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Tecnologia

Da 25 big della ricerca appello contro i rischi delle IA

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Le Intelligenze Artificiali crescono molto rapidamente e governare questo sviluppo è indispensabile urgente per evitare che diventino ingestibili e pericolose; per questo governi e aziende leader devono investire molto di più per trovare contromisure efficaci ai pericoli che spaziano dall’instabilità sociale alla manipolazione di massa, fino a guerre combattute con macchine autonome. A lanciare l’appello sono 25 tra i maggiori esperti di IA a livello mondiale provenienti da Stati Uniti, Cina, Europa e Regno Unito, guidati da Yoshua Bengio, dell’Università canadese di Montreal. Lo fanno in una lettera pubblicata sulla rivista Science alla vigilia del summit internazionale sulla sicurezza dell’IA in programma a Seoul il 21 e 22 maggio.

Propio mentre l’appello viene diffuso, l’azienda OpenAI annuncia di avere sciolto il team dedicato a mitigare i rischi a lungo termine dell’intelligenza artificiale messo in piedi a luglio del 2023. Quello che secondo i 25 firmatari dell’appello è ormai urgente è “una rigorosa regolamentazione da parte dei governi, non codici volontari di condotta scritta dall’industria”. Per l’informatico Stuart Russell, dell’Università della California a Berkeley e tra i firmatari della lettera, “è ora di prendere sul serio i sistemi di intelligenza artificiale avanzati: non sono giocattoli. Aumentare le loro capacità prima di capire come renderli sicuri è assolutamente sconsiderato”.

La ricerca nell’ambito della IA sta progredendo in modo molto spedito, tanto che nel volgere di pochissimi anni potrebbero aprirsi scenari preoccupanti relativi ad ambiti delicati come la stabilità sociale, la sorveglianza pervasiva, la manipolazione di massa, i crimini informatici su vasta scala, fino a facilitare sistemi di guerra automatizzati. Secondo i firmatari dell’articolo è dunque imperativo che responsabili politici e grandi aziende passino dalle parole ai fatti. aumentando concretamente gli investimenti in sicurezza, che sono oggi quasi inesistenti e imponendo regolamentazioni serie.

Il primo punto enunciato nel documento è l’istituzione di un’efficace organizzazione di esperti in grado di prendere azioni rapide nei confronti delle IA. A titolo di confronto, sottolineano, l’Istituto per la Sicurezza delle IA degli Stati Uniti dispone di un budget annuale di 10 milioni di dollari, mentre l’Agenzia del farmaco Fda dispone di 6,7 miliardi. Andrebbero poi imposte delle politiche per la valutazione del rischio molto più rigorose e con ricadute concrete e, contrariamente a quanto accade oggi, non bisognerebbe fare affidamento su valutazioni volontarie di modelli di IA.

Gli esperti chiedono inoltre alle grandi aziende di IA di dare priorità alla sicurezza, dimostrando che i loro sistemi non possono causare danni e ritengono urgente mettere in atto politiche che si attivino automaticamente quando l’intelligenza artificiale raggiunge determinati traguardi di capacità. Meccanismi dunque capaci stringersi o allentarsi in funzione delle reali capacità raggiunte dagli algoritmi. “Le aziende – ha concluso Russell – si lamenteranno del fatto che è troppo difficile soddisfare le normative, che ‘la regolamentazione soffoca l’innovazione’. È ridicolo. Ci sono più normative sulle paninerie che sulle società di IA”. 

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Nvidia, l’ad Jensen Huang: “La Cina supererà gli Stati Uniti nella corsa all’intelligenza artificiale”

Il ceo di Nvidia Jensen Huang prevede che la Cina supererà gli Stati Uniti nello sviluppo dell’intelligenza artificiale grazie a costi energetici più bassi e regole meno rigide.

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La Cina è destinata a superare gli Stati Uniti nella corsa allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. A dirlo è Jensen Huang (nella foto Imagoeconomica), amministratore delegato di Nvidia, in un’intervista rilasciata al Financial Times.

Secondo il fondatore del colosso americano dei chip, Pechino avrà la meglio grazie a costi energetici più bassi e a regole meno restrittive rispetto a quelle imposte in Occidente.

