Collegati con noi

Esteri

Non si placa la protesta in Georgia, scontri e feriti

Pubblicato

del

Non si placa l’ondata di proteste in Georgia per la legge contro le influenze straniere voluta dal partito di governo Sogno Georgiano, che ha già superato due delle tre votazioni in Parlamento necessarie per entrare in vigore. L’assemblea ha cancellato la sessione di oggi denunciando un tentativo di irruzione da parte di un gruppo tra i manifestanti che ieri sera sono tornati a scendere in piazza nei pressi dell’edificio.

Mentre la Ue e gli Usa mantengono il loro sostegno alla protesta. La normativa, conosciuta anche come legge sugli agenti stranieri, è già stata ribattezzata ‘legge russa’ dagli oppositori, che vi vedono un tentativo della maggioranza di ridurre al silenzio le voci critiche come fatto da Mosca con una disposizione analoga.

Sogno Georgiano è anche accusato volere fare riavvicinare alla Russia questo Paese del Caucaso, che nel dicembre scorso ha ottenuto lo status di candidato ad entrare nella Ue. Decine di migliaia di persone sono tornate a manifestare ieri sera dopo che, il giorno prima, la polizia era intervenuta per disperdere i dimostranti con l’impiego di gas lacrimogeni e proiettili di gomma e fermando oltre 60 persone. Il ministero dell’Interno aveva detto che sei agenti erano rimasti feriti.

“Seguo la situazione in Georgia con grande preoccupazione e condanno la violenza nelle strade di Tbilisi”, ha affermato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, secondo la quale “la Georgia è a un bivio e dovrebbe mantenere la rotta verso l’Europa”.

Il governo italiano condanna “l’uso della violenza durante le manifestazioni” a Tbilisi e “sostiene l’ingresso della Georgia nell’Unione Europea”, ha scritto da parte sua su X il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Mentre il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, John Kirby, ha affermato che Washington è “profondamente preoccupata” per il progetto di legge che, a suo avviso, potrebbe portare a un “soffocamento del dissenso e della liberà di espressione”. Accuse respinte dai promotori, secondo i quali il disegno di legge si ispira, più che a quella russa, a un’analoga normativa in vigore negli Usa fin dagli anni ’30 del secolo scorso.

Ma anche il responsabile dell’Onu per i diritti umani, Volker Turk, ha invitato il governo a ritirare la legge. Ieri il Parlamento ha approvato in seconda lettura la legge con 83 voti favorevoli e 23 contrari. Il testo prevede che le organizzazioni non governative e i media che ricevono oltre il 20% dei loro finanziamenti dall’estero si registrino amministrativamente come “organizzazioni che difendono gli interessi stranieri”.

Manifestazioni contro l’iniziativa si susseguono dal 9 aprile, da quando cioè Sogno Georgiano ha deciso di ripresentare la legge, che un anno fa aveva ritirato sotto la pressione di un’analoga ondata di proteste. Ieri sera, come avvenuto nei giorni precedenti e anche un anno fa, i manifestanti hanno sventolato bandiere dell’Unione europea insieme a quelle nazionali. C’è stato qualche limitato incidente e il ministero della Sanità ha segnalato otto feriti lievi, ma nulla di paragonabile agli scontri della notte precedente.

Lo scontro di questi giorni sembra comunque assumere una valenza che va oltre il destino della legge, tra chi vuole cercare di recuperare i rapporti con la Russia e chi spinge invece per una precisa scelta occidentale.

Due poli rappresentati dal partito di governo da un lato e, dall’altro, dalla presidente franco-georgiana Salome Zourabishvili, ex ambasciatrice francese in Georgia, che si è schierata contro la normativa.

