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Autostrade, Di Maio: governo compatto su revoca concessioni

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“Il Governo e il M5s sono compatti sulla revoca delle concessioni autostradali ai Benetton”, mentre “ricordo tanti episodi in cui la Lega e’ Salvini si sono opposti alla revoca”. A dirlo e’ il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che su Autostrade torna ad attaccare il leader del Carroccio. “Salvini o persone come l’ex viceministro Rixi – rimarca – si opponevano” alla revoca delle concessioni ai Benetton. “Non vogliamo revocare perche’ i Benetton ci stanno antipatici – chiarisce Di Maio – ma perche’ non hanno fatto la manutenzione del ponte Morandi, causando 40 vittime, tra cui persone di questo territorio”. Di Maio evidenzia che su questo punto “c’e’ grande compattezza di Governo e credo possa essere la piu’ grande risposta che puo’ dare uno Stato nel farsi rispettare rispetto a delle dinamiche del passato che non devono piu’ accadere. Questa storia e’ finita con questo governo”.

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Le novità del salva-casa, ecco cosa si può sanare degli abusi edilizi

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Approvato in cdm il decreto salva-casa che interviene solo nelle casistiche di minore gravità, con tolleranze costruttive tra il 2% e il 5%. Ecco di seguito una scheda con i punti principali:

* EDILIZIA LIBERA. Sono da ora considerate in edilizia libera le vetrate panoramiche amovibili (le cosiddette Vepa), anche per i porticati rientranti all’interno dell’edificio. Le opere di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici la cui struttura principale sia costituita da tende, anche a pergola, addossate o annesse agli immobili, purché non determino spazi stabilmente chiusi.

* TOLLERANZE COSTRUTTIVE. Sono considerate tolleranze costruttive gli interventi, realizzati entro il 24 maggio 2024. Restano del 2% per una superficie superiore a 500 metri quadri, passano al 3% per una superficie tra i 300 e 500 metri quadri, al 4% per una superficie tra i 100 e 300 metri quadri e al 5% sotto i 100 metri quadri.

* TOLLERANZE ESECUTIVE. Per tolleranza esecutiva si intendono le irregolarità geometriche, le modifiche alle finiture degli edifici di minima entità, la diversa collocazione di impianti e opere interne. Per gli interventi realizzati entro il 24 maggio 2024 sono incluse, ad esempio, tra le tolleranze esecutive: il minor dimensionamento dell’edificio; la mancata realizzazione di elementi architettonici non strutturali; le irregolarità esecutive di muri esterni ed interni; la difforme ubicazione delle aperture interne, la difforme esecuzione di opere rientranti nella nozione di manutenzione ordinaria.

* ACCERTAMENTO DI CONFORMITÀ. Finora l’accertamento di conformità poteva essere chiesto solo quando veniva dimostrata la “doppia conformità”. Ossia, l’opera doveva essere conforme alla normativa edilizia e urbanistica vigente sia al momento della realizzazione, sia al momento della presentazione dell’istanza. Il decreto salva-casa semplifica la normativa, richiedendo la doppia conformità solo nei casi più gravi.

* I TEMPI. Si supera il ‘silenzio rigetto’ e si introduce il ‘silenzio assenso’. Significa che se l’amministrazione non risponde, entro i seguenti termini, l’istanza si considera accettata. In particolare: se il permesso è in sanatoria devono rispondere in 45 giorni; per la Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA), invece, devono rispondere entro 30 giorni. A queste tempistiche, per immobili soggetti a vincolo paesaggistico, si aggiungono fino a 180 giorni.

* STATO LEGITTIMO DELL’IMMOBILE. Il salva-casa riduce gli oneri amministrativi per i cittadini: per dimostrare lo stato legittimo sarà sufficiente presentare il titolo che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio, anche in sanatoria. Ne deriva quindi che le parziali difformità che saranno sanate contribuiranno a dimostrare lo stato legittimo di un immobile.

* MUTAMENTO DESTINAZIONE D’USO. Col salva-casa viene semplificato il cambio di destinazione d’uso di singole unità immobiliari. All’interno della stessa categoria funzionale, il mutamento della destinazione d’uso sarà sempre ammesso. Tra diverse categorie funzionali, il mutamento della destinazione d’uso sarà ammesso limitatamente alle categorie residenziale, turistico-ricettiva, produttiva e direzionale, commerciale, in ogni caso, all’interno delle zone: centro storico, residenziali consolidate, residenziali in espansione. Sono escluse dalle semplificazioni le unità immobiliari al primo piano fuori terra.

