La sanità a Napoli è in mano alla camorra. Quante volte l’abbiamo scritto? Tante. L’inchiesta sulla mafia di Secondigliano con 100 e passa arresti, decine di indagati, è solo un tassello ulteriore che spiega quella espressione forte ma reale: la sanità è in mano alla camorra.
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Negli ospedali i clan della camorra hanno messo le tende perche li hanno sempre considerati vacche da mungere. Appalti per la refezione. Appalti per le pulizie. Appalti per ristrutturazioni. Appalti per giardinaggio. Servizi di ambulanza. Trasporto funebre. E poi i controlli mafiosi esterni sulle aree di parcheggio. Della spartizione e del controllo degli ospedali abbiamo letto nei rapporti investigativi della Dia. Abbiamo letto nelle analisi dei Servizi. Abbiamo letto nei documenti del Viminale. Abbiamo letto nelle inchieste. Uno spietato criminale oggi collaboratore di giustizia, Mario Lo Russo, ne parla da tempo con gli inquirenti. Ha riempito centinaia di pagine di verbali su come la sanità sia un affare di camorra. Ci sono indagini in corso. Da una vita. Che cosa ha raccontato questo Lo Russo? Che “l’ospedale San Giovanni Bosco è in mano ai Contini, come impresa di pulizia, forniture, lavanderia; come lo facevamo noi nelle nostre zone, al (secondo) Policlinico”. Che il clan Cimmino del Vomero gestiva gli stessi servizi al Cardarelli. E poi ci sono le inchieste che hanno mostrato i tentativi di infiltrazione al San Gennaro da parte dei clan della Sanità. Della presenza del clan Lo Russo al San Paolo di Fuorigrotta. E controllare un ospedale non è una espressione giornalistica campata in aria. No, parliamo di questioni serie. “Se noi avevamo bisogno di qualcosa al San Giovanni Bosco, bastava chiamare Ettore Bosti (un capo camorra) e lui chiamava chi di dovere e tutti si mettevano a disposizione”.
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Il Viminale ha da tempo relazioni a disposizione di queste infiltrazioni mafiose negli ospedali. Dai tempi di Angelino Alfano. Ieri il nuovo inquilino di piazza Viminale ha riunito il comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica dedicato alla Campania. Ed ha affrontato anche i temi della camorra, della recente inchiesta, della questione degli ospedali in mano alla camorra. In una nota su quanto discusso, gli uffici del Viminale hanno fatto sapere che “sono state analizzate fra le altre cose la presenza camorristica all’interno degli ospedali e nella gestione dei rifiuti; poi le criticità nelle carceri di Poggioreale e Secondigliano, compreso l’uso illegale di telefonini dei carcerati”. Uno si aspetta che accada qualcosa in questi ospedali dove la camorra ha messo radici profonde. Uno se lo augura da anni. E invece, non succede mai nulla. E dire che la sanità a Napoli e in Campania, oltre alla presenza inquietante della camorra può annoverare anche altri record. Il record delle inchieste e degli arresti di professionisti e funzionari che lucravano (e lucrano) sull’acquisto di apparecchiature elettromedicali senza fare appalti. Il record di primari facente funzioni, una finzione della politica che così alimenta l’industria dei clientes che poi faranno le campagne elettorali per il potente di turno. Il record dei pazienti ricoperti da formiche nei reparti di degenza. Il record degli arresti per truffa di dipendenti assenti sul posto di lavoro.
Fa tutto schifo nella sanità napoletana e campana? Ovviamente no. Ci sono reparti di eccellenza. C’è una stragrande maggioranza di persone perbene che vorrebbero funzionasse diversamente. Ma come si fa a motivare dei lavoratori se il contesto in cui sono costretti ad operare è mafioso? Come si fa se intorno c’è illegalità diffusa e assenza di regole? Come si fa se la camorra comanda in un ospedale e lo Stato guarda?
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