Advertisement

Esteri

Putin boccia l’ultimatum, Trump vuole andare a Istanbul

Pubblicato

del

Nessuna tregua di 30 giorni in Ucraina. Vladimir Putin ha respinto al mittente l’ultimatum “inaccettabile” lanciato sabato da Kiev dai leader dei Volenterosi – sostenuti da Donald Trump – di un cessate il fuoco di un mese, pena l’inasprimento delle sanzioni. “Non è questo il modo di parlare alla Russia”, ha tagliato corto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Il presidente americano è tuttavia convinto che “un buon risultato” possa arrivare dai primi colloqui diretti tra russi e ucraini dal 2022, in programma il 15 maggio a Istanbul, ai quali non esclude di partecipare lui stesso, inserendo una tappa in Turchia al suo viaggio in Medio Oriente: “Ci sto pensando”, ha spiegato Trump prima di imbarcarsi per l’Arabia Saudita, convinto che a Istanbul ci saranno sia Putin che Volodymyr Zelensky.

Ma il solo ad aver confermato finora la sua partecipazione, sfidando lo zar a raggiungerlo, è stato il leader ucraino che ha sentito per la prima volta Papa Leone XIV, in una telefonata definita “molto calorosa e davvero significativa”. Zelensky lo ha quindi invitato “a compiere una visita apostolica in Ucraina”: “Porterebbe vera speranza al nostro popolo”, ha sottolineato il presidente, dopo aver invitato più volte a Kiev, ma invano, Papa Francesco. Zelensky ha poi informato il nuovo Pontefice “dell’accordo tra l’Ucraina e i partner, secondo cui dovrebbe iniziare un cessate il fuoco completo e incondizionato per almeno 30 giorni” e ha confermato “la disponibilità a ulteriori negoziati in qualsiasi formato, compresi i negoziati diretti”.

“L’Ucraina – ha assicurato a Leone XIV – vuole porre fine a questa guerra e sta facendo tutto il possibile per questo. Aspettiamo che la Russia adotti misure adeguate”. A cominciare dai negoziati di Istanbul che, per il leader ucraino, “potrebbero contribuire a porre fine alla guerra”. “Non sottovalutate” l’incontro di “giovedì in Turchia, ha il potenziale di un buon incontro”, ha detto anche Trump. “Non doveva tenersi, ma ho insistito perché si facesse”, ha quindi ribadito, annunciando di valutare “di fare un volo” per Istanbul. “Non so dove sarò giovedì, ho tanti incontri. Ma c’è una possibilità” che ci vada, “se riterrò che le cose possano andare avanti”. Immediata la reazione positiva di Zelensky che tenta di mettere all’angolo Putin agli occhi del presidente americano: “Ho sostenuto Trump nell’idea di colloqui diretti con Putin. Ho espresso apertamente la mia disponibilità a incontrarlo. Io sarò in Turchia. Spero che i russi non si sottraggano all’incontro”, ha dichiarato via social.

“E naturalmente, tutti noi in Ucraina apprezzeremmo se Trump potesse essere presente a questo incontro in Turchia. È l’idea giusta”, ha sottolineato, ribadendo di aver anche sostenuto la proposta del presidente americano “di un cessate il fuoco completo e incondizionato”, al contrario del Cremlino. Che attraverso Peskov ha ricordato che è stato lo stesso Putin a proporre negoziati diretti tra Mosca e Kiev, ma con l’obiettivo di raggiungere “una soluzione pacifica di lungo periodo”, non una tregua temporanea. “Il linguaggio degli ultimatum non è accettabile per la Russia, non è appropriato, non si può parlare alla Russia in questo modo”, ha quindi affermato Peskov, riferendosi alle dichiarazioni dei leader dei Volenterosi che avevano dato tempo a Mosca fino a lunedì sera per accettare o meno il cessate il fuoco.

Riaggiornandosi per un nuovo round di colloqui al termine della scadenza, come annunciato da Macron. Riuniti a Londra i ministri degli Esteri europei, tra cui Antonio Tajani, in formato Weimer+ allargato all’Ucraina hanno espresso la volontà di mantenere la pressione su Mosca e il loro “scetticismo” sulla reale volontà di Putin di “volere la pace”, anche alla luce degli ultimi attacchi notturni sull’Ucraina con “108 droni”, di cui uno ha fatto una vittima a Sumy. “Non sono messaggi che vanno nella giusta direzione”, ha commentato il capo della Farnesina.

