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Colla punta al posto della Camusso in Cgil: voglio però un sindacato più radicale

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“Il sindacato italiano ha bisogno di compiere scelte piu’ radicali”, dice in una intervista a Repubblica Vincenzo Colla (nella foto), segretario confederale Cgil, in corsa per la guida della Cgil insieme all’altro segretario confederale Maurizio Landini. “Dobbiamo aggredire – spiega Colla – una distribuzione della ricchezza che e’ sempre piu’ ingiusta. Il sindacato per sua natura deve tenere uniti i lavoratori, utilizzando la forza di quelli piu’ sicuri, che hanno un posto certo, per difendere quelli piu’ deboli, che vivono nella precarieta’. Se non combattiamo la diseguaglianza, questi due mondi si allontaneranno sempre piu’ e sara’ impossibile esercitare il mestiere stesso del sindacalista”. Su reddito di cittadinanza e Quota 100, il sindacalista osserva: “Vedo una certa continuita’ con la politica precedente: si danno sgravi e si fanno operazioni che hanno come obiettivo il consenso elettorale. Certo che noi abbiamo sempre chiesto forme di sostegno al reddito dei piu’ poveri e il superamento della legge Fornero. Ma il reddito di cittadinanza – avverte – e’ costruito in modo che puoi avere sullo stesso pianerottolo la commessa part-time a 600 euro al mese e il disoccupato a 780. Quota cento e’ fatta per i lavoratori delle grandi aziende. Quanti edili arrivano a 38 anni di contributi? Non basta trovare i titoli giusti per fare delle buone leggi”. “C’e’ bisogno – dice piuttosto – di investire sullo sviluppo, sulla competitivita’, di puntare sulla logistica, di abbattere il costo dell’energia, di favorire la produzione”. “Sul segretario – aggiunge quindi – si trovera’ l’accordo”, “l’importante e’ l’unita’ sulla linea politica”.

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Il ceto medio teme il futuro, scala sociale bloccata

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La classe media italiana è sempre più povera, impaurita e pessimista. È la sintesi del nuovo rapporto Cida-Censis, la fotografia di una società profondamente cambiata rispetto a quando, tra dopoguerra e boom economico, era in rapida ascesa. Oggi, invece, il 48,4% del ceto medio sente di stare andando indietro nella scala sociale. Anche se che 6 italiani su 10 (il 60,5%) ritengono di appartenere alla classe di mezzo. Di questi, la maggior parte ha un reddito tra 15 e 34 mila euro (46,4%), il 26,7% tra 35 e 50mila, il 15,6% oltre i 50mila e il restante 11,3% delle persone meno di 15mila. Sono più gli anziani (65,4%) rispetto a giovani (57,7%) e adulti (58,9%).

“Preoccupa l’assenza di speranza nel futuro degli italiani. Se le aspettative calano, se non si crede più di poter migliorare la propria condizione, sarà l’intero Paese a pagarne un prezzo altissimo. Dobbiamo investire su più alto benessere economico, più alti consumi, aspettative crescenti”, sottolinea il presidente di Cida, Stefano Cuzzilla. La sensazione di pessimismo per il futuro è condivisa anche dai ceti popolari (che sono il 33,8% e sentono di indietreggiare ulteriormente nel 66,7% delle evenienze) e persino dagli abbienti (in 4 casi su 10).

Il tenore di vita sta calando per il 60% degli italiani, di cui la metà del ceto medio. E non a torto: dal 2001 al 2021 il reddito pro-capite delle famiglie è sceso del 7,7%, mentre la media europea saliva di quasi 10 punti percentuali. E sono più di di due terzi gli italiani che pensano che il cosiddetto soffitto di cristallo impedisca di migliorare la propria classe sociale. A condire il tutto c’è l’assenza di meritocrazia. Per l’81% degli italiani è giusto che chi lavora di più guadagni di più ma per il 57,9% impegno e talento non sono premiati come dovrebbero. Il 78,6% del totale (e l’80% del ceto medio), inoltre, ritiene di essere danneggiato dall’evasione fiscale.

Tra le righe del rapporto si legge però anche un po’ di speranza. L’87,1% degli italiani è convinto che un innesto massiccio di culture e pratiche manageriali farà fare il salto di qualità al sistema Paese. Le competenze organizzative sono viste positivamente anche per i dirigenti scolastici, la cui abilità per l’85,8% delle famiglie porta a buone performance didattiche, e per quelli medici, che secondo il 62,2% dei rispondenti dovrebbero essere manager. Per 8 italiani su 10 la chiave per essere un buon capo è il saper trascinare e motivare gli altri. “È nostra responsabilità, come manager e come società civile, rispondere a questo cambiamento e intercettarne i bisogni prima che sia troppo tardi”, sottolinea ancora Cuzzilla. “Significa investire per avere un sistema costruito sulla triade più alto benessere economico – più alti consumi – aspettative crescenti”.

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Utile record di Ryanair, sfiora i due miliardi

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Ryanair archivia un altro anno con numeri record. La low cost irlandese, guidata dal vulcanico Michael O’Leary, chiude l’anno fiscale al 31 marzo 2024 con un utile netto che sfiora i 2 miliardi di euro a 1,92 miliardi, in crescita del 34% rispetto all’anno precedente e anche al di sopra delle stime degli analisti, i ricavi volano a 13,44 miliardi (+25%), mentre il traffico è cresciuto del 9% a 183,7 milioni di passeggeri (+23% rispetto al periodo pre-Covid). Il dividendo finale è di 0,178 euro per azione. “La base dei costi e l’aumento dei ricavi hanno contribuito a compensare un aumento significativo della spesa per il carburante”, sottolinea la compagnia di Dublino che lancia anche un buyback da 700 milioni di euro.

