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A Udine l’Inter a secco, non sfrutta il ko del Milan

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L’Inter spreca l’occasione d’oro per raggiungere in testa il Milan e per laurearsi campione di inverno grazie alla migliore differenza reti. La squadra di Conte e’ caduta nella trappola di Gotti: ritmo blando, difesa super organizzata e tanto sacrificio. E finisce 0-0 Nella formazione nerazzurra e’ mancato il centrocampo, con Vidal e Brozovic svagati e il solo Barella a dannarsi l’anima. Colpevole la mancanza di determinazione davanti, con Hakimi sempre straripante sulla corsa, ma troppo poco pungente in fase realizzativa e di assistenza: ancora bocciato Perisic, che entra a un quarto d’ora dalla fine e sbaglia tutto cio’ che puo’ sbagliare. Per i padroni di casa doppia grande soddisfazione in tre giorni: ha fermato la seconda e la terza della classifica senza nemmeno soffrire eccessivamente. All’inizio l’Udinese presenta Deulofeu accanto a Lasagna e riporta Pereyra a centrocampo, ma il canovaccio e’ lo stesso di mercoledi’ con i bergamaschi: squadra compatta e pronta a ripartire, ma con giudizio. L’Inter accetta supinamente ed e’ lontana parente della tigre che ha azzannato la Juventus: giropalla lento e primo brivido all’8′, con Lautaro che segna, ma il fuorigioco e’ netto. Ci provano allora i padroni di casa al 22′: De Paul lascia partire uno spiovente, Young si addormenta e non chiude bene la diagonale, Stryger Larsen conclude di testa alto sopra la traversa. I nerazzurri premono sull’acceleratore e un minuto dopo hanno la piu’ ghiotta occasione della prima frazione: Becao serve un pallone folle a Lautaro, che avanza di qualche metro e solo davanti a Musso lascia partire un rasoterra, su cui il connazionale argentino fa un miracolo e devia in angolo. Sugli sviluppi di un altro corner arriva la seconda occasionissima per gli ospiti (29′): Barella lascia partire un destro al volo che si spegne vicino all’incrocio. La partita di Arslan finisce poco dopo la mezz’ora: gia’ ammonito – e graziato del secondo giallo da Maresca -, il tedesco di origini turche viene richiamato in panchina da Gotti per evitare di restare in dieci. La ripresa si apre con Pereyra che conclude alto su assist di Lasagna. Qui inizia il forcing dell’Inter spinto dal tabellone elettronico che segnala reti a raffica per l’Atalanta. E’ quindi Hakimi ad avere l’occasione propizia, ma calcia a lato da ottima posizione. Dalle fasce continuano a piovere cross, ma Lautaro e Lukaku arrivano sempre con un pizzico di ritardo, anche al 18′, quando Hakimi dosa veramente male una palla che il bomber belga avrebbe soltanto dovuto appoggiare in rete. Al 22′ i friulani si affacciano dalle parti di Handanovic con De Paul che lascia partire una staffilata dal limite di poco a lato. Conte inserisce contemporaneamente Sensi, Sanchez e Perisic e un istante dopo il regista pesca Hakimi, che conferma la sua serata no sotto porta. E’ un fuoco di paglia. Si gioca pochissimo, con continue interruzioni. Arriva il 90′ senza altri brividi veri e nel recupero e’ addirittura l’Udinese ad arrivare in area avversaria mettendo i brividi ai nerazzurri. Conte non puo’ saperlo, e’ appena stato espulso per un battibecco con Maresca. Per i suoi, terza trasferta consecutiva senza vittorie e quarto match con la Lu-La a bocca asciutta.

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Tonali stop anche in Inghilterra, ma da agosto in campo

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Niente prolungamento di squalifica per Sandro Tonali, che potrà tornare a giocare a fine agosto, come inizialmente stabilito dalla Federcalcio italiana. La FA, la federcalcio inglese, ha dunque deciso di non allungare la sospensione del centrocampista italiano, limitandosi a comminargli uno stop di due mesi con la condizionale per la violazione delle regole anti-scommesse. Una sospensione che Tonali non dovrà scontare se non commetterà nuovamente il reato in questione.

Le autorità inglesi avevano aperto un procedimento a carico del nazionale italiano per una serie di scommesse illecite, all’incirca 50, effettuate tra il 12 agosto, ovvero il giorno del suo debutto in Premier League con la maglia del Newcastle, e il 12 ottobre, quando gli inquirenti italiani lo avevano interrogato a Coverciano, dove si trovava in ritiro con la nazionale. Oltre allo stop di due mesi, che verrà cancellato al termine del prossimo campionato se il reato non verrà commesso di nuovo, la Fa ha inflitto al centrocampista una multa di circa 25mila euro. Una sanzione tutto sommato leggera, favorita dalla confessione dello stesso Tonali che di fatto si era auto-denunciato alla procura sportiva inglese una volta emersa la violazione.

Una ricostruzione dei fatti confermata dalla stessa Fa nel notificare le motivazioni della sentenza: “Tonali ha sempre collaborato con le indagini e ha fornito anche il suo cellulare in modo da dare alla FA tutti gli elementi per trarre le proprie conclusioni. La federazione inglese ha basato la propria indagine sull’autodenuncia di Tonali, segnalando come attenuanti l’esistenza di una squalifica già in essere, quella stabilita dalla Figc, per violazioni che – se commesse in Inghilterra – avrebbero portato ad una squalifica massima di 6 mesi”. Nel corso della sua auto-denuncia, l’ex Milan aveva confessato di aver scommesso anche su quattro partite del suo Newcastle, puntando sempre sulla vittoria, e di aver sempre giocato non per vincere o guadagnare denaro, bensì perché affetto da ludopatia.

