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Creme e farmaci dai granchi, un affare da 4 miliardi

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Un giro d’affari che vale già 4 miliardi di dollari e che potrebbe arrivare a breve a 27. Ad innescarlo gusci di gamberi e granchi e i funghi da cui si ottengono chitina e chitosano, due sostanze che si usano per i cosmetici ipoallergenici, prodotti farmaceutici e alimenti funzionali in grado di contrastare lo stress ossidativo responsabile di molte patologie. Su queste due macromolecole composte di carboidrati si è concentrata l’attenzione dell’Enea, che punta ad inaugurare entro l’anno un’attività di estrazione delle due preziose sostanze e che intanto ha dedicato loro uno studio pubblicato sulla rivista open access Clean Technologies and Recycling. “Questa nuova pubblicazione rappresenta uno strumento di conoscenza che ci permetterà di inaugurare entro l’anno una nuova linea di attività incentrata, in una prima fase, sull’estrazione di chitina da scarti di crostacei come gamberetti e granchi, da insetti e funghi. Successivamente ci occuperemo della produzione di chitosano che trova già applicazione in numerosi ambiti – dall’industria chimica e agrochimica a quella medica, farmaceutica, cosmetica e alimentare”, spiega Alessandra Verardi, ricercatrice del Laboratorio Bioprodotti e Bioprocessi presso il Centro di Ricerca Enea Trisaia, in Basilicata. Verardi è anche coautrice dello studio insieme a Paola Sangiorgio, Stefania Moliterni, Simona Errico, Anna Spagnoletta e Salvatore Dimatteo.

Le attività di valorizzazione di questi scarti saranno condotte anche attraverso la collaborazione dei colleghi di laboratorio presso il Centro Ricerche Enea di Portici e dell’Università della Calabria (Laboratorio di Fenomeni di Trasporto e Biotecnologie). La sfida del team di ricerca è di arrivare a una produzione di chitosano sostenibile, a basso costo e su scala industriale, da impiegare principalmente come delivery system per il trasporto e il rilascio di sostanze antiossidanti, come i polifenoli e carotenoidi estratti anch’essi da scarti agroindustriali, preservandone e potenziandone le proprietà benefiche. Con una produzione di circa 15 milioni di tonnellate l’anno a livello mondiale (dall’acquacoltura e dalla pesca) e un contenuto di chitina fino al 40%, i crostacei rappresentano la principale fonte di estrazione di questa macromolecola. “Ma la nostra ricerca punterà a sfruttare anche risorse alternative come insetti e alcune varietà di funghi che stanno attirando l’interesse dell’industria. Per tali fonti, infatti, l’estrazione di chitina – la biomassa naturale più abbondante dopo la cellulosa con una produzione annua di oltre 100 miliardi di tonnellate – può essere condotta in condizioni più blande, con un conseguente aumento della sostenibilità di processo”, sottolinea la ricercatrice Enea. Attualmente, invece, il trattamento convenzionale più utilizzato comporta un elevato impatto ambientale, mentre metodi alternativi sono rispettosi dell’ambiente, ma caratterizzati da elevati costi di processo che ne limitano la scalabilità.

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Economia

Multa da 2,5 milioni Antitrust a Intesa Sanpaolo Rbm Salute

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L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato per 2,5 milioni di euro Intesa Sanpaolo RBM Salute S.p.A., compagnia assicurativa specializzata nell’assicurazione sanitaria, e per 1 milione di euro Previmedical Servizi per la Sanità Integrativa S.p.A., provider di servizi cui è stata affidata la gestione e la liquidazione delle pratiche di sinistro. Le indagini – spiega una nota – sono state avviate a seguito delle segnalazioni da parte di numerosi consumatori e dei risultati dell’attività di vigilanza svolta dall’Ivass.

