!»

Il passaggio a Sanremo 2024 è stato uno spartiacque, duro ma utile: «L’odio sui social mi ha colpita, non ero pronta. Ma mi ha fatto crescere. Oggi ringrazio anche chi mi ha criticato».

Verso il futuro: musica, scrittura e un sogno gospel

Alessandra si sente coerente e fedele a se stessa: «Non ho mai fatto compromessi. La malizia è negli occhi di chi guarda, non nei miei». E rivela anche una nuova passione: «Mi piace scrivere i testi, vorrei pubblicare un secondo disco, magari gospel. Ho ancora tante cose da dire».

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Vasco Rossi, l’ultima certezza: il Komandante accende Napoli con due sold out al Maradona

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Napoli ha celebrato un rito che resiste al tempo, l’ultima certezza generazionale: Vasco Rossi. Davanti allo stadio Diego Armando Maradona, tende e ragazzi accampati da giorni testimoniano una devozione che travalica età, stili e generazioni. Il Komandante torna nella sua città dell’anima con due concerti consecutivi, oggi e domani, 94.000 spettatori già con il biglietto in tasca da oltre un anno. Due serate che si preannunciano memorabili, nell’abbraccio di uno stadio che lui stesso definisce «un’esplosione di gioia».

“Vita spericolata” è un manifesto collettivo

L’apertura del concerto è affidata a “Vita spericolata”, il brano-manifesto di una filosofia che Vasco oggi reinterpreta al plurale: «Siamo una vita spericolata». Un modo per abbracciare il suo pubblico, quello storico e quello nuovo, fatto di figli e nipoti di chi negli anni Ottanta lo seguiva già nei palazzetti e negli stadi. Tra sorrisi, pancioni scoperti e striscioni pieni d’amore – come il celebre «Prima Vasco e poi nasco» – la folla di Fuorigrotta si conferma un esercito affettuoso, pronto a cantare ogni parola a memoria.

Il saluto a Napoli e l’omaggio a Pino Daniele

«A Napoli respiro, ahhh», ha confessato Vasco, postando sui social un saluto sentito e poetico: «Questo stadio e Maradona sempre nel cuore… A Napoli mi lega l’affetto della gente, il calore delle persone e la loro generosità. Per dirla con il Poeta: Napule è mille colori». Un omaggio dovuto anche a Pino Daniele, l’amico scomparso ma sempre presente nel cuore del Blasco e di tutto il pubblico partenopeo.

Un concerto tra luce, memoria e messaggi forti

Vasco, oggi 73 anni, non si atteggia a giovane, ma parla ai giovani con la memoria viva di chi è stato giovane davvero. Sul palco condanna le guerre, il riarmo, la strage di Gaza, e definisce il suo show «un concerto di luce, in un mondo pieno di odio e violenza». Un messaggio semplice, diretto, lontano da ogni retorica: la sua musica è celebrazione della vita, anche quando urla rabbia e dolore.

I brani, il sound, la band

La scaletta mescola classici senza tempoSiamo solo noi, Sally, Rewind, Albachiara – con perle più rare come E il tempo crea eroi (1976). La band, guidata dal fedelissimo Vince Pastano, suona compatta, rock e potente, ma capace di accogliere ballad orchestrate con synth e archi da romanticismo anni ’80. C’è spazio anche per brani più recenti come Siamo qui e per inni carichi di significato come Gli spari sopra e Buoni o cattivi.

Vasco, simbolo popolare che non smette di parlare a tutti

Celebrato ieri come cattivo maestro, oggi come un guru, Vasco resta l’ultimo artista capace di riunire l’Italia musicale e sociale in uno stadio. Per chi era sotto quel palco, o accampato in tenda, è stato più di un concerto: è stato l’ennesima conferma che certe emozioni non invecchiano mai.

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Cremonini: mi metto in gioco, ho ancora tanto da dire

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“Sono un artista che ancora si mette in gioco, che non è seduto sugli allori, che scommette e che prova a inventare. Ho ancora tanto da dire. Ho ancora fame” commenta Cesare Cremonini a poche ore dal primo dei due concerti a San Siro con cui entra nel vivo il ‘Cremonini Live25’, il tour del cantante bolognese, cominciato a Lignano la scorsa settimana con la data zero, che ha registrato il completo sold out. Un lungo percorso – che durerà “due anni e mezzo” visto che sono già stati annunciati quattro live per la prossima estate alle terme di Caracalla, all’Ippodromo La Maura di Milano, all’arena del Visarno a Firenze e a Imola -, che mette al centro il suo ultimo album Alaska Baby, simbolo “di una trasformazione personale molto importante”. Ogni strada e ogni incrocio del lungo viaggio che ha intrapreso e portato fino all’Alaska è diventata una canzone. Quelle nuove che suonerà Cremonini a San Siro sono otto, mai così tante: “Vuol dire che in questo disco c’è stato un volta pagina”.

Lo spettacolo è pensato come un viaggio che si spinge fino alle aurore boreali che saranno riprodotte attraverso dei laser potentissimi. La band sarà quella di sempre, con il ritorno alla batteria di Andrea Fontana. Anche lo stesso Cremonini si cimenterà con un nuovo strumento. Qualche anno fa, mentre era in un ristorante a Maratea, rimase affascinato dal suono di una fisarmonica. Un musicista stava suonando Morricone e poi la sua ‘Vorrei’. Fu amore a prima vista e “dal giorno dopo ho iniziato a prendere lezioni” con Salvatore Cauteruccio. Cremonini si definisce un cantante che ha ancora paura di sbagliare: “Dover studiare per uno show è una cosa che mi piace. Vocalmente amo questo tour, perché è difficile. E io amo le cose difficili”. Per prepararsi è stato sulle Dolomiti, con una dieta ‘no sugar, no social e no alcol’, i “miei tre veleni” e adesso “sono in grande forma fisica e mentale”.

Il concerto durerà più di due ore e mezza e ci saranno grandi ospiti a partire da Elisa e da Luca Carboni, con cui Cremonini ha inciso la fortunatissima ‘San Luca’. Carboni sarà a Milano, a Roma e nella sua Bologna: “Parteciperà a più live possibili. Sarà particolare per lui venire a San Siro e non vedo l’ora che salga sul palco”. Per entrambi è fondamentale il legame con la loro Bologna: “Mi emoziona l’idea che Luca torni al Dall’Ara per due sere di fila”.

Perché se è vero che “non esistono eredi di artisti inimitabili come Lucio Dalla”, Cremonini ha sempre pensato che la sua storia dovesse essere “in continuità” con la tradizione musicale bolognese, “un valore più importante delle cose che potrei guadagnare durante la carriera. Sono un traghetto che porta avanti questa tradizione”. Una volta a Roma, poi, “mi piacerebbe ricreare un trio con Carboni e Jovanotti, che sarà all’Olimpico per la mia ultima data”. I sold out “mi hanno responsabilizzato” con numeri “non scontati” e per questo è tanta la voglia di restituire qualcosa: “Voglio che il mio pubblico sappia che sono ancora affamato, che sono ancora inquieto – conclude Cremonini -. Non sono nelle condizioni di fare i concerti per fare cassa. E non è ancora arrivato il momento di fare nei live dei meravigliosi e festanti karaoke. Sono un artista dell’oggi, ancora impegnato nel suo lavoro e nella ricerca”.

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