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Tav: l’ira della base del M5S ma Di Maio: noi siamo contro, in Aula vedremo chi vota

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Una mozione in Aula per dire “no” alla Tav, andando incontro ad una probabile sconfitta ma rendendo plastico l’asse Lega-Pd-FI. E’ questa la mossa pensata dai vertici del M5S e da Luigi Di Maio per tentare di uscire indenni dal si’ alla Torino-Lione sancito da Giuseppe Conte. Un si’ che, oltre alla rivolta degli attivisti in Piemonte, scatena l’ira della base sul blog ufficiale. “Ridatemi il mio voto e andatevene a casa” e’ il tono di uno dei messaggi che si leggono in coda all’ultimo post del M5S anche se su Facebook i commenti sono piu’ variegati: c’e’ chi sostiene la strategia, chi protesta vivacemente, chi addirittura si dice favorevole all’opera. E poi c’e’ Beppe Grillo. Il suo “no” alla Tav non e’ mai stato in discussione. Lo scorso dicembre, a chi alla nuvola di Fuksas lo criticava per l’atteggiamento remissivo sulla Torino-Lione, Grillo rispose sbottando: “la Tav non si fa, ho preso 4 mesi di galera io…”. Al momento, il fondatore del Movimento come anche il presidente della Camera Roberto Fico e Alessandro Di Battista non si esprimono. Sui media, in tarda sera, rimbalzano alcune affermazioni di netta irritazione di Grillo ma lo staff del capo politico Di Maio smentisce qualsiasi uscita dell’ex comico: “Grillo ha sentito Di Maio e ha espresso pieno sostegno all’azione che il M5S sta portando avanti per il no alla Tav”, si spiega. Ed e’ questa l’unica exit strategy a cui puo’ appigliarsi Di Maio: separare la decisione di Conte – che pure ha ricordato di essere in linea di principio contrario – da quella del M5S. Come? Portando in Aula una mozione contro l’Alta velocita’, facendo si’ che il governo si rimetta all’Aula per evitare qualsiasi principio di crisi parlamentare e votando “no” di fronte ad una maggioranza, composta da Lega, Pd, Fi e Fd, che chiaramente dira’ si’ all’opera. Non e’ semplice. Per i giallo-verdi potrebbe essere un colpo fatale. Ma non sarebbe la prima volta che i due alleati votano in maniera diversa: e’ accaduto sul caso Radio Radicale e, in Europa, sulla presidente della commissione Ursula von der Leyen. “Vediamo chi, pur di dire si’ alla Tav si mette con Renzi e Berlusconi, altro che asse M5S-Dem”, e’ l’avvertimento alla Lega che filtra dal M5S dove, la decisione di Conte era nota dal pomeriggio. Ed era noto un altro punto, dirimente: solo con il si’ del premier si e’ evitata la crisi. Una crisi che, domani, Giuseppe Conte probabilmente evitera’ non calcando la mano nell’informativa sul caso dei fondi russi alla Lega. Quello di Conte, raccontano fonti di maggioranza, sara’ un intervento equilibrato, dove verra’ sottolineata l’estraneita’ del governo nella sua interezza alla vicenda. C’e’ poi il ruolo di Danilo Toninelli che, secondo diversi rumors del M5S, potrebbe finire a fare la parte del capro espiatorio. Certo, spiega una fonte di maggioranza, Conte ha assunto una decisione opposta al suo ministro. Ma Toninelli, almeno finche’ la Lega non chiedera’ ufficialmente il Mit, non si muove. Si muove, eccome, la base sul blog. “Il post su facebook mi sembra una grande presa in giro, Luigi credi di avere a che fare con dei deficienti? Ridatemi Di Battista”, scrive l’account 1d. Mentre Stefano sentenzia: “Mi dispiace ma dovete far cadere il Governo se si vota si al Tav”. E domani, all’assemblea dei deputati convocata giorni fa per la riforma dello Statuto del gruppo il nodo Tav potrebbe emergere nella discussione.

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Commando armato tra i vicoli dei Quartieri: volevano uccidere

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Armi in pugno, volti coperti, in quattro hanno fatto irruzione nell’androne di Foqus, la Fondazione Quartieri Spagnoli, in via Portacarrese a Montecalvario. Erano circa le mezzanotte di domenica scorsa e i componenti del commando erano convinti che lì dentro si nascondesse l’uomo che stavano inseguendo per uccidere, come vendetta per un precedente agguato, avvenuto due settimane prima in via Nardones. Non trovandolo, sono fuggiti via. Attimi di terrore per il custode, che ha denunciato tutto.

Il contesto: vendetta e criminalità

Secondo le indagini della Squadra Mobile diretta da Giovanni Leuci, quella incursione armata è stata la risposta a un episodio camorristico. Un agguato, avvenuto a tarda notte tra i vicoli del centro, documentato grazie alla testimonianza di uno studente. L’inchiesta è condotta dalla DDA con il coordinamento del procuratore aggiunto Sergio Amato. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza confermano la dinamica e il livello di pericolosità dei quattro incappucciati, armati di pistole e fucili.

