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Trump incriminato per le carte segrete a Mar-a-Lago

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Spionaggio, ostruzione della giustizia, false dichiarazioni. Donald Trump diventa il primo ex presidente della storia ad affrontare accuse federali per il caso dei file classificati che il tycoon ha portato dalla Casa Bianca alla sua residenza privata di Mar-a-Lago. E’ la seconda incriminazione in pochi mesi dopo quella nell’inchiesta sui pagamenti a Stormy Daniels e, in attesa della decisione sulla Georgia, la più grave, quella che potrebbe portare Trump a raggiungere un altro primato storico: essere il primo ex inquilino della Casa Bianca mandato in galera. La notizia dell’incriminazione è stata comunicata a sorpresa giovedì sera dallo stesso tycoon che, in un post sul suo social media Truth, ha annunciato di essere stato convocato martedì prossimo in tribunale a Miami.

“Questo è un giorno buio per l’America. Siamo un Paese in serio e rapido declino”, ha attaccato Trump chiuso nel suo bunker di Bedminster. La Casa Bianca non ha commentato, nessuna conferma ufficiale è arrivata dal dipartimento di Giustizia né dal procuratore speciale Jack Smith che sta seguendo il caso ma, secondo gli avvocati dell’ex presidente, i capi d’imputazione sono sette, tra i quali la violazione dell’Espionage Act per aver “impropriamente gestito” documenti segreti mettendo quindi a rischio la sicurezza nazionale americana. Quando il tycoon varcherà la soglia di un tribunale per la seconda volta in pochi mesi, si troverà davanti la giudice Aileen Cannon, nominata da lui stesso, allora presidente, nel 2019. Fu lei l’anno scorso a decidere di rinviare la perquisizione dell’Fbi in Florida, sentenza che fu poi ribaltata, e sarà lei a stabilire una data per il processo. Anche in questo caso la sua sentenza potrà essere contestata allungando ulteriormente i tempi del procedimento, come vorrebbero gli avvocati di Trump che tenteranno ad ogni costo di evitare un processo prima delle elezioni presidenziali del novembre 2024, mentre i procuratori invece auspicano di chiudere tutto entro la prossima estate, quando il partito repubblicano sceglierà il suo candidato. Nel frattempo l’ex presidente ha silurato Jim Trusty e John Rowley e ha deciso di farsi rappresentare da altri due studi locali.

“Devo affrontare la più grande caccia alla streghe di tutti i tempi”, ha tuonato ringraziando i legali che si sono scontrati con “persone corrotte, disoneste, malvagie”. Trump ha già annunciato che si dichiarerà “non colpevole”, come nel caso Daniels. La sfida più grande per l’accusa sarà dimostrare che l’ex presidente fosse invece consapevole che nelle centinaia di scatoloni portati via c’erano file secretati. Potrebbe quindi rivelarsi cruciale un audio, la cui trascrizione è stata pubblicata in esclusiva dalla Cnn, nel quale Trump ammette di essere in possesso di carte segrete. “Come presidente, avrei potuto declassificarle ma ora non posso più”, afferma durante una conversazione con alcuni suoi consiglieri nel luglio 2021 a proposito di un documento del Pentagono su un possibile attacco all’Iran, dimostrando di essere a conoscenza dei limiti dei suoi poteri e delle implicazioni per la sicurezza nazionale. Quali implicazioni avrà la seconda incriminazione per la campagna del 2024 è troppo presto per dirlo. Per molti analisti probabilmente nessuna. Dopo essere stato accusato di 34 reati dal tribunale di Manhattan, Trump ha avuto un picco nei sondaggi. E il partito repubblicano, ad eccezione del suo ex braccio destro Mike Pence che ha ribadito come nessuno sia al di sopra delle legge, si è schierato compatto al suo fianco. “E’ inconcepibile per un presidente incriminare un candidato che lo sfida. Joe Biden ha tenuto documenti classificati per decenni”, ha attaccato lo speaker della Camera, Kevin McCarthy, parlando di “grave ingiustizia”. Anche l’arcirivale Ron DeSantis lo ha difeso accusando l’amministrazione democratica di “usare la legge federale come un’arma”. Resta da vedere quanto il Grand old party riterrà conveniente avere un candidato che può essere arrestato in qualunque momento, prima o dopo il suo ingresso alla Casa Bianca.

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Veto russo a bozza Usa contro armi nucleari nello spazio

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La Russia ha bloccato con il veto la risoluzione elaborata da Usa e Giappone sulla prevenzione delle armi nucleari nello spazio. La bozza intendeva “rafforzare e sostenere il regime globale di non proliferazione, anche nello spazio extra-atmosferico, e riaffermare l’obiettivo condiviso del suo mantenimento per scopi pacifici”. Il testo ha ottenuto 13 voti a favore, il veto della Russia e l’astensione della Cina.

Oltre a ribadire gli obblighi ai 115 Stati parte del Trattato sullo spazio extra-atmosferico – compresi tutti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza – “di non posizionare in orbita attorno alla Terra alcun oggetto che trasporti armi nucleari o altre armi di distruzione di massa”. Mosca e Pechino volevano un emendamento che riecheggiava una proposta del 2008 delle due potenze, e aggiungeva un paragrafo che vietava “qualsiasi arma nello spazio”, ma e’ stato bocciato avendo ottenuto solo 7 voti a favore.

