Abbassare i livelli delle acque sotterranee nei Campi Flegrei per ridurre la pressione dei fluidi all’interno del serbatoio geotermico: lo propone la ricerca pubblicata sulla rivista Science Advances dal gruppo dell’Università californiana di Stanford diretto dall’italiana Tiziana Vanorio (foto sotto) e che ha come coautrice Grazia De Landro, dell’Università di Napoli Federico II. La nuova teoria indica che l’accumulo di pressione causato da acqua e vapore sotto i Campi Flegrei possa causare terremoti quando la calotta si chiude. I ricercatori osservano che una situazione simile è stata alla base della deformazione del suolo e della sismicità sia nei primi anni ’80 sia negli ultimi 15 anni.
La deformazione del suolo, aggiungono, sarebbe inoltre provocata dalla velocità con cui l’acqua si ricarica gradualmente in profondità. I dati, osservano gli autori della ricerca, mettono in discussione la teoria attuale secondo la quale lo scuotimento è provocato dalla risalita del magma o dei suoi gas. “Per affrontare il problema, possiamo gestire il deflusso superficiale e il flusso dell’acqua, o anche ridurre la pressione prelevando i fluidi dai pozzi”, osserva Vanorio, professore associato di Scienze della Terra e del Pianeta presso la Stanford Doerr School of Sustainability.
I ricercatori hanno analizzato le caratteristiche comuni ai fenomeni di bradisismo nei Campi Flegrei dei periodi 1982-1984 e 2011-2024, osservando che in entrambi i casi il sollevamento del terreno è stato accompagnato da forti rumori, i ricercatori sospettano che si tratti di esplosioni guidate dal vapore, innescate quando l’acqua liquida si trasforma rapidamente in vapore durante la fratturazione causata dai terremoti. “Questo progetto è il mio obiettivo come cittadino, non solo come geofisico, perché lo studio suggerisce che i disordini possono essere gestiti, piuttosto che solo monitorati, aprendo la strada alla prevenzione”, rileva Vanorio.
Commentando la ricerca, la direttrice del dipartimento Vulcani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Francesca Bianco, osserva che “offre un contributo scientifico con spunti di riflessione sull’ipotesi di funzionamento del processo bradisismico, che andrà verificata sia rispetto ai dati sperimentali della crisi in corso, sia alla luce delle osservazioni storiche” e che “come sempre, il progresso della scienza passa attraverso la validazione indipendente delle ipotesi proposte”.
“È rilevante sottolineare – prosegue Bianco – che questo lavoro si basa su dati prodotti dall’Ingv, che l’Istituto ha scelto di condividere apertamente, in un’ottica di trasparenza e collaborazione scientifica. Una scelta che riflette la lungimiranza dell’Ingv nel promuovere la ricerca e l’innovazione al servizio della collettività”. In questo contesto Bianco osserva che la pubblicazione della ricerca di Vanorio è “quasi simultanea” a quella della ricerca coordinata da Annamaria Lima, dell’Università Federico II di Napoli, sulla rivista American Mineralogist.
Quest’ultima suggerisce che “i moderni approcci geoingegneristici sviluppati per sfruttare i giacimenti geotermici ad alta temperatura possano essere impiegati per gestire il flusso dei fluidi e ridurre la pressione esercitata dai fluidi geotermici nell’area Solfatara-Pisciarelli, con l’obiettivo di minimizzare il rischio di eruzioni freatiche e, contemporaneamente, ridurre il sollevamento e la sismicità”. Le due ricerche, conclude Bianco, “pur con approcci diversi, propongono un’idea di ‘controllo’ del fenomeno bradisismico. Sulla loro eventuale fattibilità tecnica e operativa saranno gli ingegneri ad avere l’ultima parola”.
Gli interrogatori da parte dei magistrati di Pavia potrebbero aprire uno spiraglio e quanto meno consentire di capire dove puntano le nuove indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007 da una persona che conosceva bene e che, certificano le sentenze per cui il fidanzato Alberto Stasi sta finendo di espiare 16 anni di carcere, l’ha aggredita alle spalle, improvvisamente, senza lasciarle il tempo di difendersi. Ed è proprio questa ricostruzione che l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Stefano Civardi e dalle pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza e condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Milano (che si sono incontrati) sta mettendo in discussione, nella convinzione che il delitto sia stato commesso non da una ma da più persone, tra cui, Andrea Sempio, l’amico del fratello della 26enne assassinata. Una ipotesi fondata non solo, ritiene la Procura, su telefonate sospette, alibi difficili da riscontrare e presunte tracce di Dna che porterebbero al nuovo indagato, ma probabilmente su altri elementi raccolti da inquirenti e investigatori che hanno impresso una accelerata alle attività.
