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Economia

Edilizia, la grande crisi: tutti i cantieri fermi valgono 36 miliardi di euro

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Le opere bloccate o mai avviate in Italia sono oltre 600 per un valore di circa 36 miliardi, senza calcolare l’indotto, e 350 mila posti di lavoro, piu’ della meta’ dei 620 mila persi nel settore delle costruzioni negli ultimi 10 anni. Nello stesso periodo hanno chiuso 120 mila aziende. A mettere insieme i numeri della crisi che sta devastando il settore delle costruzioni, la Filca Cisl, in vista della mobilitazione generale del settore organizzata dai sindacati confederali per venerdi’ 15 marzo. L’allarme e’ forte con il rischio che l’insieme dei fattori concomitanti, dal rallentamento dell’economia, ai nodi della politica, all’eredita’ di sovrapproduzioni e bolle degli anni passati provochino la tempesta perfetta del settore. Il valore dell’edilizia nel Pil nazionale e’ passato dall’11,5% del 2008 (prima della crisi) all’8% attuale. Nello stesso periodo il valore delle costruzioni nel Pil e’ crollato dal 29% al 17%. Nel periodo 2008-2018 c’e’ stata una riduzione di 36 miliardi di euro di investimenti nelle nuove costruzioni residenziali, di 15 miliardi nelle costruzioni non residenziali private e di 26 miliardi in opere pubbliche. La crisi ha travolto molte delle piu’ grandi aziende del settore: tra le ultime in ordine di tempo, Astaldi, Condotte, Cmc.

Nel bilancio dello Stato sono stanziati 150 miliardi in 15 anni per gli investimenti pubblici, gia’ scontati nel deficit. Di questi, 118 miliardi sono considerabili immediatamente attivabili. Ma secondo il sindacato procedure complesse e capacita’ progettuale insufficiente ne complicano l’utilizzo, tanto da rendere biblici i tempi di realizzazione delle opere. Per la messa in pratica di opere di impatto minimo, dal valore di 100.000 euro, ci vogliono 2 anni, che salgono a 15 per quelle sopra i 100 milioni. “Rinunciare alla Tav vorrebbe dire essere tagliati fuori dall’Europa”, afferma Franco Turri, segretario generale Filca-Cisl, ma piu’ in generale “attualmente l’unica certezza e’ che ci sono miliardi di euro pronti per essere cantierati e territori che hanno disperatamente bisogno di manutenzione delle opere e di infrastrutture, ma i cantieri continuano ad esser chiusi o mai aperti”. “Qual e’ il vero nodo della questione? Prima si diceva che non ci fossero risorse, ma oggi i soldi ci sono, sia nostri che dell’Unione europea. La macchina si e’ fermata e sembra quasi che ci sia una volonta’ collettiva di non agire, ma in questo modo si nega il futuro al Paese, che invece ha bisogno di edilizia, quella di qualita’: penso alla messa in sicurezza dal rischio sismico e da quello idrogeologico, penso all’edilizia scolastica e ospedaliera, alla messa in sicurezza di strade, ponti, viadotti, al consumo energetico delle abitazioni e delle imprese, di recupero dei centri storici”.

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Giorgetti conferma il taglio del cuneo ai ‘redditi medio-bassi’

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Nel Def “noi abbiamo ribadito che sarà prioritario tra gli interventi del prossimo piano strutturale in base alle nuove regole esattamente garantire e confermare la riduzione del cuneo fiscale e abbattimento dell’imposizione per questi redditi medio-bassi”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti rispondendo in question time alla Camera. “Per quanto riguarda le coperture potranno essere definite esattamente in quella sede, che è quella che le regole contabili prevedono”, ha aggiunto. “Le stesse polemiche che lei porta qui oggi venivano additate l’anno scorso nei confronti del governo dicendo che non avremmo mai potuto fare le misure che poi abbiamo fatto. Io sono sono confidente, ho fiducia che riusciremo ad andare incontro, a favore di queste categorie che sono state oggettivamente aiutate”, ha detto il ministro.

