Collegati con noi

Economia

Manovra, trattativa tra governo e banche verso la stretta finale: martedì la decisione sul contributo degli istituti

La trattativa tra governo e banche entra nella fase decisiva: entro martedì attesa la misura sul contributo degli istituti finanziari per la manovra. Taglio Irpef, pensioni e rottamazione tra i nodi da sciogliere.

Pubblicato

del

La trattativa tra governo e banche entra nel vivo. I contatti per definire il contributo degli istituti finanziari alla manovra economica proseguono serrati e dovrebbero portare, entro martedì, a una soluzione condivisa sulla portata della misura.
Martedì è infatti il giorno fissato per l’approvazione del Documento programmatico di bilancio da inviare a Bruxelles e della legge di bilancio da presentare al Parlamento.


Vertice di maggioranza prima del Consiglio dei ministri

Il Consiglio dei ministri è atteso nel pomeriggio di martedì, ma prima si terrà un nuovo vertice di maggioranza per tirare le fila delle misure ancora in discussione.
I tempi sono stretti: lunedì la premier Giorgia Meloni sarà in Egitto per la firma della pace in Medio Oriente, mentre il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti incontrerà a Palazzo Chigi le imprese e l’Abi nel secondo round dei tavoli sulla manovra.

Le uniche finestre utili per chiudere il confronto restano dunque lunedì sera o martedì mattina, quando però Giorgetti sarà atteso al Forum dell’agricoltura di Coldiretti.


Irpef, pensioni e rottamazione: i nodi sul tavolo

Le decisioni cruciali riguarderanno la platea del taglio dell’Irpef, che dovrebbe fermarsi a 50.000 euro di redditononostante le richieste di Forza Italia e Cisl di estenderla fino a 60.000 euro, il congelamento dell’aumento dell’età pensionabile e la nuova rottamazione delle cartelle, probabilmente in versione “light”.

Molto dipenderà dal contributo delle banche, e forse anche delle compagnie assicurative, per coprire le misure. L’Abipropone di ripetere la formula concordata nel 2023, cioè il differimento delle Dta, che potrebbe garantire nuova liquidità ai conti pubblici, seppure in forma temporanea.


Una manovra da 16 miliardi “coperta corta”

La manovra, da 16 miliardi, appare già molto stretta: restano fuori ipotesi come la detassazione delle tredicesime, degli aumenti contrattuali o dei ticket a 10 euro, tutte misure ritenute troppo onerose.
Il governo punta a ridurre la spesa all’essenziale, rinviando i dettagli tecnici alla fase parlamentare e al maxiemendamento finale.

Sul fronte pensioni, appare difficile un blocco generalizzato dello scalino di tre mesi, mentre le imprese chiedono interventi strutturali.


Confindustria chiede visione e investimenti

Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha chiesto “un intervento poderoso” che guardi al futuro industriale del Paese su un orizzonte di almeno tre anni.
Le aziende reclamano l’estensione della Zes unica per il Mezzogiorno e lamentano il costo dell’energia e la scadenza di numerosi incentivi.

“Mi auguro che Giorgetti non sia qui perché sta lavorando a una misura solida”, ha dichiarato Orsini durante il convegno dei giovani industriali a Capri, al quale il ministro non ha partecipato. È il secondo forfait in pochi giorni, dopo quello all’assemblea di Confindustria Vicenza e Verona del 4 ottobre.


Tra incontri, trattative e tensioni interne alla maggioranza, il governo punta a chiudere il pacchetto della manovra entro martedì, con l’obiettivo di arrivare a Bruxelles con i conti in ordine e una linea politica unitaria sul bilancio 2025.

Advertisement

Economia

Manovra 2026, centrodestra verso l’intesa: taglio Irpef, pace fiscale e fondi per sanità e famiglie

Il centrodestra prepara la legge di bilancio: taglio dell’Irpef per il ceto medio, nuova pace fiscale, sostegno alle famiglie e più fondi per la sanità. Meloni riunisce i leader prima del vertice di Sharm el-Sheikh.

Pubblicato

del

La maggioranza stringe i tempi per la manovra 2026. Il centrodestra si è riunito in un vertice serale a Palazzo Chigi, alla vigilia della partenza di Giorgia Meloni per l’Egitto, per definire gli ultimi dettagli del Documento programmatico di bilancio (Dpb) e della legge di bilancio che martedì approderanno in Consiglio dei ministri.

Sul tavolo restano i nodi politici e finanziari principali: taglio dell’Irpef per il ceto medio, pace fiscale, pensioni e contributo del sistema bancario. I compromessi sembrano ormai raggiunti, con la Lega concentrata su rottamazione e pensioni e Forza Italia determinata a tutelare i redditi medi.

Taglio dell’Irpef e vantaggi per il ceto medio

La misura simbolo della manovra sarà il taglio di due punti della seconda aliquota Irpef, che scenderà dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro.
L’intervento, dal costo stimato di 2,5 miliardi di euro, garantirà un vantaggio massimo di 440 euro annui per contribuente.