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Indagini sulla moglie, Sanchez valuta le dimissioni

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E’ un leader abituato alla resilienza, rimasto al timone nelle condizioni più avverse. Ma per Pedro Sanchez ha avuto l’effetto di una bomba di profondità la notizia, anticipata da El Confidencial, di un’indagine aperta dal Tribunale di Madrid nei confronti di sua moglie, Begona Gomez, sulla base di un esposto presentato dal sindacato di estrema destra Manos Limpias, che ipotizza presunti reati di abuso di informazione privilegiata e corruzione. Tanto che il premier, pur confidando nella giustizia, sta valutando l’ipotesi di dimettersi: una decisione sarà presa lunedì.

L’attività professionale della primera dama all’African Center dell’Istituto di Impresa privato IE University e all’Università Complutense, e sui presunti rapporti con alcune imprese destinatarie di appalti e fondi pubblici, da settimane era al centro di una campagna mediatica, cavalcata dal Partito Popolare e dall’ultradestra Vox, che hanno minacciato di citare Begogna Gomez anche nella commissione parlamentare d’inchiesta sulle presunte tangenti sulle forniture di materiale sanitario durante la pandemia, che scuote l’esecutivo socialista.

“In un giorno come oggi, e dopo le notizie che ho conosciuto, nonostante tutto, continuo a credere nella giustizia del mio paese”, aveva affermato, scuro in volto e in tono grave Pedro Sanchez stamattina durante il question time alla Camera, senza fare riferimento diretto all’inchiesta. Poi, in serata, ha rotto il silenzio, in una lettera di 4 pagine alla cittadinanza su X, in cui ha annunciato di aver “cancellato l’agenda” per un “periodo di riflessione” in cui rifletterà “se valga la pena” restare alla guida del governo, davanti “alla campagna di intimidazione e demolizione” mossa dal Partito Popolare e dall’ultradestra Vox nei confronti della moglie, che sta soffrendo assieme alla sua famiglia. Si tratta, scrive il premier, che cita di nuovo “la macchina del fango”, “di attacchi senza precedenti” per “tentare di abbattermi politicamente e personalmente attaccando mia moglie”.

“Arrivati a questo punto, la domanda che mi pongo legittimamente è: vale la pena tutto questo?”, si chiede il capo dell’esecutivo. L’esposto di Manos Limpias – che si autodefinisce un sindacato, fondato nel 1995 da Miguel Bernard, ex responsabile del gruppo di estrema destra Forza Nuova – è l’ultimo di una lunga serie di denunce presentate contro il governo e la sinistra e spesso finite nel nulla. L’ultima si basa su una serie di articoli pubblicati da quella che Sanchez chiama “una costellazione di testate dell’ultradestra” ed è relativo a presunte riunioni avute nel 2020 da Begona Gomez con i responsabili di Globalia, proprietaria della compagnia aerea Air Europa.

Poi destinataria di un finanziamento 475 milioni da parte dell’esecutivo spagnolo mediante il fondo creato durante la pandemia per il salvataggio di imprese strategiche. Gli inquirenti stanno anche esaminando due lettere di raccomandazioni che Gomez avrebbe fornito per una joint venture per un appalto pubblico, secondo El Confidencial. Il principale azionista della joint venture era il consulente Carlos Barrabes, che ha legami con il dipartimento gestito da Gomez all’Università Complutense di Madrid ed ha vinto il contatto, battendo altri 20 rivali, per 10,2 milioni di euro. L’indagine preliminare, aperta il 16 aprile dal tribunale madrileno, è stata secretata dal giudice che ha citato a dichiarare vari testimoni, fra i quali due giornalisti. Non è stata citata per ora la moglie del premier, ma lo sarà.

“Abbiamo smentito queste falsità mentre Begogna ha intrapreso azioni legali”, spiega il premier nella missiva. “Begogna collaborerà con la giustizia e difenderà la sua onorabilità”, assicura. Ma “sono state superate tutte le linee rosse” ed è necessaria “una riflessione”. Il partito popolare per bocca della vicesegretaria nazionale Ester Munuz, ha chiesto a Sanchez di dare spiegazioni. E la segretaria del partito ha accusato il premier di “vittimismo e di sparire per 5 giorni invece di dare conto”. In difesa del premier e della moglie è invece intervenuta la sua vice, Maria Jesus Montero: “Non permetteremo che queste pratiche trumpiane per coprire la corruzione nel Pp minino la democrazia spagnola”. I quotidiani della costellazione dell’estrema destra da settimane danno Pedro Sanchez in partenza per Bruxelles in vista di un ruolo di primo piano nelle nuove istituzioni comunitarie dopo il voto di giugno.

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Blinken: Usa-Cina gestiscano relazioni responsabilmente

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Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha invitato gli Stati Uniti e la Cina a gestire le loro differenze “responsabilmente”, iniziando oggi la sua visita nel Paese asiatico. “Abbiamo l’obbligo nei confronti del nostro popolo, e anzi nei confronti del mondo, di gestire le relazioni tra i nostri due paesi in modo responsabile”, ha detto Blinken a Shanghai incontrando il leader del Partito comunista locale.

Il segretario di Stato americano ha affermato che il presidente Joe Biden è impegnato nel dialogo “diretto e duraturo” tra le due maggiori economie del mondo, dopo anni di crescente tensione. “Penso che sia importante sottolineare il valore e anzi la necessità dell’impegno diretto, del parlarsi l’un l’altro; mettere in evidenza le nostre differenze, che sono reali, cercando di superarle”, ha detto Blinken. Il segretario del Partito comunista cinese per Shanghai, Chen Jining, ha dato il benvenuto a Blinken e ha parlato dell’importanza delle imprese americane per la città. “Sia che scegliamo la cooperazione o il confronto, influisce sul benessere di entrambi i popoli, di entrambi i paesi e sul futuro dell’umanità”, ha detto Chen.

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