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“Vendita delegata e decreto di trasferimento”, convegno di formazione promosso dall’Ordine degli avvocati di Torre Annunziata

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Un convegno dedicato a magistrati togati e avvocati che si occupano delle Esecuzioni. Un convegno di formazione che alza l’asticella del dibattito su diritto e società nel distretto giudiziario di Torre Annunziata. A Villa Blake di Torre del Greco si è discusso de “Il trasferimento forzato: stabilità della vendita delegata e il decreto di trasferimento alla luce delle recenti pronunce giurisprudenziali”.  I saluti iniziali del convegno sono stati affidati al Presidente del Consiglio dell’Ordine dagli avvocati di Torre Annunziata, l’avvocato Luisa Liguoro, padrona di casa e organizzatrice dell’evento.  La presidente degli avvocati ha ringraziato i relatori presenti salutando “con piacere il ritorno agli eventi formativi in presenza con un convegno di grande spessore sia per la materia di grande interesse che per la qualità degli esperti relatori”.

La prima fase del convegno è stata dedicata ai magistrati togati che nel Palazzo di Giustizia di Torre Annunziata si occupano delle Esecuzioni.  Francesco Abete, presidente della III sezione civile del Tribunale di Torre Annunziata, ha discusso della delega alla vendita e dell’elenco dei professionisti iniziando la sua relazione con un excursus tra le riforme che dal 1998 hanno interessato il processo esecutivo. Abete ha sottolineato più volte come attualmente il procedimento esecutivo sia efficiente e spedito.

Emauela Musi, giudice dell’Esecuzione sempre al Tribunale di Torre Annunziata, con l’ausilio di slide riepilogative, ha invece illustrato gli effetti dell’aggiudicazione delle vendite e la loro stabilità. Nella relazione della dottoressa Musi una interessante discussione sul reclamo ex art 591 ter del Codice di procedura civile.
Ha chiuso la fase dedicata ai magistrati del Foro di Torre Annunziata Anna Maria Diana, anche lei giudice dell’Esecuzione, che ha illustrato le caratteristiche dell’ordine di liberazione e quelle del provvedimento conclusivo dell’esecuzione, il decreto di trasferimento.
Dopo una breve pausa caffè i lavori sono ripresi con l’intervento del presidente della III sezione civile della Corte di Cassazione, Franco De Stefano, che dall’alto della sua esperienza in materia giurisprudenziale sul diritto dell’esecuzione immobiliare, ha intrattenuto la platea discutendo del decreto di trasferimento e di come la Suprema Corte sia intervenuta sul punto.

 Ha concluso il pomeriggio formativo il Conservatore dei Registri Immobiliari di Napoli 2 il dottor Antonio Affinito che ha riassunto i compiti del Conservatore nella fase conclusiva delle procedure di espropriazione immobiliare e si è in particolare occupato di tutti gli adempimenti connessi alle formalità pregiudizievoli da cancellare insieme successivamente al decreto di trasferimento. A moderare e provocare il dibattito l’avvocato Anna Rosanova. In sala anche l’ex presidente dell’Ordine degli avvocati di Torre Annunziata e oggi presidente dell’Unione regionale Fori della Campania, l’avvocato Gennaro Torrese.  

Alla fine del pomeriggio, che ha registrato la partecipazione di oltre un centinaio di avvocati, tantissimi altri hanno seguito in video conferenza a causa delle normative covid e della capienza della sala convegni di Villa Balke, il Consiglio dell’Ordine ha omaggiato i relatori con un simbolico bonsai ed ha offerto un aperitivo ai partecipanti.

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Campi Flegrei, la terra trema ancora: 3.6, epicentro in mare

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Ancora una scossa di magnitudo superiore a 3 (3.6) nella zona dei Campi Flegrei, stavolta però l’epicentro viene localizzato in mare, nel golfo di Pozzuoli, al largo di Baia. La profondità, 3,9 km, ha fatto sì che venisse ben percepita dalla popolazione della zona flegrea ed anche in alcuni quartieri di Napoli, soprattutto ai piani alti. La scossa ha dato un altro colpo ai nervi già tesi della gente che ha dormito in strada, nelle tende o arrangiandosi anche sulle panchine cittadine. Alcuni palazzi lesionati, sgomberato il carcere femminile, proseguono i controlli degli edifici. Oggi nel Consiglio dei Ministri si tratterà la questione Campi Flegrei.

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Colpita la rete del boss della mafia turca, 18 arresti

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Con un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 18 persone di origine turca ma che vivono in Italia, Svizzera, Germania e Turchia, la Procura di Milano ha smantellato una rete criminale guidata dal presunto boss della mafia turca Baris Boyun, uno degli uomini più ricercati da Ankara. Tra le accuse anche banda armata con finalità di terrorismo, attentato terroristico e omicidio. Il provvedimento del gip milanese Roberto Crepaldi è stato eseguito all’alba, assieme a un paio di fermi, da centinaia di poliziotti coordinati dall’antiterrorismo milanese, in particolare dal pm Bruna Albertini e dal procuratore Marcello Viola.