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Arriva il salva-casa. Salvini, ‘rivoluzione liberale’

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Via libera dal Consiglio dei ministri al decreto salva-casa per regolarizzare “piccole difformità” edilizie, ossia abusi minori come un tramezzo spostato o una finestra posizionata diversamente. Un passo che il padre del provvedimento Matteo Salvini definisce “culturalmente una rivoluzione liberale”. Il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture esprime tutta la sua “soddisfazione” nella conferenza stampa post cdm in cui illustra il decreto. “E’ un intervento che entrerà nelle case di milioni di italiani in maniera positiva e risolutiva. Per la pubblica amministrazione passiamo dal silenzio-rigetto al silenzio-assenso”, spiega Salvini, ossia se l’Amministrazione non risponde entro i termini prestabiliti, l’istanza si considera accettata. “Si liberano i comuni da valanghe di pratiche, sono stimate in 4 milioni, il comune incassa, il cittadino paga e rientra in possesso del suo bene. Può vendere”, sottolinea il ministro, ribadendo che “non è un Condono sull’esterno” ma una “grande opera di semplificazione e sburocratizzazione”.

Inoltre il salva-casa “crea ricchezza perché i sindaci incasseranno. Questa è una delle poche occasioni in cui i cittadini faranno la corsa per andare a pagare”, afferma Salvini. Tra le altre misure, l’inserimento nel criterio di edilizia libera per vetrate panoramiche amovibili, tende e altre opere di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici; l’ampliamento delle tolleranze costruttive (tra il 2 e il 5%) ed esecutive; la semplificazione dell’accertamento di conformità eliminando la doppia conformità. Viene poi semplificato il cambio di destinazione d’uso di singole unità immobiliari. Plaudono al provvedimento Confedilizia e Confartigianato. “Si tratta di misure di buon senso, che saranno utili ai proprietari di casa e al mercato immobiliare”, commenta Confedilizia. “Il provvedimento punta a definire un’adeguata regolamentazione delle situazioni di irregolarità formale, causate da una normativa farraginosa”, spiega il presidente di Confartigianato, Marco Granelli. “In questo modo si potrà ridare slancio al mercato immobiliare, rimuovendo gli ostacoli che rallentano la compravendita e impediscono la riqualificazione degli immobili”, sottolinea Granelli. Molto critiche, invece, le opposizioni e Legambiente che parlano di un ennesimo Condono per i furbi e di una misura che desertificherà i centri storici.

“Questo è un provvedimento che rispetto a tante persone che hanno rispettato le leggi favorisce ancora una volta i furbi, chi ha fatto un abuso”, attacca Nicola Zingaretti, candidato alle elezioni Europee per il Pd. Il piano “consentirà la desertificazione abitativa dei centri storici grazie alla norma che prevede la modifica della destinazione d’uso degli immobili nelle zone territoriali omogenee”, avverte Angelo Bonelli. “Gli immobili dei centri storici si trasformeranno definitivamente in residenze turistiche e commerciali”, sottolinea il deputato di Avs.

Il salva-casa “è un provvedimento sbagliato, che richiede modifiche profonde, perché rischia di essere un Condonomascherato”, afferma Legambiente. “Viene cancellata la clausola della doppia conformità, con nuove possibilità di sanatoria, è un colpo di spugna sulle sanzioni per le violazioni superiori al 2%, vengono ricalcolate al ribasso le sanzioni pecuniarie”, denuncia Legambiente. E “soprattutto, vale il principio del silenzio-assenso, che sostituisce il silenzio-rigetto per gli abusi edilizi formali. Ma nessun comune sarà mai in grado di esaminare una pratica di sanatoria entro i 45 giorni stabiliti”, fa notare Legambiente, avvertendo quindi che “si potranno presentare sanatorie illegittime senza che nessuno le possa rigettare”. Pertanto “una norma perfetta per spalancare la strada a nuovi abusi”, attacca Legambiente.

