“Nell’ultima parte della scorsa consiliatura, il Csm aveva perso l’orientamento ” e c’era stato “un deragliamento dalla funzione sua propria” assegnatagli dalla Costituzione: lo ha sottolineato il vicepresidente del Csm, l’avvocato Fabio Pinelli, in conferenza stampa – indetta per la prima presentazione della Relazione annuale sull’attività dell’organo di autogoverno dei giudici – con riferimento al periodo dello scandalo Palamara, quando ci furono le dimissioni di 5 consiglieri. Indignata la reazione del Pd che ritiene che le affermazioni di Pinelli gettino discredito su Palazzo dei Marescialli. Nel periodo al quale ha fatto riferimento Pinelli, il vicepresidente era il ‘dem’ David Ermini. Ad avviso di Pinelli, che ha detto – rispondendo a chi gli faceva notare di essersi presentato “in solitudine” all’incontro con i giornalisti – di essere stato delegato dai consiglieri del Csm a partecipare da solo alla conferenza stampa in quanto le commissioni erano impegnate con i loro lavori, il Csm non deve svolgere funzioni da “terza Camera” ma tenersi nel suo ambito di “amministrazione della giurisdizione ” e su questa impostazione, di funzioni di “alta amministrazione”, “c’è una condivisione da parte di tutti i consiglieri”.
A riprova di questo nuovo spirito di condivisione, Pinelli ha sottolineato che “il 70% delle nomine dei magistrati sono decise all’unanimità” e che in dodici mesi di attività “si è ridotto del 25% il complessivo numero delle pendenze”. “Per noi è importante che al di là di fisiologiche differenze di vedute” date dal fatto che c’ è una componente laica e una togata, oltre a un diverso orientamento culturale dei magistrati “che è una ricchezza”, l’obiettivo “della coesione dell’organo di autogoverno credo possa dirsi raggiunta”, ha rilevato inoltre Pinelli che è stato nominato in questo ruolo il 25 gennaio 2023. Pinelli ha poi spiegato che di questa reimpostazione del lavoro del Csm – che ha portato ad una accelerazione nello smaltimento delle pratiche di magistrati e uffici giudiziari – “il Presidente della Repubblica è evidentemente a conoscenza passo passo dell’attività del Csm e dell’impostazione che viene data dal vicepresidente”.
“Non c’è nulla assolutamente da rimproverare al Presidente della Repubblica” ha poi aggiunto Pinelli rispondendo alle domande di alcuni giornalisti che hanno rilevato che parlare di “deragliamento del Csm” significava fare riferimento alla presidenza di questa istituzione durante il primo settennato di Mattarella. “Abbiamo ascoltato stupefatti le parole pronunciate dall’avv. Pinelli nella sua irrituale conferenza stampa. Dal vice presidente del Csm ci si aspetterebbe maggior equilibrio. Inaccettabili le critiche e le accuse rivolte a chi ha operato prima di lui in un momento storico difficilissimo, con grande senso di responsabilità. L’avv. Pinelli ricopre un ruolo di grande rilevanza, gettare discredito sull’istituzione che rappresenta denota solo una grave mancanza di sensibilità istituzionale”, hanno affermato in una nota congiunta Debora Serracchiani, responsabile Giustizia nella segreteria nazionale del Pd, e i parlamentari dem Alfredo Bazoli e Federico Gianassi, rispettivamente capigruppo Pd nelle Commissioni Giustizia di Senato e Camera.
Mentre l’ex ministro della Giustziia, Andrea Orlanda, ha parlato di “un altro strappo istituzionale. Mancanza di riguardo per chi in base alla Costituzione presiede quel consesso. Mancanza di stile in generale”. Critica anche la maggioranza dei consiglieri togati del Csm (Area, Unicost e Md), in una nota non firmata dagli esponenti di Magistratura Indipendente, dall’indipendente Andrea Mirenda e dai laici. “Non sappiamo su quali basi fattuali e giuridiche – osservano – il vice presidente fondi le sue discutibili affermazioni. È certo che noi non le condividiamo minimamente, né in relazione alla lettura del ruolo costituzionale del Csm che esse sottendono, né in relazione al giudizio sull’operato dello scorso Consiglio, che ha dovuto affrontare gravi e delicate vicende”.