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Piotr Zielinski rilancia: il Napoli non molla per lo scudetto e col Liverpool faremo nostra partita per passare turno Champions

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Ha conquistato Napoli, ha scalato le gerarchie fino a diventare titolare ma ora deve lottare per il posto con la nuova stella azzurra Fabian Ruiz. Piotr Zielinski ha però ormai il suo spazio in azzurro, tanto che il club ha già avviato le trattative per rinnovargli il contratto in scadenza nel 2021 e provare a blindarlo con una clausola rescissoria da oltre 100 milioni di euro. Lui, il 24nne polacco, ha chance di scendere in campo dal 1′ sabato contro il Frosinone e rilanciare l’inseguimento alla Juventus: “Noi non molliamo niente – spiega a Radio Kiss Kiss – dobbiamo pensare a vincere quante piu’ partite e’ possibile, poi vedremo cosa accadrà alla fine. La Juventus ha un calendario piu’ difficile in questo periodo, c’e’ la possibilita’ di accorciare un pochino, ma noi dobbiamo pensare a noi”.

Zielinski è arrivato a Napoli nel 2016, preso per 12 milioni dall’Udinese, ma ha dimostrato in fretta le sue qualità e il suo valore è schizzato alle stelle. Spostato Hamsik al centro, la fascia sinstra sembrava tutta sua ma Ancelotti ha scoperto Fabian Ruiz e ora li pungola entrambi per avere il massimo del rendimento: “Sappiamo tutti cio’ che ha fatto Ancelotti prima da calciatore e poi da allenatore – spiega Zielinski – possiamo solo prendere il massimo da lui. E’ una persona speciale, parla con tutti, non sottovaluta nessuno. Tiene tutti sullo stesso livello”. Zielinski ha giocato tutte le partite degli azzurri finora, iniziando da 1′ o subentrando, è lui il jolly che Ancelotti gioca più spesso quando lo fa partire dalla panchina e il polacco risponde con la velocità ma anche con i gol, come la doppietta che ha messo ko il Milan a inizio stagione: i gol, pero’, arrivano ancora con il contagocce, come sottolineava anche Sarri lo scorso anno, ma il polacco rilancia: “Ultimamente – ammette – non sto vivendo un momento molto positivo, ma è già finito. Sono sicuro che presto tornero’ a giocare ai miei livelli”. Magari gia’ dal match di sabato, che il Napoli non puo’ sbagliare: “Abbiamo gia’ sbagliato col Chievo – spiega il centrocampista arrivato in Italia a soli 17 anni – non dovevamo perdere punti. Col Frosinone sara’ difficile, loro si metteranno tutti dietro, ma noi dobbiamo essere bravi ad entrare nella gara con l’atteggiamento giusto, la voglia di fare la partita e portare a casa il risultato”. Il match contro il Frosinone in testa, la sfida dell’Anfield Road nei sogni: “A Liverpool – conclude Piotr – faremo la nostra partita per vincere, ovviamente sara’ difficile, ma siamo in una buona posizione nella classifica del girone. Abbiamo fatto una grandissima Champions League in un girone con la finalista dello scorso anno e il Paris Saint Germain che ha speso tanti soldi per acquistare calciatori importanti. Ad Anfield sara’ difficile, ma se giochiamo come sappiamo supereremo il turno”.

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Calcio: Milan può solo vincere ma è emergenza difesa

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Sarà una sfida lontana dai fasti del passato, quando si decideva il titolo di Campioni d’Italia, quando in campo c’erano campioni apprezzati, quasi osannati. Questo Juventus-Milan ha i toni bassi delle deluse, due squadre che avevano obiettivi ben più importanti e si ritrovano a difendere una posizione in classifica attendendo l’epilogo della stagione. E’ quanto, per lo meno, faranno i rossoneri secondi in classifica a 69 punti, avanti di cinque lunghezze sulla Juve. Lo smacco del derby perso e di uno scudetto festeggiato dall’Inter nella propria casa avrà un’eco lunga che neppure il tempo spegnerà. Ora vincere allo Stadium è imprescindibile soprattutto per non permettere alla Juve di accorciare le distanze. Ma, ancora una volta in questa stagione, Stefano Pioli dovrà far fronte a un’emergenza a causa delle tante assenze.

Questa volta il problema non sono gli infortuni, o per lo meno non del tutto. I cartellini sventolati nel derby hanno escluso dalla gara contro la Juve sia Calabria (che sarà squalificato per due giornate), che Theo Hernandez e Tomori. A queste defezioni vanno aggiunti Kjaer e Kalulu che anche oggi a Milanello si sono allenati a parte rispetto al gruppo. Probabilmente quindi in difesa giocheranno centrali Gabbia e Thiaw con Musah e Florenzi terzini. Scelte obbligate o quasi come più volte capitato quest’anno, complicando inesorabilmente i piani del tecnico.