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Economia

Faro imprese sull’intelligenza artificiale, in crescita del 30%

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Il mercato italiano dell’intelligenza artificiale è stimato per il 2023 a 570 milioni di euro con un tasso di crescita di oltre il 30%, che prosegue anche quest’anno e che nel 2026 arriverà a 1,2 miliardi di euro. Lo dice il Rapporto ‘Il Digitale in Italia 2023′ di Anitec-Assinform, al centro del convegno organizzato – presso l’Innovation Center di Intesa Sanpaolo a Torino – da Confindustria Piemonte con Anitec-Assinform, Digital Innovation Hub Piemonte e Fondazione Piemonte Innova. “E’ necessario stimolare un dibattito aperto con al centro un utilizzo consapevole e costruttivo dell’IA per migliorare la vita delle persone e far progredire economia e società. In questa prospettiva, dobbiamo valorizzare la collaborazione pubblico-privato anche in questo comparto.

La recente inaugurazione della Fondazione Ai4Industry – Centro Nazionale per l’Intelligenza Artificiale qui a Torino, è un eccellente segnale in questa direzione, così come il lavoro che svolgono ogni giorno imprese e talenti per una applicazione concreta di questa tecnologia” ha sottolineato Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte e di Anitec-Assinform. “È importante riconoscere come l’intelligenza artificiale sia già oggi una realtà imprescindibile per tutte le imprese che aspirano a competere a livello nazionale, europeo e globale. Ma è cruciale un utilizzo consapevole, etico e sicuro. Per questo è fondamentale la collaborazione pubblico-privata, una governance collaborativa e multistakeholder di soggetti abilitanti che garantiscano un approccio responsabile e costruttivo a questa tecnologia” ha affermato Massimiliano Cipolletta, presidente della Fondazione Piemonte Innova.

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Per Fs ricavi trimestre in crescita di quasi il 20%

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Il gruppo Ferrovie dello Stato ha chiuso il primo trimestre con ricavi in crescita “di quasi il 20%”. Lo ha detto l’amministratore delegato Luigi Ferraris a margine della ‘Influence Relevance & Growth Confernce’ organizzata a Milano da NeWest Corp insieme a Sda Bocconi, Aspen e Cnbc. “Come investimenti – ha sottolineato il manager – siamo addirittura in crescita rispetto al 2023, che è stato un anno record”. “Nell’intero trimestre – ha spiegato Ferraris – abbiamo numeri positivi rispetto al 2023 soprattutto con i passeggeri, un po’ meno invece sulle merci a causa delle criticità legate ai valichi di frontiera che sono chiusi e al fatto che la Germania è ancora in sofferenza rispetto a dei cantieri che stanno portando avanti”. A tutt’oggi infatti la linea ferroviaria del Frejus è chiusa dallo scorso agosto sul versante francese a causa di una frana, con una perdita stimata dal gruppo di 8 milioni al mese, di cui 5 per il comparto merci e 3 per quello passeggeri. Quest’ultimo, legato all’Alta Velocità, è parzialmente in funzione grazie a un servizio automobilistico sostitutivo tra le stazioni di di Oulx (Torino) e Saint Jean de Maurienne (Francia).

Il problema sarà risolto entro l’anno, come annunciato al bilaterale tra il ministro francese dei trasporti Patrice Vergriete e l’italiano Matteo Salvini al G7 dei Trasporti a Milano lo scorso 12 aprile. Escluso invece un interesse delle Ferrovie italiane per il mercato Usa. “Abbiamo molto da fare in Italia prima di pensare agli Stati Uniti”, ha detto il manager rispondendo a una domanda e ricordando che “negli Usa siamo già presenti con la società di ingegneria Italferr, ci guardiamo intorno, siamo partner potenziali di progetti e dialoghiamo con Amtrack, ma non abbiamo nessun coinvolgimento diretto”. Le Fs operano già attraverso società controllate o partecipate in Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, Grecia e Olanda, oltre che in Columbia, India, Qatar e Turchia. Ferraris ha parlato anche di Europa, sottolineando la necessità per il Vecchio Continente di dotarsi di una “rete integrata ad alta velocità” che unisca tuti i Paesi. Al momento infatti ne sono dotati soltanto “Spagna, Francia e Italia, in Germania ce n’è poca e nell’Europa Orientale è da costruire”. Poi c’è il tema del trasporto merci. Secondo Ferraris “L’Italia – è uno hub naturale logistico nel Mediterraneo, ma se non è ben connessa alla rete centro-europea è un problema”.

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