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Cronache

Abusi su minori, arrestato collaboratore scolastico

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Sarebbero state molestate a scuola da un dipendente dello stesso istituto ma hanno trovato la forza ed il coraggio di confidare quanto stava loro accadendo parlando con una loro insegnante. La donna non ci ha pensato su un attimo e si è subito rivolta alla rappresentante legale dell’Istituto Comprensivo del cosentino che, a sua volta, si è presentata ai carabinieri raccontando loro quanto le era stato riferito dalla sua collaboratrice dopo avere parlato con le due studentesse minorenni. E’ così che un collaboratore scolastico di 61 anni, è stato arrestato e posto ai domiciliari con l’accusa di violenza sessuale aggravata ai danni di minore.

L’arresto è stato eseguito dai carabinieri della stazione di Terranova da Sibari, coordinati dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, a conclusione di un’indagine lampo, avviata nei primi giorni di dicembre e conclusa in brevissimo tempo. Gli accertamenti, sviluppati dai militari e coordinati, con una stretta condivisione dei dati raccolti con la Procura diretta da Alessandro D’Alessio, sono scaturite dalla segnalazione dell’insegnante del plesso scolastico. E’ a lei che le due ragazze hanno trovato la forza di confidare delle molestie che sarebbero state riservate loro. Le giovani hanno anche indicato l’autore nel collaboratore scolastico. Non appena ricevuta la denuncia, i carabinieri, d’intesa e con il coordinamento della Procura di Castrovillari, hanno avviato le procedure previste dal “codice rosso”.

Sulla vicenda c’è un logico riserbo da parte degli investigatori. Quello che si sa, comunque, è che i militari, proprio grazie al “codice rosso” hanno avuto modo di svolgere in pochi giorni gli accertamenti del caso. Inoltre gli investigatori hanno raccolto la testimonianza delle due ragazzine, sentite alla presenza di uno psicologo consulente del pubblico ministero, concludendo così in brevissimo tempo le attività d’indagine. Il materiale raccolto è stato poi vagliato dalla Procura che ha dagli elementi raccolti ha ritenuto sussistere i motivi dell’arresto. Una vicenda, hanno evidenziato gli investigatori che evidenzia come, “grazie alla sinergia e allo stretto contatto tra i militari dell’Arma ed i magistrati della Procura di Castrovillari, insieme ad una cittadinanza collaborativa e proattiva, si possano fornire risposte rapide ed efficaci alle esigenze ed alle problematiche della popolazione”.

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Mafia, la Dia sequestra patrimonio da un milione a un imprenditore trapanese

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La Direzione investigativa antimafia, ha eseguito un decreto di sequestro finalizzato alla confisca di prevenzione emessa dal Tribunale di Trapani, avente ad oggetto beni mobili, immobili e partecipazioni societarie appartenenti ad un imprenditore operante nel settore agricolo, condannato con sentenza passata in giudicato anche per 416-bis, e organico alla famiglia mafiosa di Vita (TP).

Il destinatario del provvedimento in argomento – riferisce una nota – risulta coinvolto, tra gli altri, nel procedimento penale instaurato a seguito dell’operazione c.d. “Pionica” che ha riguardato le famiglie mafiose operanti nei comuni trapanesi di Salemi e Vita, nel cui ambito sono state eseguite, nel 2018, numerose misure cautelari personali tra cui quella a carico dell’odierno proposto, al quale a termine dell’iter processuale, e’ stata inflitta in via definitiva la pena di anni 12 di reclusione.

La misura ablativa, emessa a fronte di una proposta a firma congiunta del direttore della Dia e del Procuratore della Repubblica di Palermo, e’ stata adottata sulla scorta delle risultanze di articolate indagini patrimoniali svolte dalla Sezione Operativa della Direzione Investigativa Antimafia di Trapani, la quale ha dimostrato la sproporzione tra gli asset patrimoniali riconducibili al prevenuto e i redditi da questi dichiarati, per un valore complessivo di circa 1 milione di euro.

