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Economia

Pisani, Noi Consumatori: condono tombale altrimenti oltre 160 mila tra aziende e professionisti falliranno

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Se non verrà prorogata la cassa integrazione congiuntamente alla ripresa economica sarà caos e poi guerra civile perché la gente non potrà mangiare e la speranza vaccini si allontana senza di più.  Quindi alla luce del blocco attività e della gravissima crisi economica è necessario un condono e una più estesa normativa sul sovra indebitamento senza troppa burocrazia . Dopo la breve sospensione per la tremenda pandemia e crisi economica il paventato pagamento immediato delle rate rottamazione ter scadute del 2020 determinerebbe un default di oltre 160 mila tra aziende e professionisti indebitati e già a rischio fallimento e scomparsa. Inutile girarci attorno e giocare con procedure burocratiche,  causa solo di rovine e suicidi. Ora necessita un condono tombale per poter ripartire senza zavorre e ostacoli insormontabili . In attesa di una riforma non si può non “ sterilizzare” il 2020, traslando, mettendo in coda ai tempi di un vero ripristino economico e fine pandemia , tutte le rate delle rottamazioni e delle rateazioni. Insomma, se ho una rateazione che finisce nel 2023, si prorogherebbe per le rate non pagate sino ad oggi, aggiungendole in coda con la loro normale scadenza. Solo questo insieme ad un condono per tutti i debiti ultra quinquennali significherebbe rispetto di quanto accaduto nel 2020 e della stessa vita dei contribuenti.  Occorre sospendere, altresì, con effetto immediato, le rate di concordati e transazioni fiscali anche già omologati delle partite Iva con codice Ateco
inattivo (cioè imprese al momento bloccate per legge) per disposizione Dpcm. Una speranza per poter ripartire e non distruggere completamente il tessuto socio economico del Paese oramai il allo stremo.

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Economia

Cibus, valore agroalimentare made in Italy sale a 620 miliardi

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Il valore della filiera agroalimentare allargata sale a 620 miliardi di euro, con il cibo made in Italy che assume un ruolo sempre più centrale per la crescita economica del Paese. Ad affermarlo è l’analisi Coldiretti su dati centro studi Divulga diffusa in occasione dell’inaugurazione di Cibus, il Salone internazionale dell’Alimentazione a Parma. Il made in Italy dal campo alla tavola vede impegnati, rileva Coldiretti, 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Un patrimonio del Paese sostenuto dai primati dell’agricoltura italiana, che vanta il primo posto in Ue per valore generato per ettaro, quasi 3.000 euro, il doppio rispetto ai francesi e i 2/3 in più dei tedeschi.

Leadership in Ue nel biologico con 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (325), 526 vini Dop/Igp, 5547 prodotti alimentari tradizionali e Campagna Amica: la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori. Un valore aggiunto che si riflette anche sulle esportazioni dei prodotti nazionali che nei primi due mesi del 2024 sono salite in valore a quota 11 miliardi di euro, con un aumento del 13% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. Un inizio positivo che va a migliorare il record di sempre fatto registrare lo scorso anno con 64 miliardi.

Agricoltura italiana, si sottolinea nel rapporto, che produce veri e propri beni pubblici, dalla tutela del paesaggio, alla biodiversità, a salute e benessere, al contrasto ai rischi idrogeologici, alla coesione territoriale, fino al turismo, territorio e energie rinnovabili. “I successi del Made in Italy a tavola sono indissolubilmente legati all’agricoltura nazionale come ha da tempo compreso quella parte dell’industria alimentare d’eccellenza che ha fondato il suo successo sul prodotto 100% italiano dal campo alla tavola – spiega il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – Una garanzia di trasparenza verso i consumatori ma anche un atto di patriottismo verso il Paese, poiché è creando ricchezza sul territorio che si sostiene l’economia nazionale”.

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Economia

Il 76 % delle aziende italiane prevede una crescita nei prossimi 5 anni

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Persone al centro, impatto sociale e ambientale, innovazione: sono queste le parole d’ordine dell’imprenditoria italiana emerse dall’indagine condotta da EY Private, in collaborazione con Swg, realizzata in occasione del lancio della XXVII edizione del Premio L’Imprenditore dell’Anno ideato e promosso da EY, leader mondiale nei servizi professionali per le aziende. Dal 16 aprile al 2 agosto sono aperte le candidature per il riconoscimento che, dal 1997, celebra gli imprenditori capaci di contribuire in modo significativo allo sviluppo italiano da un punto di vista economico, ambientale e sociale.