L’emergenza criminale e il caso minorenni

L’attacco a Foqus arriva in un momento già delicato per Napoli, dove si sta alzando l’allarme sulla presenza di armi tra i giovanissimi. Solo pochi giorni fa due ragazzini di 14 e 15 anni sono stati pugnalati da coetanei nei pressi di piazza Dante, per futili motivi. Ieri, il prefetto Michele di Bari e l’assessore alla legalità Antonio De Iesu si sono recati nella zona degli accoltellamenti per incontrare commercianti e cittadini e ribadire l’importanza dell’impegno collettivo contro la devianza giovanile.

La missione di Foqus e la voce di Rachele Furfaro

“Domenica notte il nostro portone era aperto”, spiega Rachele Furfaro, fondatrice e presidente di Foqus. “Da quando siamo nati, nel 2013, abbiamo cercato di vivere la realtà dei Quartieri come una grande piazza, aperta alla contaminazione culturale e al contrasto della povertà educativa”. Non a caso, proprio ieri, la struttura ha ospitato un incontro con 750 studenti provenienti da tutta Italia, in collaborazione con la Robert Francis Kennedy Foundation e l’Università Orientale.

Diritti, scuola e coraggio nei Quartieri

“Serve più coraggio anche da parte delle scuole per stare in questi territori e mettere in campo interventi di qualità. Bisogna affermare il diritto alla formazione, alla lettura, al gioco”, insiste la presidente Furfaro. Un messaggio ancora più forte alla luce dell’ennesimo episodio di violenza giovanile che ha scosso Napoli lo scorso week end.

Il lavoro di Foqus non si ferma. La comunità reagisce, nonostante tutto.

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Videochiamata al concerto dal carcere, indagato Baby Gang

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La Procura di Catania ha indagato il rapper Zaccaria Mouhib, 24 anni, in arte Baby Gang, per concorso per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, aggravato dall’avere favorito la mafia, e per avere violato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale, che gli impediva di essere presente nel capoluogo etneo. Agenti della squadra mobile della Questura di Lecco, in raccordo con quelli di Catania, hanno eseguito a Calolziocorte (Lecco) un decreto di perquisizione e hanno sequestrato lo smartphone dell’artista che nei prossimi giorni verrà sottoposto ad accertamenti forensi.

All’indagato la polizia ha anche notificato un foglio di via obbligatorio emesso dal Questore di Catania che vieta a Baby Gang di potere dimorare nel capoluogo etneo per quattro anni. Iniziativa che farà saltare il suo concerto previsto per l’8 agosto prossimo alla Villa Bellini. Al centro dell’inchiesta della Procura di Catania la sua partecipazione, lo scorso 1 maggio, sul palco della Plaia, all’One day music festival, dove, prima di esibirsi con la canzone ‘Italiano’, scritta con Niko Pandetta, fa vedere un video sul suo smartphone in cui sembra assistere a una videochiamata con il nipote dello storico capomafia Turi Cappello. Il trapper però è in un carcere in Calabria, detenuto dal ottobre del 2024 per spaccio di sostanze stupefacenti.

“È mio fratello, un c… di casino per Niko Pandetta”, ha incitato il pubblico dal palco l’artista mostrando il telefonino in cui si è visto il volto di Pandetta. Il gesto è stato ripreso da molti dei presenti che hanno poi postato i video sui social, diventati virali. Non è ancora chiaro se la videochiamata fosse in diretta o registrata, o fosse un antico video memorizzato. Per chiarire cosa fosse realmente accaduto e verificare se Pandetta abbia avuto la possibilità, dal carcere, di mandare un video o, addirittura, di partecipare in diretta al concerto del 1 maggio sulla spiaggia della Plaia la Procura di Catania ha avviato degli accertamenti, delegando le indagini alla squadra mobile della Questura. E da una perquisizione nella cella del carcere di Rossano, dove Pandetta è detenuto, eseguita il 3 maggio scorso, la polizia penitenziaria ha trovato e sequestrato un telefonino. Per questo motivo è stato indagato per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.

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False fatturazioni e riciclaggio, 29 misure e 40 perquisizioni

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Ventinove misure cautelari e 40 perquisizioni sono in corso di esecuzione in 10 citta tra Emilia Romagna , Campania e Lombardia nei confronti di presunti appartenenti a un’associazione per delinquere operante nel settore edilizio e dedita all’emissione di fatture false, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro. Oltre 100 unità composte da operatori della polizia di Stato e da militari della guardia di finanza sono impegnate nell’operazione che si sta svolgendo Bologna, Ferrara, Modena, Ravenna, Reggio Emilia, Forlì, Rimini, Mantova, Napoli e Caserta. Si tratta del risultato di una complessa indagine – partita dalla segnalazione di movimentazioni di denaro sospette pervenuta alla polizia postale da parte di Poste Italiane – condotta dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica dell’ Emilia-Romagna coordinato dal Servizio polizia postale e per la sicurezza cibernetica, e dal Nucleo operativo metropolitano della guardia di finanza di Bologna, sotto la direzione del pubblico ministero Flavio Lazzarini della procura di Bologna.

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