L’obiettivo politico è alleggerire la pressione fiscale sul lavoro e dare un segnale concreto al ceto medio, in linea con le promesse elettorali del centrodestra.

Pace fiscale e cartelle esattoriali

Sul fronte fiscale arriva una nuova rottamazione delle cartelle, spalmata in nove anni e 108 rate, riservata ai contribuenti “meritevoli”. Si punta a un meccanismo più selettivo per favorire chi intende regolarizzare la propria posizione senza nuovi condoni generalizzati.

Pensioni, famiglie e casa

In tema di pensioni, il governo lavora a una sterilizzazione parziale dell’aumento dell’età pensionabile previsto dal 2027. Lo stop di tre mesi dovrebbe essere graduale e applicato solo a chi compirà 64 anni nel 2027.

Per le famiglie, il pacchetto da 500 milioni a 1 miliardo di euro prevede bonus per le madri lavoratrici, detrazioni con quoziente familiare e la conferma del congedo parentale facoltativo all’80% dello stipendio per tre mesi.

Sul fronte edilizio, l’esecutivo punta alla proroga del bonus ristrutturazioni al 50% per la prima casa, ma con criteri di accesso più rigidi. Ancora incerto, invece, il futuro del bonus mobili, in scadenza a fine anno.

Imprese e sanità: nuovi fondi e incentivi

Le imprese potranno contare sulla proroga dell’Ires premiale per chi reinveste in innovazione e occupazione, con un costo di 400-500 milioni di euro, e su un nuovo incentivo destinato a sostituire Transizione 5.0.

Sul fronte sanitario, il governo ha stanziato 2,5 miliardi aggiuntivi per assunzioni e smaltimento delle liste d’attesa, che si sommano ai 4 miliardi già previsti nella precedente legge di bilancio.

Il nodo banche e assicurazioni

Resta aperto il capitolo banche, con un “contributo concertato” e non punitivo.
Il vicepremier Antonio Tajani ha ribadito che «ha prevalso la linea di Forza Italia: nessuna tassa sugli extraprofitti, ma dialogo costruttivo».
Le entrate previste dal comparto bancario e assicurativo potrebbero aggirarsi attorno ai 2,5 miliardi di euro, anche attraverso una proroga dell’intervento sulle Dta.

Una manovra “leggera” ma politica

Con una dote complessiva di 16 miliardi di euro, la manovra 2026 sarà la più “leggera” dal 2014, ma politicamente densa.
Tagli mirati, incentivi selettivi e sostegno alle famiglie disegnano una legge di bilancio che punta a rafforzare la tenuta sociale senza sforare i vincoli di bilancio europei.

Martedì, in Consiglio dei ministri, arriverà il verdetto finale su un testo che segna l’equilibrio fra le anime del centrodestra e la regia economica di Palazzo Chigi.

Continua a leggere

Economia

Pechino accusa gli Stati Uniti: “Gli Usa minano i negoziati commerciali”

Pechino accusa gli Stati Uniti di sabotare i negoziati commerciali dopo la minaccia di nuovi dazi di Trump. La Cina parla di “doppi standard” e promette contromisure. Il rischio è un nuovo disaccoppiamento tra le due superpotenze.

Pubblicato

del

Chat Gpt

La guerra dei dazi tra Cina e Stati Uniti si riaccende. Pechino ha ribaltato su Washington la responsabilità dell’escalation e accusa gli Stati Uniti di aver «gravemente minato il clima dei negoziati bilaterali». È la prima reazione ufficiale del governo cinese dopo la minaccia del presidente Donald Trump di imporre dal primo novembre nuovi dazi del 100% sul made in China, insieme a una stretta sull’export di software critici.

Secondo il ministero del Commercio cinese, le azioni americane sono «un tipico esempio dei doppi standard di Washington». Trump, però, ha cercato di smorzare i toni, dichiarando che «andrà tutto bene».

Pechino: “Gli Usa abusano del concetto di sicurezza nazionale”

«Per troppo tempo gli Stati Uniti hanno esagerato il concetto di sicurezza nazionale e abusato delle misure di controllo sull’export, danneggiando i diritti delle imprese cinesi», ha detto un portavoce del ministero.
Pechino contesta l’enorme differenza tra le due liste di controllo: 3.000 voci in quella americana, solo 900 in quella cinese.

L’ira del tycoon nasce dall’annuncio di Pechino di nuovi controlli stringenti sull’esportazione di terre rare, batterie al litio e tecnologie avanzate, misure che Trump ha definito «aggressive e ingiustificate».

Dazi, sanzioni e ritorsioni

Gli Stati Uniti hanno risposto con sanzioni contro aziende cinesi coinvolte nel commercio di petrolio iraniano e stanno preparando nuove tasse portuali sulle spedizioni in arrivo dal 14 ottobre.
Pechino ha replicato con tariffe speculari, assicurando che «non vuole una guerra commerciale, ma non ne ha paura».

Il portavoce cinese ha ricordato che, appena venti giorni dopo l’ultimo round di colloqui a Madrid, Washington ha inserito nuove aziende cinesi nelle liste di controllo e sanzioni, aggravando la tensione.