Possono partecipare tutti coloro che sono alla guida di aziende attive da almeno 3 anni, con sede legale in Italia e con un fatturato pari o superiore a 40 milioni di euro. Commenta Enrico Lenzi, responsabile Italia del Premio EY L’Imprenditore dell’Anno: ‘Da 27 anni il Premio EY L’Imprenditore dell’Anno riconosce e celebra il talento imprenditoriale che guida l’innovazione e la crescita nel nostro Paese. Secondo l’indagine che abbiamo realizzato, insieme a Swg, tra le caratteristiche di un imprenditore di successo ci sono passione e dedizione (37%), visione e creatività (46%), e la capacità di circondarsi di persone competenti (39%); le stesse qualità che ricerchiamo e che vogliamo celebrare con il nostro Premio, che vuole essere un tributo alla determinazione e, appunto, alla visione dei leader che sfidano lo status quo e ispirano gli altri con le loro imprese’.

L’indagine EY-Swg ha coinvolto un doppio campione: da un lato la popolazione (oltre 1000 soggetti) e dall’altro gli imprenditori italiani (oltre 60 aziende) approfondendo sfide, strategie e prospettive future dell’imprenditoria italiana, ma anche il contributo che porta all’economia del Paese. Commenta Paolo Zocchi, EY private leader di EY in Italia: ‘Le dinamiche geopolitiche attuali stanno esercitando una pressione significativa sul tessuto imprenditoriale italiano, influenzando il rinnovamento dei modelli organizzativi produttivi e gli investimenti. L’attenzione delle aziende si sposta sempre più verso investimenti strategici con particolare attenzione per l’innovazione (75%), la sostenibilità ambientale e sociale (96%), e le attività di ricerca e sviluppo (88%). Questi dati mostrano una chiara ambizione e proattività negli imprenditori italiani, che si stanno velocemente preparando per nuove sfide globali’.

Dall’indagine EY-Swg emerge, quindi, come le imprese italiane stiano rispondendo con resilienza e proattività alle sfide poste dallo scenario geopolitico attuale. Infatti, il 76% prevede una crescita nei prossimi cinque anni, nonostante il 66% abbia dovuto modificare le proprie strategie di approvvigionamento di materie prime e il 50% quelle relative all’energia. L’analisi mostra che le aziende non si stanno limitando a reagire alle difficoltà, ma stanno anche pianificando investimenti strategici per il futuro.

La quasi totalità delle imprese (99%) intende investire nel prossimo biennio, con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale, economica e sociale (96%), al rinnovo dei macchinari e delle tecnologie di produzione (93%), alla progettazione di nuovi prodotti, con attenzione alla ricerca e sviluppo (88%). Inoltre, il 75% delle aziende ha in programma di implementare tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, segno di un impegno verso l’innovazione tecnologica. La fiducia nel tessuto imprenditoriale italiano è forte, con il 79% degli intervistati che crede nella capacità delle imprese di innovarsi e il 59% nella loro competitività a livello internazionale. Tuttavia, la fiducia nel sistema Italia nel suo complesso è meno diffusa. Un altro aspetto cruciale emerso dall’analisi è l’importanza data al capitale umano.

Il 91% degli imprenditori italiani prevede di investire sul personale nei prossimi due anni, con l’obiettivo di aumentare le competenze (84%), trattenere i talenti (83%) e garantire la soddisfazione dei lavoratori (80%). Per affrontare le sfide tecnologiche e di innovazione, il 49% degli imprenditori punterà sulla formazione e sul re-skilling del personale esistente, mentre il 21% cercherà nuove risorse e competenze nel mercato. Nonostante l’ottimismo, le aziende si trovano di fronte a un significativo mismatch tra domanda e offerta di lavoro qualificato, con oltre l’84% che segnala difficoltà nella ricerca di personale adeguatamente formato.