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Agrigento, tragedia familiare: ferisce moglie e figli e si barrica in casa

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Cianciana, un tranquillo paese dell’entroterra agrigentino, è stato scosso da una tragedia familiare avvenuta in un appartamento di via Puccini. Daniele Alba, un meccanico di 35 anni, ha aggredito con un coltello la moglie e i suoi due figli, causando loro gravi ferite prima di barricarsi all’interno della sua abitazione.

L’aggressione ha avuto luogo nella serata di ieri, quando Alba, in un raptus di violenza, ha ferito la moglie e i figli. Il figlio maggiore, un bambino di sette anni, ha riportato gravi ferite all’addome e si trova attualmente in condizioni critiche. Il piccolo è stato prontamente trasportato con l’elisoccorso all’ospedale dei bambini di Palermo, dove i medici stanno facendo il possibile per salvargli la vita.

La moglie di Alba, sebbene ferita, non è in pericolo di vita ed è stata ricoverata nell’ospedale di Sciacca. La figlia minore, anch’essa aggredita dal padre, è stata ricoverata a Palermo, dove riceve le cure necessarie.

Dopo aver compiuto l’atroce gesto, Daniele Alba ha fatto uscire i suoi familiari dall’abitazione e si è poi barricato all’interno. Le forze dell’ordine sono intervenute immediatamente, cercando di negoziare con l’uomo per convincerlo a uscire e consegnarsi senza ulteriori violenze.

La comunità di Cianciana è sconvolta dall’accaduto. Il sindaco ha espresso profonda vicinanza alle vittime e ha assicurato che il comune farà tutto il possibile per sostenere la famiglia in questo momento di dolore.

Le indagini sono in corso per chiarire i motivi che hanno portato Daniele Alba a compiere un gesto così estremo e violento. Ma sono ancora tutti con il fiato sospeso in attesa degli sviluppi di questa vicenda.

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Il presidente della Liguria Giovanni Toti interrogato nella caserma della Finanza

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Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, attualmente agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione e falso, è arrivato alla caserma della Guardia di Finanza di piazza Cavour per essere interrogato dai pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde, titolari dell’inchiesta sulla corruzione in porto. Presente all’interrogatorio anche il procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati.

Giovanni Toti, agli arresti domiciliari dal 7 maggio, ha oggi l’opportunità di fornire la sua versione dei fatti riguardo alle accuse mosse contro di lui. Accompagnato dal suo legale, l’avvocato Stefano Savi, il governatore è pronto a difendere la sua posizione, affermando che non ci sono stati finanziamenti illeciti e che i fondi ricevuti erano erogazioni liberali da parte di cittadini che non hanno ricevuto nulla in cambio. Toti sostiene inoltre che le decisioni prese durante il suo mandato sono sempre state “per il bene della comunità” e che tutte le spese erano tracciate e destinate a iniziative politiche.

I pubblici ministeri, tuttavia, non condividono la stessa opinione. Nelle carte dell’inchiesta emerge che dal conto del Comitato Toti, presso Intesa San Paolo, 55 mila euro sarebbero stati trasferiti al conto personale del governatore presso Carige, una mossa che solleva sospetti di mescolanza tra finanziamenti legali e patrimonio personale. La Guardia di Finanza ha precisato che il conto Carige, utilizzato dalla segretaria del governatore, era abitualmente impiegato per sostenere spese politiche, una circostanza che i magistrati potrebbero voler chiarire ulteriormente durante l’interrogatorio.

L’interrogatorio odierno rappresenta il primo passo verso una possibile richiesta di revoca degli arresti domiciliari, che verrà presentata al giudice per le indagini preliminari. Se la richiesta dovesse essere accolta, Toti potrebbe confrontarsi con la sua maggioranza e prendere una decisione riguardo alle sue eventuali dimissioni.

 

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