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Regionali, campo largo in tilt e Renzi appoggia Bardi

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Il campo largo va in crisi sulla girandola delle candidature per le prossime elezioni regionali. In Basilicata salta clamorosamente Domenico Lacerenza, nome indicato da Pd, Cinquestelle e Avs, ma osteggiato da Azione. Si sfila a pochi giorni dalla chiusura delle liste, facendo ripartire il conto alla rovescia per trovare un candidato unitario che al momento non c’è. Mentre si allarga il sostegno a Vito Bardi, con Matteo Renzi e Italia viva che appoggia il governatore uscente, di centrodestra. Al fronte progressista non va meglio in Piemonte, dove il Pd ritrova l’unità interna intorno a Gianna Pentemero (attuale assessore al lavoro del comune di Torino) grazie al passo indietro del ‘bonacciniano’ Daniele Valle e di Chiara Gribaudo, nome vicino alla segreteria nazionale.

Ma la scelta mette di nuovo in crisi il dialogo con il partito di Giuseppe Conte. Tanto che l’appello “ad evitare distinguo in nome della sintesi” lanciato dal Nazareno almeno per il momento resta inascoltato. A sbattere i pugni sul tavolo ci pensano i dirigenti locali del Movimento che, in una nota lapidaria, dicono di aver “preso atto del cambio di metodo” del Pd ed annunciano la presentazione nei prossimi giorni ” del programma e di un loro candidato” da schierare contro Alberto Cirio, il presidente uscente sponsorizzato da tutto il centrodestra. Stesso copione si recita in Basilicata, dove il passo indietro di Lacerenza spinge Conte a non escludere adesso un cammino in solitaria. Insomma, ad un mese dalle elezioni in Basilicata e a tre da quelle in Piemonte (che andrà al voto a giugno con le Europee) per il campo largo si torna alla casella di partenza, con trattative che procedono a oltranza fra Potenza e Roma in un’atmosfera di forte tensione.

Tutto da rifare, con l’incognita di riuscire a replicare il modello (vincente) della Sardegna o anche solo l’esperimento dell’Abruzzo, dove a sostenere Luciano D’Amico (poi perdente) l’alleanza si estese fino ad Azione e Italia Viva. Ma il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini continua a difendere le ragioni dell’unità: “Noi al Nord su otto regioni ne governiamo solo una, la mia, vinta in quelle condizioni, e io governo senza il Movimento 5 Stelle. Se fossimo solo PD e M5S, rischieremmo di perdere, quindi, abbiamo bisogno di un’alleanza che guardi a quella parte che qualcuno chiama moderata, o riformista”. Difficile però che l’esperienza in Abruzzo possa replicarsi in Piemonte e in Basilicata. Calenda, che non ha fatto mai mistero di apprezzare Vito Bardi, farà sapere entro 24 ore a chi darà il sostegno il suo partito.

La decisione con ogni probabilità sarà condizionata dalla scelta del nuovo candidato al posto di Lacerenza. Un nome a cui – pur nel caos in cui è precipitato il centrosinistra, lavorano in queste ore i vertici Pd ed M5s con contatti costanti e con l’obiettivo di trovare una soluzione in extremis che possa salvaguardare l’intesa. Il Movimento Cinque Stelle, si osserva nel partito di Conte, ha sempre lavorato per una soluzione unitaria ma in questa situazione non esclude tuttavia di dover correre da solo. Lo smarrimento nelle file dei partiti e dei dirigenti locali è palpabile ed aumenta di fronte alla consapevolezza di dover mettere in piedi una campagna elettorale quando lo sfidante, l’attuale governatore uscente, è già in pista da tempo. E chissà se l’appello a restare uniti del Pd sortirà qualche effetto in Piemonte, dopo la risentita risposta del M5s alla candidatura della dem Pentemero. A chiedere che si tenga aperto il dialogo è +Europa: “Auspichiamo che presto venga convocato il tavolo della coalizione per confrontare la proposta del Pd con eventuali altre indicazioni”.