I dati dell’indagine confermano l’importanza cruciale delle piccole e medie imprese italiane nel tessuto economico e sociale del Paese. Secondo l’analisi, l’80% degli italiani riconosce alle Pmi un impatto positivo sulla società, mentre l’85% le considera il motore principale dell’economia nazionale, superando le grandi imprese e le multinazionali. Nonostante le sfide poste da un contesto economico nazionale non ottimale, le imprese italiane si distinguono per la loro spiccata capacità di innovazione: il 37% degli intervistati apprezza la loro propensione all’innovazione, e il 33% riconosce la loro competitività nel contesto internazionale. Questi dati emergono in netto contrasto con il 17% della popolazione che esprime un’opinione positiva sull’attuale situazione economica dell’Italia.

Gli imprenditori italiani sono percepiti come figure chiave nella promozione dell’innovazione (64%) e nella creazione di nuovi posti di lavoro (56%). Tuttavia, c’è un crescente desiderio che mostrino maggiore attenzione verso la responsabilità sociale d’impresa (CSR) e i bisogni della comunità (56%). Guardando al futuro, si auspica che gli imprenditori diventino ancora più protagonisti nel proprio contesto sociale, con un occhio di riguardo verso i propri dipendenti, considerati un investimento fondamentale per il 60% dei rispondenti.

Passione e dedizione (37%), visione e creatività (46%), e la capacità di circondarsi di persone competenti (39%) sono state identificate come le caratteristiche principali per un imprenditore di successo. La fiducia degli italiani nelle capacità degli imprenditori italiani è alta, con 3 su 5 che esprimono un elevato livello di fiducia nei loro confronti. Gli aspetti più apprezzati delle imprese sono l’impegno verso la sostenibilità sociale, economica e ambientale, con il 36% della forza lavoro che desidera operare in aziende con un forte impegno in queste aree. Infine, le scelte di acquisto degli italiani riflettono un forte attaccamento al Made in Italy, specialmente nei settori Food&Beverage (47%), Abbigliamento e Accessori (37%), Design (36%), e un apprezzamento per lo stile e il gusto italiani, in particolare per automobili e moto (34%).

Primo e unico riconoscimento globale del suo genere, il Premio celebra coloro che creano e sviluppano business di successo dinamici e in crescita attraverso riconoscimenti nazionali e globali in oltre 65 Paesi. L’obiettivo è quello di individuare e premiare peculiarità, modelli e valori concreti che permettono alle imprese di portare il proprio contributo allo sviluppo nazionale. La Giuria del Premio, esterna e indipendente da EY, è composta da membri di altissimo profilo professionale appartenenti al mondo dell’economia e, soprattutto, dell’imprenditoria, provenienti da diverse aree geografiche del Paese, riunendo aziende familiari, quotate e medie imprese, per rappresentare al meglio l’eterogeneità dei giurati e delle giurate.

Autorevolezza, trasparenza e indipendenza sono le parole chiave che caratterizzano il Premio e sono gli stessi valori che per tutte le edizioni hanno guidato i giurati nella scelta degli imprenditori da premiare. I vincitori selezionati dalla giuria saranno proclamati nel corso di una cerimonia che si terrà a Milano il 7 novembre 2024. Tra i vincitori delle ultime edizioni, il Premio vanta imprenditrici e imprenditori come: Marina Nissim, Chairwoman di Bolton Group, Matteo Bruno Lunelli, Ceo del Gruppo Lunelli (2022), Elisabetta Franchi, Amministratore Unico di Betty Blue S.p.A. (2021); Massimo Perotti, Executive Chairman di Sanlorenzo S.p.A, nel 2019 e Sonia Bonfiglioli, Presidente di Bonfiglioli Riduttori, nel 2018.

Come di consueto, il vincitore nazionale dell’edizione avrà anche l’opportunità di competere per il titolo di ‘World Entrepreneur Of The Year’, sfidando i vincitori nazionali dei 65 paesi in cui il Premio eÌ attivo, in occasione di un appuntamento speciale che si svolgerà a Montecarlo dal 4 al 7 giugno 2024. A rappresentare l’Italia sarà Marina Nissim, Vincitrice Nazionale 2023. La XXVII edizione del Premio EY L’Imprenditore dell’Anno è realizzata con il supporto di Microsoft Italia e Banca Finnat Euramerica. Per candidarsi e avere maggiori informazioni visitare il sito ey.com/it/ey-entrepreneur-of-the-year-italy.

