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Giovanni Di Lorenzo, l’ultima chiamata per il Mondiale: il capitano che non vuole mollare

Giovanni Di Lorenzo sogna il suo primo Mondiale. A 32 anni il capitano del Napoli non vuole mancare l’appuntamento della vita e guida l’Italia di Gattuso verso la qualificazione

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È uno di quelli all’ultima chiamata. Giovanni Di Lorenzo lo sa bene: a 32 anni, o il Mondiale si gioca adesso o non si giocherà mai più. Perché nel 2030 ne avrà 37, e il tempo non perdona nemmeno ai più instancabili.
Eppure il capitano del Napoli e colonna della Nazionale italiana non ha mai smesso di crederci. Dopo aver vinto un Europeo e saltato due edizioni della Coppa del Mondo — la prima con la Svezia nel 2017, quando non era ancora in azzurro, e la seconda nel 2021, causa infortunio — ora vuole la sua rivincita.


Il veterano che non molla mai

Con oltre 50 presenze in Nazionale, Di Lorenzo è ormai uno dei pilastri del gruppo. Solo Donnarumma e Barella lo precedono per numero di gare disputate. Da Mancini a Spalletti, fino a Gattuso, nessuno ha mai rinunciato a lui.
Dal suo esordio nel 2019 contro il Liechtenstein non ha più saltato un appuntamento importante. Lo chiamano “Robocop” per la resistenza e la costanza: un difensore moderno che difende, costruisce e attacca con la stessa intensità.


Il simbolo del calcio operaio

Tutti sono pazzi di Di Lorenzo perché incarna un’idea di calcio che sembra ormai scomparsa: quella della fatica, del sudore, della disciplina.
Sorride poco, si arrabbia molto, ma non tradisce mai. Un professionista totale, capace di passare da terzino a centrocampista o esterno offensivo con naturalezza.
Nel suo Napoli ha vinto due scudetti e una Coppa Italia, diventando il simbolo di una squadra che ha costruito le proprie vittorie sul lavoro e sulla compattezza.


Estonia e Israele, snodi decisivi

Le prossime due partite dell’Italia — Estonia e Israele — sono cruciali.
Servono punti, entusiasmo e soprattutto leader come lui. Gattuso lo conosce bene, lo ha allenato e ne apprezza la serietà: “È grintoso, metodico, un esempio per i compagni”, ha detto il ct.
Accanto a lui, scalpita Spinazzola, pronto a giocarsi le sue chance, ma la fascia da capitano e la fiducia restano saldamente nelle mani di Di Lorenzo.


L’uomo che vuole scrivere la sua storia

“Giovanni è carico, sogna il Mondiale e farà di tutto per arrivarci”, ha dichiarato il suo agente Mario Giuffredi, che lo conosce da sempre.
Per Di Lorenzo, questo sogno è più di una competizione: è la possibilità di dare un senso pieno a una carriera costruita senza scorciatoie.

In un calcio che cambia volto ogni giorno, lui resta una certezza, un simbolo di concretezza e silenziosa ambizione.
E forse è proprio per questo che l’Italia ha ancora bisogno di lui.

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Atp Finals, Binaghi avvisa il Governo: «Il futuro del torneo dipende dal decreto sport»

Binaghi rivendica il successo delle Atp Finals ma avverte il Governo: il futuro del torneo in Italia dipenderà dall’applicazione del decreto sport. Abodi rassicura: «Accordo possibile».

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Dati alla mano, le Atp Finals di Torino si chiudono con numeri imponenti: 230mila presenze, 591 milioni di impatto economico e 92,3 milioni di extra gettito, quasi sette volte l’investimento statale. Ma sul palco della conferenza finale, accanto alla soddisfazione, riecheggia anche un messaggio chiaro al Governo: il futuro delle Finals in Italia dipenderà dall’applicabilità del decreto sport varato in estate.

Binaghi: «Da domani si apre una nuova fase»

Il presidente della Fitp, Angelo Binaghi (foto Imagoeconomica), ha messo in fila i successi ma ha anche ricordato che il torneo è un asset Atp solo “in concessione” alla federazione:
«Da domani inizia la seconda fase: continuare a farle a Torino per un anno e dialogare con il Governo sull’applicabilità della nuova legge per i prossimi cinque anni. Le decisioni dovranno essere congiunte».

Sul fronte logistico, alla domanda sul duello Torino-Milano, Binaghi scherza: «Non ho mai visto il nuovo palazzetto di Milano. Torino ormai è la mia seconda casa».

Il tennis cresce, «e il Governo dovrebbe capirlo»

Binaghi non perde l’occasione per sottolineare che tennis e padel sono ormai «il secondo sport per numero di praticanti» e si avvicinano al calcio. Da qui l’“aggancio” politico:
«Il Governo dovrebbe capire che investire nel tennis è la miglior scelta possibile».

E allarga il discorso ai contributi pubblici nello sport:
«Serve un sistema che premi i risultati. Oggi è ancora basato su contributi che non tengono conto dei risultati sportivi. Forse il tennis dimostra che può esistere un modello che premia efficienza e merito, non assistenzialismo».

La partita ora si gioca nella capitale

A conti fatti, Torino ha incassato un successo sportivo ed economico indiscutibile. Ma il prossimo punto decisivo non si giocherà sul campo: si giocherà nei rapporti tra Fitp, Governo e Atp. Per capire se le Finals resteranno in Italia — e dove — occorrerà attendere le valutazioni sul decreto sport e i passi che seguiranno.

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Stadio di Napoli, Abodi avverte: «Rischio concreto di perdere Euro 2032». Comune e De Laurentiis divisi sul futuro

Il ministro Abodi avverte: senza un accordo rapido tra Comune e De Laurentiis Napoli rischia di perdere Euro 2032. Entro il 2026 la scelta degli stadi: urge una sintesi sul nuovo progetto.