Nel corso del procedimento si sono poi aggiunte ulteriori richieste di intervento da parte di consumatori che lamentavano le stesse criticità. Molti reclami sono arrivati da aderenti al fondo sanitario MetaSalute, che da solo raccoglie oltre un terzo del numero di assicurati ISP Rbm. Il comportamento di Intesa Sanpaolo RBM Salute S.p.A. e di Previmedical Servizi per la Sanità Integrativa S.p.A. integra una pratica commerciale scorretta in violazione degli articoli 20, 24, 25, comma 1, lett. d), del Codice del Consumo, perché è stato accertato che hanno ostacolato l’esercizio dei diritti contrattuali dei consumatori, rendendo onerosa la fruizione delle prestazioni assicurative.

In particolare, – spiega Antitrust – sono emersi problemi presso la centrale operativa di Previmedical (verificatisi alla fine del 2022) che hanno determinato – a partire dai primi mesi del 2023 – l’accumularsi di un numero molto alto di pratiche in attesa di evasione, in notevole ritardo rispetto ai tempi di liquidazione previsti dalle rispettive polizze sanitarie. Il ritardo accumulato ha provocato difficoltà anche nella gestione corrente delle richieste di prestazione successive con rallentamenti significativi rispetto alle previsioni contrattuali.

Inoltre, i problemi presso la centrale operativa hanno reso difficile per i consumatori entrare in contatto con il servizio di assistenza clienti. Si sono rilevate, inoltre, numerose incongruenze nell’applicazione concreta delle condizioni di polizza da parte di Previmedical, anche per la difficoltà di interpretare le prassi liquidative stabilite da Intesa Sanpaolo RBM Salute, che hanno avuto come conseguenza numerosi casi di errato rifiuto di autorizzazioni o di rimborsi a soggetti che ne avevano diritto, oppure la richiesta non necessaria di ulteriore documentazione. Gli elementi emersi nel corso dell’istruttoria hanno evidenziato infine la responsabilità di Intesa Sanpaolo RBM Salute S.p.A. nella mancata implementazione di un efficace sistema di controllo sull’attività di gestione dei sinistri da parte del proprio provider, in modo da prevenire e gestire eventuali criticità nella gestione delle polizze sanitarie e garantire ai propri assicurati un adeguato livello di servizio.

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Esteri

La Corte dell’Aia chiede arresto Netanyahu e Sinwar: hanno commessi crimini di guerra

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È arrivata dalla Corte penale internazionale (Cpi) con sede all’Aia la richiesta che venga emesso un mandato di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il suo ministro della Difesa Yoav Gallant e 3 leader di Hamas: Yahya Sinwar, Mohammad Deif e Ismail Haniyeh. I cinque sono accusati di crimini di guerra. Il procuratore Karim Khan ha specificato che i due ministri israeliani sono sospettati di “aver causato lo sterminio, usato la fame come metodo di guerra, compresa la negazione di forniture di aiuti umanitari, e di aver deliberatamente preso di mira i civili durante il conflitto”, mentre i vertici del gruppo palestinese sono accusati di sterminio, omicidio, presa di ostaggi, stupro e violenza sessuale durante la detenzione.Immediata la reazione delle due parti che hanno respinto con forza la richiesta del procuratore Khan, definita “uno scandalo” da Netanyahu che, ha precisato, “non fermerà né me, né noi”.

Compatta la leadership di Tel Aviv nel condannare la posizione del pubblico ministero, considerata “un crimine storico” dal ministro Benny Gantz. Il ministro degli Esteri, Israel Katz, ha visto nella decisione “un attacco frontale contro le vittime del 7 ottobre e contro i nostri ostaggi ancora a Gaza”. Israele non riconosce la giurisdizione della Cpi, così come non ne sono membri Stati Uniti, Cina e Russia.Proteste si sono levate anche tra le fila di Hamas che ha fatto domanda per l’annullamento della richiesta dei mandati di arresto, accusando la Corte dell’Aia di “equiparare la vittima al carnefice” e “di incoraggiare la continuazione della guerra di sterminio”. Secondo il gruppo palestinese, anche le misure contro Netanyahu e Gallant sono arrivate “sette mesi troppo tardi” e sono poco significative, visto che non includono “tutti i funzionari israeliani che hanno dato ordini e i soldati che hanno commesso crimini”.