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Economia

Btp Valore parte da 3,7 miliardi, Bce pronta a tagliare

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Il Btp Valore parte da 3,7 miliardi di euro di sottoscrizioni nella prima giornata di collocamento fra i risparmiatori. Un ammontare che mostra una tenuta dell’interesse per lo strumento voluto dal Mef per diversificare la base degli investitori ampliando la platea del ‘retail’, pur di fronte a una normalizzazione ora che la Bce si avvicina alla prima riduzione dei tassi. Il titolo 2030 studiato per le famiglie, come annunciato dal Mef venerdì scorso, avrà tassi minimi garantiti al 3,35% per i primi tre anni e 3,90% per i restanti tre. Qualcosa di più sul primo triennio rispetto all’emissione dello scorso febbraio (era 3,25%), qualcosa di meno sui restanti tre anni (era 4%).

Per un collocamento ‘speciale’, fissato a una data ravvicinata rispetto al precedente e con la Bce in modalità ribassista, in molti sul mercato vedono una fisiologica normalizzazione della domanda, che nell’emissione record di febbraio nella prima giornata aveva totalizzato 6,4 miliardi. Fonti di mercato indicano in 10-11 miliardi di euro un range possibile per l’ammontare finale, che porterebbe il totale fin qui raccolto con il Btp Valore, nelle quattro emissioni di giugno 2023, ottobre 2023, febbraio 2024 e maggio 2024, in almeno 63 miliardi. Una fetta consistente di sottoscrizioni del debito da parte delle famiglie italiane, che era la strategia annunciata dalla premier Giorgia Meloni. Solo sul 2024, con le due emissioni di febbraio e maggio, al pubblico retail andrebbero quasi 30 miliardi, che contribuiscono a spingere a oltre il 40% la copertura dei 360 miliardi di titoli pubblici da collocare quest’anno. Il risultato finale lo si conoscerà al termine del collocamento, alle 13 di venerdì 10 maggio salvo chiusura anticipata. Il giorno prima, giovedì, il Mef collocherà 7,5 miliardi di Bot a 12 mesi, dopo aver annunciato che che “in assenza di specifiche esigenze di cassa, non verrà offerto il Bot trimestrale”.

Un calendario denso di emissioni: in vista c’è l’avvicinarsi del meeting di giugno della Bce, dal quale, a dispetto delle incertezze su cosa farà la Fed, i segnali confermano che è in arrivo un taglio dei tassi: gli swap danno al 95% un taglio di un quarto di punto. Con l’approssimarsi di quella riunione scendono anche i tassi di mercato, e così la remunerazione dei titoli italiani, che avevano visto un’impennata di interesse da parte dei risparmiatori nel 2022, più o meno in concomitanza col superamento del 3% sul Btp a tre anni che oggi è al 3,30% circa. Proprio oggi Philip Lane, il capo economista della Bce, a dispetto di un’inflazione rimasta ad aprile al 2,4% come a marzo, ha detto che gli ultimi dati sull’andamento dei prezzi e la crescita “hanno aumentato la mia fiducia che l’inflazione tornerà al target (del 2%, ndr) con tempismo”.

Un taglio dei tassi Bce, del resto, assieme alla ripresa dei salari, al calo dell’inflazione e al tasso di occupazione record in Europa, sarebbe un’iniezione di ossigeno per rilanciare i consumi, tassello mancante per un maggiore slancio all’economia europea messa alle corde prima dalla pandemia, poi dallo shock inflazionistico causato dalla guerra in Ucraina. Un doppio colpo cui l’Europa ha risposto con uno stimolo di bilancio senza precedenti come il Next Generation Eu, ma comunque meno potente di quello dispiegato dagli Usa. I segnali di ripresa ci sono già e sono confermati dagli indici anticipatori Pmi calcolati da S&P Global, che per il settore dei servizi indicano l’espansione più forte degli ultimi 11 mesi salendo a 53,3 ad aprile da 51,5 di marzo (per l’Italia rispettivamente 54,3) dopo una revisione in meglio legata all’economia francese.

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