Pioli rimarrà sulla panchina rossonera fino a fine stagione, lo ha ribadito l’ad Furlani e mercoledì anche il presidente Scaroni, ma il suo destino è segnato e difficilmente si potrà accettare una disfatta contro la Juventus. Al momento però la vera sfida del club è capire quale può essere il giusto successore, l’uomo capace di far crescere i giovani, lavorare con un budget non illimitato e in grado di fare una programmazione a lungo termine. Il Milan sembrava orientato verso profili stranieri ma, tra i tanti nomi accostati, iniziano a dover essere cancellati i primi dalla lista. Nei giorni scorsi Unai Emery ha rinnovato con l’Aston Villa e oggi è stato il turno di Sergio Conceição che ha prolungato il proprio contratto fino al 2028 col Porto. Poi è stata annunciata anche la permanenza di Xavi sulla panchina del Barcellona, che è sostanzialmente tornato sui suoi passi. Insomma il Milan sta valutando cosa fare per la prossima stagione, mentre i tifosi invocano Antonio Conte. Ma le riflessioni non possono dilungarsi troppo. I club europei si stanno già muovendo.

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Coppa Italia, Fiorentina ko: Atalanta in finale con la Juve

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L’Atalanta batte 4-1 la Fiorentina nella semifinale di ritorno, dopo aver perso di stretta misura tre settimane fa al “Franchi”, e raggiunge la finale di Coppa Italia, dove affronterà la Juventus, per la sesta volta nella sua storia. Obiettivo centrato grazie ai gol ben oltre il novantesimo di Lookman e Pasalic, quando ormai il match sembrava avviato ai supplementari. Pronti via, a lungo la verve viola si limita a un tentativo pretenzioso da fuori di Gonzalez e a quello più impegnativo per Carnesecchi, costretto al tuffo, di Belotti, aperto proprio dall’argentino. Due tiri mancini seguiti dal vantaggio di casa con l’autore del gol vittoria dell’andata a servire involontariamente l’olandese. Il possibile raddoppio rimane in canna a lungo alla squadra dello squalificato Gasperini, sostituito ancora una volta da Gritti in panchina, anche perché al 12′ il Var ha gioco facile nell’annullare il destro dal limite Scamacca su tocco di De Ketelaere, essendo evidentissimo il fallo precedente di Koopmeiners su Beltran.

I viola provano ad addormentare un confronto continuamente spezzettato da falli, ma condotto dall’Atalanta. Al 24′ il firmatario dell’1-0 ci riprova girandosi di destro sul contropiede a due Scamacca-De Ketelaere, ma i riflessi di Terracciano tengono. Passano undici minuti e ancora l’asse Scamacca-De Ketelaere produce l’occasione di quest’ultimo, che dalla lunetta allarga il diagonale ignorando Zappacosta libero alla sua destra. Se al 38′ Hien ferma Kouamé, bravo a tagliare sulla rifinitura di Gonzalez, e cinque minuti più tardi l’ex Bonaventura mira troppo da lontano per infastidire il portiere nerazzurro, è Ruggeri a fallire il 2-0 spostandosela sul destro dopo il pallone dal fondo di Zappacosta rinviato corto da Milenkovic in scivolata sulla pressione di Ederson. Al rientro dagli spogliatoi, di nuovo prove generali di bis locale con Ruggeri a stringere davanti all’area piccola per colpire di testa in caduta il cross di Zappacosta: la palla si spegne a lato.

All’ottavo, la seconda svolta della sfida con Milenkovic a lasciare i suoi in dieci per l’aggancio al limite a Scamacca, smarcato dal filtrante di De Ketelaere: entra Quarta per Belotti, la punizione del romano è alzata in corner da Beltran di testa. Duncan sostituisce Beltran abbassando ulteriormente il baricentro toscano e oltre il quarto d’ora tocca a De Roon sbagliare la misura sull’azione aperta da Koopmeiners per la doppia sponda all’indietro di Scamacca e De Ketelaere. Riacciuffa il risultato Quarta, tuffandosi di testa al 23′ per trasformare lo schema da fermo di Mandragora. Gritti inserisce Lookman e Miranchuk, ma è Scamacca a risolvere la mischia sul traversone di Ruggeri spondato da De Ketelaere rovesciando imparabilmente alla mezzora. L’ex West Ham, però, diffidato, si fa ammonire per un fallo a metà campo su Gonzalez.

I bergamaschi ne sbagliano un paio di più, con Lookman che si gira debolmente di sinistro su iniziativa di Miranchuk e De Ketelaere che parte dalla sua metà campo per alzare dall’area senza opposizione. Tutto fra 43′ e 44′; al 3′ di recupero Scamacca, contrastato da Comuzzo, mastica la deviazione sulla palla dal fondo del russo; al 5′, il gol di Lookman rivisto al check ricevendo da Scamacca. Tre minuti dopo, è proprio il nigeriano a lanciare in porta Pasalic per il trionfo atalantino con Gasperini a esultare sotto la Curva Nord.

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Gravina-Lega di A e non solo, è tutti contro tutti

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San Siro per un giorno torna ad ospitare un ring. Niente sport, però, ma uno scontro da tutti contro tutti intorno al mondo del calcio e alle riforme: da un lato la Lega Serie A, dall’altra la Figc. Ma accanto all’incontro di cartello, c’è stato pure quello tra il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi. In particolare, però, ad infiammarsi è stato lo scontro intestino nel pallone. La miccia era stata accesa ieri dal presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, che, intervenuto in commissione Cultura al Senato, aveva parlato di “rischio di derive autoritarie” da parte dei vertici della Figc. Parole che non sono andate giù al numero uno della federazione, anche perché pronunciate davanti a Claudio Lotito, presente alla seduta in quanto senatore pur non facendo parte della commissione. “Ci sono soggetti che pensano di gestire il mondo del calcio a proprio piacimento. Mi riferisco a Lotito e al lotitismo”, l’accusa di Gravina durante l’evento organizzato da Il Foglio a San Siro.

“Quando si parla di autonomia – ha aggiunto – bisogna capire come sia possibile che in Italia qualcuno sia allo stesso tempo presidente di una società, partecipa all’assemblea della Lega A, al Consiglio di Lega e al Consiglio Figc, è senatore, è vicepresidente commissione Bilancio, non fa parte della commissione Cultura ma partecipa ponendo domande”. Mettendo poi nel mirino anche Casini. “Parlare di derive di autoritaria è una mancanza di rispetto istituzionale. Si confonde con l’esercizio della democrazia”. Respingendo infine anche le lamentele per la scarsa autonomia: “La Serie A gode già della massima autonomia. Lo è nell’ organizzare i propri tornei, nella determinazione e nella valorizzazione dei suoi brand, nella gestione dei diritti tv”. Nemmeno due ore dopo, a salire sul palco è lo stesso presidente della Lega Serie A. Che respinge la palla nel campo avversario. “Non c’è nulla di personale, la Serie A nei poteri federali è sottodimensionata e questo porta a delle conseguenze, con rischi di derive autoritarie – ha ribadito Casini -. L’unico tentativo in tal senso è l’ipotesi di eliminare il diritto di veto. Se un sistema consente di proporre quello, significa che c’è qualche problema di equilibrio di poteri”. Finita qui? Tutt’altro, perché nel pomeriggio è arrivata la replica anche del patron della Lazio.

“Le dichiarazioni si commentano da sole: chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono”, dice Lotito, in una nota. E in serata, alla stessa Agenzia, una fonte della Figc precisa: “Nessun rancore, è solo una questione di rispetto per la Federazione. Il presidente ha manifestato preoccupazione per la gravità delle parole di Lotito in Commissione quando ha parlato di ‘ritorsioni’ verso chi non si allinea alla politica di Gravina. Basta riascoltare – si conclude da via Allegri – la registrazione sul sito del Senato”. Mentre dal mondo politico arrivavano dichiarazioni per l’una o l’altra parte, non sono mancati i tentativi di rasserenare l’ambiente: “La Lega A può rivendicare diritti che possono essere migliorati, ma quando subentra la litigiosità questa situazione non può portare giovamento”, ha detto l’ad dell’Inter, Giuseppe Marotta, sempre durante l’evento a San Siro.

“Cerchiamo di evitare contrapposizioni, perché è tutto a danno del calcio e non ci saranno né vincitori e né vinti”, gli ha fatto eco Malagò. Ma anche lo stesso numero uno del Coni è finito al centro di un botta e risposta col ministro Abodi, in merito al suo mandato, che scadrà nel maggio 2025, a nove mesi dalle Olimpiadi di Milano-Cortina. “Io non credo agli uomini e alle donne della provvidenza. Per cui quando un mandato finisce la vita continua e il mondo va avanti”, la dichiarazione in mattinata di Abodi. “Cambiare a pochi mesi dalle Olimpiadi non mi sembra una buona idea. Poi in questo Paese però non credo ci sia abbastanza da stupirsi”, “la replica di Malagò.

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