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Economia

Balzo prezzi energia, il governo studia il taglio delle bollette

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I prezzi delle materie prime aumentano e quelle energetiche non fanno eccezione, tanto da preoccupare gli operatori del settore ma anche il governo. Dopo la misura di emergenza gia’ decisa a luglio per arginare i rincari delle bollette, l’esecutivo potrebbe dunque tornare ad intervenire, prima che ad ottobre scattino le tariffe aggiornate per l’ultimo trimestre dell’anno. Le strade a disposizione potrebbero essere due: una nuova misura tampone con l’utilizzo dei proventi delle aste di CO2 e un riequilibrio piu’ a lungo termine dei costi interni alla bolletta, partendo dalla spesa per gli oneri di sistema che molto poco ha a che fare con i consumi effettivi. Con la ripresa post-pandemia le quotazioni del gas sono schizzate, spingendo inevitabilmente al rialzo in questi mesi i prezzi dei servizi energetici, principali indiziati del generale rialzo dell’inflazione in Italia e in gran parte dell’Europa. L’effetto e’ visibile ad esempio nell’andamento dell’elettricita’ scambiata in Borsa, uno dei segnali anticipatori della probabile successiva variazione dei prezzi al consumo. Il Pun, il prezzo medio nazionale, e’ passato dai 60 euro a MG/h di inizio anno (livello piuttosto basso certamente condizionati dall’effetto Covid) all’ultimo valore rilevato dal Gestore dei mercati energetici, pari ad oltre 130 euro. Solo nell’ultima settimana l’incremento calcolato del Gme e’ stato del 15%. Sul fronte petrolifero, l’andamento dei prezzi e’ stato piu’ altalenante, ma comunque rialzista. Per quanto le quotazioni del greggio non siano l’unica causa delle variazioni dei listini dei carburanti, il prezzo della benzina e’ salito in poco piu’ di 8 mesi da 1,44 a 1,65 euro al litro, comportando – secondo le associazioni dei consumatori – un aggravio di oltre 10 euro a pieno. Nel trimestre iniziato a luglio, le bollette elettriche sono aumentate di quasi il 10%. Un’impennata che avrebbe raggiunto il 20% se non fosse stata gia’ allora calmierata dal governo con un provvedimento d’urgenza. La scelta immediata in quel momento e’ stata quella di utilizzare 1,2 miliardi di euro di quanto ricavato dalle aste del mercato europeo dei permessi di emissione di CO2. Le aste hanno generato in questi mesi un forte surplus e una delle ipotesi allo studio e’ anche oggi proprio quella di sfruttare nuovamente l’avanzo esistente, puntando a rendere poi l’operazione strutturale. Al di la’ del possibile intervento entro ottobre, una piu’ ampia norma quadro potrebbe pero’ rientrare nel ddl concorrenza, anche se il lavoro e’ ancora da mettere a punto. Come suggerito in piu’ occasioni dall’Autorita’ per l’energia, la via per ridurre le bollette e’ quella di passare per gli oneri di sistema, quelli che ogni bimestre gonfiano le voci in bolletta perche’ destinati alla copertura di costi relativi ad attivita’ di interesse generale per il sistema energetico. Gli oneri vanno dal bonus elettrico alla copertura delle agevolazioni per le imprese a forte consumo, fino agli incentivi alle rinnovabili. Quelli che potrebbero probabilmente essere estrapolati dalla bolletta riguardano pero’ in particolare i costi per la messa in sicurezza del nucleare e le agevolazioni tariffarie riconosciute per il settore ferroviario. In Europa, la questione prezzi non riguarda solo l’Italia. Proprio ieri il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, ha annunciato la volonta’ di intervenire affinche’ a fine 2021 il costo della bolletta della luce per i cittadini sia simile a quello del 2018.

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Giorgetti conferma il taglio del cuneo ai ‘redditi medio-bassi’

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Nel Def “noi abbiamo ribadito che sarà prioritario tra gli interventi del prossimo piano strutturale in base alle nuove regole esattamente garantire e confermare la riduzione del cuneo fiscale e abbattimento dell’imposizione per questi redditi medio-bassi”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti rispondendo in question time alla Camera. “Per quanto riguarda le coperture potranno essere definite esattamente in quella sede, che è quella che le regole contabili prevedono”, ha aggiunto. “Le stesse polemiche che lei porta qui oggi venivano additate l’anno scorso nei confronti del governo dicendo che non avremmo mai potuto fare le misure che poi abbiamo fatto. Io sono sono confidente, ho fiducia che riusciremo ad andare incontro, a favore di queste categorie che sono state oggettivamente aiutate”, ha detto il ministro.

