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Nicoletta Romanoff: «Ho perso mio fratello, ma la fede mi ha salvata. Oggi sono felice anche nel dolore»

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Dall’apparente vita da principessa alla quotidianità vissuta con concretezza, passando per un dolore profondo che ha segnato la sua esistenza: Nicoletta Romanoff, attrice e oggi anche scrittrice, si racconta in un’intervista intensa al Corriere della Sera in occasione dell’uscita del suo primo libro, Come il tralcio alla vite (Rizzoli).

Una principessa con i piedi per terra

«Sarà che per dieci anni ho fatto ginnastica artistica, avevo un bel portamento… ma mamma mi tagliava i capelli corti e pratici», racconta Romanoff, smontando con autoironia l’immagine di nobile algida. Figlia di Giuseppe Consolo e discendente degli zar di Russia, dice: «Il sangue blu è più culturale che reale. Mio nonno Nicola parlava sempre di storia. Diceva: se non hai letto un libro almeno otto volte, lo hai solo sfogliato».

Il dolore indicibile per la perdita del fratello

Per la prima volta, Nicoletta racconta la morte del fratello Enzo Manfredi, che a 21 anni si tolse la vita nel 1997. «Con lui se n’è andata una parte di me. Avevo 18 anni e 12 giorni. Da allora mi sono sentita divisa». La ferita è ancora aperta: «Non ci sono risposte, ma da quel momento la fede è diventata parte fondamentale della mia vita. Dio è la mia ancora».

Una maternità precoce che l’ha salvata

A soli 19 anni è diventata madre. A 21 ha avuto il secondo figlio. «Mi ha salvata. Mi ha ridato speranza». La maternità ha significato anche rinunce: «Ho detto tanti no. I registi non ti aspettano. Ma non mi sono mai pentita». Anche quando ha rinunciato a un ruolo importante in un film francese con Daniel Auteuil: «C’era troppo eros. Ho pensato ai miei figli».

Il cinema arrivato per caso

Romanoff non cercava il cinema. «Ero a Parigi, volevano modelle alte e magre. Ma mi dicevano: con quella parlantina andrai lontano». E così è stato. Scelta tra 600 candidate per Ricordati di me di Muccino: «Ero talmente preparata da sapere le battute al contrario». Con Gabriele Muccino ha imparato a lasciarsi andare, con Carlo Verdone ha scoperto la leggerezza sul set: «Un maestro gentile».

L’amore, la famiglia, il presente

Conobbe Giorgio Pasotti durante una fiction nel 2004: «Con lui ho avuto mia figlia Maria. È stata una storia importante e voglio proteggerla». Oggi è sposata con Federico, un amore ritrovato dopo trent’anni. «Ci conoscevamo da sempre, i nostri nonni abitavano nella stessa palazzina».

La fede come bussola di vita

«La fede è come mangiare bene e allenarmi. Ci parli con Dio, ti confidi». Un equilibrio interiore costruito anche grazie al dolore, come dopo la perdita recente del padre, morto in mare nel luglio 2024. «Credevo di essere vaccinata alla sofferenza. Ma lo strazio è l’amore che non puoi più dare».

Una felicità costruita anche nel dolore

Oggi Nicoletta Romanoff si dice serena, felice, nonostante tutto: «La felicità la trovi anche nel dolore. Basta saperla vedere nelle piccole cose. E anche la sofferenza, alla fine, si trasforma in amore».

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Relazione sessuale con detenuto, 9 anni a direttrice carcere

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E’ stata condannata a ben 9 anni di reclusione effettiva in carcere l’ex dirigente penitenziaria britannica Kerri Pegg, 42 anni, travolta da uno scandalo che ha fatto scalpore sui media del Regno, suscitando attenzioni a tratti morbose, sulla base dell’accusa d’aver intrattenuto una relazione sessuale dietro le sbarre con un detenuto.

