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Cronache

Borrelli: il Tar dà ragione a Luigi Maiello, illegittima la sua rimozione da comandante della Polizia Locale di Pomigliano

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Il Tar della Campania ha annullato il provvedimento con cui, un anno fa, Luigi Maiello era stato rimosso dall’incarico di comandante della Polizia Locale di Pomigliano d’Arco. Secondo la sentenza, la decisione del Comune è da ritenersi illegittima, con il Tribunale Amministrativo che ha disposto anche il pagamento delle spese legali da parte dell’amministrazione, per un totale di 3.000 euro.

Il ricorso accolto: “Provvedimento illegittimo”

Nel 2023, la dirigente comunale del settore Risorse Umane, Marcella Montesano, firmò la determina che sancì la decadenza dall’impiego di Maiello (foto sopra), accusato di presunte “gravi irregolarità nella presentazione dei requisiti”. La vicenda segnò l’epilogo di un lungo scontro tra il sindaco Lello Russo e Maiello, figura nota per il suo impegno nella legalità.

Ma il Tar Campania – Sezione Seconda ha ora stabilito l’annullamento di tutti i provvedimenti impugnati da Maiello, ordinando che la sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa.

La reazione politica: Borrelli (AVS) attacca il sindaco

Soddisfazione per la decisione è stata espressa dal deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, da sempre al fianco di Maiello.
Mai avuto dubbi sull’illegittimità del provvedimento del Comune – dichiara Borrelli – Ora giustizia è fatta, ma ciò che è accaduto deve far riflettere. Da una parte c’è un sindaco che nega l’esistenza della camorra a Pomigliano, smentito dalla Commissione Antimafia e dai fatti di cronaca; dall’altra parte ci sono persone come Maiello, che la camorra l’hanno combattuta nei territori dove hanno operato, come ad Afragola, dove fu diffamato dal boss Antonio Moccia dopo aver denunciato rapporti tra clan e opere pubbliche”.

“Chi combatte la camorra trattato da nemico”

Borrelli evidenzia un paradosso inquietante: “Proprio chi denuncia e si espone finisce per essere trattato come un nemico. Qualcosa non quadra. Cioè, in realtà, sarebbe quasi tutto chiaro, ma non lo si vuole affrontare per non scoprire gli altarini”.

Il caso Maiello si inserisce dunque in un contesto più ampio, che chiama in causa la credibilità delle istituzioni locali e la loro volontà reale di contrastare le infiltrazioni criminali.

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La piccola orsa trovata in Molise ha completato lo svezzamento

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L’orsetta Nina, trovata a maggio da sola nei pressi di Pizzone (Isernia) è stata trasferita in un ambiente più simile alle condizioni naturali in cui dovrà vivere una volta libera. Lo ha reso noto il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con un post sui canali social. “Nina era stata trovata nei pressi di Pizzone (Isernia) all’inizio di maggio – si legge nel post – allevata con l’obiettivo di essere reintrodotta in natura non appena le condizioni lo permetteranno. Sabato scorso, i tecnici del Parco, biologi e veterinari, hanno provveduto a trasferire Nina in una nuova struttura.

L’orsetta ha completato con successo lo svezzamento, seguendo il protocollo sviluppato con il supporto di esperti internazionali, sia europei sia nordamericani. Ora può vivere in un ambiente più adatto alle sue esigenze attuali, molto più simile a ciò che incontrerà una volta tornata libera. Si tratta di un ampio recinto immerso nella natura, dove potrà continuare a crescere e prendere peso”. Nel post si ricorda anche che il nome dato all’orsetta “è stato selezionato dopo il concorso lanciato in occasione della seconda edizione della giornata dedicata all’orsa Amarena. Abbiamo deciso di accogliere la proposta degli studenti dell’Istituto Comprensivo “Gesuè” di San Felice a Cancello (Caserta), che hanno suggerito proprio il nome Nina”.

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Cronache

Omicidio Giulia Tramontano, legali di Impagnatiello: nessun agguato, fu un errore dettato dal narcisismo

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Non un agguato pianificato, ma un delitto “maldestro”, frutto di “errori” e di una personalità narcisistica incapace di sopportare il crollo della propria immagine. È questa la linea della difesa di Alessandro Impagnatiello, l’ex barista dell’Armani Café condannato all’ergastolo per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, assassinata a Senago il 27 maggio 2023.

Mercoledì si apre il processo d’appello davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano. L’avvocata Giulia Geradini, che difende l’imputato, chiederà di riformare la sentenza di primo grado, sostenendo che l’omicidio non fu premeditato ma la conseguenza tragica di una relazione doppia che Impagnatiello “avrebbe voluto interrompere”, ma che non è riuscito a gestire, sopraffatto dalla necessità di preservare un’immagine pubblica costruita con cura.

Le richieste della difesa: escludere le aggravanti

La difesa punta a escludere le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, non riconosciute dal gip Angela Laura Minerva già nella convalida del fermo, e chiederà il riconoscimento delle attenuanti generiche. Se accolte, queste richieste potrebbero ridurre la condanna a 30 anni.

Secondo l’avvocata, non ci sarebbe “alcuna prova” di un omicidio studiato nei dettagli: la dinamica sarebbe invece “grossolana e maldestra”, come dimostrerebbe il modo in cui Impagnatiello ha cercato di disfarsi del cadavere — bruciandolo con alcol e benzina — e di simulare la scomparsa della 29enne per quattro giorni, spostandone il corpo tra il box, la cantina e l’auto prima di abbandonarlo in un’intercapedine.

L’accusa: 37 coltellate e un corpo dato alle fiamme

La ricostruzione fatta dalla Corte in primo grado parla di 37 coltellate inferte tra le 19.05 e le 19.30 del 27 maggio. Un gesto di violenza estrema, seguito dal tentativo di cancellare ogni traccia, mentre il corpo della giovane, scopertasi poco prima tradita da una collega del compagno, veniva occultato per giorni.

A sostenere l’accusa in aula sarà la sostituta procuratrice generale Maria Pia Gualtieri, che si opporrà alla richiesta della difesa e chiederà la conferma dell’ergastolo.

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Attentati a commissariato e caserma CC per vendetta, un arresto

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Arrestato il presunto autore degli attentati incendiari avvenuti a febbraio scorso nelle sedi della compagnia carabinieri di Castel Gandolfo e del commissariato di polizia di Albano Laziale, vicino Roma. I carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati, del ROS, e gli agenti della Digos di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Velletri su richiesta della Procura, nei confronti di un 34enne di origine egiziana, regolare sul territorio nazionale e con precedenti di polizia. E’ accusato di strage politica, ovvero commessa allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato. Il movente sarebbe legato a un rancore profondo e persistente nei confronti delle forze dell’ordine locali, maturato nell’ambito di vicende personali.

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