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Strage di Genova, il procuratore Cozzi: procederemo anche per attentato alla sicurezza dei trasporti, non c’è stata fatalità ma errore umano

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La scelta del procuratore capo Francesco Cozzi è  piuttosto netta. “Oltre all’omicidio colposo plurimo e al disastro colposo, siamo pronti a contestare anche il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti. Noi usiamo tutta la prudenza del caso, ma ciò non significa che non abbiamo idee precise: è stato un errore umano, non una fatalità».

Cozzi lo dice dopo un lungo summit con i pm Walter Cotugno e Massimo Terrile, due dei magistrati più esperti della Procura genovese, insieme ai quali coordinerà l’inchiesta sulla strage del viadotto.

“Abbiamo fatto il punto su alcune criticità, fissato i filoni d’accertamento, che si svilupperanno su alcune linee chiave e in qualche modo parallele”. Punto primo: bisogna capire quali erano gli accordi tra il concessionario e gestore dell’opera, Autostrade per l’ Italia, e lo Stato italiano.

Perciò nelle prossime ore una squadra di polizia giudiziaria acquisirà formalmente il contratto di servizio, nel quale è messo nero su bianco come proprio Autostrade per l’Italia sia tenuta a ogni forma di manutenzione «ordinaria e straordinaria”.

Il Ponte Morandi. Autostrade per l’Italia ora vuole ricostruire tutto in 5 mesi. Sotto il procuratore di Genova Francesco Cozzi

Gli agenti dovranno sequestrare le carte che descrivono la cronistoria degli interventi compiuti sul viadotto negli anni, la cui sequenza è (quasi) interminabile. Basti pensare che nel 1968, dopo dodici mesi di vita, fu dato il via libera alla “manutenzione delle carreggiate e rinforzo strutturale”, costo superiore ai 200 milioni di vecchie lire. Nel 1973 vengono previsti altre ristrutturazioni, a seguito delle quali sono imposte chiusure e “utilizzo parziale” dell’arteria per un paio di settimane.

Nel 1978 viene rifatto il manto stradale. Tra il 1981 e il 1994 i lavori di restauro costano l’ equivalente attuale di 28 milioni di euro, nel 1985 un altro lotto di restyling è aggiudicato d’ urgenza ed è la prima volta in cui si scrive che è necessario un rinforzo dei piloni. Nel 1993 accade di peggio: una relazione spiega che nei tiranti – anima in metallo avvolta dal calcestruzzo – sul lato di levante (quello verso il centro di Genova insomma) sono in atto processi di corrosione e bisogna praticamente rifarli. L’ intervento viene compiuto, ma non sui tiranti della parte opposta, a Ponente. “Quelli che sono stati oggetto della ristrutturazione più approfondita – ha spiegato nelle ultime ore al Secolo XIX Stefano Marigliani, direttore del tronco genovese di Autostrade-potrebbero aver avuto anche difetti di esecuzione. Sugli altri i monitoraggi non hanno mai evidenziato situazioni allarmanti”. È uno dei nodi principali dell’inchiesta, e alcuni elementi in mano agli investigatori sembrerebbero portare in direzione opposta.

Nel maggio scorso sempre Autostrade per l’Italia aveva infatti bandito una gara, con procedura ristretta, per 20 milioni di euro necessari a rimettere in sesto proprio i tiranti di Ponente, il cui cedimento è con ogni probabilità la causa primaria della tragedia. I lavori negli anni precedenti erano stati rinviati, poi l’appalto ha subito un’improvvisa accelerazione, come se qualcuno ne avesse rilevato (quasi) all’improvviso l’indifferibilità. La società che gestisce il viadotto ieri ha assunto una prima e più definita posizione sulla vicenda. “L’infrastruttura era monitorata con apparecchiature altamente specialistiche. Inoltre le strutture tecniche preposte si sono avvalse, per valutare lo stato di manutenzione del viadotto e l’ efficacia dei sistemi di controllo adottati, di società e istituti leader al mondo in testing” .

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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