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Premier avverte i ministri, si deve comunicare meglio

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Mentre in Consiglio dei ministri Maurizio Leo dipanava i risvolti tecnici del decreto sul redditometro, Giorgia Meloni ha cercato di tagliare corto. “Ormai il pasticcio comunicativo è fatto”, il senso delle sue parole, come racconta uno dei partecipanti. Dopo la sospensione repentina del provvedimento, “se ne riparlerà più avanti”, avrebbe chiarito la premier, avvertendo però che si doveva comunicare “meglio e prima”. E poco importa se, come sottolineato dal viceministro dell’Economia, il suo decreto colmava un vuoto normativo e avrebbe avuto risvolti positivi eliminando aspetti “vessatori” della normativa vigente. Se ne rallegrano gli alleati, che in questi giorni hanno sbattuto i pugni nel nome della “maggiore collegialità”.

Il tentativo ora, con le ultime settimane di campagna elettorale da affrontare, è di spazzare dalla discussione pubblica un tema che, per dirla con un ministro, “genera allarme solo a sentire la parola redditometro”. A meno di venti giorni dalle Europee, evitare nuove trappole è l’imperativo. Anche per questo nei partiti di centrodestra si stanno studiando attentamente le 17 pagine della memoria depositata da Giovanni Toti ai magistrati di Genova e resa pubblica. Un messaggio diretto anche agli alleati, secondo la convinzione diffusa nella coalizione, un modo per dire che le sue azioni erano anche nell’interesse politico del centrodestra. Una conferma – è la seconda parte del ragionamento – che il governatore della Liguria non intende dimettersi. La moral suasion da Roma proseguirà, ma l’intenzione è che una svolta potrebbe arrivare dopo la decisione sulla conferma o meno degli arresti domiciliari.

Su Toti è calato “il silenzio degli indecenti”, ha ironizzato Elly Schlein a Trento, seduta sulla stessa poltrona dove un’ora prima si era accomodata Meloni. Il premierato, “è una riforma necessaria in Italia” e “o la va o la spacca: ma nessuno mi chieda di scaldare la sedia o stare qui a sopravvivere”, ha detto a un certo punto la leader di FdI nell’intervista con Maria Latella. Parole che hanno richiamato alla memoria quelle con cui nel 2016 Matteo Renzi collegò l’esito del suo referendum costituzionale al suo destino a Palazzo Chigi. Chi conosce il pensiero di Meloni suggerisce di non dare letture simili all’espressione più colorita del solito.

Ma è chiaro che la premier si gioca molto sulla “madre di tutte le riforme”. Nell’immediato il focus è sui prossimi provvedimenti: in vista delle riunioni del Consiglio dei ministri prima delle Europee (mercoledì prossimo e lunedì 3 giugno) si lavora per definire il disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere e per il decreto legge per ridurre le liste d’attesa nella sanità. L’unica vera misura bandiera per ora la può sventolare Matteo Salvini, il salva-casa appena approvato. Questo decreto, assieme alla candidatura di Roberto Vannacci, pensata per pescare nell’ampia platea degli astensionisti, sono carte per provare a spuntarla nel testa a testa con Forza Italia, con i sondaggi interni che danno i due partiti grosso modo appaiati all’8-9%. Le schermaglie da giorni sono continue, e non solo sulle alleanze europee. Radio Libertà, l’emittente vicina alla Lega, ha tirato fuori il video di un senatore azzurro, Claudio Fazzone, che giorni fa in un evento elettorale attaccava Salvini, escludendo che sarebbe stato approvato il salva-casa. Il via libera in Cdm, la conclusione dell’articolo sul sito della Radio, “è la migliore risposta a chi – a furia di pensare dolcemente al bellicista Macron e ai socialisti – ha perso il contatto con la realtà e dimentica uno dei grandi insegnamenti di Silvio Berlusconi: contro le sinistre, il centrodestra dev’essere unito. Altro che insulti agli alleati…”.

Il leader leghista non ha ottenuto di inserire nel salva-casa anche la norma sui grattacieli. Il suo auspicio di un emendamento bipartisan in fase di conversione (il tema interessa anche il sindaco di Milano Beppe Sala, e quindi c’è una spinta anche dai dem lombardi) per ora, raccontano in ambienti dell’esecutivo, si scontra con un freno arrivato dai piani alti del governo: non può essere un liberi tutti e le modifiche dovranno essere contenute. Anche perché, considerando quelli in arrivo, in Parlamento si profila un ingorgo di decreti. “O si saltano le ferie – osservano le stesse fonti – o si rischia di non approvarli”.

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