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Spinazzola: “Basta fallimenti, l’Italia deve tornare al Mondiale”

Spinazzola, tornato in azzurro dopo due anni, carica la squadra di Gattuso: “Clima straordinario, è finito il tempo dei fallimenti. Dobbiamo andare al Mondiale”. Fiducia e nuovi talenti per l’Italia che sfida Israele.

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Basta con i fallimenti, al Mondiale dobbiamo andare”.
Le parole di Leonardo Spinazzola dal ritiro di Udine suonano come un manifesto della nuova Italia di Rino Gattuso, reduce dal successo in Estonia e attesa martedì dalla sfida contro Israele.
Il terzino del Napoli, tornato in nazionale dopo due anni, parla di “un gruppo rinato, con fiducia e consapevolezza” grazie al lavoro del nuovo ct.

“Gattuso ha riportato la convinzione di essere forti e di poter dire la nostra. Ha creato un clima eccezionale”, ha spiegato Spinazzola, che vede nella grinta del tecnico e nella crescita dei giovani la chiave per rimettere l’Italia in carreggiata.

I tre centravanti e il rebus Kean

L’Italia “dei tre centravanti” — Kean, Retegui e Pio Esposito, tutti in gol a Tallinn — ha ritrovato entusiasmo, ma deve fare i conti con l’emergenza.
Kean è uscito malconcio per una distorsione alla caviglia, e lo staff medico azzurro attende gli esiti degli esami. In caso di forfait, Gattuso punterà su Pio Esposito, ventenne talento dell’Inter, che ha impressionato anche Luciano Spalletti.

Dal Festival di Trento, l’ex ct ha commentato: “Mi ricorda Bobo Vieri: per movimenti, potenza e pulizia tecnica. Ha tutto per diventare il nostro nuovo padrone dell’area di rigore”.
Gattuso, intanto, medita di confermare la formula del doppio centravanti, che sta dando equilibrio e incisività.

Attesa per Israele, tensione e prudenza

La sfida di martedì contro Israele si giocherà a Udine davanti a circa 16.000 spettatori.
Gli israeliani, reduci da una pesante sconfitta in Norvegia, hanno perso fiducia, ma Gattuso non vuole cali di tensione: “All’andata abbiamo sofferto in difesa, guai a sottovalutare l’avversario”.

Senza lo squalificato Bastoni, il ct azzurro si affida a una linea difensiva rinnovata e a un centrocampo più muscolare. L’obiettivo è chiaro: secondo posto e playoff, unica via per il Mondiale 2026 dopo le delusioni del passato.

Spinazzola: “Sono rinato, ora testa solo al futuro”

Per Spinazzola, il ritorno in azzurro ha anche un valore personale: “I due anni dopo l’infortunio sono stati durissimi. Continuavo a vedermi come prima, ero prigioniero del passato. Ho chiesto aiuto psicologico, e mi è servito. Ora sono un giocatore diverso, meno esplosivo ma più intelligente”.

Poi l’appello ai compagni: “Dobbiamo andare oltre l’Europeo. Io ci sono riuscito, e voglio che lo faccia anche la squadra. È finito il tempo dei rimpianti: è tempo di tornare grandi”.

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Spalletti: «In Nazionale serviva più leggerezza»

Al Festival dello Sport di Trento Luciano Spalletti ripercorre la sua esperienza in Nazionale, ammette errori, parla del futuro dell’Italia di Gattuso e dei suoi rapporti con Totti, Icardi e De Laurentiis.

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L’ex commissario tecnico ha ricordato le partite contro Svizzera e Norvegia, ammettendo di non essersi ancora liberato dal peso di quelle sconfitte: «Ho ancora il martellamento nella testa, ma non voglio cancellarlo. Lo devo vivere e assorbire tutto». Per Spalletti, la Nazionale resta «il Paradiso», e l’addio una «brutta botta da assorbire», anche se si dice certo che «succederà qualcosa di ancora più bello».

Il caso Acerbi e la verità di Spalletti

Non poteva mancare un passaggio sul caso Acerbi, con il difensore dell’Inter che rifiutò la convocazione azzurra. «Non è andata come ha detto lui», ha chiarito Spalletti. «L’ho chiamato il giorno prima della convocazione per dirgli che aveva ragione, che era ancora uno dei più forti. Poi, a pochi giorni dalla partita, mi ha mandato un messaggio: ‘Non vengo più’. Ha tirato fuori l’episodio di Juan Jesus. Se si è creato un’assoluzione per non avere responsabilità, sono contento per lui, ma la cosa è andata diversamente».

L’idea di gruppo e l’errore di “amare troppo” il calcio

Spalletti ha riconosciuto di aver sempre vissuto il calcio in modo viscerale: «Ho cercato di creare un senso di gruppo. Mi sono sentito un po’ un padre per i miei calciatori, li ho difesi sempre. Ma bisogna essere equilibratori. Ho trasferito troppo il mio amore per il calcio, e forse ho sbagliato. Oggi ai giocatori serve più leggerezza».

Fiducia in Gattuso e nella nuova Italia

Sul futuro della Nazionale ora guidata da Gennaro Gattuso, il giudizio è positivo: «A questa Italia non manca nulla. Andrà ai Mondiali. Gattuso ha qualità e idee innovative. Tutto può succedere, ma questa squadra ha le possibilità di diventare forte». Un nome su tutti lo entusiasma: «Pio Esposito mi ricorda Bobo Vieri».

