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Cronache

Donna uccisa a martellate dal figlio ventitreenne

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Al culmine di una lite ha impugnato un grosso martello da lavoro e ha colpito la madre, uccidendola. E’ accaduto questa mattina, poco dopo le 10, a Pinerolo (Torino), in un piccolo appartamento, due camere e cucina, di una palazzina in via Sommeiller 32, nel centro storico, a due passi dal Municipio. La vittima dell’ennesimo femminicidio si chiamava Rubina Kousar, 45 anni pachistana. Il presunto assassino il figlio 23enne, Imran Ahmad, che l’ha colpita ferendola alla nuca e sulla fronte. A dare l’allarme il padre, che ha assistito alla scena ed è poi corso al vicino comando della polizia municipale per chiedere aiuto. Quando la pattuglia dei vigili è giunta nell’alloggio ha trovato la donna stesa a terra, in cucina. Accanto a lei il figlio che aveva ancora il martello in mano. Ahmad non ha proferito parola, all’arrivo dell’ambulanza della Croce Verde Rubina Kousar era ancora viva, ma le ferite erano troppo gravi ed è morta mentre i sanitari cercavano di rianimarla. In casa c’era anche l’altra figlia della coppia, una ragazza di 17 anni. Un terzo figlio invece si trova in Pakistan.

Il 23enne è stato fermato, con l’accusa di omicidio volontario, dai carabinieri della compagnia di Pinerolo, guidata dal maggiore Alberto Azara, mentre le indagini sono coordinate dal pubblico ministero Giorgio Nicola della procura di Torino. Secondo le prime ricostruzioni fra i due sarebbe scoppiato un violento litigio per motivazioni che devono essere ancora accertate. La famiglia vive in Italia da circa sette anni. “Sono molto riservati – raccontano i vicini – anche la mamma usciva pochissimo”. Non era la prima volta che 23enne aggrediva i propri genitori. Domenica scorsa era scoppiata una violenta lite e il padre, colpito al volto, era rimasto ferito a un dente. Erano intervenuti i militari della guardia di finanza, ma l’uomo aveva deciso di non sporgere denuncia. La Città di Pinerolo “è sotto shock di fronte all’omicidio di una sua cittadina – commentano dal Comune attraverso una nota – Ci stringiamo alla famiglia della vittima e alla comunità, attoniti di fronte a un gesto così feroce e criminale”.

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Cronache

Ritrovata a Castelvolturno Milena Santirocco, la 54enne era scomparsa in Abruzzo: sta bene

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È stata ritrovata a Castel Volturno, Milena Santirocco, la 54enne di Lanciano, maestra di ballo, scomparsa dallo scorso 29 aprile e le cui ricerche, anche in mare, si erano concentrate fra Torino di Sangro e Vasto. La donna è ricomparsa in buona salute, si trova ora in commissariato ed ha già preso contatto con i suoi familiari. Numerosi in questi giorni erano stati gli appelli dei suoi familiari: il profilo Facebook della donna risultava cancellato e il telefono spento. La sua auto era stata trovata a Torino di Sangro con una gomma a terra.

Santirocco è stata ritrovata intorno alle 22.30 alla periferia di Caserta. La responsabile dell’associazione per le persone scomparse ‘Penelope’ abruzzese, Alessia Natali, ha riferito che “Milena si è presentata spontaneamente a un commissariato di Caserta, ed è in buono stato di salute”. “Ora è necessario – ha spiegato – che faccia degli accertamenti medici e poi bisognerà capire cosa le è successo”.

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A New York si commemorano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

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Una giornata speciale per i ragazzi delle medie e delle superiori per commemorare due simboli della lotta alla mafia: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel triste anniversario della Strage di Capaci. L’appuntamento si è svolto presso la Scuola d’Italia di New York Guglielmo Marconi, guidata da Michael Cascianelli. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono solamente nomi nella storia italiana, ma incarnano valori di coraggio, integrità e impegno civico. Per far comprendere appieno il significato di queste figure agli studenti della Scuola d’Italia Guglielmo Marconi, è stato organizzato un incontro con due esperti del campo: il Professore Antonio Nicaso e il Professore Rosario G. Scalia.

Il Professore Nicaso, storico delle mafie e autore di varie opere sull’argomento, ha condiviso con gli studenti la sua vasta esperienza e aneddoti privati, invitandoli a guardare al futuro con ambizioni elevate e a non scendere mai a compromessi di fronte alle mafie. L’incontro è stato condotto dal Professore Scalia, professore del dipartimento di Italiano alla Rutgers – State University of New Jersey, che ha moderato l’evento e ha portato anche una testimonianza personale, ricordando la sua infanzia a Catania e l’ombra costante della mafia che aleggiava sulla città. Ha evidenziato come frasi dette dai genitori come “stai tranquillo che i mafiosi si uccidono solo tra loro” per tranquillizzare i propri figli, o “ci si uccide solo al sud” o “solo in Italia” abbiano contribuito a creare una distanza emotiva e fisica dalle persone nei confronti della mafia. Ha invitato gli studenti a non voltare le spalle alla realtà, ma ad affrontarla con coraggio e determinazione, senza mai fare un passo indietro.

L’incontro, coordinato dalla Professoressa Cristiana Grassi, ha suscitato grande interesse e partecipazione da parte degli studenti, dimostrando l’importanza di educare le giovani menti alla consapevolezza civica e alla lotta contro ogni forma di criminalità. La morte di Falcone e Borsellino ha avuto un impatto profondo non solo in Italia, ma anche oltre confine. Negli Stati Uniti, Giovanni Falcone è ricordato come un eroe, anche dall’FBI. Una statua eretta a Quantico, sede dell’FBI, testimonia il rispetto e l’ammirazione che gli americani nutrono per il giudice italiano. La relazione tra Stati Uniti e Falcone si consolidò durante il celebre caso “Pizza Connection” durante gli anni del Maxiprocesso di Palermo. Oggi, la collaborazione tra Italia e Stati Uniti nel campo della lotta alla criminalità organizzata prosegue su queste solide basi, dimostrando che l’eredità di Falcone e Borsellino continua a essere una fonte di ispirazione nel cammino verso una giustizia globale e una cooperazione internazionale più stretta.

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Carabinieri: prima confisca e conversione in euro di monete digitali sottratte a napoletani

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La Sezione Criptovalute del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria ha completato con successo la prima operazione di conversione in euro di beni confiscati in monete digitali. L’attività è conseguente al sequestro di Bitcoin e Monero, per un controvalore di circa 11mila euro, avvenuto a gennaio 2023, quando la Prima Sezione Operativa di Roma e la Sezione Criptovalute hanno eseguito otto misure cautelari nei confronti di individui, tutti residenti a Napoli, sospettati di appartenere ad un gruppo criminale dedito alla contraffazione valutaria. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli e condotte con la collaborazione di Eurojust ed Europol, fanno parte di un ampio contesto investigativo iniziato nel 2018, mirato a smantellare una rete di distribuzione di banconote contraffatte attraverso il Darkweb, canali Telegram e il trasferimento di criptovalute come Bitcoin e Monero su wallet dedicati. Lo rende noto un comunicato dell’Arma.

“Nel corso delle operazioni le criptovalute sequestrate – in particolare Monero e Bitcoin, spiega la nota – erano state trasferite dalla Sezione Criptovalute su portafogli dedicati, attraverso l’uso di tecniche e software sviluppati direttamente dal Reparto Specializzato dell’Arma che consentono la creazione dei wallet garantendo, oltre ad una elevata sicurezza, anche una gestione particolare delle chiavi private e/o seed phrase. L’approccio utilizzato dalla Sezione Criptovalute assicura che nessun singolo operatore possieda la conoscenza completa della chiave privata, eliminando così un punto critico di vulnerabilità e aumentando significativamente la protezione contro gli attacchi informatici”.

“Le criptovalute, oggetto di sequestro, sono state confiscate con decreto emesso dall’Autorità Giudiziaria di Napoli la quale – prosegue la nota – ha disposto la conversione e il trasferimento al Fondo Unico di Giustizia. Pertanto, i Carabinieri della Sezione Criptovalute unitamente a personale dell’Exchange italiano Young Platform nominato appositamente ausiliario di polizia giudiziaria per procedere alla conversione, hanno provveduto al trasferimento e cambio in euro per il successivo deposito al Fug delle somme oggetto della confisca”. “La peculiarità di questa operazione non risiede solo nel suo successo e nella sua natura pionieristica, ma anche nel modo in cui dimostra l’efficacia dell’Arma dei Carabinieri nello svolgere operazioni altamente specializzate anche con le nuove tecnologie finanziarie. L’Arma dei Carabinieri, sempre attenta e vigile nelle indagini sul sensibile tema del Cybercrime, ha svolto recentemente il primo corso di perquisizione e sequestri di valute digitali presso l’Istituto Superiore Tecniche Investigative di Velletri, con il quale ha formato 25 operatori già specializzati in indagini telematiche”, conclude la nota.

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