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Economia

Fisco: nel 2022 redditi Irpef per 970 mld, in Lombardia i più ricchi 

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Sono 42 milioni i contribuenti Irpef nel 2022, in aumento dell’1,3% rispetto al 2021, per un reddito complessivo totale dichiarato che ammonta a oltre 970,2 miliardi di euro (58 miliardi in più rispetto all’anno precedente, +6,3%) per un valore medio di 23.650 euro. Nello stesso anno sono circa 4,2 milioni i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione IVA; Il volume d’affari dichiarato ha raggiunto i 4.870 miliardi di euro (+25,5% rispetto al 2021). È quanto emerge dalla pubblicazione delle analisi dei dati e delle tabelle relative alle dichiarazioni IRPEF e IVA presentate nell’anno d’imposta 2022 nella sezione ‘Statistiche fiscali’ del sito del ministero dell’Economia e delle Finanze, presentate nel 2023.Il numero di contribuenti Irpef è pari a circa 42 milioni, con un incremento dell’1,3% rispetto all’ai 2021.

Il reddito complessivo totale dichiarato ammonta a oltre 970,2 miliardi di euro (58 miliardi in più rispetto all’anno precedente, +6,3%) per un valore medio di 23.650 euro.L’analisi territoriale conferma che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (27.890 euro), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (17.160 euro).I redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’83% del reddito complessivo dichiarato; il reddito medio più elevato è quello da lavoro autonomo, pari a 64.670 euro, il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 22.280 euro, quello dei pensionati a 19.750 euro.Crescono i valori medi di tutte le tipologie di reddito: reddito d’impresa in contabilità ordinaria (+19,6%) e in contabilità semplificata (+12,5%); reddito da partecipazione (+11,6%); reddito da lavoro autonomo (+6,9%); reddito da pensione (+4%) e reddito da lavoro dipendente (+3,6%).

L’imposta netta totale dichiarata ammonta a 174,2 miliardi di euro, (+1,9% rispetto all’anno precedente), è pari in media a 5.380 euro e viene dichiarata da quasi 32,4 milioni di soggetti, pari a circa il 77% del totale dei contribuenti. L’addizionale regionale Irpef ammonta nel 2022 a 13,9 miliardi di euro (+8,4% rispetto al 2021). L’addizionale regionale media è pari a 450 euro. L’addizionale comunale ammonta invece complessivamente a oltre 5,8 miliardi di euro, in aumento dell’8,8% rispetto al 2021, con un importo medio pari a 213 euro.Sono circa 4,2 milioni i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione IVA; Il volume d’affari dichiarato ha raggiunto i 4.870 miliardi di euro (+25,5% rispetto al 2021). Va evidenziata la variazione della divisione di attività “Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata” il cui volume d’affari cresce del 118,7% rispetto al 2021. L’ammontare dell’imposta dovuta nel 2022 è di 143,6 miliardi di euro (+9,6% rispetto al 2021), l’imposta a credito invece è pari a 50,7 miliardi di euro (+25,2% rispetto al 2021).

Questa volta Portofino ha scalzato Lajatico e Bisaglio nella classifica dei redditi medi dichiarati al fisco più alti di Italia. Nella top ten solo regioni del Nord con un’incursione al nono posto di Forte dei Marmi in Toscana. Al Nord ci sono anche diversi tra i Comuni con l’Irpef più basso di Italia. Tra i capoluoghi di Regione invece vince Milano, seguito da Bologna e Roma; ultimo Potenza, seguito da Catanzaro e Palermo. 

Ecco la classifica. I primi 10: 1) Portofino 97.058 2) Lajatico (Pisa) 56.028 3) Basiglio (Milano) 53.419 4) Briaglia (Cuneo) 44.924 5) Cusago (Milano) 42.314 6) Torre d’ Isola (Milano) 38.810 7) Borgogno (Novara) 38.121 8) Pino torinese (Torino) 38.021 9) Forte dei Marmi (Lucca) 37.844 10) Segrate (Milano) 37.788 Gli ultimi 10 (dall’ultimo) 1) Cavargna (Como) 7.402 2) Gurro (Verbania) 8.046 3) Valle Canobina (Verbania) 8.497 4) Val Rezzo (Como) 8.969 5) San Nazaro Val Cavargna (Como) 9.529 6) Castelmagno (Cuneo) 10.192 7) Dinami (Vibo Valentia) 10.610 8) Roseto Valfrontone (Foggia) 10.717 9) Terelle (Frosinone) 10.724 10)Aieta (Cosenza) 10.986 Ecco la classifica dei capoluoghi di regione Milano 37.583 Bologna 29.020 Roma 28.900 Aosta 28.899 Bolzano 28.108 Firenze 27.668 Cagliari 26.839 Torino 26.595 Trento 26.488 Trieste 25.090 Venezia 24.897 Genova 24.742 Ancona 24.645 L’Aquila 24.197 Pescara 24.123 Bari 23.874 Perugia 23.413 Napoli 22.779 Campobasso 22.468 Palermo 22.103 Catanzaro 22.005 Potenza 19.847 

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Polemica su sgravi al Sud, il governo lavora al rinnovo

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Scoppia la polemica sullo stop agli sgravi contributivi per le imprese del Mezzogiorno, una misura introdotta dal governo Conte II nel 2021, autorizzata dalla Ue in quanto aiuto di Stato straordinario in tempi di Covid, prorogata diverse volte ed ora arrivata al capolinea del 30 giugno, quando si tornerà al vecchio regime Ue sugli aiuti di Stato. L’opposizione accusa il governo di mandare a morire la misura che sta sostenendo le imprese al Sud ma il ministro degli Affari europei, Sud, Politiche di Coesione e Pnrr, Raffaele Fitto, respinge al mittente le ricostruzioni “false e pretestuose” e assicura che il governo negozierà con la Ue “nuove modalità possibili di applicazione della misura”.

‘Decontribuzione Sud’ aveva fin dall’inizio una scadenza naturale, essendo figlia dell’allentamento delle regole sugli aiuti di Stato varato dalla Commissione europea durante la pandemia per sostenere le imprese. Con il ritorno alle normali regole europee, il prossimo 30 giugno, verranno meno tutti gli aiuti straordinari che i governi misero in campo negli anni del Covid. Ma per l’opposizione non ci sono motivazioni che tengano e il governo dovrebbe fare di tutto per non lasciar scadere l’aiuto alle imprese del meridione. “Questo governo sta schiaffeggiando il Sud”, attacca il presidente del M5s Giuseppe Conte, spiegando come gli aiuti hanno consentito assunzioni tra il 2021 e il 2023, in aree svantaggiate, di circa 3,7 milioni di persone. Anche il Pd insorge contro “l’ennesimo taglio” che avrà “effetti devastanti”, perché “sono a rischio tre milioni di contratti. In allarme anche i sindacati, che hanno avuto la notizia dello stop proprio da Fitto.

“Non confermare il taglio del costo del lavoro per oltre tre milioni di lavoratori dipendenti, aggiunge ulteriori rischi sul fronte occupazionale per quelle regioni”, ha detto il segretario confederale della Uil, Santo Biondo. Ma l’esecutivo si difende e rivendica non solo l’attenzione per il Sud ma anche per la vecchia misura del governo Conte II, di cui il governo Meloni ha chiesto due rinnovi, ottenendo anche un aumento dei massimali. Fitto spiega che il governo aveva già chiesto alla Ue “la massima estensione temporale compatibile con la scadenza del Quadro temporaneo” sugli aiuti di Stato, una tagliola da cui però non è più possibile scappare. Per questo ora “il governo avvierà un negoziato con la Commissione europea per verificare nuove modalità possibili di applicazione della misura, in coerenza con la disciplina europea ed al di fuori delle misure straordinarie del temporary framework sugli aiuti di Stato”. Il ministro ribadisce poi che l’impegno “per tutelare gli interessi del Sud e per garantirne lo sviluppo”. E ricorda che il decreto Coesione, che il governo ha ribattezzato decreto Primo maggio, prevede proprio una serie di misure per il lavoro tra cui diversi bonus che incentivano le assunzioni di donne, giovani e disoccupati soprattutto al Sud, attraverso sgravi contributivi del 100% per due anni. Stando alla nuova bozza del decreto, però, partiranno non più da luglio come annunciato nella prima versione ma scatteranno sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato dal primo settembre 2024 al 31 dicembre 2025.

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Nuovo record di occupati, aumentano i contratti stabili

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Il lavoro cresce ancora. A marzo il tasso di occupazione raggiunge il 62,1% e segna un nuovo record: sono 23 milioni 849mila le persone con un posto in Italia. Aumentano soprattutto i dipendenti a tempo inderminato e risalgono anche gli autonomi. Allo stesso tempo scende la disoccupazione, che tocca il 7,2%. I dati dell’Istat confermano un trend positivo per il mercato del lavoro, salutati con soddisfazione da governo e maggioranza, che rivendicano le politiche messe in campo e “lo stop all’assistenzialismo”.

E proprio sul lavoro sono in arrivo nuovi incentivi rivolti in particolare a giovani, donne e Sud: i bonus, che prevedono lo sgravio contributivo del 100% per due anni, partiranno per le assunzioni a tempo indeterminato fatte dall’1 settembre 2024 al 31 dicembre 2025. Queste misure valgono 2,8 miliardi, sottolinea la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone. L’obiettivo, rimarca, è quello di promuovere “lavoro buono e di qualità” e di migliorare ulteriormente: “Siamo incoraggiati” dai risultati, ma “non ci accontentiamo”, assicura, “e continueremo con le politiche attive” per il lavoro. Gli ultimi dati Istat indicano a marzo una crescita di 70mila occupati rispetto a febbraio.

E rispetto a marzo 2023 il numero è superiore di 425mila unità: risultato dell’incremento di 559mila dipendenti permanenti e di 46mila autonomi, a fronte della diminuzione di 180mila dipendenti a termine. Nel complesso i lavoratori dipendenti raggiungono i 18 milioni 793mila, gli autonomi quota 5 milioni 56mila. Positivo anche il primo trimestre 2024: nel confronto con il quarto trimestre 2023, si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,2%, per un totale di 56mila occupati. Tornando ai dati di marzo, l’aumento dell’occupazione risulta trasversale: coinvolge sia gli uomini sia le donne e tutte le classi d’età, ad eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa.

Ma sebbene si registri un maggior numero di lavoratrici (sono oltre 10 milioni) la strada da fare resta ancora tanta: a marzo il tasso di occupazione per le donne sale al 53% e per gli uomini al 71,1%, ai livelli massimi. Ma la forbice rimane ampia e il livello distante dalla media europea. Il mercato del lavoro italiano “continua a mostrare innegabili segnali di vivacità”, commenta l’Ufficio studi di Confcommercio, sostenendo che l’attuale fase espansiva è importante “sia per valori assoluti sia per velocità”: da gennaio del 2021 le persone occupate sono aumentate di oltre 1,7 milioni. Ma segnalando anche “le criticità” che riguardano proprio la partecipazione delle donne e i lavoratori autonomi che “al di là di episodici miglioramenti, stentano a ritrovare un sicuro percorso di sviluppo”. Tra i sindacati la Cisl sottolinea positivamente la crescita dell’occupazione e le ultime misure approvate dal governo, alla vigilia del primo maggio, per favorire le assunzioni ma rimarca la necessità di intervenire maggiormente sul lavoro di donne e giovani con “incentivi più mirati”.

Il problema “assai più del lavoro precario – rimarca -, è che spesso giovani e donne neppure cercano lavoro”. A marzo scende anche il tasso di disoccupazione giovanile che arriva al 20,1%; mentre in generale il tasso di inattività resta stabile al 33%. E’ sui giovani che “rimane una nota di preoccupazione in un quadro in generale positivo” e “incoraggiante”, commenta l’Ugl, che chiede per questo di continuare a investire sulle politiche attive e sulla formazione. Tutti i sindacati insistono sulla sicurezza: un nuovo tavolo al ministero del Lavoro è fissato per martedì 7 maggio.

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Al via il Btp Valore, il Mef punta al successo bis

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Il debito, il lascito dei bonus edilizi, e la correzione dei conti che chiederà Bruxelles, da quadrare con 20 miliardi di euro. Il Governo deve trovarli se vuole confermare per il prossimo anno l’Irpef a tre aliquote e la decontribuzione per i redditi fino a 35.000 euro. E’ l’incastro complicato in cui Fitch conferma il rating dell’Italia, mentre il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si aspetta “fiducia” dai risparmiatori in vista della nuova emissione del Btp Valore della prossima settimana, puntando a un altro maxi-collocamento che metterebbe al sicuro una fetta consistente del fabbisogno.

L’agenzia di rating conferma il suo giudizio BBB con outlook positivo. Per prevedendo un’ “incerta traiettoria di bilancio”, Fitch constata come il “sostegno al governo Meloni resta solido, offrendo una piattaforma di pianificazione economica e di bilancio di medio termine. Il limitato spazio fiscale in seguito alle spese più alte del previsto per il Superbonus, potrebbe aumentare la tensione fra i partiti della coalizione”. Fitch è la seconda delle tre maggiori agenzie di rating a pubblicare la sua revisione di primavera, dopo che S&P Global aveva mantenuto il suo analogo ‘BBB’ lo scorso 19 aprile. Moody’s, che invece ha un più insidioso ‘Baa3’ un gradino sopra il livello ‘spazzatura’, è attesa il 31 maggio. Il filo conduttore delle valutazioni, nelle grandi linee, è quello già indicato dal Fmi e, ieri, dall’Ocse.

Crescita un po’ sotto l’1% indicato dal Governo, debito in rapida ascesa verso il 140%. In un recente report, proprio Fitch aveva avanzato una previsione al 142,7% per il 2027 dopo il tiraggio-monstre del superbonus nel 2023. Numeri che rischiano di “complicare le politiche economiche e fiscali e inasprire le tensioni nella maggioranza”, ragionavano gli economisti di Fitch. Fra la possibile correzione che Bruxelles chiederà nella ‘traiettoria pluriennale’ di rientro del debito dopo il voto europeo, e i desiderata del Governo sulle due misure-bandiera della maggioranza, l’unica quadra rischia di essere una spending review, una svolta sull’evasione fiscale, un rilancio della crescita con le riforme del Pnrr a partire dalla concorrenza. Temi rinviati assieme alla parte programmatica del Def. Per l’immediato, il Governo punta su un bis del successo di marzo del Btp Valore, quando aveva raccolto ben 18 miliardi di euro. Oggi il Mef ha annunciato tassi minimi garantiti al 3,35% dal primo al terzo anno, e al 3,90% dal quarto al sesto anno per la nuova emissione 6-10 maggio.

“È un titolo che offre rendimenti interessanti, soluzioni interessanti con il pagamento degli interessi ogni tre mesi. L’abbiamo concepito come uno strumento soprattutto per i pensionati, per coloro che vogliono avere un’integrazione magari modesta ma costante nel tempo alle loro entrate”, spiega Giorgetti.

Le cedole – ragionano gli operatori – restano appetibili per i risparmiatori, che puntano ad accaparrarsi rendimenti prima del taglio dei tassi Bce. Un ‘appeal’ per le famiglie che ancora tiene, e potrebbe portare a una domanda fra i 15 e i 18 miliardi. L’interesse reggerà fino a quando il Btp triennale non scenderà sotto il 3%: meglio dunque, per il Mef, anticipare i tempi e cogliere l’occasione con una nuova asta del titolo retail, accettando di pagare un sovrappiù di rendimento pur di avvicinare l’obiettivo dei 360 miliardi da collocare nel 2024: con 15 miliardi collocati la prossima settimana il direttore del Debito pubblico del Mef, Davide Iacovoni, avrebbe messo al sicuro, in quattro mesi, una copertura di oltre il 45% del totale.

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