“L’Occidente, inclusi gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, è frenato dal cinismo. Abbiamo bisogno di più ottimismo”, ha dichiarato Huang.


Energia, regole e mentalità: i vantaggi cinesi

Per Huang, il nodo principale non è soltanto tecnologico ma anche politico e regolamentare. Mentre le democrazie occidentali stanno rafforzando i controlli su privacy, sicurezza dei dati e limiti d’uso dell’intelligenza artificiale, la Cina può muoversi più rapidamente grazie a maggiore libertà d’azione per le aziende e a un ecosistema energetico più competitivo.

Questa combinazione, secondo il ceo di Nvidia, favorirà un sviluppo più accelerato e a costi inferiori nel settore dell’intelligenza artificiale, un campo in cui la potenza di calcolo e l’energia rappresentano due risorse decisive.


Nvidia tra due mondi

Le parole di Huang assumono particolare rilievo perché Nvidia, con le sue gpu di ultima generazione, è oggi uno dei pilastri dell’intera rivoluzione dell’intelligenza artificiale globale. Tuttavia, la compagnia americana deve anche fare i conti con le restrizioni commerciali imposte dagli Stati Uniti all’export di tecnologie avanzate verso la Cina.

Un contesto che, nonostante le tensioni geopolitiche, non impedisce al ceo di riconoscere come Pechino resti un attore decisivo nella corsa mondiale all’AI.

“Abbiamo bisogno di credere nel progresso e non di temerlo”, ha concluso Huang.

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In orbita Sentinel-1D, la nuova sentinella europea per monitorare la Terra

Lanciato con successo da Kourou il satellite europeo Sentinel-1D del programma Copernicus. Realizzato con un forte contributo italiano, rafforzerà il monitoraggio globale del pianeta e la ricerca ambientale.

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È ufficialmente in orbita Sentinel-1D, il nuovo satellite del programma europeo Copernicus, frutto della collaborazione tra la Commissione Europea e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Il lancio, avvenuto alle 22:02 italiane del 4 novembre dalla base di Kourou, in Guyana Francese, con il razzo Ariane 6, segna un passo decisivo per il futuro dell’osservazione della Terra.


Il completamento della missione Sentinel-1

«Questo lancio è importante per l’ESA poiché completa la missione Sentinel-1 di Copernicus: presto Sentinel-1D sarà pienamente operativo, insieme a Sentinel-1C», ha dichiarato Simonetta Cheli, direttrice dei programmi di Osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Europea.

La missione, ha aggiunto Cheli, garantirà la continuità del servizio offerto dal programma Copernicus, «fondamentale per affrontare le sfide globali che ci attendono». Il satellite è stato rilasciato con successo dall’Ariane 6 dopo poco più di 30 minuti e il segnale è stato rilevato da Terra circa un’ora dopo.


Un contributo europeo e italiano alla scienza

Sentinel-1D è il quarto e ultimo satellite della serie Sentinel-1, realizzato sotto il coordinamento di Thales Alenia Space— joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%) — con il contributo degli stabilimenti italiani di Roma, Milano e L’Aquila.

L’Italia partecipa pienamente alla missione anche attraverso Leonardo, che ha fornito strumenti tecnologici avanzati, e tramite le partecipate Telespazio ed e-GEOS, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana.

«L’osservazione della Terra è un dominio strategico per affrontare le sfide globali e rafforzare la posizione tecnologica dell’Europa», ha spiegato Massimo Claudio Comparini, managing director della Divisione Spazio di Leonardo. «Con Sentinel-1D, Copernicus conferma la propria solidità e capacità di innovazione».


Il lancio con Ariane 6 e la collaborazione industriale

Il lancio è stato effettuato con il nuovo vettore europeo Ariane 6, giunto al suo quarto volo. I motori laterali, o booster, sono stati prodotti dall’italiana Avio, a conferma dell’eccellenza industriale italiana nel settore aerospaziale.

Per David Cavaillolès, CEO di Arianespace, «con questa missione Arianespace ha consegnato sette satelliti Sentinel per il programma Copernicus, dimostrando l’impegno europeo nell’utilizzare lo spazio a beneficio della vita sulla Terra».


