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Politica

Offensiva Casaleggio-Dibba: via se il M5s diventa partito

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Assai silente per anni, il presidente di Rousseau Davide Casaleggio, si dimostra assai presente in questi giorni di vigilia degli Stati Generali. E su alleanze, voto a distanza, identita’ del M5s e’ in perfetta sintonia con Alessandro Di Battista, altro attore a lungo lontano dalla scena ma di nuovo al centro del palcoscenico, nel gelido silenzio dei big pentastellati, a partire da Luigi Di Maio mentre Vito Crimi (che oggi ha dovuto smentire di avere mai pronunciato parole com e ‘Di Battista capo sarebbe divisivo’) si tiene su una linea piu’ prudente. Di Battista a sua volta smentisce che farebbe mai una scissione (“Io non faro’ mai nulla del genere, non voglio indebolire il Movimento, lo amo troppo, sono grato al M5s”) ma intanto si dice pronto ad andarsene,se non dovesse piu’ condividere il progetto del Movimento. E alza ancora l’asticella: “Dobbiamo andare alle elezioni da soli per poi decidere con chi andare al governo. Ma un conto e’ fare una trattativa stando al 33%, un conto e’ farla con l’8% e tanto prenderemmo se andassimo alle elezioni in coalizione con il Pd”. E ancora, nel ribadire la bonta’ dei due mandati (“non un’opzione ma una regola fondativa del Movimento) lascia intendere che sarebbe pronto ad andarsene con l’apertura al terzo mandato.

“Il Movimento si sta indebolendo perche’ sta tornando al bipolarismo. Il M5S e’ nato per ostacolare il bipolarismo che e’ il sistema piu’ gradito all’establishment grazie al principio della finta alternanza e della spartizione di potere con le nomine”, dice intanto nell’anticipazionde del libro di Bruno Vespa. Gli fa eco Davide Casaleggio, nella intervista a La 7 che arriva solo per caso nelle stesse ore in cui un ottimista Zingararetti parla di una maggiore “disponibilita’” dei 5 stelle all’alleanza con il Pd. “Il M5s e’ nato sulla cosiddetta terza via, cioe’ sul fatto che in realta’ c’e’ poca differenza tra le politiche portate avanti negli ultimi vent’anni da parte di forze di destra o di sinistra. Il tema centrale del M5s deve essere l’identita’ del movimento, il programma che porta avanti, il metodo di partecipazione. Se ci si trovera’ in alcune situazioni in cui di dovra’ decidere spero siano sempre gli iscrittti a decidere la direzione da intraprendere”, smorza gli ardori. Alleanze poi ma “non necessariamente con il Pd: sarebbe meglio guardare alle liste civiche che non ai partiti”. Casaleggio difende la natura di Movimento con regole dal basso dei 5 Stelle e intanto Di Battista batte il Paese e incontra nelle regioni gli attivisti , al di fuori delle assemblee che M5s riunira’ a partire dal prossimo fine settimana. Alla vigilia degli Stati Generali entrambi mettono nero su bianco i temi a cui il Movimento deve restare fedele e ispirare la sua azione, mentre una decina di di fedelissimi del Dibba – Lezzi e Angrisani tra gli altri – annunciano di avere deciso “di lavorare insieme ad Alessandro Di Battista per l’agenda 20/30”. “Lo sconcerto che ha prodotto in noi l’ipotesi ventilata da alcuni di legare il Movimento strutturalmente ad un partito di establishment come il Pd – spiegano -, ci ha spinto ad assumere una posizione pubblica, a fare una scelta di campo, pur senza mettere in discussione il sostegno al governo”.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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