Mercoledì scorso, oltre a una serie di perquisizioni, è stato dragato un canale a Tromello, non molto lontano da Garlasco, per cercare – su indicazione di un testimone – vicino alla casa dove viveva la nonna delle cugine di Chiara, le gemelle Paola e Stefania Cappa, l’arma di un delitto commesso 18 anni fa. Una roggia di paese dove, come è stato riferito, sarebbero stati trovati, tra l’altro, un martello da muratore e altri oggetti che dovrebbero essere analizzati. Ma a far supporre che i pubblici ministeri abbiano in mano nuovi indizi a cui stanno cercando i riscontri sono le tre convocazioni di domani pomeriggio, dalle quali si potrebbero intuire alcuni argomenti su cui i pubblici ministeri stanno lavorando. Convocazioni separate ma in contemporanea, per evitare eventuali fughe di notizie come si è già verificato in questi mesi, e in cui i magistrati potrebbero svelare le ‘carte’. Davanti a Civardi e De Stefano ci sarà Sempio. Non è escluso che si avvalga della facoltà di non rispondere o risponda solo a qualche domanda che si presume riguardi, accanto a forse nuovi temi, quelli già affrontati: lo scontrino del parcheggio di Vigevano che riporta la data del giorno del delitto e un orario sovrapponibile a quello dell’aggressione, i rapporti con Chiara, una eventuale colluttazione con lei (è la ricostruzione degli investigatori), il motivo di quelle tre chiamate al telefono fisso di casa Poggi nei giorni precedenti il delitto a cui di già il 37enne, nelle altre due indagini archiviate, ha dato una spiegazione dicendo che era per cercare Marco.
Spiegazione a cui i pubblici ministeri non credono perché, a loro avviso, sapeva che era in montagna con i genitori. Il sospetto è che dietro quegli squilli di pochi secondi ci sarebbe dell’altro e non invece la verità. Negli uffici della procura guidata da Fabio Napoleone ci sarà anche Stasi, sentito come testimone assistito. “Alberto è sereno e a disposizione dell’autorità giudiziaria, risponderà”, ha ripetuto oggi l’avvocatessa Giada Bocellari, che lo difende assieme ad Antonio De Rensis. Lui potrebbe dare qualche delucidazioni sul giro di amici del fratello di Chiara, se e con quale frequenza si ritrovavano nella villetta di via Pascoli e in che rapporti erano con la sua allora fidanzata. E infine, Marco Poggi. Lui verrà sentito di nuovo, questa volta a Venezia, perché è li vicino che vive e lavora. Ancora una volta dovrà riavvolgere la sua vita indietro alla sua adolescenza e a quel lunedì nero che, faticosamente, ha cercato di dimenticare.
È di un morto e tre feriti – due dei quali di 7 anni – il bilancio dell’incidente avvenuto alle 16.30 lungo l’autostrada Pedemontana lombarda a Lomazzo, nel Comasco, dove un pullman sul quale viaggiava un gruppo di alunni della scuola primaria di Cazzago Brabbia – che fa parte dell’istituto comprensivo di Azzate (Varese) – ha tamponato il camion che lo precedeva all’interno di un tunnel. La vittima è una delle due maestre che si trovavano a bordo, 43 anni, residente a Sesto Calende. La donna, arrivata da poco nella scuola, sedeva sul sedile anteriore del mezzo, accanto all’autista, 60 anni, ricoverato in codice giallo all’Ospedale di Circolo di Varese. Rimasta incastrata nelle lamiere del mezzo, è stata liberata dai vigili del fuoco quando ormai non c’era più nulla da fare.
