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Migranti, Boccia impugna la legge regionale del Friuli Venezia Giulia: atto dovuto che avrebbe fatto anche il governo precedente

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“Questa vicenda di oggi del Friuli Venezia Giulia è un atto dovuto, lo dico perche’ ho la sensazione che ci sia una gran voglia di fare polemiche a prescindere. Lo avrebbe fatto anche il governo Lega/Cinquestelle perche’ e’ una legge scritta male per ammissione dello stesso Fedriga che ci aveva inviato una nota fuori tempo massimo, nella quale diceva che si sarebbe impegnato a cambiare la sua stessa legge”. Lo ha detto il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, a Bisceglie, rispondendo ai giornalisti. “Siccome o si impugnava oggi o non si poteva piu’ impugnare, il governo ha impugnato sulla base di un’istruttoria gia’ fatta, non voglio perdere le mie giornate polemizzando con nessuno, a cominciare dai presidente delle Regioni che stimo tutti”, ha detto ancora. “Le deroghe non riguardano solo i cittadini stranieri – ha detto ancora – sembra quasi un’ossessione questa della Lega per i cittadini stranieri, ma riguardavano l’urbanistica, i prati, la salute, le infrastrutture e se si fanno delle norme, quelle norme devono rispettare l’impianto costituzionale della Repubblica Italiana e le legge ordinarie. “Se le leggi sono fatte male si aggiustano – ha concluso – quando loro la integreranno e la aggiusteranno noi ritireremo l’impugnativa di oggi che era un atto dovuto ed e’ stato sostenuto all’unanimita’ da tutto il consiglio dei ministri”.

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Vannacci, il parà sospeso si lancia in politica

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Per la Difesa ha mostrato “carenza del senso di responsabilità” e compromesso “il prestigio e la reputazione dell’Amministrazione di appartenenza”. Secondo Matteo Salvini è invece il nome buono da spendere alle Elezioni europee di giugno. Roberto Vannacci fa il suo 25 aprile e si libera dagli indugi, accettando la candidatura della Lega. Si apre così la prospettiva di una terza vita per il generale – sospeso dal servizio dallo scorso 28 febbraio – dopo quella in divisa e la carriera da scrittore: lotterà per affermare “i valori di Patria, tradizioni, famiglia, sovranità e identità” nelle aule di Strasburgo e Bruxelles.

Con l’annuncio di oggi si chiude quindi la lunga telenovela – “mi candido/non mi candido” – durata svariati mesi. Vannacci, toscano, 56 anni, 37 passati in divisa con il basco amaranto dei parà, al suo attivo missioni in teatri ad alto rischio come la Somalia, l’Afghanistan, l’Iraq, è diventato un personaggio appetibile per la politica nell’agosto scorso, con la pubblicazione del suo libro autoprodotto, ‘Il mondo al contrario’, caso letterario da oltre 200mila copie sull’onda delle polemiche per alcuni controversi passaggi: “Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!”, i gay pride sono dominati da “sconcezze, stravaganze, blasfemie e turpitudini”, “se pianto la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce – ammazzandolo – perché dovrei rischiare di essere condannato per eccesso colposo di legittima difesa visto che il povero malcapitato tentava solo di rubarmi l’orologio da polso?”. E ancora, il ricordo della sua curiosità nel 1975 a Parigi per le persone di colore: “nel metrò, fingevo di perdere l’equilibrio per poggiare accidentalmente la mia mano sopra la loro, per capire se la loro pelle fosse al tatto più o meno dura e rugosa della nostra”.

Concetti che hanno scatenato l’ostilità da parte del centrosinistra, ma anche stima e apprezzamento da parte di Salvini. Il best seller ha anche attirato l’attenzione del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha convocato il generale per contestargli le “farneticazioni personali” che “screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione”. E’ partita quindi un’inchiesta disciplinare che si è conclusa nel febbraio scorso con la sospensione in servizio per 11 mesi. Da militare può candidarsi dopo aver chiesto una licenza, ma al momento è sospeso, dunque può evitarlo. Se sarà eletto dovrà chiedere l’aspettativa.

Per Vannacci – molto attivo sui social, nel suo profilo Facebook un’immagine di Corto Maltese sdraiato a guardare il cielo – ci sono anche guai giudiziari: deve rispondere infatti delle accuse di peculato e truffa, in relazione alle spese sostenute nel suo periodo da addetto militare italiano a Mosca, tra il 2021 ed il 2022. Tutti ‘contrattempi’ che non hanno impedito all’ufficiale di lavorare alacremente alla sua seconda fatica letteraria, ‘Il coraggio vince’, uscita a marzo e promossa con un lungo tour che ha toccato diverse regioni. L’ultima polemica, durante una delle sue ultime uscite promozionali, proprio sul 25 aprile: “non scendo in piazza, me ne vado al mare con le mie figlie. Non mi dichiaro antifascista perché sono cose successe ottanta anni fa”. Per il generale è comunque una data da ricordare: quella della sua discesa in campo da politico.

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Dalle tutele dei riders alle euromulte, via libera dal Pe

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Multe, riders e lotta al lavoro forzato: con la chiusura dell’ultima sessione plenaria della nona legislatura l’Eurocamera dà il via libera finale a tre testi destinati a influenzare in maniera diretta la vita di milioni di cittadini europei. Il Pe ha varato le nuove regole sulle contravvenzioni, con un testo ribattezzato ‘multe senza frontiere’ che renderà valide in tutta l’Ue multe e sanzioni, come ritiro della patente, anche quando la contravvenzione è commessa in un altro Stato membro. Il testo, approvato con 570 voti favorevoli, 36 contrari e 24 astensioni, sottolinea che circa il 40% delle contravvenzioni commesse fuori dallo stato di residenza resta oggi impunito e chiede agli stati membri di ampliare l’elenco delle euro-infrazioni – che ad oggi si limita all’eccesso di velocità, alla guida in stato di ebbrezza e al mancato arresto al semaforo rosso – anche al parcheggio pericoloso, al sorpasso azzardato e all’attraversamento della linea continua.