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Economia

Faro imprese sull’intelligenza artificiale, in crescita del 30%

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Il mercato italiano dell’intelligenza artificiale è stimato per il 2023 a 570 milioni di euro con un tasso di crescita di oltre il 30%, che prosegue anche quest’anno e che nel 2026 arriverà a 1,2 miliardi di euro. Lo dice il Rapporto ‘Il Digitale in Italia 2023′ di Anitec-Assinform, al centro del convegno organizzato – presso l’Innovation Center di Intesa Sanpaolo a Torino – da Confindustria Piemonte con Anitec-Assinform, Digital Innovation Hub Piemonte e Fondazione Piemonte Innova. “E’ necessario stimolare un dibattito aperto con al centro un utilizzo consapevole e costruttivo dell’IA per migliorare la vita delle persone e far progredire economia e società. In questa prospettiva, dobbiamo valorizzare la collaborazione pubblico-privato anche in questo comparto.

La recente inaugurazione della Fondazione Ai4Industry – Centro Nazionale per l’Intelligenza Artificiale qui a Torino, è un eccellente segnale in questa direzione, così come il lavoro che svolgono ogni giorno imprese e talenti per una applicazione concreta di questa tecnologia” ha sottolineato Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte e di Anitec-Assinform. “È importante riconoscere come l’intelligenza artificiale sia già oggi una realtà imprescindibile per tutte le imprese che aspirano a competere a livello nazionale, europeo e globale. Ma è cruciale un utilizzo consapevole, etico e sicuro. Per questo è fondamentale la collaborazione pubblico-privata, una governance collaborativa e multistakeholder di soggetti abilitanti che garantiscano un approccio responsabile e costruttivo a questa tecnologia” ha affermato Massimiliano Cipolletta, presidente della Fondazione Piemonte Innova.

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Per Fs ricavi trimestre in crescita di quasi il 20%

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Il gruppo Ferrovie dello Stato ha chiuso il primo trimestre con ricavi in crescita “di quasi il 20%”. Lo ha detto l’amministratore delegato Luigi Ferraris a margine della ‘Influence Relevance & Growth Confernce’ organizzata a Milano da NeWest Corp insieme a Sda Bocconi, Aspen e Cnbc. “Come investimenti – ha sottolineato il manager – siamo addirittura in crescita rispetto al 2023, che è stato un anno record”. “Nell’intero trimestre – ha spiegato Ferraris – abbiamo numeri positivi rispetto al 2023 soprattutto con i passeggeri, un po’ meno invece sulle merci a causa delle criticità legate ai valichi di frontiera che sono chiusi e al fatto che la Germania è ancora in sofferenza rispetto a dei cantieri che stanno portando avanti”. A tutt’oggi infatti la linea ferroviaria del Frejus è chiusa dallo scorso agosto sul versante francese a causa di una frana, con una perdita stimata dal gruppo di 8 milioni al mese, di cui 5 per il comparto merci e 3 per quello passeggeri. Quest’ultimo, legato all’Alta Velocità, è parzialmente in funzione grazie a un servizio automobilistico sostitutivo tra le stazioni di di Oulx (Torino) e Saint Jean de Maurienne (Francia).

Il problema sarà risolto entro l’anno, come annunciato al bilaterale tra il ministro francese dei trasporti Patrice Vergriete e l’italiano Matteo Salvini al G7 dei Trasporti a Milano lo scorso 12 aprile. Escluso invece un interesse delle Ferrovie italiane per il mercato Usa. “Abbiamo molto da fare in Italia prima di pensare agli Stati Uniti”, ha detto il manager rispondendo a una domanda e ricordando che “negli Usa siamo già presenti con la società di ingegneria Italferr, ci guardiamo intorno, siamo partner potenziali di progetti e dialoghiamo con Amtrack, ma non abbiamo nessun coinvolgimento diretto”. Le Fs operano già attraverso società controllate o partecipate in Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, Grecia e Olanda, oltre che in Columbia, India, Qatar e Turchia. Ferraris ha parlato anche di Europa, sottolineando la necessità per il Vecchio Continente di dotarsi di una “rete integrata ad alta velocità” che unisca tuti i Paesi. Al momento infatti ne sono dotati soltanto “Spagna, Francia e Italia, in Germania ce n’è poca e nell’Europa Orientale è da costruire”. Poi c’è il tema del trasporto merci. Secondo Ferraris “L’Italia – è uno hub naturale logistico nel Mediterraneo, ma se non è ben connessa alla rete centro-europea è un problema”.

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