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Napoli rischia di fallire, il Comune prova a recuperare 150 milioni evasi di tassa dei rifiuti ma è come voler far pagare le multe, l’acqua o altri tributi ai napoletani

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Sostiene il comune di Napoli che la tassa dei rifiuti a Napoli dal 2014 al 2017 ha raggiunto vette di morosità mai viste prima. Entro fine novembre a casa dei napoletani arriveranno 590 mila atti in cui si contesta la morosità e si intima il pagamento. A quanto ammonta questa morosità dei napoletani? O meglio, quanto manca dalle casse del Comune? A giudicare dai calcoli dell’ufficio Tributi, contenuti nella delibera, l’importo che si andrebbe a recuperare, comprensivo di interessi e sanzioni, ammonterebbe dal 2014 al 2017 a 149 milioni di euro.

Napoli. Impresa ardua far pagare le tasse

Il problema è che non c’è alcun automatismo tra la contestazione del mancato pagamento e la riscossione da parte del comune. Anche perchè ci sono le contestazioni, il contenzioso, non sempre il comune ha ragione ed altre motivazioni che fanno pensare ad introiti minori. Il Comune, che ha necessità di riempire i buchi in bilancio, apposterà dal lato delle entrate di bilancio, anche se in maniera fittizia, una cifra che è di un terzo inferiore a quella prevista dall’ufficio tributi: 100 milioni. Servono fondi per consentire al comune di Napoli di sbloccare la spesa, perchè la Corte dei Conti sostiene che senza i conti in equilibrio non si può spendere. Il provvedimento blocco della spesa è stato impugnato, l’appello si discuterà il 21 novembre. 

Entro il 30 però l’ente è chiamato a correggere gli squilibri rilevati dalla sezione campana della Corte. Che contesta al Municipio, sul piano trentennale di rientro, somme da recuperare fino a oltre 1 miliardo di euro. Non sono i 150 milioni previsti per i rifiuti ma anche l’evasione del canone dell’acqua e la centinaia di milioni di multe per inosservanza del codice della strada che i Napoletani non pagano quasi mai. Sono somme iscritte a bilancio, trasportate di anno in anno e mai recuperate. In molti casi sono somme inesigibili, troppi anni sono passati e oramei la sanzione è prescritta. In ogni caso che sia un miliardo di buco in bilancio o di meno, la situazione delle finanze comunali è drammatica. E di questa situazione non può non farsi carico anche il Governo Nazionale. Non si può più andare avanti. Anche perchè sulla amministrazione De Magistris incombono come spade di Damocle i vari arbitrati di 20 e 30 anno fa sull’emergenza rifiuti e sul terremoto che Napoli non può pagare, non ce la fa a pagare e non vuole pagare.
Non c’è solo il ricorso alla Corte dei conti romana: in parallelo è in corso il pressing del Comune sul governo per inserire una norma a favore dei Comuni in predissesto.

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Taxi, Urso non rassicura: sciopero nazionale il 21 maggio

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Nessuna rassicurazione dal ministro Urso dopo l’incontro odierno sull’emanazione dei decreti attuativi, tra cui la regolametazione delle piattaforme digitali. Per questo i tassisti hanno indetto uno sciopero nazionale per il 21 maggio e una grande manifestazione a Roma. Lo annunciano Unica Cgil, Fast, Ugl, Uti, Tam, Claai Unione artigiani, Satam, Or.s.a. taxi, Uritaxi, Atlt, Ati taxi, Sitan/Atn, Usb taxi, Unimpresa, Federtaxi cisal.

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Inchiesta Genova e arresto Toti, le mosse di Cozzani per la fornitura al Salone Nautico

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C’è da un lato la Regione Liguria che vara una legge per portare i finanziamenti al Salone Nautico di Genova da 350mila a 780mila euro. E c’è dall’altro Filippo Cozzani, il fratello di Matteo, il capo di Gabinetto di quella Regione, che ottiene poco dopo una fornitura da 10mila euro proprio dal Salone. A raccontare come funzionava, secondo i magistrati, il ‘sistema Toti’, è un episodio che vede coinvolto il capo di gabinetto del governatore e il presidente del Salone nautico, Saverio Cecchi, ricostruito nelle carte dell’inchiesta della Spezia che ha portato agli arresti domiciliari per corruzione proprio il braccio destro di Toti e dato il via all’inchiesta genovese perché, nel corso delle intercettazioni, è saltato fuori il voto di scambio con esponenti del clan nisseno di Riesi impiantati in Liguria.