Continua a leggere

Esteri

Zelensky: “Sarò in Turchia per i colloqui. Spero ci siano anche i russi e Trump”

Pubblicato

del

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato la sua presenza ai colloqui previsti per giovedì in Turchia, lanciando un appello affinché vi partecipino anche la delegazione russa e l’ex presidente americano Donald Trump. L’annuncio è arrivato direttamente dal leader ucraino attraverso un messaggio pubblicato sul suo canale Telegram.

«Sarò in Turchia. Spero che i russi non si sottraggano all’incontro. E naturalmente, tutti noi in Ucraina apprezzeremmo se il presidente Trump potesse essere presente», ha dichiarato Zelensky. L’iniziativa si colloca all’interno di un nuovo tentativo di rilanciare il dialogo per porre fine alla guerra con la Russia, con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan pronto a svolgere un ruolo di mediazione.

Zelensky ha anche espresso sostegno esplicito all’idea di Donald Trump di un cessate il fuoco completo e incondizionato come base per riavviare la diplomazia. «Ho appena sentito la dichiarazione del presidente Trump. Parole molto importanti. Ho sostenuto la sua idea di un cessate il fuoco abbastanza lungo da gettare le basi per la diplomazia. E lo vogliamo. Siamo pronti a mantenere una tregua da parte nostra», ha aggiunto.

Nel concludere il suo messaggio, Zelensky ha ringraziato Erdogan per l’impegno a ospitare un summit di alto livello: «Il presidente Erdogan può davvero ospitare un incontro di altissimo livello. Grazie a tutti coloro che stanno aiutando».

Continua a leggere

Esteri

Il Qatar dona a Trump un nuovo lussuoso Air Force One

Pubblicato

del

Un Boeing 747-8 extra lusso in dono a Donald Trump, da usare come nuovo Air Force One. Il prezioso regalo, il più costoso mai ricevuto, arriva dalla famiglia reale del Qatar per la gioia del tycoon, da anni frustrato dal ‘suo’ aereo presidenziale ormai troppo datato e da una Boeing incapace di sostituirlo in tempi rapidi. L’annuncio ufficiale – riporta Abc – arriverà la settimana prossima, durante la tappa in Qatar del viaggio del presidente americano in Medio Oriente.

Il velivolo, che Trump ha avuto modo di vedere con i suoi occhi in febbraio mentre era parcheggiato al West Palm Beach International Airport, è talmente lussuoso da essere stato soprannominato un “palazzo reale volante”. E’ in grado quindi di soddisfare l’appetito per il lusso del presidente e di placare la sua insoddisfazione per non essere ancora riuscito, dopo anni di tentativi, ad avere un nuovo aereo presidenziale. Trump lo ha commissionato a Boeing nel 2018 e lo scorso anno la società aveva stimato la consegna nel 2029, quando il tycoon sarebbe già fuori dalla Casa Bianca. Dopo polemiche e pressioni la consegna era stata anticipata al 2027, ma nonostante questo Trump aveva chiesto al first Buddy Elon Musk di prendere in mano il dossier e accelerare i tempi.

L’atteso regalo del Qatar risolve ora il problema, pur esponendo l’amministrazione a critiche, considerato che l’aereo è fra i regali più costosi mai ricevuti da un governo straniero. Il Dipartimento di Giustizia e i legali della Casa Bianca hanno però assicurato che è “legalmente ammissibile”, a patto che la sua proprietà sia trasferita alla biblioteca presidenziale di Trump prima della sua uscita dalla Casa Bianca. L’aereo sarà sottoposto a modifiche per rispondere ai requisiti militari richiesti per ogni velivolo usato per il trasporto di un presidente americano. Modifiche che, comunque, dovrebbero consentire di rispettare i tempi dettati dal presidente, ovvero avere un nuovo aereo nel 2025.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto