Collegati con noi

Cronache

Ucciso a coltellate vicino a stazione Termini a Roma

Pubblicato

del

Accoltellato a morte in strada davanti alla stazione Termini di Roma. L’allarme è scattato poco dopo la mezzanotte in piazza dei Cinquecento quando alcuni passanti, vedendo l’uomo a terra insanguinato, hanno contattato il numero d’emergenza 112. Sul posto un’ambulanza del 118 e la polizia. Inutili i soccorsi per il cittadino somalo di 41 anni. Il personale sanitario non ha potuto fare altro che constatare il decesso. La vittima è stata uccisa da un’unica coltellata all’altezza dell’addome. Gli agenti della Squadra mobile della Questura si sono messi subito sulle tracce del responsabile. Hanno raccolto diverse testimonianze e vagliato le immagini delle telecamere di sorveglianza che puntano sul piazzale all’esterno dello scalo ferroviario, dove si trovano anche le fermate degli autobus.

In nottata all’interno di un bar di via Cernaia, a poche centinaia di metri di distanza, è stato rintracciato un sospettato. Per gli investigatori potrebbe essere stato lui ad aver sferrato il colpo che ha ucciso Cali Abdiwahab Sulub. Si tratta di un cittadino egiziano senza fissa dimora. L’uomo è stato ascoltato a lungo dagli inquirenti e la sua posizione è ora al vaglio dell’autorità giudiziaria. Non è escluso che il 41enne sia stato colpito con la lama al culmine di una lite. A quanto ricostruito dagli investigatori, trascorreva le notti in un dormitorio e bazzicava nel quadrante della stazione. Resta da chiarire cosa sia accaduto la scorsa notte e quali siano i motivi che hanno fatto scattare l’aggressione finita in tragedia. L’omicidio si è consumato in una delle zone calde della città, costantemente sotto la lente delle forze dell’ordine che svolgono servizi ad alto impatto con controlli mirati in tutta l’area.

Tra gli ultimi episodi violenti in ordine di tempo il pestaggio ai danni di una borseggiatrice incinta, picchiata dai suoi protettori per non avere rubato abbastanza denaro. Botte riprese in un video poi rimbalzato sui social. A inizio anno, invece, sempre in piazza dei Cinquecento un cittadino nigeriano di 27 anni colpì senza motivo una donna in strada con un pezzo di legno dello schienale di una sedia rompendole un piede. La vittima, una 50enne italiana, quella notte stava aspettando l’autobus. Fermato da una pattuglia del commissariato Viminale il giovane iniziò a prendere a calci e morsi gli agenti, danneggiando anche il lunotto della volante. Fu arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento mentre la vittima sottoposta a un intervento una frattura alla tibia.

Advertisement

Cronache

Muore a 26 anni nello schianto del gommone sugli scogli

Pubblicato

del

A tradirlo è stata la troppa sicurezza, il fatto di pensare di conoscere così bene quel tratto di mare da spingerlo a un escursione notturna con la sua ragazza. Ma una distrazione gli è stata fatale. Pietro Stipa, 26 anni, toscano originario dell’Argentario, ufficiale della Marina militare di stanza a La Maddalena nel nucleo Sdai (Sminamento difesa antimezzi insidiosi), è morto la scorsa notte nelle acque dell’arcipelago: il gommone che guidava con a bordo la fidanzata, Erika Cavallo 19 anni del posto, si è schiantato sugli scogli tra l’isola madre e Santo Stefano. La meta della coppia erano proprio le calette che circondano Santo Stefano, che però non raggiungeranno mai. Appena usciti dal porto, dopo pochi minuti di navigazione, il natante di cinque metri di lunghezza, è finito sugli scogli affioranti davanti a Santo Stefano, un passaggio insidioso che tutti conoscono.

Pietro Stipa era considerato un uomo di mare con esperienza e soprattutto con una conoscenza approfondita dei luoghi dell’arcipelago proprio per il suo lavoro in Marina. L’impatto con le rocce è stato per lui fatale: sbalzato dal gommone, ha battuto la testa sulle rocce procurandosi una profonda ferita, perdendo i sensi e finendo sott’acqua. Sarebbe quindi morto annegato. A dare l’allarme intorno alle 4 del mattino è stato un passante che si trovava sulla banchina del porto e ha sentito distintamente il botto e un rumore di eliche girare fuori bordo.

Subito ha allertato la Guardia costiera di La Maddalena che ha mobilitato due motovedette dalla vicina Cala Gavetta. Una volta raggiunta la zona a poche miglia da Santo Stefano, gli equipaggi della Capitaneria si sono subito resi conto di quanto era successo: il gommone, con un enorme squarcio nella prua, era finito su uno scoglio e la ragazza che si trovava a bordo stava chiedendo loro aiuto. Soccorsa immediatamente, la fidanzata della vittima è stata portata a terra in stato di choc e con qualche contusione. E’ stata lei ad avvisare i militari della Guardia costiera che il suo ragazzo era finito in mare. Le ricerche del disperso si sono protratte per un’ora, alla fine, intorno alle 5.30, il corpo del giovane ufficiale è stato recuperato sul fondale, adagiato a diversi metri di profondità. Durante le operazioni di ricerca e recupero, il traghetto notturno della Delcomar che effettua i collegamenti con La Maddalena e Palau, ha collaborato illuminando con i suoi potenti fari lo specchio di mare interessato.

La Procura di Tempio Pausania ha aperto un fascicolo per accertare le cause esatte dello scontro. E’ stata inoltre disposta l’autopsia sul corpo dell’ufficiale. Dalle prime indagini condotte dalla Capitaneria, l’incidente sarebbe dovuto alla distrazione del conducente ma anche alla velocità sostenuta: sopra i 15 nodi, circa 30 chilometri all’ora, troppo per affrontare in sicurezza quel tratto di mare. Questa ipotesi è avvalorata dall’analisi dello squarcio sulla parte anteriore del natante, rimasto in galleggiamento e con i tubolari integri. Pietro Stipa nel 2019 aveva partecipato al 52nd Las Anclas Trophy, regata di classe Snipe organizzata dall’Accademia navale spagnola. A riportarlo è il sito ufficiale della Marina Militare. Stipa era allora un aspirante guardiamarina 3^ Classe dell’Accademia navale di Livorno e si era aggiudicato la 3rd Naval Accademies Race, competizione che ha messo a confronto sette equipaggi militari provenienti da altrettanti Paesi esteri.

Continua a leggere

Cronache

Duplice omicidio a Orta di Atella, uccisi un avvocato e il fratello: interrogato un operaio

Pubblicato

del

Un fatto d’impeto, legato a questioni di vabilità, oppure un delitto calcolato, per questioni economiche connesse a una vendita in un’asta giudiziaria. E non solo. I Carabinieri di Marcianise e quelli del Comando provinciale di Caserta, guidati dal colonnello Manuel Scarso, stanno valutando tutti i possibili moventi del duplice omicidio avvenuto nel primo pomeriggio in strada, ad Orta di Atella. Le vittime – i fratelli Marco e Claudio Marrandino, di 40 e 29 anni, entrambi incensurati – erano molto noti a Cesa, di dove erano originari.

Claudio Marrandino

Marco Marrandino, avvocato, era stato in passato anche presidente del Consiglio comunale, eletto con una lista civica, mentre il fratello era un imprenditore del settore edile. Allo stato delle indagini non c’è certezza sulle ragioni che hanno spinto il presunto assassino, un operaio di 53 anni, anche lui incensurato e di Cesa, a sparargli con una pistola e ad ucciderli, sembra in entrambi i casi anche con dei colpi alla testa. L’ipotesi che vi fossero dei dissidi per questioni economiche, però, sembra allo stato quella prevalente. Gli investigatori stanno sentendo persone per ricostruire la dinamica del duplice omicidio – i fratelli si trovavano a bordo di una Bmw bianca e l’operaio sulla sua vettura: sembra che qualcuno li abbia visti litigare, poi Claudio è stato ucciso a bordo dell’auto, Marco fuori mentre tentava di scappare – e per capire se tra i protagonisti di questa tragedia vi fossero delle relazioni pregresse e di che natura.  

Marco MarrandinoIl delitto è avvenuto tra Orta di Atella e Succivo, in località Astragata, nei pressi dell’uscita dell’asse mediano. A scoprire i corpi è stato un equipaggio dei carabinieri che era di pattuglia proprio in quella zona e che ha sentito gli spari. I militari avrebbero anche visto l’assassino fuggire e sono riusciti ad intercettarlo e a fermarlo poco dopo. In un primo momento le modalità hanno fatto pensare ad un agguato di camorra, ma nè le vittime, nè il presunto assassino risultano avere legami con ambienti della criminalità organizzata. Gli investigatori, comunque, non escludono alcuna pista, tenuto anche conto che il duplice omicidio è avvenuto a poche dall’arresto di Emanuele Libero Schiavone, figlio del capoclan pentito Francesco, e che nei giorni scorsi, nel Casertano, si sono verificati diversi episodi violenti, raid con decine di colpi d’arma da fuoco esplosi anche ai danni dell’abitazione della stessa famiglia Schiavone a Casal di Principe, nell’imminenza, tra l’altro, della tornata elettorale.

Continua a leggere

Cronache

Camorra, fermato Emanuele Libero Schiavone: è il figlio del boss pentito del clan dei casalesi Francesco Sandokan Schiavone

Pubblicato

del

Dopo gli spari nei pressi del municipio di Casal di Principe, in provincia di Caserta, arrivano i primi fermi per camorra: c’è il figlio del boss Sandokan. Secondo quanto si apprende, la scorsa notte i carabinieri del comando provinciale di Caserta hanno dato esecuzione ad un decreto emesso d’urgenza dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli nei confronti di Emanuele Libero Schiavone, scarcerato da poche settimane e, soprattutto, pochi giorni dopo la decisione del padre – il capoclan dei Casalesi Francesco “Sandokan” – di collaborare con la giustizia. In manette anche Francesco Reccia, a sua volta figlio di Oreste, ritenuto elemento di spicco della criminalità organizzata casalese. Al momento non trapelano altri dettagli, ma pare sia l’immediata risposta di forze dell’ordine e magistratura all’inquietante episodio avvenuto pochi giorni fa a Casal di Principe, nel pieno della campagna elettorale.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto