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Primari provvisori da 9 anni, gente che muore, sporcizia ovunque: le Iene mostrano il vero volto di Vincenzo De Luca e lo sfascio della sanità in Campania

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https://www.iene.mediaset.it/video/caserta-malasanita-asl-nomine-irregolari_219061.shtml
Il presidente della Giunta Regionale della Campania, Vincenzo De Luca, sulla sanità pubblica più sgangherata d’Italia sta provando a costruire il nuovo personaggio politico inflessibile, efficiente e anticamorrista. Lo fa lontano da Salerno dove quand’era sindaco (l’ha fatto per 20 anni e passa) ha convinto i giornalisti locali e si è vantato in lungo e in  largo di aver trasformato la sua città da piccolo borgo di provincia antiquato e démodé (la città delle chiancarelle) in una sorta di metropoli post moderna paragonabile a Sidney o Barcellona per numero di opere pubbliche avveniristiche che avrebbe consegnato ai sudditi del Principato di Salerno.

Il giornalista de le Iene. Gaetano Pecoraro

 

Perché De Luca è convinto di aver realizzato a Salerno il polo informatico, il nuovo palasport, sistemato la costa, realizzato piazza Libertà e il Crescent, costruito un aeroporto internazionale, consegnato un palazzo di Giustizia e mille altre cose di cui si vanta. Purtroppo l’uno e l’altro convincimento di De Luca mostrano la corda, nel senso che sono cose che con esistono. Lui, però, oramai a furia di ripeterselo se n’è convinto, quasi fosse afflitto da una sindrome onirico-politica. De Luca è convinto che sia così, ed è difficile fargli capire che non è la realtà. Comunque sia oggi va ad inaugurare per l’ennesima volta un pezzo di un ospedale di Napoli (l’ospedale del Mare), dove ripeterà sempre la stessa cosa: “Ho liberato la sanità campana dalla camorra. Si fa carriera nella sanità campana solo se si hanno titoli e a seguito di concorsi. È finito il clientelismo. Gli ospedali sono i migliori d’Italia e non c’è alcun bisogno che la gente vada in altre regioni a curarsi. Ho portato i conti in pareggio, chiudendo il buco da 5 miliardi di euro. Ho stanziato centinaia di milioni per la ricerca. La terra dei fuochi e i morti per tumore non esistono, sono una invenzione di cattiva stampa”.

Il servizio. Nelle foto ci sono alcuni primari che hanno avuto il garbo di rispondere all’autore dell’inchiesta

Poi dice un sacco di altre cose, ma lasciamo stare. Meglio non contraddirlo troppo, nei momenti di maggiore superfetazione dell’io dice cose che non pensa contro i giornalisti. Quello che pensa delle giornaliste, meglio tacere. In ogni caso, quello che vorremmo che guardaste è una bella inchiesta delle Iene, il programma di Italia 1, Mediaset. È la seconda tappa di una inchiesta che riguarda la sanità nel Casertano. L’autore è Gaetano Pecoraro. Una inchiesta bella, pulita, senza fronzoli, senza indugiare in facili sensazionalismi e scandalismi inutili. Si commenta da sola. Pecoraro lo vedete tra dirigenti in sostituzione permanente che credono oramai anche loro di aver fatto un concorso, ospedali che esistono solo sulla carta o peggio nati per far diventare primario qualcuno, sporcizia, formiche, Tac troppo vecchie che funzionano male o troppo nuove che non  vengono fatte funzionare, gente che muore di tumore e gente che si fa curare altrove.   
Gaetano Pecoraro va a “sentire” i tanti primari che sono lì per meriti politici, prova a capire com’è possibile che primari che potevano restare in carica per massimo sei mesi, prorogabili di altri sei in via provvisoria, in attesa di concorso, sono diventati baroni col camice bianco inamovibili da anni. E tutti, nessuno escluso, guardando in telecamera, ritengono che sia tutto normale in una sanità, quella casertana, che definire da terzo mondo significherebbe fare un torto ai medici che in alcuni paesi del cosiddetto terzo mondo si fanno il mazzo per salvare vite umane e non spendono che pochi euro, mentre in  Campania, il servizio sanitario costa oltre 10 miliardi di euro ogni anno. 
Che cosa risponde Vincenzo De Luca a questa inchiesta, come risponde alle domande di Gaetano Pecoraro che prova a far conoscere ai telespettatori delle Iene anche il parere del presidente della Giunta regionale della Campania nochè commissario alla Sanità? Qualche vaffanculo dall’entourage, la stizza, il nervosismo e i denti che digrignano. Niente oltre questo per il povero  Gaetano Pecoraro. Che ha faticato tanto per mostrare a tutti quello schifo che si chiama sanità pubblica casertana. De Luca dirà qualcosa contro i giornalisti venerdì prossimo, quando si affaccerà dagli schermi di una tv salernitana per le sfrennesiate settimanali.
Ecco quello che ha fatto e detto oggi De Luca all’ospedale del Mare. Sono parole che stridono con tutto quello che accade nella Sanità in Campania.

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Giffone (RC), i Carabinieri scoprono e distruggono la quinta piantagione di marijuana in pochi giorni

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Continuano le operazioni di contrasto alla coltivazione illegale di marijuana nel comune aspromontano di Giffone. I Carabinieri della Compagnia di Taurianova, supportati dallo squadrone eliportato “Cacciatori di Calabria”, hanno scoperto e distrutto un’altra vasta piantagione di marijuana nascosta in una zona boschiva e impervia. Questa è la quinta piantagione individuata nel giro di pochi giorni.

Durante l’ultimo intervento, i militari hanno rinvenuto oltre 2500 piante di marijuana, alcune delle quali superavano i due metri di altezza e si trovavano già in uno stato avanzato di crescita, pronte per essere raccolte. Sul posto, è stato sorpreso un giovane di 21 anni, residente a Giffone, mentre controllava lo stato di maturazione delle piante e gestiva un sofisticato sistema di irrigazione.

L’operazione ha impedito la produzione di oltre 70 mila dosi di marijuana, che avrebbero avuto un valore di mercato di circa 600.000 euro. Grazie all’intervento tempestivo dei Carabinieri, le piante sono state estirpate e sequestrate, prevenendo così l’immissione sul mercato illegale degli stupefacenti.

Attualmente, il procedimento è nella fase delle indagini preliminari. La responsabilità del giovane arrestato sarà valutata nel corso del successivo processo, in base alla fondatezza delle accuse mosse a suo carico. Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore della persona indagata.

L’impegno dei Carabinieri nel contrastare la coltivazione e il traffico di droga continua a dare risultati significativi. La scoperta e la distruzione di queste piantagioni rappresentano un importante passo avanti nella lotta contro il mercato illegale degli stupefacenti, contribuendo a proteggere la salute pubblica e la sicurezza della comunità.

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Magnate asiatico Kwong, mai pagato o conosciuto Boraso

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Il magnate singaporiano Ching Chiat Kwong si chiama ‘fuori’ dalle accuse che lo inseriscono nell’inchiesta di Venezia, sostenendo di non aver “mai pagato, ne’ conosciuto” l’assessore Renato Boraso, in carcere per corruzione. Kwong, indagato dai pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini, ha fatto conoscere la sua posizione attraverso il proprio difensore, l’avvocato Guido Simonetti. Nelle carte dell’accusa il miliardario asiatico è chiamato in causa – per l’acquisto dei due palazzi veneziani Donà e Papadopoli, e per la trattativa sui ‘Pili’ – assieme a Luois Lotti, suo plenipotenziario in Italia, e Claudio Vanin, imprenditore prima con loro in affari, ora ingaggiato in una dura lotta legale con Lotti.. A Venezia c’è intanto attesa per capire quali saranno le mosse del sindaco Luigi Brugnaro, a sua volta indagato, che pressato dei partiti della sua maggioranza – in particolare Fdi – ha deciso di anticipare al 2 agosto (prima era il 9 settembre) la data del chiarimento in Consiglio Comunale. Brugnaro continua a lavorare, e non ha intenzione di presentarsi dimissionario.

E se può essere suggestivo accostarvi oggi le dimissioni di Giovanni Toti, suo ex compagno di avventura in ‘Coraggio Italia’, da ambienti vicini a Ca’ Farsetti si fa notare come le due vicende siano “completamente diverse”. Brugnaro è indagato per concorso in corruzione con i due dirigenti dell’ufficio di gabinetto Morris Ceron e Derek Donadini. Quando scoppiò l’inchiesta il Procuratore Bruno Cherchi aveva sottolineato che l’iscrizione del sindaco nel registro era stata fatta solo “a sua tutela”. I chiarimenti veri, tuttavia, non saranno possibili fino a quando i nomi di peso finiti nell’inchiesta non decideranno di presentarsi davanti ai magistrati. Oggi intanto ha provato a chiarire la propria posizione l’uomo d’affari singaporiano “Ching Chiat Kwong – ha dichiarato l’avvocato Simonetti – “non ha mai disposto né effettuato (neppure tramite persone terze) il pagamento di una somma nei confronti dell’assessore Renato Boraso”.

Inoltre “non ha mai neppure conosciuto l’assessore Renato Boraso”. E sulle due operazioni portate a termine da Kwong a Venezia, viene sottolineato che i due edifici citati nell’inchiesta, palazzo Donà e palazzo Papadopoli, “sono stati acquistati attraverso una procedura ad evidenza pubblica e a prezzi in linea (se non superiori) al loro valore di mercato”. Nelle carte dell’inchiesta, l’accusa sottolinea tuttavia che proprio per far abbassare il valore di acquisto di palazzo Papadopoli, da 14 mln a 10,7 mln, Boraso avrebbe ricevuto da Kwong “”per il tramite dei suo collaboratori”, la somma di 73.200 euro, attraverso due fatture da 30.000 euro più Iva, emesse da una società dell’assessore, la Stella Consuting, per una consulenza “in realtà mai conferita, ne’ eseguita”. Quanto all’affare, poi sfumato, dei Pili, l’avvocato di Kwong evidenzia “come la trattativai non si sia in alcun modo mai concretizzata, fermandosi ad uno stadio del tutto embrionale”.

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‘Sgomberate la Vela’, l’ordinanza del 2015 mai eseguita

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Un’ordinanza datata ottobre 2015 metteva in guardia dal pericolo crolli: la Vela Celeste va sgomberata, il succo di una relazione del Comune di Napoli messa nero su bianco. La firma in calce è quella del sindaco dell’epoca, Luigi de Magistris. Un sos che non troverà mai seguito e di cui oggi la città piange le conseguenze dopo il crollo del ballatoio-passerella che lunedì sera ha determinato la morte di tre persone e il ferimento di altre dodici. Dunque, non solo il documento datato 2016 che denunciava la mancata manutenzione dei ballatoi della Vela Celeste di Scampia con relativo rischio crollo, dal passato emerge anche un’altra carta che chiama in causa l’immobilismo delle istituzioni. Perché quell’ordinanza di sgombero coatto non è mai stata presa in considerazione?

E perché si è preferito agire con degli accorgimenti che sanno di palliativo piuttosto che affrontare di petto l’emergenza segnalata da quel documento pubblicato sull’albo pretorio del Comune? Domande in attesa di risposta e sulle quali la procura di Napoli – che ha aperto un’indagine contro ignoti per crollo colposo e omicidio colposo – intende fare chiarezza. L’ordinanza firmata de Magistris – è quanto emerge – era dettata dalla necessità di tutelare l’incolumità di 159 famiglie per un totale di 600 persone residenti nella Vela Celeste. Alla base del provvedimento c’era la relazione di un dirigente comunale che delineava un quadro di pericolo allarmante. Anche la politica chiede di fare chiarezza.

A partire dalla segretaria del Pd Elly Schlein che ne ha parlato al festival di Giffoni: “È un tragedia drammatica – ha detto -. Abbiamo immediatamente espresso tutta la nostra vicinanza alle persone, alle famiglie, al quartiere colpito. C’è da fare luce su quello che è accaduto perché non può succedere una cosa del genere”. Fare luce è quello che intende fare la Procura di Napoli che ha disposto l’ampliamento dell’area sottoposta a sequestro, dal terzo piano fino al piano terra. Le verifiche stanno riguardando anche le posizioni dei residenti nella Vela “incriminata” che, in gran parte, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, risulterebbero abusivi. E intanto si sta rivelando più difficoltosa del previsto l’acquisizione della copiosa documentazione amministrativa sulla Vela Celeste. Si tratta in particolare degli atti relativi al progetto di riqualificazione ReStart e alla manutenzione del complesso di edilizia popolare con relative negligenze che oramai sono date per scontate. Fondamentali saranno per gli inquirenti le risultanze del lavoro affidato al perito, un ingegnere strutturista forense. Conferito, infine, l’incarico per gli esami autoptici sui corpi delle tre vittime.

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