Dall’emiciclo di Strasburgo è arrivata anche la luce verde alla direttiva sui diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali, come i riders che lavorano per vari gruppi. Dopo un travagliato negoziato che ha visto gli stati membri rimangiarsi per ben due volte l’accordo raggiunto, l’Eurocamera ha sostenuto con 554 voti a favore, 56 contrari e 24 astensioni l’intesa definitiva con i 27 su un testo destinato a migliorare le condizioni delle persone che lavorano per le piattaforme online regolando per la prima volta l’uso dei sistemi di algoritmi sul posto di lavoro.

Il testo mira a riconoscere in automatico i rapporti di lavoro di tipo subordinato quando ne siano evidenti le caratteristiche, obbligando quindi le grandi piattaforme digitali a contrattualizzare i loro dipendenti. Giro di vite infine anche nella lotta al lavoro forzato. Gli eurodeputati hanno infatti licenziato la nuova direttiva Ue che vieta la vendita, l’importazione e l’esportazione di beni realizzati con il lavoro forzato, in primis quello minorile ma non solo. Il regolamento, adottato con 555 voti favorevoli, 6 voti contrari e 45 astensioni darà l’autorità agli Stati membri e alla Commissione europea di indagare su merci sospette, catene di approvvigionamento e produttori. Nel caso vi sia un allerta sul fatto che un prodotto sia stato realizzato utilizzando il lavoro forzato, non sarà più possibile venderlo sul mercato europeo. I produttori di merci considerate in violazione dovranno ritirare i loro prodotti dal mercato unico dell’Ue e donarli, riciclarli o distruggerli.

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Sciopero Rai, Mattarella ‘pluralismo è irrinunciabile’

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“Anche l’informazione è attraversata da cambiamenti epocali. La velocità delle trasformazioni rischia di incidere su pilastri della nostra stessa democrazia. Il pluralismo resta una condizione di libertà irrinunciabile ed essere riusciti ad arricchire il campo delle fonti, l’analisi dei fatti, il confronto tra i punti di vista è un valore che si riverbera sull’intera società”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dei festeggiamenti organizzati per i 35 anni di MF-Milano Finanza. Un intervento che coincide con il 25 aprile, mentre nelle piazze d’Italia rimbalza il monologo di Antonio Scurati censurato dalla Rai, e anche nel giorno in cui l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, proclama uno sciopero per il 6 maggio, sulla scia delle tante polemiche che in questo periodo hanno travolto il servizio pubblico.

”L’incontro di raffreddamento con l’azienda si è risolto con un nulla di fatto, motivo per cui confermiamo il nostro stato d’agitazione. Sentita la commissione garanzia, è stato proclamato uno sciopero di 24 ore, con astensione dal lavoro dalle 5.30 di lunedì 6 maggio alle 5.30 di martedì 7”, spiega l’Esecutivo Usigrai in una nota annunciando che protesta anche ”per il controllo asfissiante sul lavoro giornalistico, con il tentativo di ridurre la Rai a megafono del governo, l’assenza dal piano industriale di un progetto per l’informazione della Rai, le carenze di organico in tutte le redazioni”. Il segretario Usigrai, dal corteo di Milano per il 25 aprile, spiega: “Siamo qui per dire che la Rai deve trovare la forza di liberarsi dal controllo dei partiti che è asfissiante”. E aggiunge: “Non c’è nessun segnale di cambio di direzione. Non abbiamo sentito voci da parte dell’azienda in difesa del prodotto e dell’informazione”.

Dallo sciopero si dissocia però il sindacato Unirai: “Di asfissiante c’è chi non si rassegna al pluralismo in Rai e insieme a qualche partito soffre la fine del monopolio” e conferma di non aderire allo sciopero che definisce ”politico”. Chiama all’unità dall’interno il consigliere d’amministrazione Rai che rappresenta i dipendenti, Davide Di Pietro che augura Buon 25 aprile a tutte le lavoratrici e i lavoratori della Rai, in particolare a tutti quelli che ”resistono” alle mille difficoltà dell’azienda: da gli sprechi e la mancata valorizzazione del proprio lavoro, perchè credono ancora nella missione di servizio pubblico, perché vogliono tornare a poter dire io lavoro in Rai senza timori, perché sperano in una Rai libera dai partiti. Ma l’onda lunga delle polemiche continua. Quanto al fronte Report, il premier albanese Edi Rama si è detto disposto a un faccia a faccia su Rai 3 con Sigfrido Ranucci, conduttore del programma, la cui inchiesta sull’accordo tra Tirana e Roma sui centri di accoglienza di migranti ha suscitato forti polemiche in Albania.

Mentre Antonio Scurati ha letto il monologo censurato sul palco di Piazza Duomo, accolto da un lungo applauso, alla manifestazione di Milano per la festa della Liberazione e sarà ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa domenica. “Uno dei fatti eclatanti del 25 aprile di quest’anno è la censura a cui è stato sottoposto in Rai il nostro concittadino Antonio Scurati. È importante che oggi ci sia”, ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, dallo stesso palco. “Hanno amplificato lo sfascio di un servizio pubblico cruciale nella vita del paese e piegato dalla prepotenza delle diramazioni periferiche dell’attuale potere”, ha aggiunto. Il monologo di Scurati oggi è rimbalzato nelle piazze di tutta Italia, da Firenze a Napoli, da Marzabotto a Cassino, da Catanzaro a Chieti divenendo un po’ il simbolo di questo 25 aprile.

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