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Bambini in guerra, “una catastrofe senza precedenti”

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I bambini palestinesi nella trappola di Gaza, i bambini israeliani mostrati come trofeo da Hamas. I piccoli finiti sotto le macerie della Striscia, e quelli che sono stati uccisi nei lettini della loro casa nei kibbutz. Se questa nuova guerra in Medio Oriente ha delle vittime innocenti, i primi sono certamente i bambini. Lo ha ricordato Papa Francesco all’Angelus che ha nel cuore il futuro di questi bambini scossi dalle bombe, da una parte e dall’altra. “Il Papa – riferisce padre Gabriel Romanelli, il parroco di Gaza, ai media vaticani – ci ha chiesto di proteggere i bambini. Lui sa che, oltre i bambini della parrocchia, ospitiamo bambini cristiani e bambini musulmani, oltre ai disabili e ai feriti curati dalla suore di Madre Teresa. Sono centinaia di persone sotto la nostra responsabilità. Il Papa sa tutto questo e ha ancora manifestato la sua vicinanza, la sua benedizione e la sua preghiera e sta facendo il suo meglio per avere una piccola finestra di speranza”.

I bambini sono tutti nati in un Medio Oriente già non pacificato, non conoscono altro: i piccoli israeliani sanno bene come è la vita in una ‘safe room’, quelli palestinesi hanno imparato a essere disciplinati nelle lunghe code ai check point. “Ma quello che stiamo vivendo in questi giorni è una catastrofe senza precedenti”, ripetono dalla comunità cristiana di Gerusalemme dove domani qualcuno proverà a ripartire e ad aprire quelle scuole che “rispettano gli standard per raggiungere il rifugio nei tempi che garantiscono la sicurezza”. Ma molti degli istituti resteranno chiusi e comunque forse non saranno molti i genitori disposti a lasciare i loro figli a scuola. La situazione dei bambini è difficile anche nella casa di accoglienza per bambini abbandonati, Hogar Nino Dios, a Betlemme, gestita dai sacerdoti e dalle suore della Famiglia religiosa del Verbo Incarnato. “Il nostro contatto con loro – dicono i volontari dell’Unitalsi che a turno portavano il loro aiuto alla struttura – è giornaliero e nelle loro parole si sente il dolore e la preoccupazione per la situazione che stanno vivendo”.

Sempre a Betlemme si vive la fatica non solo di curare ma anche di tranquillizzare, per quanto possibile, i bambini ricoverati al Caritas Baby Hospital, che proprio in questo mese di ottobre si preparava a festeggiare i 70 anni di attività. Domani, su base facoltativa, riapriranno le lezioni al ‘Magnificat’, il conservatorio dei francescani, diretto da padre Alberto Joan Pari: una eccellenza musicale ma soprattutto un laboratorio di convivenza perché è frequentata da oltre duecento tra bambini cristiani, musulmani ed ebrei. E’ difficile prevedere quanti torneranno, e con quale animo, a studiare pianoforte o violoncello. “Un nostro allievo di Beit Sahour – raccontavano qualche mese fa gli insegnanti – non ha la possibilità di venire qui a Gerusalemme perché le autorità non gli consentono di attraversare il check point: quindi siamo stati noi a passare il muro e raggiungerlo a Betlemme per permettergli di sostenere l’esame”.

Ora la situazione è ben peggiorata. Sempre i francescani, lo scorso luglio, avevano inaugurato una piscina, soprattutto pensando ai bambini, la prima e al momento l’unica nella Città Vecchia di Gerusalemme. Difficile prevedere quando si tornerà a quel divertimento di soli dieci giorni fa.

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Shock a Boston, quattro ragazzine accoltellate in un cinema

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Quattro ragazzine, tra i nove e i 17 anni, sono state accoltellate in un cinema alla periferia sud di Boston da un uomo che è stato arrestato. Lo riferiscono i media americani. La stessa persona secondo la polizia potrebbe essere responsabile dell’accoltellamento di una coppia di ventenni in un McDonald’s a venti chilometri dal cinema mezz’ora dopo. Nessuna delle persone ferite è in pericolo di vita. Stando alle prime ricostruzioni l’uomo è entrato nel cinema senza biglietto con indosso un impermeabile e una parrucca bionda ed ha accoltellato le ragazze. E’ scappato a bordo di un Suv nero ed è stato fermato dalla polizia dopo aver aggredito la coppia. Secondo i media locali, l’uomo era anche ricercato nell’ambito di un’indagine per un omicidio a Deep River, in Connecticut, ed era stato definito dalla polizia “armato di coltello e pericoloso”.

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Israele non molla Rafah: avanti con nuove forze

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Israele non molla su Rafah. Nonostante gli ammonimenti degli Usa e della comunità internazionale per un contenimento dell’azione militare, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha detto che l’operazione dell’Idf aumenterà sia “nelle forze di terra sia aeree”. E si intensificano i raid israeliani sull’enclave palestinese: a Gaza City la protezione civile diretta da Hamas ha riferito di un bombardamento che ha provocato “26 morti, tra i quali anche minori”. Il tutto alla vigilia della decisione della Corte internazionale di giustizia della Aja (Cij), il più alto tribunale delle Nazioni Unite, che dovrà pronunciarsi sulla richiesta del Sudafrica di ordinare a Israele un cessate il fuoco a Gaza e dunque anche a Rafah. Pretoria vuole che la Corte imponga allo Stato ebraico di cessare “immediatamente” tutte le operazioni militari nella Striscia, compresa Rafah, dove ha lanciato operazioni di terra il 7 maggio.