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Rai: giornalisti precari, siamo maggioranza informazione reti

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”L’Assemblea dei giornalisti precari e programmisti multimediali delle Reti Rai all’indomani dello sciopero del 6 maggio indetto da Usigrai dichiara – in una nota – quanto segue:

1) Lo sciopero è una delle prerogative più importanti in mano ai lavoratori in un sistema democratico. Nelle reti Rai esistono circa 250 giornalisti a cui questo strumento è negato: siamo infatti giornalisti partite Iva, dunque senza diritto di sciopero, o giornalisti inquadrati come “programmisti multimediali” dunque non rappresentati dalle sigle sindacali dei giornalisti

2) La giornata di sciopero proclamata da Usigrai ha aiutato a evidenziare che nei programmi di informazione delle Reti Rai una buona parte dei giornalisti non ha un contratto giornalistico. Anzi, nella maggior parte dei programmi, soprattutto quelli quotidiani, noi siamo la maggioranza. Non si può andare avanti così, è necessario trovare una soluzione

3) Abbiamo apprezzato che durante la conferenza stampa indetta in occasione dello sciopero il segretario della Fnsi, Vittorio Di Trapani e il segretario di Usigrai, Daniele Macheda, abbiano dichiarato con nettezza che si tratta di una situazione da sanare al più presto. Abbiamo altresì apprezzato che il segretario di Unirai, Francesco Palese abbia dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera di avere un punto in comune con la piattaforma di Usigrai: il giusto contratto per chi lavora nei programmi come giornalista. È lo spirito giusto: nessuno che abbia legittimità sindacale all’interno dell’azienda può esimersi dal farsi carico della nostra condizione. Lavoriamo da anni nel servizio pubblico contribuendo a realizzare con il nostro lavoro e le nostre competenze l’informazione delle tre Reti Rai, chiediamo di avere un contratto giornalistico che ci tuteli dal punto di vista previdenziale, salariale e sindacale

4) In conclusione: non ci interessa essere “tirati per la giacchetta”. Se ne avessimo avuto la possibilità qualcuno di noi avrebbe aderito allo sciopero, altri no, altri hanno comunque voluto partecipare prendendo giorni liberi e permessi che, però, non hanno nulla della dignità dell’astensione dal lavoro organizzata. Quindi chiediamo: quanto dobbiamo aspettare ancora? Ci saranno nuove priorità? Davvero il più grande editore italiano non può applicare il contratto previsto per legge a chi informa il pubblico per “questioni economiche”? Attendiamo da cinque anni un tavolo sindacale che affronti seriamente la questione. Ci aspettiamo che, subito dopo l’insediamento del nuovo cda, tutti lavorino per giungere a un accordo e che questo sia uno dei primi punti posti all’attenzione della nuova governance”.

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Tajani, su Toti si poteva intervenire in un altro momento

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“Il ministro Nordio ha un ruolo e può dire ciò che pensa. Fa bene e condivido le sue parole”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine dell’assemblea nazionale di Confcooperative, a Roma. Per Tajani si tratta di una “vicenda giudiziaria che risale a vicende di parecchi anni fa, forse si poteva intervenire due mesi fa, il giorno dopo le elezioni… Però questo non ci turba, non ci preoccupa nulla”. Alla domanda sulle dimissioni per Michele Emiliano chieste dal centrodestra, Tajani ha affermato che “le vicende giudiziarie sono diverse. Emiliano ha detto due volte di essere andato dalla sorella del boss”.

“Io sono garantista – ha ribadito Tajani – anche per le vicende di Bari, per quella di Genova e anche per persone che non sono di Forza Italia”. In merito all’opportunità della richiesta di dimissioni, Tajani ha chiesto di “non strumentalizzare le vicende giudiziarie” .

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Meloni a Stoltenberg: la Nato affronti le sfide sul fianco Sud

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“Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto a Palazzo Chigi il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg. Al centro del colloquio i temi di attualità dell’agenda atlantica nel contesto della preparazione del Vertice NATO di Washington in luglio”. Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi, spiegando che la premier “in particolare ha ribadito l’aspettativa italiana che a Washington possano essere adottate decisioni concrete in risposta alle sfide caratterizzanti il fianco Sud, in coerenza con l’approccio a 360 gradi alla sicurezza euroatlantica previsto dal Concetto Strategico della Nato”.

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