In codice giallo sono stati ricoverati due dei 27 bambini che si trovavano a bordo, trasportati l’uno all’ospedale Sant’Anna di COMO l’altro, in eliambulanza, al San Gerardo di Monza. L’autostrada è rimasta a lungo chiusa al traffico, con uscita obbligatoria a Lazzate (Varese) in direzione dell’A8. Massiccio lo spiegamento di mezzi di soccorso: sono intervenute squadre di vigili del fuoco da COMO, Busto Arsizio, Lomazzo e Monza, due automediche, due autoinfermieristiche, otto ambulanze, tre furgoni Areu per il supporto logistico. I bambini rimasti illesi, molti dei quali parecchio spaventati, sono stati fatti scendere dal pullman prima di essere a loro volta accompagnati tutti in ospedale per accertamenti. In serata hanno potuto ricongiungersi ai loro genitori, accorsi da Cazzago. Per quanto riguarda la dinamica, stanti i primi accertamenti eseguiti dalla Polizia tradale di Busto Arsizio, si sarebbe trattato di un tamponamento, dovuto o a un momento di distrazione, a un malore o a un colpo di sonno dell’autista. Due i pullman che la scuola aveva noleggiato per la gita scolastica in programma oggi. Su quello coinvolto nell’incidente viaggiavano una classe prima e una classe quarta elementare. Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha detto che “la tragedia avvenuta sull’Autostrada Pedemontana provoca sgomento in tutti noi. Esprimo il mio più profondo cordoglio alla famiglia della docente morta nell’incidente e seguo con apprensione la situazione dei feriti e dei bambini coinvolti”. Mentre il ministro dell’Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti ha espresso ‘commozione e dolore’ per l’incidente ‘che ha coinvolto la scolaresca del Plesso Pascoli di Cazzago Brabbia, la mia scuola da bambino. Una tragedia per il nostro piccolo paese dove ci conosciamo tutti. Esprimo le mie condoglianze alla famiglia della maestra deceduta e sono vicino a tutte le maestre e alle famiglie dei piccoli scolari’. Sempre questo pomeriggio, a Torino, un altro autobus che trasportava una scolaresca è rimasto coinvolto in un incidente stradale tra corso San Maurizio e via Montebello. Sul pullman, finito a sbattere contro gli alberi che costeggiano il viale, danneggiando 7 macchine, viaggiavano una cinquantina di ragazzi tra i 12 e i 13 anni provenienti di Avignone (Francia). Cinque i feriti. A riportare le contusioni più gravi è stato l’autista.
Ci sarebbero voluti dieci stadi per soddisfare il boom di richieste di biglietti di tifosi del Napoli per la gara con il Cagliari che potrebbe assegnare il quarto scudetto agli azzurri. C’erano quasi 400 mila persone in fila on line per cercare di acquistare un biglietto. Le ricevitorie fisiche sono state prese d’assalto. Di sicuro alle 20.45 di venerdì prossimo al Maradona non ci sarà nemmeno un sediolino libero. In città si respira un’aria di attesa. Le bandiere, come peraltro ha invitato Conte, vengono tenute nascoste. Quelle col numero 4 non si vedono proprio. Qualcuno è rimasto un po’ deluso perchè sperava di festeggiare già ieri sera ma comunque, anche se il Napoli avesse vinto a Parma non avrebbe potuto matematicamente cucirsi lo scudetto visto che la Lazio ha pareggiato con l’Inter.
Solo una sconfitta dei nerazzurri con la contemporanea vittoria del Napoli avrebbe definitivamente emesso il verdetto. Le uniche soddisfazioni le ha regalate un giocatore di un’altra squadra, Pedro, i cui due gol sono stati accolti in città con dei boati. Ricordando che il tecnico dei laziali, Baroni, fu decisiva per la vittoria con un suo gol dello scudetto del Napoli. Conte assegna un ruolo determinante ai tifosi. “Quello che mi sento di dire ai napoletani – ha detto ieri sera – è di rimanere concentrati e sul pezzo. Non tiriamo fuori bandiere con numeri a caso. I ragazzi hanno bisogno di essere spinti verso un traguardo storico. Da gennaio in poi abbiamo fatto qualcosa di straordinario, gestendo sempre situazioni di emergenza. Oggi vederci in testa alla classifica ci deve dare grande orgoglio, perché abbiamo dovuto superare tante difficoltà.
Dobbiamo fare quest’ultimo passo insieme con i tifosi. Se dovesse accadere, allora sì che dobbiamo celebrarlo come Dio comanda”. Una forte spinta ai tifosi azzurri che stanno rispondendo in massa cercando di trovare un posto in una serata che si annuncia come uno dei momenti topici della storia del club azzurro. Conte è apparso una furia in campo tanto da essere espluso e da dover saltare la partita più importante dell’anno a causa della squalifica. “Abbiamo l’osso in bocca, non va mollato”. E pretende la massima concentrazione in vista della gara con una squadra come il Cagliari già salva ma che non ha nessuna intenzione di partecipare alla festa. Lo stesso allenatore dei sardi, Nicola, nel dopopartita di ieri, ha annunciato che l’obiettivo è di venire a Napoli a fare una partita aggressiva.
Il giorno dopo lo 0-0 a Parma lascia del lavoro da fare al tecnico soprattutto per il cervello e le gambe di Lukaku e compagni, che sono sbattuti contro i pali e le traverse al Tardini e non sono riusciti a vincere per la seconda volta di seguito. Ma sanno anche di avere l’opportunità di festeggiare con i napoletani, come ha cominciato a fare McTominay stanotte quando ha lasciato Capodichino con la sua auto, aprendo il finestrino e facendo un grande sorriso ai tifosi che lo salutavano scattando foto. L’emozione è pronta ad esplodere, l’ultimo tocco è dei giocatori del Napoli che diano vita alla festa finale.