I due parlano al telefono e Cozzani illustra a Cecchi – indagato e destinatario di una misura inderdittiva – quella che lui chiama la ‘leggina’, vale a dire una norma che moltiplicava i finanziamenti al Salone, di fatto raddoppiandoli. “Scusa eh, io sono arrivato che al Nautico gli venivano riconosciuti 350mila euro, ora Campagna (Alessandro Campagna, il direttore commerciale del Salone Nautico, anche lui indagato, ndr) esce con 780mila euro – dice Cozzani – C’è qualcosa che non funziona, te lo dico eh! Saverio, la vostra in Regione è una rapina a mano armata con scasso”. I magistrati spezzini notano l’aumento esponenziale di fondi pubblici per il Nautico, a partire dall’edizione del 2022: dai 400 mila euro di fondi regionali alla delibera di giunta che, pochi mesi prima delle elezioni, attinge a finanziamenti europei per arrivare a 730 mila euro. Eccola qua, la ‘leggina’ sulla strategicità del Salone Nautico di cui Cozzani vanta la paternità.

“Ma ti rendi conto quanti soldi…?” E Cecchi se ne rende conto, tanto che lo ringrazia: “Meno male che ci sei tu, grazie caro”. Ma dir grazie evidentemente non basta e così, poco dopo questo colloquio, Cozzani dà al fratello imprenditore Filippo il telefono di Alessandro Campagna. Filippo lo contatta e offre al Salone la fornitura di cartoni d’acqua con il logo del Nautico per un evento, al prezzo di 10mila euro. L’affare va a buon fine e appena chiuso il Salone Cecchi ringrazia Matteo Cozzani, “per tutto quello che hai fatto…é stato un grandissimo successo, hanno chiuso contratti, stanno vendendo… siamo una squadra veramente dove spacchiamo il mondo”.

Quella ‘leggina’ porterà nel 2023 i contributi al Salone Nautico a 1,2 milioni di euro: 150mila euro a carico della Regione e oltre un milione a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale. Un grandissimo successo anche per i tetrapack di Filippo Cozzani, che da quel palcoscenico voleranno anche alla kermesse dell’Ocean race ma che, per il giudice, sono il “corrispettivo dell’attività corruttiva da parte di Cecchi e Campagna per ottenere da Matteo Cozzani l’interessamento necessario per la percezione di maggiori contributi economici regionali”.

Per tutti gli indagati in questa inchiesta, come in ogni inchiesta, vige nel nostro Paese il principio costituzionale della innocenza. Principio che noi rispettiamo e tuteliamo anche in questo racconto di una vicenda che al momento vede protagonista mediatica solo l’accusa.

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Comune di Napoli, dal bradisismo nessun problema per il Maradona

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“Lo stadio Maradona non ha evidenziato alcun problema sismico. Ha una struttura concepita in modo molto robusto negli anni ’50 e ’60, ha resistito perfettamente al terremoto dell’Irpinia del 1980 e la copertura è stata progettata per Italia ’90 dopo che Napoli era stata classificata in zona sismica. Nessuna delle scosse collegate al bradisismo ha provocato danni e d’altra parte lo stadio è fuori dalla zona di interesse definita dal DL 140 sul rischio sismico collegato al bradisismo convertito in legge”. E’ quanto precisa l’assessorato alle Infrastrutture del Comune di Napoli in relazione a notizie di stampa secondo cui il bradisismo avrebbe arrecato danni ad una curva dello stadio.

“Il problema riscontrato nella parte inferiore della curva B – si legge in una nota – non è in alcun modo collegabile agli eventi sismici che si registrano con il bradisismo. Non c’è una struttura di sostegno significativa, ma solo una sovrapposizione dell’anello inferiore costruito per Italia ’90 rispetto al precedente originale sottostante. Al massimo un problema di vecchiaia, su una struttura molto sollecitata dal movimento dei tifosi. In ogni caso a breve si interverrà per il completo ripristino. Tutte le prove effettuate in altri settori hanno dimostrato l’integrità strutturale degli altri settori dell’anello inferiore”.

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