Qualunque sia la decisione della Corte, Israele ha tuttavia già messo le mani avanti: nessun “potere al mondo” potrà fermarci dal fare i conti con Hamas, ha avvertito un portavoce del governo di Benyamin Netanyahu. “Stiamo rafforzando il nostro impegno contro Rafah – ha detto Gallant -. L’operazione andrà avanti e aumenterà con altre forze di terra e dall’aria. Raggiungeremo i nostri obiettivi”.

E ha aggiunto che gli obiettivi di Israele “sono quelli di dare un durissimo colpo ad Hamas e di privarlo delle sue potenzialità militari creando le condizioni per il rilascio degli ostaggi”. A spiegare più a fondo l’operazione è stato il portavoce militare Daniel Hagari: “Hamas è a Rafah, Hamas – ha detto – ha tenuto i nostri ostaggi a Rafah, ecco perché le nostre forze stanno operando nella città. Lo stiamo facendo in modo mirato e preciso”.

“Dobbiamo fare tutto il possibile per compiere la nostra missione fondamentale di riportare a casa tutti i nostri ostaggi e garantire una sconfitta duratura di Hamas”, ha concluso Hagari riferendosi al video delle 5 soldatesse rapite e portate a Gaza il 7 ottobre e ancora in prigionia. Video che secondo Hamas è stato “manipolato” e del quale “non può essere confermata l’autenticità”.

Proprio il nodo degli ostaggi israeliani – riproposto dal video pubblicato dal Forum delle famiglie dei rapiti, ormai esasperate – ha spinto a riaccendere la fiammella di nuovi colloqui tra le parti al Cairo, mediati da Egitto e Qatar. Il Gabinetto di guerra israeliano ha dato mandato ai negoziatori israeliani di proseguire le trattative con un maggior “grado di manovra” rispetto ai precedenti. Fonti egiziane – citate dai media arabi – hanno fatto sapere che il Cairo sta prendendo contatti “con tutte le parti attive”.

Al 230/esimo di guerra, l’esercito oltre che nella parte orientale di Rafah sta operando anche a Jabalya, nel nord della Striscia, dove ci sono “intensi combattimenti ravvicinati” con i miliziani di Hamas. L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito che “8 persone, in maggior parte donne e bambini, sono morte” e diverse altre sono rimaste ferite in un raid israeliano nel campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. Mentre prosegue al nord di Israele anche lo scontro con gli Hezbollah che, dopo l’uccisione di un loro comandante in un raid dell’Idf, ha lanciato circa 30 razzi dal sud del Libano.

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Tragedia a Maiorca, 4 morti nel crollo di un ristorante

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Tragedia alla Playa de Palma, la località turistica più battuta dai turisti nell’isola di Palma di Maiorca, per il crollo di uno dei locali fra i più noti della costa, il Medusa Beach Club, in calle Cartago. Il locale con ristorante e terrazza chill out sul lungomare della Playa de Palma, ubicato su due livelli, per motivi in corso di accertamenti è sprofondato, travolgendo i clienti e i lavoratori che affollavano le sale e la terrazza all’ora di massima affluenza. Almeno 4 le vittime e 27 i feriti, dei quali quattro in gravi condizioni, secondo il bilancio ancora non definitivo dei servizi di emergenza. Al momento non risultano italiani fra le persone coinvolte nel crollo.

“E’ stato un rumore secco, come una bomba”, la testimonianza di Javier, uno degli abitanti della zona. Il locale, secondo vari residenti, era stato ristrutturato “da un paio di anni”. La parte crollata, che ha provocato l’implosione della palazzina, sprofondata sul piano interrato dello stabile, era quella utilizzata come chill out, secondo una prima ricostruzione dei vigili del fuoco.

“Il crollo è stato molto rapido e molto violento”, ha raccontato Raul Pursnani, proprietario del negozio Moda Meena, accanto al Medusa Beach Club, ripreso dai vari media, fra i quali El Pais. Visibilmente scosso, non aveva parole per descrivere l’accaduto. “E’ molto triste, c’era molta gente che mangiava e molti che ballavano, erano in vacanza e guardate ora che tragedia!”, ha aggiunto. Tra le vittime, Abdulaye Diop, il giovane ‘eroe’ senegalese che nel dicembre 2017, assieme all’amico Oumar M’bengue, non esitò a lanciarsi in mare per salvare un bagnante sul punto di annegare, al largo della Playa de Palma. All’epoca Abdulaye e Oumar lavoravano come portieri della discoteca Black Magic.

Grazie alla prontezza di spirito del giovane senegalese, l’uomo in difficoltà fu portato in salvo a riva. Purtroppo questa sera il suo è stato il primo corpo ad essere identificato dal medico legale giunto sul posto assieme alle squadre di vigili del fuoco, con le ambulanze dei servizi di emergenza, impegnati a salvare i superstiti dalle macerie. “Al 90% non ci sono altre persone sotto le macerie”, hanno detto i servizi di soccorso. Ancora non sono chiare le cause che hanno provocato il cedimento della struttura e sulle quali il tribunale di Palma de Mallorca ha aperto un’inchiesta. Il sindaco Jaime Martinez, accorso sul posto, ha dichiarato tre giorni di lutto nel comune.

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