Prima i sussidi green, ora i brevetti per il tech e i prodotti farmaceutici. A poco più di un mese dall’armistizio sull’Inflation Reduction Act segnato dalla stretta di mano tra Ursula von der Leyen e Joe Biden, il fronte economico e commerciale tra le due sponde dell’Atlantico potrebbe presto tornare a surriscaldarsi con una una doppia proposta di legge che la Commissione europea si appresta a svelare mercoledì. E che, nella visione critica di industriali ed ex funzionari statunitensi, sarebbe rea di colpire l’innovazione e la competitività occidentale in entrambi i settori.
A vantaggio della Cina, nel caso dell’high-tech. E a danno dei consumatori, nel caso dei medicinali. Sullo scivoloso e intricato campo di gioco dei brevetti essenziali nello sviluppo di tecnologie 5G, wifi e Internet of Things, la nuova architettura disegnata da Bruxelles prevede norme più rigorose per aumentare la trasparenza delle licenze, con un registro dedicato, e il sostegno dell’Euipo per stabilire politiche di royalty capaci di portare pagamenti “equi” alle aziende proprietarie. Mettendo così un freno alle battaglie legali sui diritti d’autore. Un piano che, se sarà presentato senza modifiche rispetto all’ultima bozza redatta dai servizi dei due commissari Ue, Margrethe Vestager e Thierry Breton, per un gruppo di ex funzionari di Stato americano – per anni al servizio delle amministrazioni Obama, Trump e Biden – non farà altro che infliggere “gravi danni all’innovazione europea e statunitense”. Aprendo la strada a “concorrenti internazionali” come Pechino, in agguato per “erodere il valore dei diritti di proprietà intellettuale”.
Un giudizio netto contro Palazzo Berlaymont che si unisce agli strali già lanciati anche dai colossi continentali come Ericsson e Nokia, intimoriti da scenari futuri di lunghi periodi di negoziato per fissare le “tariffe eque” dei brevetti, e dai vincoli di un sistema che sarebbe obbligatorio soltanto nell’Unione e potrebbe essere disatteso dai tribunali internazionali. Ma la tecnologia non è l’unico campo di scontri e preoccupazioni. Insieme al nuovo sistema delle patenti tech, mercoledì sarà il giorno anche della riforma – la prima in vent’anni – della legislazione farmaceutica Ue, con una proposta segnata già da tre rinvii. Nei migliori auspici di Bruxelles, la revisione punta a far arrivare nuovi farmaci ai pazienti europei più velocemente e a prezzi calmierati. E, nel dettaglio, le novità più importanti riguardano la riduzione delle durata dei brevetti e l’introduzione del bugiardino elettronico.
Tasti molto delicati e controversi sui quali è già scontro tra gli interessi dei consumatori e delle Big Pharma. Così come tra i Ventisette stessi. A preoccupare l’industria è soprattutto la possibilità che l’Ue riduca di due anni il periodo di protezione di mercato e dei dati sui medicinali durante il quale le case farmaceutiche sono libere di vendere i propri prodotti di marca senza concorrenza. Una misura che, è il ragionamento, potrebbe scoraggiare gli investimenti delle multinazionali nel Vecchio Continente. E, anche in questo caso, il monito dagli Usa è deciso: con queste regole, ha avvertito direttamente l’amministratore delegato di Eli Lilly, è “l’Ue potrebbe perdere nuovi farmaci”.