“Scandalosa” è stato l’aggettivo utilizzato anche dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha sottolineato: “Non esiste alcuna equivalenza – nessuna – tra Israele e Hamas”. Visione condivisa anche dal Regno Unito che, attraverso una nota del ministero degli Esteri, ha affermato: “Non crediamo che la richiesta di mandati aiuterà a liberare gli ostaggi, a ottenere aiuti o a garantire un cessate il fuoco sostenibile. Come abbiamo detto fin dall’inizio, non riteniamo che la Cpi abbia giurisdizione in questo caso”. Favorevole, invece, la vicepresidente spagnola, Yolanda Diaz: “Buone notizie. Il diritto internazionale deve valere per tutti”. Intanto a Gerusalemme sono scoppiate nuove proteste davanti alla Knesset, il parlamento israeliano, per chiedere le dimissioni di Netanyahu, mentre Gallant, incontrando il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan, ha assicurato che l’operazione a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, si espanderà. L’esercito israeliano ha stimato che 950mila palestinesi hanno già evacuato la città, mentre tra i 300.000 e i 400.000 civili restano ancora nella zona costiera e in alcune parti del centro cittadino.

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Economia

Il ceto medio teme il futuro, scala sociale bloccata

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La classe media italiana è sempre più povera, impaurita e pessimista. È la sintesi del nuovo rapporto Cida-Censis, la fotografia di una società profondamente cambiata rispetto a quando, tra dopoguerra e boom economico, era in rapida ascesa. Oggi, invece, il 48,4% del ceto medio sente di stare andando indietro nella scala sociale. Anche se che 6 italiani su 10 (il 60,5%) ritengono di appartenere alla classe di mezzo. Di questi, la maggior parte ha un reddito tra 15 e 34 mila euro (46,4%), il 26,7% tra 35 e 50mila, il 15,6% oltre i 50mila e il restante 11,3% delle persone meno di 15mila. Sono più gli anziani (65,4%) rispetto a giovani (57,7%) e adulti (58,9%).

“Preoccupa l’assenza di speranza nel futuro degli italiani. Se le aspettative calano, se non si crede più di poter migliorare la propria condizione, sarà l’intero Paese a pagarne un prezzo altissimo. Dobbiamo investire su più alto benessere economico, più alti consumi, aspettative crescenti”, sottolinea il presidente di Cida, Stefano Cuzzilla. La sensazione di pessimismo per il futuro è condivisa anche dai ceti popolari (che sono il 33,8% e sentono di indietreggiare ulteriormente nel 66,7% delle evenienze) e persino dagli abbienti (in 4 casi su 10).

Il tenore di vita sta calando per il 60% degli italiani, di cui la metà del ceto medio. E non a torto: dal 2001 al 2021 il reddito pro-capite delle famiglie è sceso del 7,7%, mentre la media europea saliva di quasi 10 punti percentuali. E sono più di di due terzi gli italiani che pensano che il cosiddetto soffitto di cristallo impedisca di migliorare la propria classe sociale. A condire il tutto c’è l’assenza di meritocrazia. Per l’81% degli italiani è giusto che chi lavora di più guadagni di più ma per il 57,9% impegno e talento non sono premiati come dovrebbero. Il 78,6% del totale (e l’80% del ceto medio), inoltre, ritiene di essere danneggiato dall’evasione fiscale.

Tra le righe del rapporto si legge però anche un po’ di speranza. L’87,1% degli italiani è convinto che un innesto massiccio di culture e pratiche manageriali farà fare il salto di qualità al sistema Paese. Le competenze organizzative sono viste positivamente anche per i dirigenti scolastici, la cui abilità per l’85,8% delle famiglie porta a buone performance didattiche, e per quelli medici, che secondo il 62,2% dei rispondenti dovrebbero essere manager. Per 8 italiani su 10 la chiave per essere un buon capo è il saper trascinare e motivare gli altri. “È nostra responsabilità, come manager e come società civile, rispondere a questo cambiamento e intercettarne i bisogni prima che sia troppo tardi”, sottolinea ancora Cuzzilla. “Significa investire per avere un sistema costruito sulla triade più alto benessere economico – più alti consumi – aspettative crescenti”.

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