Una cordata americana per acquistare TikTok e scongiurare che la famosa app sparisca dagli Stati Uniti: l’ex segretario al Tesoro dell’amministrazione Trump, Steve Mnuchin, è sceso in campo per cercare di mettere insieme un gruppo di investitori che acquisti il social mentre Pechino critica aspramente il possibile blocco e invita gli americani a ribellarsi. “Dovrebbe essere controllata da un’azienda americana. In nessun modo Pechino consentirebbe a un’azienda statunitense di controllare nulla del genere in Cina”, ha detto Mnuchin ai microfoni di Cnbc dicendosi sicuro che il suo ex capo Donald Trump approverebbe l’operazione. Mnuchin non si sbilancia su chi potrebbero essere gli investitori interessati e su come l’operazione potrebbe essere finanziata.
La cifra da sborsare non sarebbe indifferente: le stime indicano infatti che un accordo non costerebbe meno di 100 miliardi di dollari. E ci sarebbero poi, secondo gli analisti, problemi di antitrust soprattutto se fra i papabili investitori figurasse uno dei grandi social media americani interessato a mettere le mani sui 170 milioni di utenti di TikTok. Proprio a loro si rivolge il Dragone: fate “sentire la vostra voce” al Congresso così da bloccare un provvedimento che viola i diritti previsti dal Primo Emendamento della Costituzione. Il progetto di legge approvato dalla Camera americana che impone a ByteDance di tagliare i rapporti con TikTok per evitare che sia vietata negli Stati Uniti è “contrario alla concorrenza leale”, ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin.
Pechino ha assicurato che intende prendere “ogni misura utile” per tutelare le sue società e i suoi interessi nazionali. “Gli Stati Uniti dovrebbero veramente rispettare i principi di un’economia di mercato e di concorrenza leale e smettere di reprimere ingiustamente le società straniere”, ha osservato il portavoce del ministero del Commercio cinese He Yadong. Il disegno di legge approvato dalla Camera americana, deve ora andare al Senato, dove il suo futuro appare comunque più incerto, e poi arrivare sul tavolo del presidente Joe Biden per la firma. L’iter quindi è ancora lungo anche se le motivazioni di sicurezza nazionale sembrano far breccia su molti senatori. Sulla tutela degli interessi nazionali si basa anche l’opposizione di Joe Biden all’acquisizione di Us Steel da parte della giapponese Nippon Steel per 14,9 miliardi.
“Us Steel è un’icona da più di 100 anni ed è vitale che resti un’azienda dell’acciaio americana, controllata e operata” negli Usa, ha spiegato Biden. La sua contrarietà all’operazione rischia di ripercuotersi nei rapporti fra Washington e Tokyo, uno dei maggiori alleati americani, in vista della visita del premier nipponico Fumio Kishida alla Casa Bianca il 10 aprile. “I nostri rapporti con il Giappone sono estremamente stretti e Biden non vede l’ora di ricevere il premier Kishida” ad aprile, ha rassicurato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby. I problemi di TikTok comunque non sono confinati solo agli Stati Uniti. L’Unione Europea ha infatti inviato alla app, ma anche a X e Facebook, richieste per ottenere informazioni sulle misure di attenuazione dei rischi legati all’intelligenza artificiale generativa, in particolare per la diffusione di deepfake e le manipolazioni che possano ingannare gli elettori. Bruxelles ha anche aperto una procedura contro Aliexpress. Il colosso cinese delle vendite online è finito nel mirino per possibili violazioni legate alla gestione e mitigazione dei rischi, alla moderazione dei contenuti, alla trasparenza della pubblicità, alla tracciabilità degli operatori commerciali e all’accesso ai dati da parte dei ricercatori.