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Bufera giudiziaria sulla Lega, Di Maio: mazzette ovunque, nuova tangentopoli

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“Siamo sotto attacco”. E’ il giorno finora piu’ duro, nella campagna elettorale di Matteo Salvini. E’ indagato dalla Corte dei Conti per il presunto uso improprio dei voli di Stato e apprende di primo mattino dell’arresto del sindaco leghista di Legnano, in una nuova inchiesta che coinvolge politici locali anche di Fi con accuse tra cui la corruzione. “Ho fiducia nei miei uomini e nella magistratura”, dichiara il leader della Lega. Poi mette l’elmetto: “E’ un attacco senza eguali”. Il fuoco amico del M5s e’ il piu’ pesante: Luigi Di Maio denuncia mazzette “ovunque” e una “nuova Tangentopoli” da punire votando chi e’ immune, il Movimento. Una linea “stupida e ipocrita”, ribatte dal Pd Nicola Zingaretti: si ricordino, osserva, le indagini che coinvolgono esponenti M5s. C’e’ agitazione, in queste ore, tra le fila della Lega: “Non crediamo ai complotti, ma la sequenza temporale delle inchieste delle ultime settimane qualche dubbio lo solleva”, dice un dirigente che chiede di non essere citato. Emerge qualche timore per contraccolpi nei sondaggi, soprattutto in una regione come la Lombardia che dovrebbe fare da traino. Ma la linea di Salvini e’ dare un segnale di compattezza e forza gia’ sabato, riempiendo piazza Duomo a Milano, nel comizio clou della campagna elettorale con ospiti i leader europei alleati. Il ministro, che in una giornata e’ impegnato in tre diverse regioni, non nasconde l’irritazione, soprattutto per gli attacchi degli alleati M5s: “La Lega vuole continuare a lavorare, se i Cinque stelle vogliono continuare a litigare o hanno nostalgia di accordi con la sinistra lo dicano chiaramente”, dice da Foggia, alludendo a una crisi di governo. Contro di lui, torna in campo anche Beppe Grillo, che dice di volerlo mandare “a calci” al Viminale a lavorare. E per quanto Di Maio provi a ridimensionare la portata dell’attacco del fondatore, il leader leghista ribatte: “Non capisco perche’ per loro io sia diventato il male assoluto”. Mentre dalle piazze Salvini respinge le accuse di abuso dei voli di Stato (“L’inchiesta fa ridere”) la Lega scatena tutta la sua potenza social con l’hashtag #SalviniNonMollare (twitta anche Marine Le Pen). Contro il leader leghista cantano “Bella ciao” a Foggia e manifestano a Napoli (ci sono scontri con la Polizia). Lui invoca il garantismo per i suoi e denuncia di essere sotto attacco di “poteri forti” e “di tutti” gli altri partiti per la sua battaglia “contro mafia e migranti irregolari”: vogliono impedire alla Lega di vincere le europee, accusa. E, puntando ai voti di garantisti e conservatori, rilancia in economia il “modello Trump” per infrangere i vincoli europei e realizzare la proposta leghista di taglio delle tasse che ha al centro la flat tax e che, annuncia, “e’ pronta”. Ma Di Maio racconta tutt’altra storia. C’e’ una “emergenza corruzione” che “coinvolge sia la destra che la sinistra: “Il sistema dei partiti continua ad essere fortemente inquinato” percio’ il 26 maggio “la scelta sara’ tra M5s e questa nuova Tangentopoli”. Salvini dal palco di un comizio gli intima di occuparsi “di morti sul lavoro”: e’ quella l’emergenza. E il leader ribatte che “e’ inumano fare battaglia sui morti”. Il M5s sente di avere a portata di mano una rimonta solo un mese fa insperata. E incalza. Di Maio, che parla a sinistra annunciando il taglio del cuneo fiscale e gioca anche sul campo moderato facendosi garante della tenuta dei conti pubblici, con un blitz punta a portare in Consiglio dei ministri lunedi’ un decreto sulla famiglia. E’ insieme una risposta al ministro leghista Lorenzo Fontana, che aveva presentato due emendamenti sul tema, e al decreto sicurezza voluto da Salvini, sul quale nel governo si combatte ancora un durissimo braccio di ferro. Nella riunione tecnica del preconsiglio sia gli uffici di Palazzo Chigi che la Farnesina, oltre ai ministeri targati M5s di Giustizia, Trasporti, Lavoro, Difesa, smontano punto per punto la bozza del Viminale. Il confronto proseguira’ da domani ai tavoli tecnici ma secondo fonti M5s il dl sicurezza bis, cosi’ come le intese sulle Autonomie, non saranno lunedi’ in Cdm. Ci saranno entrambi, ribattono dalla Lega. La partita prosegue.