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Mercato: su Conte ora c’è il Chelsea, Milan ecco Martinez

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Sono sempre gli allenatori i protagonisti, almeno per ora, del calciomercato in Italia. Ha tenuto banco, per giorni, la questione di LOPETEGUI al Milan, con tanto di hashtag dei tifosi rossoneri contrari all’arrivo dell’ex ct della Spagna. Il quale ha fatto sapere di essere molto contrariato per l’accaduto e ora riflette sulla proposta del Manchester United, mentre al Milan salgono le quotazioni di MARTINEZ, attuale ct del Portogallo, FONSECA e DE ZERBI, che però ha una clausola rescissoria di 14 milioni con il Brighton. E a proposito di club inglesi: il Chelsea avrebbe deciso di esonerare Pochettino a fine stagione, e la prima scelta del patron del club, Todd Boehly, sarebbe CONTE.

Ci sarebbero già stato contatti con l’entourage dell’ex ct azzurro, che con il Chelsea ha vinto il titolo della Premier League nel 2017. Se il ritorno del tecnico leccese ai Blues si concretizzasse, potrebbe tornare a Londra per rimanerci LUKAKU, molto stimato da Conte. Il quale è nei piani anche del Napoli, che però ora potrebbe orientarsi su altri, in primis PIOLI, stimato da De Laurentiis.

Sulla scena è tornato anche MOURINHO, con uno spot in cui allude a Londra, forse non solo come sede della finale di Champions ma anche per un suo possibile futuro (il West Ham cerca un manager per la prossima stagione). A Bologna si registra il crescente interessamento del Tottenham per CALAFIORI e si cerca di risolvere i rebus THIAGO MOTTA, sempre in pole per la Juventus se andrà via ALLEGRI, e ZIRKZEE, per il quale si è rifatta sotto la Juventus. I bianconeri, con il ds Giuntoli, guardano anche a ZHEGORVA, 25enne esterno offensivo della nazionale kossovaro che gioca in Francia nel Lilla. Fonti vicine al giocatore riferiscono dell’interesse della Roma per CHIESA, mentre in casa Lazio si tenterà l’approccio con il Monza per COLPANI. IMMOBILE potrebbe rimanere a Formello, mentre al Milan, che per la difesa segue DIEGO CARLOS dell’Aston Villa (BUONGIORNO del Torino costa troppo), c’è Ibrahimovic che in prima persona sta cercando di risolvere la grana CAMARDA, giovanissimo bomber che ha appena compiuto 16 anni e quindi deve firmare il primo contratto.

L’agente Beppe Riso ha fatto delle richieste che il Milan ritiene troppo elevate, ‘Ibra’ si è arrabbiato, il Borussia Dortmund segue la questione a fari spenti ma con grande interesse. Il Napoli, che cederà OSIMHEN (il Paris SG è la destinazione più probabile), si sta invece muovendo per prendere DAVID dal Lilla e FERGUSON dal Bologna, Quest’ultimo però potrebbe rimanere dov’è perché vorrebbe giocare la Champions. KVARATSKHELIA avrà un adeguamento dell’ingaggio, pare a 4 milioni all’anno, così da poter respingere le lusinghe del Barcellona, al quale è stato proposto VERRATTI, già stanco del calcio del Qatar. Si è mossa anche l’Inter, che ha chiesto al Frosinone informazioni su BRESCIANINI.

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Ayrton Senna, trent’anni dopo: un mito e una bella persona

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Scusate il ritardo ma dopo trent’anni parlare di Ayrton che non c’è più a me fa ancora male. Soprattutto non mi piace celebrare una scomparsa. Per questo arrivo solo il giorno dopo.
L’ho conosciuto che correva in Formula Ford, si chiamava Ayrton Senna da Silva ma poi ha scelto di portare solo il cognome di sua madre, di origini napoletane e l’ho seguito durante la sua carriera, mi ha regalato molti scoop emozionanti ma il giorno che è morto non ero a Imola perché avevo l’esame di subacquea. E chi se la dimentica quella giornata: ero appena uscita dall’acqua per la prova per il brevetto open, ero a Sant’Angelo, nella mia Ischia. I miei colleghi sub mi dissero: vedi che Senna ha avuto un brutto incidente. Tornai di corsa a casa di mio fratello dove stavo in quei giorni ed accesi la tv giusto quando annunciarono che Ayrton era morto. E da allora io non me la sento di vedere la Formula 1.

Senna

Ogni volta ci provo ma troppi ricordi affollano la mia mente: Ayrton che pulisce il casco mentre siamo seduti sulle gomme nella prima intervista. Che mi fa entrare mentre sta girando uno spot pubblicitario a dispetto dello sponsor. Che si concede alle mie domande per l’Europeo mentre non parla con gli altri. Che telefona con me al mio direttore di allora, Marcello Sabbatini. E quando mi offre un suo pass per entrare al GP di Francia… E l’ultima intervista quando tutti dicevano che si sarebbe ritirato… E poi ai box suo fratello, mamma Joanna, l’impegno nel sociale per aiutare i bimbi sfortunati, la pastasciutta e quel messaggio registrato per un ragazzino ricoverato in coma all’ospedale di Imola . “Ana, non lo scrivere”, mi disse allora: pudico sempre quando faceva qualcosa per aiutare gli altri. Faceva tanto bene ma non lo diceva a nessuno. Una perdita vera, non solo per l’ automobilismo (un mondo al quale stava diventando scomodo quale paladino della sicurezza) e per la sua famiglia, ma per tutti, perché era un esempio positivo. Addio, Ayrton. Trent’anni dopo, un ricordo immutato.

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