Rapporti ricuciti e nuove sfide

Spalletti ha poi parlato del rapporto ritrovato con Francesco Totti: «Ci siamo rivisti per uno spot che uscirà a fine mese. Spero che accada anche con Icardi». Non sono mancati accenni al Napoli e al difficile rapporto con Aurelio De Laurentiis: «Era diventato complicato, il presidente aveva preso il sopravvento». Ha infine ricordato gli anni in Russia allo Zenit San Pietroburgo e il valore del silenzio e della solitudine nella natura.

In chiusura, il tecnico di Certaldo ha disegnato la sua squadra ideale con i tanti fuoriclasse allenati nella carriera. Un modo per chiudere, con equilibrio e serenità, un lungo viaggio nel calcio e nell’animo umano.

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Italia di Gattuso, vittoria di carattere e cuore: Mondiale sempre più vicino

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La valanga norvegese del pomeriggio poteva togliere motivazione, ma l’Italia di Gennaro Gattuso non si è lasciata intimorire. Bastano cinque minuti per mettere in campo il carattere del suo commissario tecnico, lo stesso che trasmette ogni volta che siede in panchina.
Un gol immediato, firmato Moise Kean, poi l’infortunio che lo costringe a uscire e un rigore fallito da Retegui che avrebbe potuto spegnere la luce. Invece, la squadra reagisce con forza, determinata a riacciuffare il sogno Mondiale.

“L’importante era creare occasioni. I gol si sbagliano, anche i rigori. Ringrazio la squadra per la voglia e l’impegno”, ha commentato Gattuso ai microfoni Rai.


Una Nazionale in crescita

Alla sua terza partita da Ct, Gattuso mostra una squadra più matura e consapevole. A Tallin, l’Italia gioca con equilibrio, determinazione e una gestione più razionale delle energie.

“Senza quell’incidente sul gol di Sappinen non avremmo sofferto nulla”, ha spiegato il tecnico, soddisfatto della reazione dei suoi.

Martedì contro Israele sarà l’ultimo test prima della fase decisiva delle qualificazioni Mondiali, con l’obiettivo chiaro di dimostrare che la trasformazione è compiuta.


Napoli e Castellammare protagoniste

È una serata di sorrisi anche per Napoli e Castellammare di Stabia.
Gattuso conferma Giovanni Di Lorenzo titolare: il capitano del Napoli è una certezza, preciso in difesa e sempre propositivo in avanti. Al suo fianco, dopo due anni e mezzo, torna in azzurro Leonardo Spinazzola, accolto da un’ovazione.

“Spina” entra a gara in corso e regala emozioni: prima sfiora il gol del 3-1, poi serve l’assist perfetto per Pio Esposito, il 18enne di Castellammare che firma il suo primo gol in Nazionale maggiore.

“Dispiace per Kean, speriamo non sia nulla di grave. Ma Pio è entrato bene, ha fatto ciò che serviva”, ha detto Gattuso.

Un esordio che ha fatto impazzire i tifosi e l’intera Castellammare, simbolo di un’Italia giovane, affamata e pronta a stupire.


La strada verso il Mondiale

Con Meret rimasto in tribuna, la “Napoli azzurra” esce comunque rafforzata.
Ora testa a Israele, ultima tappa prima dei playoff.

“La seconda partita la soffriamo sempre un po’ di più, ma dobbiamo restare concentrati. Israele è fuori dai giochi, ma noi abbiamo un obiettivo preciso: arrivare dall’altra parte dell’oceano”, ha concluso Gattuso.

L’Italia c’è, ritrovata nel gioco e nello spirito. E con Gattuso in panchina, la parola “carattere” è tornata a significare vittoria.

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Pogacar trionfa al Lombardia: “Una stagione perfetta, grazie alla squadra e a Majka che si ritira”

Tadej Pogacar celebra la vittoria al Giro di Lombardia e dedica il successo alla squadra e a Rafal Majka, al ritiro. Lo sloveno chiude una stagione straordinaria con 20 vittorie, dal Tour ai Mondiali.

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È davvero fantastico per me e per la squadra. Devo ringraziarli tutti, e in particolare Rafal Majka, che oggi si ritira”. Con queste parole, ai microfoni della Rai, Tadej Pogacar ha celebrato la vittoria al Giro di Lombardia, l’ennesimo trionfo di una stagione che lo consacra definitivamente nella leggenda del ciclismo.

Il campione sloveno della UAE Emirates, al termine della gara, ha mostrato ancora una volta la sua umiltà, evitando di indulgere nei paragoni con i grandi del passato.

“Non guardo ai numeri e ai record – ha detto –. Questa corsa è molto adatta alle mie caratteristiche, e se sono riuscito a vincerla ancora una volta è merito dei miei compagni di squadra”.


Una stagione straordinaria per lo sloveno

Il 2025 è stato per Pogacar un anno straordinario e irripetibile, con venti vittorie complessive tra cui spiccano Tour de France, Giro delle Fiandre, Liegi-Bastogne-Liegi, Mondiali, Europei e Tre Valli Varesine.

“Non ho rimpianti – ha aggiunto –. È stata una stagione perfetta, e ancora una volta posso dire che ho vissuto il mio miglior anno di sempre.”

Con il successo al Lombardia, Pogacar firma un nuovo capitolo della sua carriera, consolidando il proprio dominio nelle classiche monumento e nella scena mondiale del ciclismo.

Per lui e per la UAE Emirates, l’ennesima vittoria che chiude una stagione d’oro, salutando nel migliore dei modi il ritiro di un compagno e amico come Rafal Majka.

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