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Covid, passi avanti sui vaccini: l’Italia si prepara alla distribuzione

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Dal mondo arrivano notizie incoraggianti sui passi avanti fatti da aziende, da Pfizer a Moderna, passando per J&J, che stanno sviluppando il vaccino anti Covid, mentre in Italia si mette a punto il piano per la distribuzione del vaccino, che potrebbe prevedere anche il coinvolgimento dell’esercito. Intanto, mentre ci si prepara dal punto di vista organizzativo, da Assoram, l’Associazione nazionale degli operatori che si occupano della distribuzione di farmaci e vaccini, arriva un appello a realizzare un’anagrafe vaccinale e linee guida nazionali. “Nei prossimi mesi arriveranno piu’ vaccini anti Covid, – spiega – basati su diverse tecnologie, con modalita’ di conservazione diverse. Inoltre, per alcuni saranno necessarie piu’ dosi. Facile capire come si rischi la confusione. Per questo saremmo piu’ tranquilli se venisse istituita un’anagrafe vaccinale nazionale, ovvero una sorta di diario in cui viene annotato, per ogni singolo cittadino, quale vaccino e’ stato somministrato, cosi’ da esser sicuri che la seconda dose sia dello stesso”. Per rendere piu’ omogenea la distribuzione, inoltre, “vista l’eccezionalita’ del momento, e’ necessaria una deroga al titolo V della Costituzione, tale da permettere allo Stato di emanare linee guida uguali per tutte regioni, cosi’ da evitare disuguaglianze nell’accesso a questo bene fondamentale”. Va in questa direzione un tavolo di concertazione in via di costituzione, per favorire il dialogo tra i principali stakeholder coinvolti. Intanto l’Italia fa il punto sulle capacita’ di organizzare distribuzione e stoccaggio di vaccini che in alcuni casi necessitano di esser conservati a 2-8 gradi, ma in altri casi, come quello di Pfizer fino a -70 gradi. “Per mantenere il vaccino occorre far rimanere intatta la catena del freddo, ovvero la stessa temperatura da quando viene prodotto a quando viene iniettato nel paziente”, spiega Giulio Locatelli dell’azienda Locatelli meccanica, in provincia di Arezzo. “La nostra macchina per la produzione del ghiaccio secco, ovvero anidride carbonica allo stato solido, e’ in grado di mantenerlo fino a -78 gradi” e “abbiamo ricevuto una quindicina di ordini in poco tempo dalle grandi ditte di trasporti”. E non e’ l’unica. In Abruzzo, in provincia di Chieti, la Solis Spa, azienda abruzzese leader nel settore delle energie rinnovabili ed efficientamento energetico, conta tre piattaforme frigorifere realizzate a Casoli, Val di Sangro e S.Omero, alimentate ad energia fotovoltaica. La SolisGreenLog, sua azienda spin-off, e’ specializzata nel settore della conservazione e della logistica green. “Nel nostro polo logistico abbiamo le strutture frigorifere per freddi speciali, tra cui celle termiche che mantengono temperature sotto -70 C. Siamo pronti ad offrire la piena disponibilita’ perche’ lavorare per il territorio significa primariamente rendere accessibili servizi di salute e benessere a tutta la nostra comunita’”, spiega l’amministratore Danilo Di Florio. Mentre, in Italia si lavora al piano, la canadese Medicago annuncia l’avvio di test di fase 2-3, ovvero su grandi gruppi di persone, rispettivamente di 300 e 30.000, per valutare la sicurezza e l’efficacia di un vaccino prodotto a partire da proteine di origine vegetale. Il candidato vaccino prevede la somministrazione di due dosi combinate con l’adiuvante pandemico di Gsk. Cosi’ come due somministrazioni necessita il vaccino a mRna dell’americana Moderna, che annuncia di poter iniziare l’analisi intermedia dei dati: una possibilita’ data per accelerare la sperimentazione. Intanto la statunitense Pfizer ha annunciato di aver avviato negoziati per distribuire dosi del vaccino sviluppato con la tedesca BioNTech nel primo trimestre del 2021 in Brasile, dove e’ in fase di sperimentazione su 3.000 volontari. Buone notizie arrivano oggi anche dalla Johnson & Johnson che ha ripreso la vaccinazione del suo vaccino sperimentale Janssen anti-Covid in tutta Europa, dopo una pausa temporanea decisa un mese fa. Bisognera’ invece attendere qualche settimana per la fine della fase 3 della sperimentazione clinica del prototipo di AstraZeneca e Oxford.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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