La nuova sentinella del pianeta

Il satellite Sentinel-1D fornirà dati radar accurati e costanti per monitorare calotte glaciali, ecosistemi forestali, movimenti del suolo e variazioni ambientali. Un passo decisivo per la ricerca scientifica e la gestione sostenibile del pianeta.

Come ha ricordato Simonetta Cheli, «i cittadini europei beneficeranno direttamente delle informazioni di questa missione, che contribuirà a una migliore comprensione del nostro ambiente e delle sue trasformazioni».

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I robot umanoidi pronti a entrare nelle case: la rivoluzione è iniziata, ma serviranno ancora 20 anni

Dai lavori domestici alle sale operatorie, i robot umanoidi diventano sempre più reali. Il Politecnico di Milano prevede una diffusione di massa tra 20 e 30 anni, ma le barriere tecnologiche, economiche e culturali restano alte.

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I robot umanoidi stanno lasciando il mondo della fantascienza per entrare nella vita quotidiana. Accudiscono persone, svolgono lavori di precisione e presto arriveranno anche nelle case. L’ultimo esempio è Neo, un robot progettato per aiutare nelle faccende domestiche, che debutterà negli Stati Uniti nel 2026 a un prezzo paragonabile a quello di un’utilitaria.

«È un mercato con un enorme potenziale di crescita – spiega Luca Dozio, direttore dell’Osservatorio Innovative Robotics del Politecnico di Milano – ma ancora di nicchia, perché mancano una killer application e persistono barriere economiche, culturali e di privacy. La diffusione di massa avverrà tra 20 e 30 anni».


Dalla Boston Dynamics alla chirurgia autonoma

Nell’ultimo anno il settore ha compiuto passi da gigante, spinto dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico.
Tra i protagonisti c’è Boston Dynamics, che con Atlas ha creato un robot capace di nuovi movimenti grazie all’IA, mentre Figure AI lavora su F.03, in grado di comprendere e imitare i gesti umani.

Anche il mondo medico è entrato nell’era robotica: un team della Johns Hopkins University ha fatto eseguire a un robot un intervento chirurgico senza assistenza umana. Parallelamente, la ricerca sui robot soffici e sugli occhi artificiali a lenti flessibili dell’Istituto di Tecnologia della Georgia apre nuove prospettive nell’interazione uomo-macchina.


I robot tra società e quotidianità

«In Asia già oggi alcuni quartieri delle città cinesi vedono robot Unitree portare la spesa agli anziani o giocare con i bambini», racconta Dozio.
Secondo l’esperto, i robot umanoidi potranno presto sostituire l’uomo in molte attività: dalla pulizia domestica alla manifattura di precisione, fino alla preparazione di una pizza.
Ma il vero impatto si vedrà nei settori della cura personale e medica, dell’educazione, dell’intrattenimento e della sicurezza, soprattutto per contrastare il calo demografico e la carenza di forza lavoro.


Un mercato in crescita, ma ancora elitario

Oggi il mercato dei robot umanoidi è ancora limitato. Secondo Bank of America, nel 2025 ne verranno venduti circa 18.000, appena il 2,5% dei robot industriali e di servizio installati nel mondo.
Goldman Sachs stima invece che entro il 2035 il settore raggiungerà un valore di 38 miliardi di dollari.

Le principali barriere restano tecnologiche, legate alla mobilità e alle capacità cognitive, e economiche, con costi ancora elevati. «Entro 5-10 anni – afferma Dozio – assisteremo a una produzione di massa e a una commercializzazione a prezzi più accessibili».


Tra privacy, regolazione e “uncanny valley”

Restano anche barriere culturali e di privacy. L’Unione Europea regolerà i robot umanoidi attraverso l’AI Act, ma la loro accettazione sociale dipenderà dal modo in cui verranno percepiti.
«Se somiglieranno troppo agli esseri umani – avverte Dozio – potremmo incorrere nel fenomeno dell’uncanny valley, quella sensazione di disagio e repulsione che nasce di fronte a una somiglianza imperfetta».

Il futuro dei robot umanoidi, insomma, è già scritto. Ma per vederli convivere davvero con noi, serviranno ancora anni di sviluppo, fiducia e regolazione etica.

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