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«Capisco la sacralità del Maradona, ma serve una soluzione che consegni a Napoli uno stadio all’altezza». È l’allarme del ministro per lo sport Andrea Abodi (foto Imagoeconomica), che non esclude il rischio di un Europeo 2032 senza Napoli. La città è divisa tra la linea del Comune, deciso a ristrutturare il Maradona, e la posizione di De Laurentiis, che punta a un impianto nuovo nell’area del Caramanico.

L’appello del ministro: trovare un accordo

Abodi insiste da giorni sulla necessità di una sintesi. Al convegno di Milano Finanza ha ricordato che Napoli deve trovare «una definizione precisa e un interesse condiviso». Per il ministro, il Maradona «rappresenta più il passato che il futuro» e serve uno stadio moderno, accessibile e funzionale. «Il tempo però sta finendo: se vogliamo gli Europei a Napoli, nelle prossime settimane l’intesa deve consolidarsi».

Pressioni e scadenze: ottobre 2026 è vicino

A Sky Tg24 Abodi ha rilanciato: «Nel 2026 almeno 3 stadi apriranno nuovi cantieri». Il cronoprogramma Uefa prevede che nell’ottobre 2026 vengano scelti i cinque stadi italiani ospitanti, tra progetti già approvati, finanziati e cantierabili entro marzo 2027. Napoli, invece, procede in bilico.

Le città avanti e il ruolo del commissario

Milano progredisce sul dossier, Roma migliorerà l’Olimpico e si immagina il nuovo stadio della Roma. La Lazio ha il suo percorso. «Lavoriamo su 12 progetti», afferma Abodi.

Massimo Sessa, presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, sarà il commissario per gli stadi: dovrà accelerare procedure e coordinare pubblico e privato per garantire gli impianti in tempo per Euro 2032. È già al lavoro sugli adempimenti preliminari.

I candidati a ospitare Euro 2032

Gli stadi in corsa sono:
San Siro (Milano), Olimpico (Roma), Juventus Stadium (Torino), San Nicola (Bari), Maradona (Napoli), Artemio Franchi (Firenze), Luigi Ferraris (Genova), Bentegodi (Verona), Dall’Ara (Bologna) e il nuovo impianto di Cagliari. Anche Salerno ha avanzato la sua candidatura.

L’attesa per la decisione della Zes

A Napoli si attende la decisione della Zes, prevista nelle prossime ore. Domani il Comune sarà in Conferenza: possibile un rinvio che passi oltre la scadenza elettorale della settimana successiva.

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In Evidenza

Napoli, Conte chiede rinforzi subito: 50 milioni per il mercato di gennaio e rivoluzione in vista

Conte vuole interventi immediati sul mercato: 50 milioni pronti, diversi giocatori verso l’addio e obiettivi pesanti a centrocampo e sulle fasce. Il Napoli prepara una rivoluzione.

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Occhio ai miraggi: Conte non ha ricaricato le pile. Domani ritroverà parte del suo Napoli, al completo solo mercoledì, appena 72 ore prima della sfida con l’Atalanta. L’allenatore pretende che nessuno metta in discussione i suoi metodi e vuole interventi immediati sul mercato di gennaio. De Laurentiis è pienamente d’accordo.

Esami per Lang, Lucca, Neres e Marianucci

Non tutte le operazioni estive hanno convinto: Lang, Lucca, Neres e Marianucci rischiano la cessione. Gennaio è lontano, ma è già tempo di test. In calendario ci sono sei gare di campionato, due di Champions, la Coppa Italia e la trasferta a Riad. Manna, su indicazione di Conte e De Laurentiis, si sta muovendo per chiudere almeno due acquisti a centrocampo.

Un budget da 50 milioni nonostante il bilancio

Il Napoli è pronto a investire almeno 50 milioni. Poco importa la perdita da 30 milioni al 30 giugno: non è il momento dell’austerità e si prepara una manovra radicale.

DIFESA

Nonostante il ko di Meret, Manna punta su Contini come vice Milinkovic. Serve un terzino destro: Mazzocchi partirà, Di Lorenzo deve rifiatare e Spinazzola non basta.

L’obiettivo è Brooke Norton-Cuffy del Genoa, valutato 15 milioni ma difficile da cedere per il club ligure. Juanlu Sanchez del Siviglia costa circa 20 milioni e senza sconti non si procede.

Tra gli esuberi dei grandi club c’è Sacha Boey del Bayern Monaco, ma accetterebbe difficilmente il ruolo di vice Di Lorenzo. Marianucci potrebbe andare in prestito, mentre Beukema resta intoccabile.

CENTROCAMPO E ATTACCO

Nessuno svincolato: servirebbe troppo tempo per portarli in forma. Anguissa torna a fine gennaio, De Bruyne a febbraio. Conte cerca rinforzi pesanti.

Il rapporto con il Manchester United apre alla pista Kobbie Mainoo, 20 anni: lo United chiede almeno 40 milioni. In alternativa, Arthur Atta dell’Udinese costa circa 20 milioni. Nel mirino anche Pellegrini della Roma e soprattutto Morten Frendrup del Genoa, entrambi difficili da liberare.

Valutato anche Weston McKennie, in scadenza con la Juventus.

In attacco potrebbe scattare una rivoluzione: se Lang e Lucca trovassero acquirenti, Conte e De Laurentiis potrebbero tornare su Federico Chiesa, ancora in bilico nel Liverpool.

Rinnovi: Rrahmani verso la firma

Manna lavora sui prolungamenti: Rrahmani è vicino al rinnovo di due anni, restano solo dettagli e non si prevedono intoppi.

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