Pegg, considerata fino al momento dell’arresto una sorta di astro nascente tra le funzionarie donne dell’amministrazione carceraria d’oltre Manica, è stata riconosciuta colpevole dinanzi alla Preston Crown Court di abuso di potere per aver allacciato uno stretto legame sentimentale e fisico durato anni con Anthony Saunderson: trafficante di droga, e figura di spicco della criminalità locale a Liverpool, recluso nella prigione di Kirkham, nel Lancashire (nord dell’Inghilterra), di cui lei era divenuta direttrice scalando i gradini della carriera a tempo di record.

Un comportamento che il giudice Graham Knowles ha stigmatizzato duramente nel motivare la severità e il peso della sentenza, definendolo “sconcertante e senza scrupoli”. “Lei sapeva come si sarebbe dovuto agire – ha affermato rivolgendosi all’imputata, presente in aula a occhi bassi -, era stata addestrata e aveva a disposizione il sostegno necessario. I limiti erano chiari ed espliciti, ma lei ha scelto consapevolmente di violarli”.

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Il prefetto Michele di Bari smentisce ipotesi di candidatura in Campania: notizia falsa

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Smentire una notizia può equivalere a rilanciarla. Lo dimostra quanto accaduto con il prefetto di Napoli, Michele di Bari, che ha deciso di intervenire pubblicamente per negare un’indiscrezione circolata online: il suo nome sarebbe stato incluso in una rosa di possibili candidati alla presidenza della Regione Campania per conto del centrodestra. Una notizia che lo stesso prefetto ha definito «totalmente destituita di fondamento».

Le parole nette del Prefetto

«Ritengo doveroso, per spirito di verità, comunicare che la notizia è totalmente destituita di fondamento – ha affermato Di Bari –. Né lo scrivente ha mai parlato di questa vicenda, né pertanto poteva esserci alcuna disponibilità». Con queste parole, il prefetto ha voluto chiudere ogni spiraglio interpretativo sulla questione.

L’impegno a Napoli e la distanza dalla politica

Michele di Bari ha poi ribadito il proprio attaccamento al ruolo istituzionale e alla città in cui opera: «Sono impegnato in un lavoro straordinario in una Città straordinaria che desidero concludere senza alcuna interferenza politica». Un chiaro messaggio per confermare la volontà di tenersi fuori da qualunque ipotesi di candidatura.

Possibili conseguenze legali

La dichiarazione si conclude con un passaggio che lascia intravedere sviluppi giuridici: «Ovviamente, saranno valutati anche gli eventuali profili legali della vicenda». Parole che sembrano annunciare verifiche sul fronte della diffusione della notizia ritenuta non veritiera.

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Errani e Paolini volano in finale: doppio sogno azzurro agli Internazionali d’Italia

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Ancora loro, ancora in finale. Sara Errani e Jasmine Paolini firmano una prestazione di altissimo livello e si guadagnano l’accesso all’atto conclusivo del doppio femminile agli Internazionali BNL d’Italia 2024, bissando il traguardo raggiunto lo scorso anno. In semifinale, le campionesse in carica hanno superato con il punteggio di 6-4 6-4 la coppia russa composta da Mirra Andreeva e Diana Shnaider, in una rivincita della finale olimpica di Parigi 2024.

Prestazione solida e tatticamente perfetta

Un’ora e 22 minuti di partita ben gestita, con 18 vincenti a testa per entrambe le coppie ma un dato decisivo: 34 errori gratuiti per le russe, contro 25 delle azzurre. Una differenza che ha fatto pendere l’ago della bilancia verso l’Italia.

«C’è davvero tanta gioia e soddisfazione», ha detto a caldo Sara Errani.
«È stata una partita tosta ma siamo state tutte e due molto solide, direi tatticamente perfette».

Paolini fa doppietta: finale anche in singolare

Jasmine Paolini scrive un’altra pagina di storia azzurra: è la prima italiana dopo 11 anni a raggiungere entrambe le finali a Roma. L’ultima? Proprio Sara Errani nel 2014.

«È sempre difficile giocare contro di loro perché sono due ottime singolariste», ha spiegato Jas.
«Sto vivendo una settimana incredibile, e ringrazio Sara che mi supporta in questo doppio sforzo».

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