Un task force congiunta di forze dell’ordine italiane e interpol alle 4 di questa mattina ha fatto irruzione in un appartamento in via Cardinal G. Francesco di Gambara nella frazione viterbese di Bagnaia, dove sembra stesse da tempo agli arresti domiciliari e piantonato Boyun, che intorno alle 5:30 è stato portato via dagli agenti per essere condotto presumibilmente a Milano. Boyun, era stato arrestato nell’agosto del 2022 a Rimini, a seguito di un mandato di cattura internazionale emesso nei suoi confronti dal governo turco per le accuse di omicidio, minacce, lesioni, associazione a delinquere e violazione sulla legge sul possesso di armi.

Al momento del suo arresto, Boyun aveva fortemente rigettato le accuse, sostenendo di essere un perseguitato politico di origini curde, e di aver già chiesto la protezione internazionale all’Italia. In seguito, il presunto boss era stato al centro di querelle tra lo Stato italiano e quello turco che, ne aveva chiesto l’estradizione. Richiesta che era stata rigettata prima, dal tribunale di Bologna e in seguito dalla Corte di Cassazione. Il blitz a Bagnaia si inserisce in una grossa operazione condotta questa notte dalla Polizia, che ha portato all’arresto di circa 18 perone tra la Sicilia e la provincia di Viterbo.

Le accuse, a vario titolo, sono associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, banda armata diretta a costituire un’associazione con finalità terroristiche e a commettere attentati terroristici, detenzione e porto illegale di armi “micidiali” e di esplosivi, traffico internazionale di stupefacenti, omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’indagine è nata nell’ottobre 2023 dopo l’arresto di tre componenti dell’organizzazione mentre cercavano di raggiungere la Svizzera: erano in possesso di due pistole, di cui una clandestina, munizioni e materiale di propaganda. Dagli accertamenti successivi è emerso che i tre stavano facendo da scorta al loro capo, Boyun, 39 anni, ed alla compagna, i quali viaggiavano su una macchina separata.

Pure la coppia è destinataria del provvedimento del gip Crepaldi. Gli investigatori della Squadra Mobile di Como, della sezione investigativa di Milano e dello Sco di Roma, guidati dalla Procura, hanno documentato come Boyun, da un’abitazione di Crotone dove era ai domiciliari con braccialetto elettronico per detenzione e porto di arma comune da sparo, continuava a dirigere e coordinare dall’Italia la sua rete che agiva in Europa.

Si va dall’organizzazione dell’ingresso dei migranti, dietro tariffe, attraverso la rotta Balcanica, all’ordine di un omicidio di un suo concittadino avvenuto il 10 marzo scorso, fino all’obbligo per i suoi sodali di commettere reati anche terroristici in Europa, in particolare a Berlino. In Turchia, invece, sarebbe stato la “mente” dell’attentato, poi sventato grazie allo scambio di informazioni tra le polizie italiana e turca, a una fabbrica di alluminio del 19/20 marzo scorso, così mostrando di disporre di armi con una elevata potenza di fuoco e di molto denaro proveniente per lo più dal traffico di sostanza stupefacente, ma anche dal contrabbando delle sigarette e di farmaci.

All’inchiesta, visti i consistenti flussi di soldi per le attività dell’associazione, ha collaborato anche la Sezione Investigativa Finanziamento Terrorismo della Gdf di Milano. L’operazione, tuttora in corso, sta coinvolgendo centinaia di poliziotti tra Svizzera e Italia, tra cui personale della Squadra Mobile di Como, dello Sco di Roma, della Sezione Investigativa Sco di Milano e di Brescia, delle Squadre Mobili di Catania, Crotone, Verona e Viterbo.

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Alessia Pifferi dopo l’ergastolo inizia lo sciopero della fame

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A 8 giorni dalla sentenza di condanna all’ergastolo, Alessia Pifferi ha deciso di fare lo sciopero della fame. “Sta malissimo, è distrutta”, ha detto il suo avvocato Alessia Pontenani, spiegando che già ieri ha preso la decisione di iniziare il digiuno: “Non fa altro che piangere”.

Pifferi, detenuta nel carcere di San Vittore, è stata condannata dalla Corte di Assise di Milano per l’omicidio della figlia Dianadi 18 mesi, morta di stenti dopo essere stata lasciata a casa da sola per sei giorni nel luglio del 2022. Una perizia psichiatrica eseguita durante il processo ha stabilito che al momento dei fatti la 38enne era capace di intendere e volere, anche se la difesa ha sempre sostenuto che è affetta da un “grave deficit cognitivo”. Già subito dopo la sentenza dello scorso 13 maggio, Pifferi aveva detto al suo avvocato di voler “spegnersi” come la piccola Diana.

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