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Fassino denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino, informativa in Procura

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Arriverà nelle prossime ore in Procura una prima informativa su Piero Fassino, denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Gli investigatori della Polaria hanno raccolto tutti gli elementi – comprese le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza – e le trasmetteranno all’autorità giudiziaria competente, quella di Civitavecchia, che valuterà come procedere. Fassino, in quanto parlamentare, non è stato ascoltato ma – spiegano fonti investigative – se vorrà potrà rilasciare dichiarazioni spontanee.

Già ieri il deputato del Pd – parlamentare per 7 legislature, ex ministro della Giustizia dal 2000 al 2001, poi segretario dem fino al 2007 e sindaco di Torino per cinque anni dal 2011 al 2016 – ha fornito la sua versione sostenendo di aver già chiarito con i responsabili del duty free la questione: “volevo comprare il profumo per mia moglie, ma avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse”. In quel momento, ha aggiunto, “si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia.

Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo”. Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede, ma i responsabili hanno comunque deciso di sporgere denuncia. Al parlamentare del Pd, dopo quella espressa ieri dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, è arrivata la solidarietà del coordinatore di Fratelli d’Italia in Piemonte Fabrizio Comba. “Conosco l’uomo e il politico integerrimo, il tritacarne mediatico in cui è stato infilato è indecoroso per la sua storia personale e, quindi, anche per la storia del nostro paese. E’ un avversario politico – ha concluso Comba – ma non per questo mi permetto di dubitare della sua integrità, convinto delle sue straordinarie qualità morali”.

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Nozze d’argento boss in chiesa con le spoglie di Falcone

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Lui abito scuro, con gilet, pochette e cravatta color madreperla, lei abito bianco scollato lavorato con tessuto di pizzo e bouquet di rose rosse. La coppia d’oro delle famiglie mafiose palermitane, Tommaso Lo Presti, detto “il grosso”, per distinguerlo dall’omonimo detto “il lungo”, e la moglie Teresa Marino, ha festeggiato in grande stile, con amici e familiari l’anniversario dei 25 anni di matrimonio il 15 aprile scorso.

La coppia, lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure condannata per mafia, ha scelto per la cerimonia religiosa in cui rinnovare la promessa d’amore un luogo simbolico, la chiesa di San Domenico, che si trova in una delle piazze più belle di Palermo e che è nel cuore del mandamento mafioso di cui Lo Presti era al vertice. Nel complesso in cui è inserita la chiesa c’è anche il pantheon dei siciliani illustri, da Giuseppe Pitrè a Giacomo Serpotta, in cui sorge anche la tomba monumentale che ha accolto, dal 2015, le spoglie di Giovanni Falcone. I mafiosi quindi sono stati accolti dai frati, che gestiscono il complesso, per celebrare la benedizione delle nozze d’argento.

Padre Sergio Catalano, frate priore della chiesa, afferma di aver saputo chi fosse l’elegante coppia solo leggendo le notizie del sito d’informazione Palermotoday che ha pubblicato la notizia alcuni giorni dopo la cerimonia. “Le verifiche non spettano a noi – aggiunge – ci sono organi istituzionali che devono farlo”. Ma la coppia della cosca di Portanuova, lui è sorvegliato speciale e deve rientrare in casa entro una certa ora, poteva tranquillamente far celebrare la cerimonia in qualsiasi posto. La valutazione dell’opportunità di ospitare due mafiosi di questo calibro nel complesso dove ci sono le spoglie del magistrato ucciso dalla mafia spetterebbe a chi ha la responsabilità di quei luoghi.

Alla chiesa Lo Presti ha lasciato anche un’offerta che padre Catalano dice “servirà a fare del bene a chi ne ha bisogno”. Dopo la cerimonia a san Domenico la coppia ha festeggiato, nei limiti temporali concessi al sorvegliato speciale, in una villetta allietata anche dalle canzoni di due noti neomelodici. Dopo l’arresto di Lo Presti, 48 anni, nell’operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l’ha condannata descrive così: “Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio”.

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Sindaci Ue rivendicano diritto a imporre limiti velocità

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Imporre i limiti di velocità sia una prerogativa di città e regioni. A chiederlo sono i 13 firmatari tra sindaci e vicesindaci di città europee che dalle colonne del Financial Times criticano alcune iniziative promosse in Italia, con la riforma del codice della strada, e nel Regno Unito che potrebbero impedire a città e comuni di attuare misure per la sicurezza stradale, come l’introduzione di limiti di velocità più bassi e telecamere per il controllo del traffico. Da Bologna a Firenze e Milano, passando anche da Amsterdam, Bruxelles e Helsinki. Tra i firmatari italiani Matteo Lepore e Dario Nardella, sindaci di Bologna e Firenze e la vice sindaca e assessora alla mobilità di Milano, Arianna Censi.

La lettera fa esplicito riferimento al disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso settembre per riformare il codice della strada, criticato anche in Italia da varie associazioni perché ritenuto svantaggioso per i pedoni. Per sindaci e vice le nuove norme ostacolerebbero “gravemente” la capacità delle autorità locali di creare zone a traffico limitato, installare autovelox e fissare limiti di velocità inferiori che invece sono fondamentali per abbattere le emissioni e rendere anche le strade più sicure. Nella missiva non si fa riferimento solo all’Italia. I firmatari prendono di mira anche il “piano per i conducenti” nel Regno Unito che punta a introdurre misure altrettanto restrittive e alle resistenze in Germania, dove il governo ha finora resistito agli sforzi di oltre 1.000 comuni che vogliono un maggiore controllo sui limiti di velocità locali.

“Politiche nazionali come queste, basate non sulla scienza ma sull’opportunità politica, danneggiano la capacità delle autorità locali di prendere decisioni sul miglioramento della sicurezza e della salute dei propri cittadini”, accusano i rappresentanti locali. Sottolineando l’importanza di limiti di velocità più bassi nelle aree urbane – si legge ancora nel testo – che “stanno prevenendo le morti e migliorando la vita oggi nelle città di tutta Europa”. Non “si tratta di limitare la libertà degli automobilisti, ma di rendere le strade più sicure per tutti, ridurre il rumore e l’inquinamento e rendere la città più invitante per coloro che scelgono forme di trasporto più salutari come camminare e andare in bicicletta”. Insieme ai tre rappresentanti italiani la lettera è siglata anche da Alison Lowe, vicesindaco di West Yorkshire; Thomas Dienberg, vicesindaco di Lipsia; Frauke Burgdorff responsabile della pianificazione di Aquisgrana; Philippe Close, sindaco di Bruxelles; Mathias De Clerq, sindaco di Gand; Melanie Van der Horst, vicesindaco, di Amsterdam; Vincent Karremans, vicesindaco di Rotterdam; Karin Pleijel vicesindaco di Göteborg; Andréas Schönström vicesindaco di Malmö; Juhana Vartiainen, sindaco di Helsinki.

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