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Trump spinge per il cessate il fuoco in Ucraina: “Ora Putin deve aprire ai colloqui diretti”

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Donald Trump ha deciso di accelerare i tempi. Dopo mesi di logoramento sul fronte, ora il presidente americano punta a ottenere da Vladimir Putin un’apertura concreta ai colloqui diretti, oltre a una tregua immediata e “senza condizioni” che apra la strada ai negoziati di pace. A dirlo chiaramente è stato lo stesso Trump, mentre da Mosca il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che la Russia è pronta a negoziare.

Il piano di Trump e la controproposta di Kiev

Mentre la Russia rivendica la completa riconquista della regione di Kursk, l’Ucraina propone come contromossa uno schieramento internazionale che impedisca futuri attacchi russi. Una misura di garanzia per evitare che la tregua si trasformi in una nuova aggressione. Nonostante le difficoltà militari, Volodymyr Zelensky sembra disposto a valutare un compromesso “dignitoso” per salvaguardare l’indipendenza ucraina dopo tre anni di guerra.

Il compromesso proposto da Kiev prevede:

  • La difesa della sovranità nazionale senza limitazioni sull’esercito.

  • L’utilizzo degli asset russi congelati in Occidente per il risarcimento dei danni di guerra.

L’ombra della resa dei conti e la pressione di Trump su Putin

Trump, incontrando Zelensky a Roma all’ombra della Cupola di San Pietro, ha fatto capire che il tempo stringe. Ammette apertamente il sospetto che Putin voglia “continuare la guerra” per logorare la situazione e far perdere tempo agli Stati Uniti. Una strategia che Trump non intende subire, rilanciando l’obiettivo di concludere la guerra nei primi 100 giorni della sua presidenza.

L’annuncio della riconquista russa della regione di Kursk, accompagnato dal primo riconoscimento ufficiale dell’uso di truppe nordcoreane da parte di Mosca, alimenta le preoccupazioni. Ma allo stesso tempo, la Russia continua a mostrare difficoltà economiche profonde nonostante il regime autarchico tenti di nascondere la crisi.

Il difficile equilibrio: salvare l’onore per tutti

Per Trump, per Putin e per Zelensky l’obiettivo è quello di poter dichiarare una vittoria:

  • Trump vuole essere il presidente che ha portato la pace.

  • Putin vuole presentarsi come il difensore della “Madre Russia” contro l’Occidente.

  • Zelensky vuole salvaguardare la sovranità e l’onore nazionale.

Il 9 maggio, data simbolica della vittoria sovietica sul nazismo, si avvicina. Putin punta a presentarsi come vincitore, ma senza un vero accordo, la guerra rischia di continuare nel logoramento reciproco.

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‘Negoziati a metà giugno in Vaticano’. Ma Mosca frena

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Potrebbero tenersi a metà giugno i nuovi negoziati diretti tra russi ed ucraini in Vaticano. Questo, almeno, stando alle anticipazioni del Wall Street Journal. Ma la stessa testata riferisce che Donald Trump, dopo aver parlato lunedì al telefono con Putin, avrebbe riferito ai leader europei come il presidente russo non intenda ancora mettere fine alle ostilità: “É convinto che stia vincendo”, sarebbero state le parole del presidente americano. E diversi segnali nelle ultime ore mostrano che effettivamente le forze russe stanno aumentando la pressione sul terreno, facendo ritenere ad alcuni osservatori che sia cominciata la prevista “offensiva d’estate”.

Intanto il Cremlino frena: “Non ci sono ancora accordi specifici sui prossimi incontri, questo è ancora da definire”, ha commentato il portavoce Dimtry Peskov. Nel giorno in cui il generale Andrei Mordvichev, decorato come Eroe della Russia per i successi ottenuti nel conflitto, ha assunto l’incarico di nuovo comandante delle forze di terra, Putin ha annunciato che i soldati russi stanno creando una “fascia di sicurezza” lungo la frontiera con l’Ucraina. Un’operazione che, da quello che sembra di capire, dovrebbe comportare l’occupazione di una zona in territorio ucraino per mettere fine ai continui raid, specie con i droni, compiuti dalle forze di Kiev sulle regioni frontaliere russe. Anche nelle ultime ore le autorità locali hanno segnalato un civile ucciso nella regione di Bryansk e uno in quella di Kursk.

I feriti sarebbero in totale 17. Il sito russo di opposizione Meduza scrive intanto che le forze di Mosca “hanno ottenuto i loro primi importanti successi nell’offensiva d’estate” nell’est dell’Ucraina, sfondando le difese ucraine lungo l’autostrada Pokrovsk-Konstantinovka, nella regione di Donetsk, con il probabile obiettivo di puntare a nord verso le città di Kramatorsk e Slovyansk. Per quanto riguarda i tavoli negoziali, l’unico risultato concreto finora raggiunto, nell’incontro tra delegazioni russa e ucraina il 16 maggio a Istanbul, è stato l’accordo per uno scambio di prigionieri, mille per parte. Kiev e Mosca hanno reso noto di avere ricevuto le liste dei soldati di cui il nemico chiede la liberazione.

Il Wall Street Journal scrive nel frattempo di aver saputo che anche il segretario di Stato Usa Marco Rubio dovrebbe presenziare ad un nuovo incontro tra le parti a metà giugno in Vaticano. Nel frattempo da Roma Giorgia Meloni, dopo un faccia a faccia con la premier danese Mette Frederiksen, ha reso noto di aver sentito Trump ancora una volta nelle ultime ore, dopo i “contatti costanti con diversi leader a livello europeo e americano”. Secondo la premier, “al di là di date e luoghi, la priorità a cui arrivare è che ci siano negoziati seri, in cui gli interlocutori vogliano tutti manifestare la disponibilità e la voglia di fare passi avanti.

Questo è il centro del lavoro che dobbiamo fare adesso, per arrivare a un cessate il fuoco e un accordo di pace complessivo, che non può prescindere da garanzie sicurezza per l’Ucraina”. Intanto nella riunione dei ministri delle Finanze del G7 in Canada, il titolare del dicastero tedesco, Lars Klingbeil, ha assicurato che anche gli Usa hanno confermato di volere continuare ad aiutare Kiev. “È diventato chiaro che all’interno del formato G7 il sostegno continuerà senza modifiche”, ha affermato Klingbeil, dopo che in precedenza, secondo Politico, Washington aveva manifestato resistenze ad inserire nella dichiarazione finale l’impegno a un “ulteriore sostegno” all’Ucraina ed erano riluttanti a definire “illegale” l’invasione russa. In serata Giancarlo Giorgetti ha confermato che nel comunicato finale sarà sottolineata una “posizione comune per il sostegno all’Ucraina”: quindi, ha sottolineato, una “vittoria italiana”, col nostro Paese che ha lavorato in questa direzione.

Nel sostegno a Kiev ci sarà l’impegno “affinché chiunque abbia fatto affari o favorito la Russia non entri nella ricostruzione dell’Ucraina”, ha spiegato il titolare dell’Economia. Le schermaglie diplomatiche dunque continuano in contemporanea con i bombardamenti reciproci tra Mosca e Kiev. Nella notte tra mercoledì e giovedì le forze russe hanno attaccato l’Ucraina con un missile balistico Iskander-M (che secondo Mosca avrebbe colpito un sistema di difesa americano Patriot nella regione di Dnepropetrovsk) e 128 droni, di cui 112 sono stati intercettati. Il ministero della Difesa di Mosca afferma invece che 105 velivoli senza pilota ucraini sono stati neutralizzati su varie regioni della Russia, di cui 35 su quella della capitale. Gli allarmi hanno provocato le chiusure temporanee dei quattro aeroporti internazionali di Mosca: Sheremetyevo, Domodedovo, Vnukovo e Zhukosvky. Oltre 160 voli hanno subito ritardi.

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Flop al varo della nave da guerra, ira di Kim Jong-un

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Un flop clamoroso nell’industria della difesa nordcoreana, il principale vanto di Kim Jong-un, ha provocato una prevedibile sfuriata del dittatore. Il “grave incidente”, secondo quanto hanno riportato i media di regime, si è verificato durante la cerimonia di varo di una nave da guerra, un cacciatorpediniere da 5mila tonnellate. In particolare l’agenzia di stampa Kcna ha riferito che “alcune sezioni del fondo si sono frantumate”, compromettendo “l’equilibrio della nave”. Proprio Kim ha assistito all’intera fallimentare manovra.

Ed ha parlato di un “atto criminale causato da totale negligenza” che “non poteva essere tollerato”, perché “ha gravemente danneggiato la dignità e l’orgoglio della nostra nazione in un istante”. Quindi, ha ordinato di riparare la nave prima di una riunione chiave del partito a giugno e ha disposto di mettere all’indice coloro che erano stati coinvolti nella progettazione della nave. Appena poche settimane fa, la Corea del Nord aveva inaugurato un altro cacciatorpediniere, il Choe Hyon, che secondo il regime è in grado di trasportare oltre 70 missili e “le armi più potenti”.

Un mezzo sviluppato, secondo Seul, con l’aiuto della Russia, probabilmente in cambio delle migliaia di soldati nordcoreani inviati nel Kursk per aiutare Mosca contro Kiev. Salutando il varo del nuova nave da guerra, il dittatore aveva parlato di una “svolta” nella modernizzazione delle forze navali del Paese.

Lo sviluppo bellico in Corea del Nord è in cima alle priorità di Kim, che ciclicamente autorizza test di missili balistici: una corsa agli armamenti che, secondo gli analisti, il leader nordcoreano vuole sfruttare come merce di scambio per contrattare un alleggerimento delle sanzioni e dell’isolamento internazionale. Proprio nel giorno del varo flop del cacciatorpediniere, l’esercito sudcoreano ha denunciato il lancio da parte di Pyongyang di “diversi missili da crociera non identificati verso il Mar Cinese Orientale”.

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Anp, 29 bimbi e anziani morti per fame a Gaza in 2 giorni

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Il ministro della Salute palestinese Majed Abu Ramadan ha dichiarato che negli ultimi giorni a Gaza 29 bambini e anziani sono morti di fame e che molte altre migliaia di persone sono a rischio. “Negli ultimi due giorni abbiamo perso 29 bambini”, ha detto ai giornalisti il ;;ministro della Salute palestinese, descrivendoli come “morti per fame”. Reuters, che riporta la notizia sul sito, riferisce che in seguito ha chiarito che il totale includeva sia gli anziani che i bambini.

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