Dialogo difficile tra Trump e Xi

La crisi riporta le relazioni bilaterali al punto di partenza, poche settimane dopo il colloquio telefonico tra Trump e Xi Jinping, in cui i due leader avevano ipotizzato un incontro al forum Apec in Corea del Sud.
Trump, però, ha successivamente dichiarato sui social di «non vedere motivo per incontrarsi con Xi», salvo poi precisare di non aver annullato il vertice.

Secondo gli analisti, Pechino starebbe alzando la posta per rafforzare il proprio potere negoziale, in particolare sul dossier Taiwan, ma il rischio è che le restrizioni sulle terre rare e sulle tecnologie strategiche mettano sotto pressione l’economia globale.

Verso un nuovo disaccoppiamento

Ryan Hass, esperto della Brookings Institution, ha osservato che entrambe le potenze stanno ormai perseguendo strategie per ridurre la reciproca dipendenza economica, spingendo verso un progressivo disaccoppiamento.

Anche se l’incontro in Corea del Sud dovesse concretizzarsi, ha spiegato Hass, servirà solo a «definire la rotta e i limiti di una competizione che appare ormai inevitabile».
Un confronto sempre più duro, in cui la guerra dei dazi è solo il riflesso di una rivalità geopolitica destinata a durare nel tempo.

Continua a leggere

Economia

Crisi nella moda, il governo convoca un tavolo urgente: “Difendere il Made in Italy e fermare l’invasione del fast fashion”

Il ministro Urso convoca per il 15 ottobre un tavolo straordinario con Confindustria Moda e Altagamma per salvaguardare la reputazione del Made in Italy e frenare il fast fashion.

Pubblicato

del

Il governo accelera sulla difesa del Made in Italy e sulla tutela del comparto della moda, duramente colpito dalla crisi produttiva e dalle inchieste che hanno coinvolto marchi di prestigio come Tod’s e Loro Piana.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha convocato per mercoledì 15 ottobre un tavolo urgente con i principali rappresentanti del settore per “definire le misure a tutela della reputazione del Made in Italy e contrastare l’invasione dei prodotti del fast fashion”.

All’incontro parteciperanno Confindustria Moda, Camera Nazionale della Moda Italiana, Fondazione Altagamma, Confartigianato Moda e Cna Moda.


La prima proposta: stop all’esenzione doganale sotto i 150 euro

Dal tavolo partirà una richiesta diretta all’Unione Europea per eliminare l’esenzione dai dazi doganali per i pacchi di valore inferiore a 150 euro, spesso utilizzata per l’importazione massiccia di abbigliamento low cost proveniente da Asia e Paesi extra-Ue.
Nel 2024 sono entrati nel mercato europeo oltre 12 milioni di pacchi al giorno. Si valuta un dazio simbolico di due euro per pacco, ma la misura non è ancora stata adottata.

In Francia è già in vigore una tassa ambientale sul fast fashion fino a 5 euro per capo, pari al 50% del prezzo di vendita, per compensare l’impatto ambientale e sociale della produzione a basso costo.


Produzione in calo e concorrenza spietata

Il settore moda e tessile-abbigliamento continua a registrare segni negativi.
Secondo i dati Istat, nei primi otto mesi del 2025 la produzione è diminuita del 6,6% rispetto allo stesso periodo del 2024, che già aveva segnato un crollo del 10,5% sul 2023.
La concorrenza internazionale è sempre più aggressiva: il low cost domina le fasce medio-basse, mentre nel lusso la reputazione dei brand diventa decisiva per restare competitivi.


Urso: “Difendere la legalità e la reputazione della filiera”

Il ministro Urso ha ribadito la necessità di rafforzare la legalità e la trasparenza lungo tutta la filiera produttiva.

“La reputazione dei nostri brand, costruita nel tempo come sinonimo di qualità e saper fare italiano, è oggi sotto attacco — ha dichiarato Urso —. Dobbiamo garantire la piena legalità della filiera produttiva e fermare l’ondata del fast fashion che cresce anche per effetto dei dazi americani sui prodotti cinesi”.

Per assicurare la tracciabilità e il rispetto delle regole, il governo punta alla creazione di un ente terzo di certificazione preventiva, incaricato di verificare la conformità ambientale, sociale e lavorativa delle aziende lungo la catena produttiva.


Un impegno condiviso con il settore

Urso ha avuto un colloquio diretto con Diego Della Valle, fondatore e presidente del gruppo Tod’s, per ribadire l’impegno del governo a tutelare la reputazione della moda italiana.
Il ministro ha illustrato un nuovo provvedimento legislativo, elaborato d’intesa con le associazioni del settore, per garantire piena trasparenza nella filiera e contrastare il caporalato.

“L’Italia non può permettersi di disperdere questo patrimonio di eccellenza, creatività e occupazione. Per questo — ha concluso Urso — stiamo lavorando con tutti gli attori del comparto per interventi legislativi immediati che proteggano il Made in Italy e chi lo rende grande”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto