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Pizzaiolo ucciso: risate e gesti a fine udienza tra gli imputati

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Risate e gesti anche quello delle manette, a fine udienza, tra gli imputati al processo in corso a NAPOLI sull’omicidio di Francesco Pio Maimone, l’aspirante pizzaiolo ucciso nelle prime ore del 20 marzo 2023 sul lungomare di NAPOLI da un proiettile vagante esploso al culmine di una lite scoppiata solo per un pestone su un paio di scarpe griffate a cui la vittima era estranee. Il comportamento di alcuni degli accusati – collegati in video conferenza dalle carceri dove sono detenuti – non è passato inosservato in aula, quando ormai l’udienza, particolarmente importante quella di oggi, si era ormai conclusa. Oggi, infatti, per la prima volta uno dei testimoni, un amico della vittima, che era lì e nelle cui braccia Maimone è spirato, ha indicato colui che ha sparato, puntando il dito verso il riquadro del monitor in cui c’era Francesco Pio Valda.

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Muore a 20 anni dopo un intervento per dimagrire, inchiesta

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Un’inchiesta è stata aperta dalla procura di Roma dopo la morte di un giovane, avvenuta il 26 aprile scorso nella Capitale, dopo che sempre ad aprile il ragazzo si era sottoposto a un intervento per dimagrire in una clinica privata di Arezzo. Come riporta oggi il Messaggero a far partire le indagini una denuncia presentata ai carabinieri dal padre del giovane, che il 29 aprile avrebbe compiuto 20 anni. Da quanto riportato dalla stampa il giovane, che pesava 160 chilogrammi, era stato dimesso il 21 aprile dalla clinica aretina e aveva fatto ritorno a Roma dove viveva.

Giovedì scorso avrebbe iniziato a sentirsi male. Portato all’ospedale San Carlo di Nancy a Roma i medici del pronto soccorso non avrebbero riscontrando nulla di grave e il ragazzo aveva firmato per le sue dimissioni. Il 26 però avrebbe accusato un altro malore in seguito al quale è stato portato dal 118 nuovamente in ospedale, al policlinico Gemelli, dove poi è morto. Dopo la denuncia è scattato il sequestro di alcune cartelle cliniche ed è stata disposta l’autopsia. “Stava bene, abbiamo fatto tutto come da protocollo”, spiega oggi il responsabile del Centro chirurgico toscano Stefano Tenti, la clinica aretina dove il giovane era stato operato da un chirurgo romano che effettua interventi anche nella struttura toscana. “Gli avevano dato anche una dose superiore di eparina – ha spiegato – visto il peso elevato, 160 chili per tutelarlo da eventuale embolia polmonare prescrivendogli tutto quello che era necessario fare. Dall’esame delle cartelle risulta tutto regolare”.

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Vino nel biberon per errore, bimbo 4 mesi in rianimazione

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Vino bianco al posto dell’acqua per preparare il latte in polvere a suo figlio di quatto mesi. Un errore, è l’ipotesi degli investigatori, commessa da una donna di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, che ha fatto finire il piccolo in coma etilico. Ricoverato in rianimazione all’ospedale pediatrico di Bari, le sue condizioni sono in lieve miglioramento. A fare insospettire la donna è stato il rifiuto del piccolo che dopo i primi sorsi avrebbe smesso di bere respingendo il biberon. A quel punto la sua mamma si sarebbe accorta di non aver mescolato il latte in polvere con l’acqua.

A farla sbagliare sarebbe stato il colore scuro della bottiglia in cui era contenuto il vino. Subito dopo aver compreso l’errore, la donna ha portato il bimbo al pronto soccorso dell’ospedale Perrino di Brindisi dove il piccolo è arrivato già in coma etilico. Sottoposto a una lavanda gastrica, è stato intubato e trasferito d’urgenza all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari dove è stato ricoverato nel reparto di rianimazione.

La procura di Brindisi ha avviato un’indagine, ma al momento l’ipotesi prevalente dei carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana è che sia stato un incidente domestico. Dai riscontri dei militari non sono emersi altri elementi. L’affanno dovuto alle incombenze quotidiane, la necessità di preparare in fretta il biberon per il proprio figlio e la bottiglia scura avrebbero portato la donna a sbagliare. E’ stato lo stesso bimbo, rifiutandosi di continuare a bere, a rivelare che quel liquido non era latte. Un segnale subito percepito dalla mamma che si è resa conto in pochi istanti quale fosse il vero contenuto della bottiglia da cui aveva prelevato il liquido credendo fosse acqua.

La corsa in ospedale è stata immediata, dall’abitazione al pronto soccorso del Perrino. Qui il piccolo è stato preso in cura dai medici che con stupore hanno accertato il coma etilico di un bimbo di soli quattro mesi. Un quadro clinico che ha allarmato il personale sanitario e che ha portato al trasferimento del bimbo a Bari dov’è stato sottoposto a specifiche cure. Al momento la prognosi è riservata ma i medici sono fiduciosi perché le condizioni del piccolo migliorano. La notizia ha scatenato tante reazioni anche sui social dove molti manifestano comprensione per “il dispiacere e per quello che sta passando in queste ore la mamma”, auspicando che “il piccolo possa presto riprendersi da questo brutto incidente”.

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Pm: soldi a Dell’Utri per assicurare impunità al Cav

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“Con l’aggravante di aver commesso” i reati di omissioni circa le variazioni patrimoniali e di trasferimento fraudolento “al fine di occultare la più grave condotta di concorso nelle stragi ascrivibile a Silvio Berlusconi e allo stesso Dell’Utri, per la quale Berlusconi è stato indagato unitamente al medesimo Dell’Utri, sino al momento del suo decesso avvenuto in epoca successiva all’ultima elargizione contestata, costituendo le erogazioni di quest’ultimo il quantum percepito da Dell’Utri per assicurare l’impunità a Silvio Berlusconi”.

È quanto contesta a Dell’Utri la Dda di Firenze nell’atto di chiusura delle indagini sul patrimonio dell’ex manager di Publitalia per le quali a marzo scorso la magistratura fiorentina ha disposto un sequestro da 10 milioni e 840.000 euro: sigillati i conti dell’ex senatore per circa 2 milioni e mezzo e per 8,250 milioni alla moglie Miranda Ratti. Dell’Utri è stato indagato dai pm della Dda fiorentina – titolari anche dell’inchiesta ancora aperta sui mandanti cosiddetti a volto coperto per gli attentati del 1993 – per la violazione della normativa antimafia in relazione alla mancata comunicazione delle variazioni patrimoniali nonostante la condanna definitiva per concorso in associazione mafiosa.

La Dda di Firenze ha inoltre formulato una seconda imputazione che ha coinvolto come indagata anche la moglie di Dell’Utri oltre all’ex manager di Publitalia. È l’articolo 512 bis, ‘trasferimento fraudolento di valori’, legato a 15 bonifici — per un totale di 8 milioni di euro — versati da Berlusconi alla stessa Miranda Ratti. L’accusa contesta l’attribuzione fittizia alla donna per “eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione”.

“Il sequestro riguarda somme di denaro ricevute dal dottor Dell’Utri e dalla signora Ratti attraverso bonifici effettuati, in maniera del tutto lecita e trasparente, dal dott. Berlusconi per ragioni di affetto e gratitudine verso l’amico Dell’Utri”, avevano dichiarato gli avvocati di Dell’Utri Francesco Centonze e Filippo Dinacci a marzo scorso quando fu eseguito il sequestro, poi divenuto definitivo per la rinuncia all’appello della difesa. Sono “accuse assurde, calunniose e contraddittorie contro Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri”: così le ha definite oggi l’avvocato della famiglia Berlusconi Giorgio Perroni che parla di “bruciante ingiustizia” e di “un vergognoso ‘sistema’ che non si placa nemmeno ora” che il Cavaliere “non è più tra noi”.

“Ancora una volta – afferma – leggiamo atti giudiziari riservati direttamente sui giornali, introdotti da titoli faziosi e fuorvianti” ma, sottolinea, ancora “non leggiamo nemmeno una menzione della sentenza del tribunale di Palermo dello scorso 13 marzo, dove si esclude categoricamente che le donazioni di denaro di Berlusconi a Dell’Utri servissero per ‘comprare il suo silenzio'” nè un riferimento “al fatto che tutti i precedenti filoni di indagine e tutti i processi che accostavano Silvio Berlusconi alle terribili stragi mafiose sono finiti nel nulla”.

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