Per quanto riguarda le tariffe estive, Ryanair esprime “cauto ottimismo”, stimando che resteranno invariate rispetto all’anno scorso o appena più alte. Per l’anno prossimo la regina delle low cost prevede una crescita del traffico dell’8% intorno ai 200 milioni di passeggeri, ma ciò dipenderà anche dalle consegne di nuovi aerei da parte di Boeing. “C’è il rischio che le consegne possano slittare ulteriormente”, ha avvertito la compagnia. Guardando agli sviluppi in corso nel settore aereo in Europa, Ryanair “si aspetta che continui il consolidamento delle compagnie aeree europee, con l’acquisizione di Ita e della spagnola Air Europa in corso, e con la futura vendita della portoghese Tap”.

E proprio questi sono giorni cruciali per il matrimonio tra Ita Airways e Lufthansa. Le due compagnie dovranno presentare nelle prossime ore all’Antitrust Ue un nuovo pacchetto di impegni con i dovuti miglioramenti su rotte e slot per sperare di avere il via libera all’operazione di fusione, dopo che quello precedente è stato ritenuto “non sufficiente”. Il verdetto della commissaria Ue alla concorrenza, Margrethe Vestager, è atteso entro il 4 luglio. Sull’atteggiamento e le richieste della Commissione è intervenuto nuovamente il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini.

“Non vorrei che a Bruxelles qualcuno giocasse allo sfascio”, ha detto. “Rischiano il posto di lavoro, migliaia di lavoratrici e lavoratori”, ha sottolineato il ministro. “Ci dicono che dobbiamo associarci ad altre imprese europee, poi magari a Bruxelles o Parigi qualcuno decide che questo non va bene” ma “non possono essere ancora i cittadini italiani a pagare altri milioni di euro per la compagnia di bandiera”, ha detto ancora Salvini, accusando Bruxelles “di occuparsi di danneggiare l’Italia” e ribadendo, quindi, che “la bocciatura del rilancio di Ita sarebbe un atteggiamento assolutamente ostile nei confronti dell’Italia”.

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Mondadori nell’IA con Plai, acceleratore per startup

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Un acceleratore di startup con un primo investimento di sei milioni. La possibilità di introdurre l’innovazione “in ogni area di business”. Soprattutto il coinvolgimento di partner di primissimo livello, con l’obiettivo di creare joint venture con altre società editoriali internazionali. Sono i pilastri di Plai, il progetto nell’Intelligenza artificiale di Mondadori. Che punta forte sullo sviluppo del settore, ma resta ancorata a valori solidi. “Resto scettico sulla possibilità che l’Intelligenza artificiale possa creare un romanzo di grande successo, di produrre dei capolavori nell’arte e anche nell’editoria”, dice chiaramente l’amministratore delegato, Antonio Porro.

“L’IA l’abbiamo già usata per la creazione di idee di copertine, poi sempre passate attraverso il lavoro dai nostri grafici. Anche guardando alle web novel interamente digitali che abbiamo appena lanciato, là dove sono nate, in Corea e Giappone, si basano su concorsi e lavoro diretto di giovani autori. Al momento non conosciamo nemmeno lì alcun impiego di Intelligenza artificiale”. Questo non vuole dire che l’IA non sia il futuro e Mondadori ci investe anche per rafforzare il vantaggio competitivo acquisito nel proprio settore. Lo fa con Plai, che opererà selezionando per ogni ciclo annuale di accelerazione dieci startup italiane e internazionali che saranno supportate con un investimento iniziale di 100mila euro ciascuna, in cambio di una quota di minoranza.

Il progetto è triennale fino al 2026, con il veicolo 100% Mondadori che vede come partner Startupbootcamp, I3P, Amazon Aws, Pwc, Multiversity, GroupM, Codemotion e Datapizza. Amazon, in particolare, partecipa con il suo web services (Aws) che offrirà alle startup crediti per utilizzare il cloud con oltre 200 servizi, inclusi quelli dedicati al Machine learning e all’Artificial intelligence generativa, oltre all’accesso al team di esperti. Alle startup più promettenti Mondadori potrà fornire un aiuto finanziario fino a un totale di 500mila euro e a tutte sarà messo a disposizione il Plai-Ground, un luogo fisico di incontro e di lavoro presso lo spazio Wao Pl7 a Milano. La fase di selezione delle dieci startup del primo ciclo si concluderà a metà del settembre prossimo, mentre il periodo di accelerazione, della durata di quattro mesi, inizierà in ottobre. In gennaio è previsto il ‘Demo day’, un momento in cui le startup saranno presentate al mercato. Plai sarà guidata in qualità di presidente da Antonio Porro, mentre l’amministratore delegato sarà Stefano Argiolas, Chief IA officer del gruppo Mondadori e fondatore di Hej!, la startup acquisita dalla società editoriale di Segrate nel 2021.

Una strada, quella dell’IA, nella quale Mondadori crede fortemente, ma sempre con grande attenzione alla creatività umana. “Già sul termine ‘intelligenza’ si potrebbe discutere. E comunque solo l’uomo scrive di emozioni, di vissuto proprio, che nessuna macchina può avere”, afferma Andrea Santagata, Chief innovation officer di Mondadori, tra i primi costruttori del progetto sull’IA all’interno della società editrice.

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